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I rischi del cloud di Stato: la lezione del progetto (fallito) francese

Il progetto Andromède nella sua forma originaria è stato praticamente abbandonato ancor prima di partire, ma l’evoluzione verso servizi cloud è andata avanti e sta virando verso un modello ibrido, dove alcuni servizi saranno offerti tramite cloud pubblico e altri tramite cloud privato

Pubblicato il 12 Apr 2017

Luca Rea

Fondazione Ugo Bordoni

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Nel 2009, la Francia è stata una delle prime nazioni dell’Unione Europea ad abbracciare il concetto di “cloud sovrano”, cioè creare e gestire dei datacenter sul suolo nazionale dove ospitare i dati della pubblica amministrazione francese. Il progetto, dal nome Andromède e lanciato nel 2011, aveva il fine di evitare che soggetti esterni potessero accedere ai dati strategici della pubblica amministrazione francese e di società francesi ed europee, mantenendo in capo a società francesi la responsabilità della sicurezza, dell’affidabilità e della gestione dei sistemi. Lo scopo era quello di “progettare, costruire e gestire l’infrastruttura di una ‘centrale digitale’, con vocazione europea, a servizio delle società francesi e della competitività economica”, attraverso un partenariato pubblico-privato per dar vita a una società con i maggiori operatori ICT francesi, in cui lo Stato era il maggior azionista.

Il progetto Andromède nella sua forma originaria è stato praticamente abbandonato ancor prima di partire, a causa di mancati accordi tra i soggetti privati, ma il concetto di Cloud Sovrano è andato avanti tramite la realizzazione di due progetti (e società) analoghi ma distinti: Cloudwatt e Numergy.

Lo Stato ha finanziato le due società tramite la Cassa dei Depositi, iniettando 75 milioni di Euro in ognuna per il 33% del capitale. Oltre alla partecipazione statale, Cloudwatt era composta da Orange e Thales, mentre Numergy vedeva la partecipazione di SFR (Société Française du Radiotéléphone) e Bull. Questa operazione è stata oggetto di critiche riguardo l’impatto su altre aziende che già operavano nel settore del cloud. Dal 2015, Cloudwatt è diventata interamente di Orange, Numergy è stata acquisita per intero da SFR.

Che cosa è rimasto oggi del cloud sovrano francese?

Cloudwatt è stata acquisita interamente e integrata in Orange e offerta come servizio cloud di IaaS (Infrastructure as a Service), pur continuando a far leva sullo slogan di Cloud Sovrano. Infatti, la società è francese e i server sono ospitati in due datacenter dislocati sul suolo nazionale. Il primo datacenter è situato in Normandia ed è classificato come TIER IV, mentre il secondo è a pochi chilometri da Parigi ed è classificato come TIER III. A livello tecnico, le soluzioni sono di tipo open source basate su Openstack. I servizi offerti da Cloudwatt sono rivolti sia alla pubblica amministrazione che alle aziende private, con un listino prezzi basato sul concetto “pay per use” tipico dei servizi cloud.

Dal 2016, Numergy è interamente dell’operatore SFR ed è a tutti gli effetti un offerta cloud IaaS rivolta a tutti i soggetti, siano essi privati o pubblici. Come Cloudwatt, anche Numergy si poggia su soluzioni opensource basate su Openstack, di cui è anche membro. SFR ha sette datacenter dislocati su tutto il territorio francese e classificati come TIER III. Numergy è anche membro della Cloud Team Alliance, composta da diversi provider europei con lo scopo di offrire una soluzione europea alla richiesta di infrastruttura cloud del settore pubblico e privato.

Nonostante il fallimento di Andromède, l’evoluzione verso servizi cloud è andata avanti.

Ad oggi è disponibile una piattaforma di e-government che offre servizi ai cittadini e alla pubblica amministrazione. Ai cittadini il servizio offre informazioni su tasse, lavoro, immobili, mentre per la PA vi è un cloud inter-ministeriale con servizi di tipo IaaS, PaaS, SaaS basato su un modello di cloud ibrido. Altre iniziative riguardano la Rete Interdipartimentale dello Stato (RIE) che entro il 2017 dovrebbe collegare tutte i siti del governo, circa 17000.

Il modello di un cloud sovrano sembra, in definitiva, essere stato abbandonato dopo i tentativi degli anni scorsi. Il cloud sta virando verso un modello ibrido, dove alcuni servizi saranno offerti tramite cloud pubblico e altri tramite cloud privato, a seconda della sensibilità e del livello di protezione dei dati.

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