Molto spesso, nel dibattito sulla banda larga e ultralarga si sente ripetere il refrain secondo il quale “siccome non ci sono servizi e killer application”, la banda larga e ultralarga non serve e quindi non ci sono le condizioni per allocare ingenti risorse economiche e ottenere un adeguato ritorno degli investimenti. È un ragionamento debole per due ordini di motivi.
In primo luogo, in assenza di banda, le applicazioni e i servizi non possono essere offerti e quindi manifestarsi e essere richiesti. Per usare una metafora tratta da un altro settore, posso anche costruire treni ad alta velocità, ma se non ho la linea che permette il raggiungimento di quelle velocità funzioneranno sempre come dei treni normali. Gli investimenti in infrastrutture devono sempre in un qualche modo precedere lo sviluppo dei servizi in quanto ne sono il fattore abilitante. Ovviamente, deve esserci una analisi che dimostri che la domanda, almeno in modo latente, è presente. Ma non è ragionevole né razionale pensare ad un suo pieno sviluppo in assenza di infrastrutture che ne rendano possibile la loro fornitura e fruizione.
In secondo luogo, non esistono killer application. Non c’è una singola applicazione che richiede di per se stessa la banda ultralarga e che garantisca da sola il ritorno degli investimenti (vedi IPTV). La banda serve perché la domanda complessiva (o aggregata) aumenta. E così come le infrastrutture utilizzate dagli operatori (backbone, trasporto, NAP, sistemi mobili …) devono essere continuamente aggiornate per tenere conto della continua e crescente domanda di banda, allo stesso modo è vitale incrementare la capacità dell’ultimo miglio.
Per rappresentare questa situazione, si possono utilizzare tre semplici espressioni o metafore:
1. Siamo impazienti e non vogliamo attendere. Per esempio, oggi un film in HD ha una dimensione di alcuni gigabyte. Scaricarlo utilizzando una normale ADSL può richiedere qualche ora. Sono tempi ormai incompatibili con le nostre dinamiche di interazione con la rete.
2. Una ciliegia tira l’altra. Nell’uso delle tecnologie, partiamo con cose magari semplici, ma poi ci facciamo ingolosire e vogliamo di più. Si pensi alla continua crescita delle capacità di memoria dei notebook, cellulari e tablet. Ci chiediamo sempre “a che serviranno tutti quei gigabyte” e poi invece inesorabilmente li utilizziamo, anzi ne vogliamo sempre di più. Non per niente adesso si parla del cloud proprio perché è in grado di offrire un sistema flessibile che possa crescere velocemente e semplicemente all’aumentare delle richieste dell’utente. Guarda caso, il cloud per potersi dispiegare e crescere richiede una banda larga e molto capace.
3. Come dice Totò, “è la somma che fa il totale”. Magari la singola applicazione consuma poco, ma noi vogliamo sempre più fare tante cose in parallelo. Anche nell’uso domestico, capita sempre più spesso di avere una persona che voglia utilizzare un dispositivo per scaricare materiale multimediale, un’altra condividere/spedire foto e video, un’altra ancora interagire via Skype o videoconferenza. Ciascuna di queste applicazioni singolarmente può funzionare anche con bande meno capienti, ma, se considerate nel loro complesso, esse richiedono una capacità sempre crescente. E, si noti bene, deve essere banda simmetrica, in quanto non basta garantire il download, ma serve abilitare anche un upload egualmente efficace.
Certamente, investimenti da miliardi di euro non possono essere fatti alla cieca e in modo superficiale. È indubbio che sia necessario valutare con attenzione quali siano le zone del territorio dove si concentra la domanda latente o potenziale, al fine di non disperdere ingenti risorse economiche e da rendere più credibile il ritorno dagli investimenti. Ma è altrettanto indubbio che la banda larga e ultralarga serve. Aspettare un ipotetico pieno sviluppo della domanda ci costringe in un circolo vizioso e ci condanna all’immobilismo o quanto meno ad un ritardo cronico nel cammino dell’innovazione e dello sviluppo.