trasformazione digitale

Il Cloud sovrano cresce tra imprese e PA grazie agli hyperscaler



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Gli hyperscaler introducono regioni nazionali del proprio cloud pubblico e grazie a queste si propongono a governi e imprese come partner per l’implementazione del cloud sovrano proprio. Il punto sui servizi offerti e sulle principali collaborazioni attive in Italia

Pubblicato il 2 ott 2023

Gianluca Marcellino

Demand Officer, Comune di Milano



Storage,Technology,Concepts,Transfer,Data,To,Cloud,Computing,Platforms.,A

Per la prima volta da quando Amazon lo propose 14 anni fa, oggi il cloud pubblico sta cambiando ruolo. Risponde alla frenata della globalizzazione, alla rinascita dell’inflazione e all’esigenza della sostenibilità gestendo meglio i costi ricorrenti – l’energia innanzitutto – e aiutando chi lo usa a esercitare una sovranità sui dati anche a livello nazionale.

Vediamo allora come gli hyperscaler rispondono a quest’ultima esigenza: introducono regioni nazionali del proprio cloud pubblico e grazie a queste si propongono a governi e imprese come partner per l’implementazione del cloud sovrano proprio.

Questa evoluzione riguarda in modo particolare l’Italia dove:

  • Il Polo Strategico Nazionale costituisce uno dei grandi esempi di cloud sovrano, all’avanguardia in Europa
  • Numerose organizzazioni aspettano ancora ad adottare il cloud, che potranno avviare grazie proprio all’introduzione delle regioni cloud nazionali e del cloud sovrano: pubbliche amministrazioni grandi e piccole, innanzitutto, ma anche aziende in mercati regolati come i servizi finanziari, la sanità e l’industria farmaceutica, e una miriade di piccole e piccolissime imprese.

Cos’è il cloud sovrano e a cosa serve

Quando si parla di cloud, “sovrano” ha un significato simile a quello che si usa con una moneta: sottoposto al controllo di un governo nazionale. L’esigenza nasce perché spesso per gestire informazioni digitali ci si affida a servizi di altri paesi, i cui governi possono imporre ai loro cittadini e imprese di consegnare queste informazioni. Negli ultimi anni, in particolare in Europa, si sono diffuse regole che richiedono a pubbliche amministrazioni e imprese, soprattutto per servizi e dati in ambiti ritenuti più delicati, di scegliere fornitori “nazionali”, meno esposti a questi rischi.

I criteri di sicurezza

I criteri di sicurezza, e quindi le definizioni concrete di cloud sovrano, sono vari e vanno interpretati, come ogni norma. Un criterio possibile è lo status giuridico di chi eroga i servizi: un erogatore di servizi pienamente sottoposto al diritto di un certo paese, ma controllato o partecipato o in qualche forma di stretta collaborazione anche “solo” tecnica con operatori di altri paesi, può essere considerato più o meno adeguato a fornire servizi “sovrani”. Altri possono essere governance, cioè un controllo indipendente di un operatore nazionale sui processi di gestione dei servizi digitali, o la criticità dei dati gestiti da un servizio digitale.

Per la pubblica amministrazione italiana, l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale ha scelto di strutturare i propri criteri di sovranità in funzione dei dati, e quindi di porre requisiti che riguardano soprattutto la protezione dei dati, tanto più stringenti quanto più critici questi sono.

Per essere sovrani basta abbandonare il cloud pubblico?

Paradossalmente, è proprio il successo dei grandi hyperscaler nel fornire servizi digitali affidabili, economici, ad altissime prestazioni e continuamente arricchiti di nuove funzionalità a complicare la questione. In un mondo tradizionale, in cui chi crea e poi gestisce i servizi digitali è l’organizzazione stessa che li consuma (una banca, una pubblica amministrazione, una azienda manifatturiera), l’esigenza di “sovranità” è soddisfatta. Per essere sovrani basta allora abbandonare il cloud pubblico? Al contrario: il prezzo di tornare all’antico sarebbe duplice:

  • la rinuncia a usare servizi più efficaci o innovativi sviluppati da operatori del mercato esterni, meno controllati, e
  • la difficoltà a collaborare con clienti, partner e fornitori che usano proprio quei servizi aperti al mercato.

