Government as a Platform

Il Cloud motore di cambiamento della PA, ma qualcuno deve guidarlo



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Il Cloud oggi è l’occasione per ripensare alle leggi, alle norme, ai servizi della PA, in un’ottica di Governance as a Platform (GaaP). Potrebbe essere l’asso nella manica per un cambiamento in cui per una volta la pubblica amministrazione “rischia” di superare il settore privato per velocità di innovazione

Pubblicato il 20 lug 2023



CLOUD SECURITY
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Tra le tante innovazioni, anche radicali, promesse dal PNRR, ce n’è una particolarmente dirompente, almeno sotto il profilo culturale. Si tratta di un cambio di prospettiva: grazie a una quantità di risorse mai erogata prima e probabilmente irripetibile e all’incalzare rigoroso di processi e milestone, la Pubblica Amministrazione italiana per una volta “rischia” infatti di superare il settore privato per velocità di innovazione.

Il punto di partenza del comparto pubblico è senz’altro più arretrato, ma proprio per questo l’accelerazione potrebbe risultare particolarmente evidente. Non solo: data l’azione pervasiva dei processi e dei servizi della Pubblica Amministrazione rispetto alla vita economica del paese in generale, è ragionevole aspettarsi una ricaduta in termini di standard e di best practice, con la PA che finalmente si configura come benchmark di innovazione.

I numeri generali del piano post-pandemico, come noto, sono impressionanti: l’Italia assorbe il 39% del totale dei finanziamenti stanziati per i 27 paesi (191 miliardi su quasi 500) e, di questi, ben 120 miliardi sono riservati a PA e imprese pubbliche. Sempre sul totale di 191, 48 miliardi sono legati alla trasformazione digitale, con misure che riguardano in modo trasversale le sei aree di intervento (missioni).

Il Cloud riconosciuto come fattore abilitante

Guardando in dettaglio il piano, emerge a prima vista anche come l’adozione del Cloud sia considerata un fattore abilitante nodale della strategia complessiva. Simbolicamente, colpisce anche che riguardi gli investimenti 1.1 e 1.2 della missione 1, componente 1 del PNRR: una chiara idea dell’ordine di priorità.

Non possiamo certo dire che sia una sorpresa. Il PNRR non ha fatto che accelerare e rendere ancora più evidente la necessità di una trasformazione già in atto: il passaggio al Cloud ha infatti dimostrato di essere una forza trainante per l’innovazione e l’efficienza in vari settori. La pubblica amministrazione non fa eccezione, con diversi impatti positivi riconosciuti:

  • Efficienza operativa. I servizi basati su Cloud consentono una maggiore automazione dei processi, riducendo la dipendenza da procedure manuali e complesse, con risparmio di tempo e risorse;
  • Accessibilità e trasparenza. Il Cloud permette un accesso semplificato ai servizi pubblici per i cittadini, migliorando l’esperienza utente e facilitando l’interazione con l’amministrazione. Inoltre, promuove la trasparenza attraverso la condivisione di dati e informazioni in tempo reale;
  • Sicurezza dei dati. Solo il Cloud garantisce risorse, architetture e competenze specificamente dedicate alla protezione delle informazioni sensibili rispetto ad attacchi volontari o perdite accidentali.

Venendo agli investimenti, è di un miliardo lo stanziamento complessivo per la sola migrazione al Cloud della PA (nelle accezioni – a impatto progressivo – di migrazione Lift&Shift in modalità as-is, di riformattazione in applicativi cloud-ready o di sostituzione con applicativi cloud-native) secondo una tabella di marcia che dalle amministrazioni centrali sta già coinvolgendo quelle locali, con obiettivi di tempo ancora più stringenti di quelli previsti dall’Unione Europea. Quasi altrettanto (900 milioni) sono serviti per la costruzione del Polo Strategico Nazionale. Ci rendiamo conto della magnitudo di questi investimenti di base se pensiamo che in un mercato Cloud che vale oggi quasi 3 miliardi (nella sola componente Public & Hybrid, suddivisa a sua volta in servizi IaaS, PaaS e SaaS), il comparto PA & Sanità rappresenta solo l’8%. Anche per questo, le previsioni di crescita a doppia cifra del mercato nel suo complesso non potranno che essere confermate dai fatti.

Il Cloud e la trasformazione della PA in GaaP

Nel processo di modernizzazione, è fondamentale che le Pubbliche Amministrazioni tendano sempre più a operare secondo l’approccio di Government as a Platform (GaaP), un modello di sviluppo collaborativo che trasforma la costruzione e la fruizione dei servizi pubblici attraverso il contributo di una comunità di partner, fornitori e cittadini mirato a condividere e migliorare i processi e le capacità pubbliche digitali.

