I quattro quadranti di intervento, con il governo Renzi

L’Agenda è finita in un limbo. Ecco il quadro da considerare, per uscirne: bisogna lavorare su due dimensioni, Ict e politiche digitali

Pubblicato il 19 Mar 2014

Giovanni Gentili

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Con l’avvio del Governo Renzi l’Agenda digitale è entrata in un limbo e tutti i protagonisti del settore sono in trepidante attesa delle decisioni in merito,

Senza una precisa governance che sostenga una visione ampia dell’Agenda digitale, il grosso rischio che corriamo è quello di ridurla ad una semplice questione di “informatizzazione”, ovvero introduzione di tecnologie nella PA (primo avviso e-gov) e finanziamenti alle imprese per l’acquisto di “macchinari” informatici.

Questa visione “burocratica” e limitata delle opportunità del digitale è come il punto di ritorno di una molla se nessuno la tira, una impostazione dettata in particolare dalla mancanza di “e-leadership” ovvero competenze manageriali di consapevolezza rispetto a come il digitale sta cambiando il mondo.

Anche se fossero adottati tutti i regolamenti attuativi mancanti ai vari decreti in materia di agenda digitale (ne mancano 38 su 55) saremmo solo all’inizio, perchè l’innovazione non si fa per legge.

Per questo sarebbe necessario avere anche delle figure che promuovano in ogni ambiente una visione ambia del digitale, nello stile della “digital championship” europea, in parallelo ai canali più tradizionali di governance.

Per avere chiaro tutto il campo di intervento di cui parliamo, dobbiamo considerare due dimensioni fondamentali.

La prima dimensione è che l’ICT va sempre considerato nella sua doppia natura:

– DIGITALE: l’ICT è un fattore abilitante (KET – Key Enabling Technology) ovvero come il digitale sta cambiando le nostre vite, come trasforma le organizzazioni ed il modo di lavorare, cambia i mercati esistenti e crea nuove opportunità; in questi termini il digitale è parte crescente della nostra vita quotidiana.

– INFORMATICA: l’ICT è anche un settore industriale, legato ad aspetti come hardware&software, device, connettività, micro-elettronica, ecc; in questi termini parliamo dell’aspetto più strettamente tecnologico.

La seconda dimensione da considerare è quella della destinazione delle politiche:

– PUBBLICO: l’impiego dell’ICT per migliorare la PA, sia per quanto riguarda l’innovazione applicata ai servizi erogati dalla PA sia per quanto riguarda le possibilità di “riforma” della Stato abilitata dal digitale

– PRIVATO: le politiche per il settore ICT, per la ricerca&innovazione, per lo sviluppo economico abilitato dal digitale

Oltre a questo è importante considerare anche il fattore delle competenze, che riguarda sia il settore pubblico che privato. In Italia ci troviamo, infatti, di fronte ad una vera e propria emergenza riguardo il “divario digitale culturale”.

Proviamo a raffigurare queste dimensioni su due assi ed avremo 4 quadranti di intervento fondamentali per l’Agenda digitale:

1) Per l’informatica nella PA (basso a sinistra) avremo gli interventi più “classici” ma non per questo portati a conclusione: il tema dell’amministrazione digitale (o egov) che richiede vere azioni di trasformazione organizzativa per sfruttare gli strumenti (che sono già a disposizione o che potrebbero arrivare da “riuso”); il tema dell’infrastrutturazione pubblica sintetizzata nel “Sistema Pubblico di Connettività” (SPC) e nella razionalizzazione degli innumerevoli data center pubblici.

L’agenda digitale è ben più ampia della sola digitalizzazione della PA, ed abbiamo almeno altri “quadranti” di cui occuparci.

2) Nelle politiche digitali nel settore pubblico (alto a sinistra) troviamo temi come l’amministrazione aperta (open gov – inteso come governo incentrato su trasparenza, partecipazione e collaborazione), le comunità intelligenti (smart cities&communities – inteso come processo continuo di miglioramento e coordinamento dei servizi di una città o comunità), la sanità digitale (e-health – inteso come impiego del digitale per la salute e non per la semplice parte burocratico/archivistica della sanità), l’innovazione sociale per affrontare le sfide emergenti.

3) Per l’infomatica nel privato (basso a destra) avremo un grande tema centrale che possiamo definire “Piano industriale nazionale per il settore ICT” (questa denominazione è presente nell’annuncio del “jobs act”), ovvero è necessario che il Paese si doti (per la prima volta?) di una strategia per lo sviluppo delle imprese ICT e per la ricerca in questo settore, quindi anche in connessione al “Piano nazionale della ricerca”, ad Horizon2020 ed alle “strategie di specializzazione intelligente” (RIS3) che stanno elaborando le Regioni (sostenendo l’importantissimo processo della “entrepreneurial discovery” – scoperta imprenditoriale).

Altro grande tema in questo quadrante è quello della infrastrutturazione in banda ultra larga, i cui interventi sono delineati nel Rapporto Caio.

4) Nelle politiche digitali per il settore privato (basso a destra) abbiamo sicuramente il quadrante in cui si nasconde il “tesoro” più grande, quantomeno in termini di nuovi posti di lavoro.

Quello delle crescita digitale è un tema trasversale rispetto a qualsiasi ambito (dal digitale per il turismo e la cultura, dal digitale nella manifattura all’artigiano digitale…) e molto vario in quanto a possibilità offerte (si va dalla semplice “vendita online” di prodotti, al cambiamento completo delle modalità di business, all’apertura di nuovi mercati grazie ad internet, al movimento dei “makers”…).

Il tema della crescita digitale (“digital growth” nel lessico europeo) non va confuso con la crescita del settore ICT inteso come insieme di imprese di informatica, telecomunicazioni, microelettronica, ecc. Non va neanche confuso con le sole politiche di “incentivo alle startup” o con il solo finanziamento per l’introduzione delle tecnologie ICT nelle imprese tradizionali.

Oggi ci troviamo di fronte ad un nuovo tipo di “impresa abilitata dal digitale”, un tipo di impresa che putroppo non è classificata dal Registro Imprese e dall’Istat, che solitamente ha caratteristiche tali da non riuscire neanche ad accedere agli incentivi pubblici. Una delle poche ricerche su questo settore digitale-non-ICT è stata fatta da Assintel rivelando che queste imprese nel triennio nero della crisi sono andate in netta controtendenza: assumono e crescono.

Servono quindi politiche pubbliche poliedriche e coordinate per la crescita digitale del Paese. Alla fine di questa carrellata di opportunità tutte da cogliere per l’Agenda digitale in Italia, ecco qui sotto la mappa arricchita di alcuni dei temi illustrati sopra… buona caccia al tesoro digitale!

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