Per questo, nei decenni, imprese e pubbliche amministrazioni si sono rivolte a fornitori esterni di servizi più moderni, sicuri ed economici di quelli che avrebbero mai potuto sviluppare e gestire in autonomia.

Cloud sovrano, alla ricerca di un equilibrio

In questa tensione tra ricchezza, modernità ed efficienza dei servizi da una parte, e livello di controllo dall’altra, i regolatori dei diversi settori e i grandi consumatori di servizi digitali hanno trovato punti di equilibrio anche molto diversi, tutti in qualche modo “cloud sovrano”. Per evidenziare due estremi:

  • Un “cloud privato” gestito da un operatore pienamente controllato da investitori pubblici e privati di diritto nazionale, che eroghi solo servizi di operatori analoghi.
    Questo operatore è ben al riparo da ingerenze estere, ma faticherà ad offrire ai suoi clienti servizi anche lontanamente paragonabili a quelli offerti da grandi operatori specializzati globali.
  • Un “cloud pubblico” quasi puro, in cui una grande impresa o una pubblica amministrazione nazionale si affida ai grandi operatori globali di servizi applicativi e infrastrutturali.
    I servizi saranno ben più ricchi, innovativi, e probabilmente più sicuri e convenienti, al prezzo di un controllo molto minore su come gli erogatori li forniscano.

Per noi cittadini, e per le imprese più piccole, incapaci di valutare e controllare con efficacia operatori tanto più grandi di noi, l’alternativa si radicalizza ancora: o strumenti relativamente tradizionali e limitati, o affidamento pressoché totale a uno o due di questi fornitori – salvo naturalmente interventi dall’alto del regolatore, come è avvenuto per esempio ai cittadini con le identità digitali nazionali SPID e CIE in Italia, o alle imprese con le norme per la firma digitale o la conservazione elettronica dei documenti.

Consolidamento delle infrastrutture digitali e cloud sovrano

Un’altra esigenza importante che esisteva prima del cloud sovrano e in qualche modo vi ha dato origina, aiuta in molti casi a superare pragmaticamente la tensione tra innovazione e controllo sovrano appena descritta.

Si tratta della necessità di superare la frammentazione, pericolosa e costosa, delle infrastrutture digitali, particolarmente valida per le piccole organizzazioni e per quelle grandi con strutture decisionali molto decentrate. Da decenni, piccoli team e organizzazioni di ogni tipo si dotano di risorse informatiche e servizi digitali a basso costo e impegno, in molti casi utili o addirittura essenziali per soddisfare esigenze importanti dei loro clienti, collaboratori e partner. L’apertura a internet come piattaforma applicativa ha dato ulteriore impulso a questa tendenza:

  • ha aumentato drasticamente l’opportunità di offrire valore combinando informazioni e servizi prima completamente separati, proprio grazie al cloud, ma
  • ha esacerbato la vulnerabilità e il rischio di soluzioni spesso progettate e gestite ancora come se fossero isolate, poco raggiungibili.

Da anni le grandi organizzazioni che più avevano seguito questa strada di forte autonomia decisionale e decentramento, prime fra tutte le pubbliche amministrazioni, lavorano per consolidare in ambienti più sicuri, e meno costosi perché più facili da gestire, questa pletora di servizi frammentati.

In tutti i casi di questo genere, il cloud sovrano oggi presenta un grande vantaggio già nelle sue versioni più controllate e meno innovative: anche il più tradizionale dei data centre, con le tecnologie di migrazione più semplici e limitate, è molto più affidabile, resistente ed economico di infrastrutture sparpagliate e gestite ciascuna a modo proprio da operatori più o meno professionali ed efficaci. Per questo, ad esempio, in Italia molte pubbliche amministrazioni grandi e piccole avevano iniziato il consolidamento dei servizi che prima gestivano in autonomia, presso erogatori di servizi come SOGEI o INAIL, che avevano assunto un ruolo di cloud sovrano di fatto.

