banda ultra larga

I tre campioni della fibra in Europa a cui l’Italia deve guardare

Belgio, Malta, Paesi Bassi eccellono. Noi siamo in coda e a loro dobbiamo ispirarci. La sfida italiana è molto ambiziosa non solo perché la struttura del mercato delle telco richiede un grande sforzo della parte pubblica, ma anche e soprattutto perché oggi non è giustificata dalla domanda di connettività per il servizio a 100 mbps

Pubblicato il 05 Ott 2015

Rossella Lehnus

Director at Deloitte Financial Advisory

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La Strategia nazionale per la Banda Larga ci permetterà di scalare le classifiche europee sulle infrastrutture a banda ultralarga. Da fanalino di coda abbiamo l’occasione di ambire davvero al podio, ma vediamo quali sono le caratteristiche dei cinque Paesi europei che registrano le migliori infrastrutture di telecomunicazioni, ovvero che hanno una maggiore diffusione di infrastrutture FTTP, VDSL e cavo docsis 3.0. Si tratta comunque di un confronto che va fatto avendo ben presente che si tratta di paesi con una dimensione ben più piccola dell’Italia anche solo per il fatto che solo sommando la popolazione dei primi 10 Paesi in classifica (escludendo però il Regno Unito) otteniamo il numero degli abitanti che ha l’Italia.

Al primo posto vediamo Malta, il primo Stato membro ad aver raggiunto tutti gli obiettivi dell’agenda digitale con una copertura universale sino a 100 mbps, ma che con i suoi 400mila abitanti non può essere paragonata agli altri paesi europei. È comunque interessante analizzare come in questa piccola isoletta convivano tre operatori: Go (incumbent della telefonia fissa), Melita (incumbent della televisione via cavo) e Vodafone (incumbent della telefonia mobile e l’unico ad aver sviluppato un’offerta LTE). Nonostante questa competizione infrastrutturale “Go” non riesce ad attirare utenza ultrabroadband: la domanda è ancora inferiore alla media europea ed è bassa sia relativamente all’offerta a 30 mbps – del 4,7% – sia soprattutto per l’offerta a 100 mbps dove ci si ferma allo 0,2%. Uno dei casi in cui l’offerta non riesce ad essere da traino della domanda. Malta però è riuscita a far valere la sua peculiarità nella definizione delle politiche europee di settore: se infatti non vi era traccia di sussidi alla domanda nella programmazione 2007-13, è soprattutto grazie ai maltesi che possiamo utilizzare fondi strutturali europei 2014/20 anche per i voucher alla domanda come previsto nella strategia italiana.

Il Belgio è il secondo Paese più infrastrutturato d’Europa – grazie a Belgacom Group – l’incumbent locale posseduto per il 53,5% dallo Stato che ha garantito una copertura ad almeno 30 mbps al 98% delle case. Un’infrastruttura capillare che rapidamente potrebbe essere predisposta per servizi a 100 mbps, scelti però dal 14% della popolazione, in gran parte PA (sanità in primis con il 98% degli ospedali connessi a velocità >50mbps). In Belgio abbiamo un altro caso in cui l’offerta a 100 mbps – garantita anche grazie alla forte presenza pubblica nell’incumbent – è a market failure, perché fatica a trovare un’utenza disposta a pagare di più per abbonarsi a servizi più performanti, nonostante l’80% dei cittadini sia un internet regular user, (8 punti percentuali superiore alla media europea) e circa 1 impresa/ cittadino su due faccia acquisti su internet.

Medaglia di bronzo ai Paesi Bassi, che però si meriterebbero il primo posto considerando che hanno praticamente raggiunto tutti i target dell’agenda digitale. Gli olandesi sono bravi in tutto: il 91% dei cittadini è un internet user soprattutto per fare ecommerce, home banking e guardare video on demand. Gli olandesi registrano la più alta penetrazione per servizi oltre i 100 mbps con oltre il 16% dei cittadini abbonati nel 2014. Una fruizione tipicamente da postazione fissa. Consumi coerenti con le abitudini sociali e le condizioni climatiche a discapito della banda larga mobile. La grande domanda di connettività ha permesso di accelerare le azioni di infrastrutturazione che in Olanda hanno tempi e costi irrisori rispetto all’Italia, a soprattutto sono stati possibili grazie al tentativo di scorporo della rete attraverso Reggenfiber (una sorta di Metroweb olandese), che però ora è nuovamente posseduta al 100% dall’operatore dominante KPN). Reggenfiber, anche grazie a finanziamenti della BEI, ha realizzato infrastrutture passive a banda ultralarga anche nelle aree rurali del Paese.

Fuori dal podio ma nella top five, abbiamo la Lituania con solo 4 milioni di abitanti praticamente tutti raggiunti dalla connettività ultraveloce per opera dell’incumbent TEO LT grazie a investimenti svedesi a loro volta 100% pubblici. Discreta, ma non eccellente la domanda di connettività e le relative abilità digitali della cittadinanza. A fronte di una penetrazione del 56% (2014) del servizio a 30 mbps, solo l’11% della popolazione ha optato per abbonamenti a servizi a 100mbps.

Infine, il Lussemburgo: ½ milione di abitanti e un servizio ultraveloce garantito da P&T, 100% pubblica che abbina offerte su linea fissa, mobile, satellitare e IPTV. Il 36% dei lussemburghesi nel 2014 erano abbonati al servizio a 30 mbps, ma solo il 7% a servizi a 100 mbps.

La sfida italiana è molto ambiziosa non solo perché la struttura del mercato delle telco richiede un grande sforzo della parte pubblica, ma anche e soprattutto perché oggi non è giustificata dalla domanda di connettività per il servizio a 100 mbps. Tale domanda è però, senza dubbio, destinata a crescere nei prossimi anni e, considerando il tempo necessario per completare l’infrastruttura, è importante essere ambiziosi oggi per non trovarsi nel prossimo futuro a dover rincorrere una domanda matura che trova terreno fertile nel resto d’Europa cambiando profondamente le logiche di crescita e sviluppo dei business.

È necessario percorrere oggi il futuro per non trovarsi nel passato domani.

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