Il Cloud è uno dei pilastri del modello GaaP, quello trasversale che supporta e abilita tutti gli altri elementi, ovvero la condivisione di registri e database, lo sviluppo di piattaforme che accentrano l’erogazione dei servizi, l’adozione di modelli di interoperabilità applicativa per lo scambio dei dati tramite API. Il pubblico mette quindi a disposizione una serie di piattaforme trasversali che contengono ed elaborano dati provenienti da una quantità di fonti, si pensi solo all’anagrafe o allo stradario nazionale. Ne è un esempio un’altra iniziativa del PNRR, ovvero l’avvio della Piattaforma Nazionale Digitale Dati, che garantisce l’interoperabilità delle informazioni e il principio di once only: un unico punto di accesso, una sola identificazione digitale, una sola richiesta o interazione per lo stesso servizio.

Solo il Cloud può garantire la capacità di storage e di calcolo, la sicurezza e l’affidabilità necessarie per tutto questo. Non a caso, i pilastri della Strategia Cloud Italia elaborata dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) fanno riferimento a una maggiore autonomia informatica per l’Italia, a un maggiore controllo sui dati, a una maggiore resilienza dei servizi digitali a fronte di potenziali attacchi e incidenti.

Ma quale Cloud?

Un vero e profondo processo di trasformazione digitale passa da un cambiamento reale e non da un semplice Lift&Shift, un trasloco a condizioni invariate, culturali ancora prima che tecnologiche. L’esperienza quotidiana al fianco di aziende ed enti pubblici continua anche a dimostrarci che l’approccio Cloud in grado di accompagnare meglio l’evoluzione strutturale è il Public Cloud, un modello di erogazione che grazie alle proprie caratteristiche garantisce ogni aspetto del servizio, in termini di:

  • Compliance. Nel 2019, un’indagine della Corte dei Conti ha censito 1.252 Data Center (un numero che già dovrebbe far riflettere sul bisogno di razionalizzare le risorse – ma quelli totali sono addirittura 11.000). Di questi, ben 1.190 risultavano non garantire i requisiti minimi di sicurezza e affidabilità dal punto di vista strutturale, organizzativo o di continuità operativa.

Su questo fronte sono stati fatti già grandi passi. Oggi, i dati della PA sono classificati in ordinari, critici (su tutti, quelli sanitari) e strategici (ad esempio Bilancio pubblico, Difesa e Giustizia). Per poterli trattare, un Cloud Service Provider deve essere qualificato da ACN, con livelli crescenti di certificazione a seconda del livello di sensibilità del dato.

Affidarsi a un Public Cloud Provider significa avere una garanzia di competenza, di aggiornamento tecnologico continuo e invisibile all’utente, di gestione dell’obsolescenza hardware – all included. Affidarsi a un Provider 100% italiano significa anche la certezza della sovranità nazionale dei dati, ovvero la residenza fisica, normativa e giuridica in Italia, una caratteristica che sia sta rivelando ogni giorno più rilevante.

  • Affidabilità. Sempre di più, saranno i carichi applicativi a guidare le scelte tecnologiche e a determinare la qualità delle prestazioni. Molti dei servizi critici della PA, dalla Sanità alle funzioni delle Forze dell’Ordine, devono poter contare su garanzie di continuità operativa che solo architetture appositamente disegnate per l’alta disponibilità possono assicurare.
  • Valorizzazione delle informazioni. Qui sta il cuore del vero valore aggiunto del Cloud, del Public Cloud in particolare. Processi non solo più veloci e sicuri, ma strutturalmente diversi, a beneficio di cittadini e imprese. Una burocrazia finalmente più snella, una user experience soddisfacente e inclusiva, servizi evoluti e cloud-native. Identità digitale, intelligenza artificiale, telemedicina, servizi di mobilità sostenibile e molto altro saranno possibili solo grazie alle risorse virtuali messe a disposizione come servizio dalle infrastrutture, dalle piattaforme e dai software gestiti in Public Cloud.

Verso una trasformazione di paradigma nella relazione della PA con cittadini e imprese

Così come la Pubblica Amministrazione è la scocca d’automobile in cui il motore dell’impresa privata deve poter esprimere in sicurezza tutta la propria forza potenziale, così il Cloud è la macchina senza cui l’innovazione radicale, oggi, non è semplicemente possibile. Per la quantità di dati da gestire, per la potenza di calcolo necessaria a elaborarli in modo significativo, per la necessità assoluta di proteggersi dai rischi.

Quando si parla di Pubblica Amministrazione, poi, il tema della sovranità, già centrale nel privato, diventa fondante e dovrebbe essere dirimente nelle scelte: nel pubblico, a maggior ragione il perimetro di interesse di partner e fornitori di servizi dovrebbe essere coincidente con quello dell’amministrazione stessa – e quindi nazionale.

Sovranità e governance dei dati sensibili sono temi che crediamo dovrebbero entrare sempre più nell’agenda istituzionale, con impatti positivi su politiche e norme che riguardano i dati di tutti noi e la loro gestione attraverso il Polo Strategico Nazionale.

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