Gli hyperscaler e il cloud sovrano

In questa tensione tra innovazione ed efficienza da una parte, e autonomia da operatori soggetti ad altre nazioni dall’altra, gli hyperscaler assumono un ruolo crescente e di valore, soprattutto se messo in prospettiva da partner che conoscono bene i servizi degli hyperscaler e hanno esperienza profonda di progetti di migrazione al cloud.

Come gli hyperscaler si propongono a partner e clienti interessati al cloud sovrano

Proprio perché i requisiti del cloud sovrano sono diversi e soggetti ad interpretazioni, e perché hanno dimostrato negli ultimi anni una capacità di innovazione ed efficienza difficile da eguagliare anche per i grandi governi e le imprese multinazionali, oggi gli hyperscaler possono offrire i propri servizi come piattaforma dove realizzare anche ambienti di cloud sovrano!

L’operazione ha naturalmente un obiettivo commerciale e di mercato: far convergere sul cloud pubblico di ciascuno hyperscaler la maggior quota possibile dei servizi digitali su infrastrutture locali, o su ambienti cloud poco controllati, oggi bisognosi di consolidamento, che potrebbero altrimenti entrare in uno o nell’altro cloud sovrano alternativi ai loro.

Al di là di questo obiettivo a proprio vantaggio, l’offerta presenta elementi di valore per ogni operatore di cloud sovrano e per ogni organizzazione con obiettivi di sovranità sui propri dati e servizi digitali. I servizi offerti dagli hyperscaler, in varie combinazioni possibili, possono soddisfare sul cloud pubblico gran parte delle esigenze che danno origine a realizzazioni di cloud sovrano, e offrono in più l’accesso all’innovazione e all’efficienza tipiche del cloud pubblico.

Per dare un’idea, ecco alcuni dei servizi che gli hyperscaler offrono per le implementazioni di cloud, ciascuno di loro in grado e in combinazioni diversi:

  • Status giuridico di diritto del paese sovrano per l’operatore che eroga i servizi, autonomo quindi dal controllo di operatori soggetti a diritto di altri stati sovrani.
  • Certificazioni e accreditamenti delle proprie regioni secondo gli standard dei diversi gestori nazionali, internazionali e di settore.
  • Servizi di confidential computing che permettono di crittografare con chiavi gestite dalle organizzazioni clienti fuori dal controllo dello hyperscaler, sia i dati, sia le macchine virtuali e le altre infrastrutture.
    (Questi servizi usano tecnologie HSM come quelle che i gestori di servizi fiduciari usano per servizi come le firme elettroniche e la posta elettronica certificata.)
  • Possibilità di gestire infrastrutture di proprietà e sotto il controllo del cliente o dell’operatore di cloud sovrano in maniera omogenea, per certi versi integrata, con quelle del cloud pubblico di uno hyperscaler.
  • Oltre, naturalmente, alla collocazione fisica all’interno del paese, in una o più regioni cloud nazionali.

Il cloud sovrano e le regioni nazionali del cloud pubblico

Tutti i principali operatori di cloud sovrano offrono infatti oggi anche in Italia una regione cloud nazionale, cioè un insieme di infrastrutture fisicamente collocate in Italia. Vale la pena di sottolineare una volta per tutte che, per la grandissima maggioranza delle esigenze di cloud sovrano applicabili in Italia, è sufficiente che la collocazione geografica di una regione di cloud pubblico sia all’interno dell’Unione Europea.

D’altra parte, molte organizzazioni che hanno limitato o rinviato l’adozione del cloud, come molte pubbliche amministrazioni, hanno ritenuto necessario o molto importante avere certezza della collocazione sul territorio nazionale delle risorse cloud che useranno. Per questo gli hyperscaler hanno fatto attenzione a renderne disponibili, e per questo la loro disponibilità sta avviando una nuova ondata di adozione del cloud da parte di operatori prima riluttanti o ostili a questa prospettiva.

Come i partner aiutano hyperscaler e clienti a convergere sul cloud sovrano

I progetti di cloud sovrano costruiscono infrastrutture della massima modernità e innovatività di livello nazionale o sovranazionale, destinate a servire milioni di utenti e decine o centinaia di milioni di cittadini con migliaia di servizi digitali. Sono quindi realizzazioni pluriennali, che i governi e i regolatori commissionano a operatori specializzati.

Gli operatori che le realizzano sono consorzi tra i più grandi che un sistema nazionale o internazionale sappia esprimere, gli unici capaci di coordinare una progettualità su quella scala.
Con loro sono naturalmente coinvolti centinaia di fornitori, partner, erogatori di servizi più piccoli, spesso specialisti di tecnologie particolari, che contribuiscono sotto il coordinamento dei principali a realizzare progetti di queste dimensioni, iniettandovi competenze ed sviluppandone altre che poi porteranno in tante altre realizzazioni di dimensioni minori.

Il caso del Polo Strategico Nazionale

Il Polo Strategico Nazionale è un esempio dei ruoli essenziali che i partner globali e nazionali svolgono nella realizzazione di nuove infrastrutture e nuovi servizi digitali. La scala è quella descritta sopra, più di quattro miliardi di euro per la base d’asta, poco meno di tre all’aggiudicazione.

Ciascuno dei raggruppamenti di imprese che concorsero alla gara per la sua progettazione e realizzazione fu già di per sé una partnership, che combinava operatori di telecomunicazioni, gestori di infrastrutture e altri.

Questi operatori collaborarono poi con gli hyperscaler per realizzare soluzioni di integrazione tra cloud pubblico e privato che permettessero il massimo accesso del Polo stesso alle innovazioni lì disponibili. Ad esempio, Microsoft ha collaborato strettamente con Leonardo in Italia, Capgemini e Orange in Francia (che vinsero la gara per “Bleu”, il “Cloud de confiance” francese), e con Telefónica in Spagna, Proximus in Belgio, Arvato e SAP in Germania, per soddisfare requisiti specifici dei governi locali e realizzare servizi di confidential computing e il servizio Microsoft for Sovereignty, attualmente in preview, che verrà poi reso disponibile per le implementazioni cloud sovrane anche di altri paesi.

Già durante la definizione delle proposte e la loro valutazione con il committente, gli operatori concorrenti si fecero aiutare da system integrator e managed service provider di grande esperienza. I vincitori ancora collaborano oggi con questi partner nella realizzazione, condividendo e sviluppando insieme competenze che saranno essenziali per la prossima ondata di migrazioni al cloud di grandi e piccole pubbliche amministrazioni, imprese di settori regolati e piccole imprese.

Alcuni casi concreti di come partner di tipo diverso collaborano con gli hyperscaler

Continuiamo la rassegna[1] di partner che collaborano con uno o più hyperscaler per offrire ai propri clienti i migliori servizi cloud possibili, per ricchezza e sicurezza oltre che per costo. Molti propongono anche prospettive relative alla rilevanza del cloud sovrano, anche se in Italia tutti quelli descritti qui sono estranei ad esperienze dirette di cloud sovrano. Alcuni lo sono tramite altri, naturalmente, e devono ancora comunicare pubblicamente quanto stanno facendo in quest’ambito specifico.

AGIC Group

Agic Group è un system integrator che vuole caratterizzarsi per la propria capacità di coniugare elevate competenze tecnologiche a profonde conoscenze dei verticali di settore e dei processi di business: un centro di eccellenza in grado di coprire in maniera estensiva e completa tutti i servizi del Cloud Microsoft, riconosciuto da Microsoft con numerosi premi e con una collaborazione concreta e fattiva che dura da anni.

Per il Gruppo Agic, dunque, l’ingresso nell’alleanza Microsoft per la regione cloud ItalyNorth è stato un passo naturale, che sigilla una partnership pluriennale e che mira a portare questa collaborazione al livello successivo. Attraverso questa alleanza, Agic Group può accelerare ulteriormente l’adozione del cloud in Italia e supportare la trasformazione digitale delle imprese, offrendo soluzioni innovative e personalizzate ai propri clienti e sfruttando le tecnologie ed i servizi di Microsoft, a partire da Microsoft Azure.

Circa lo sfruttamento della nuova regione cloud, attesa da tempo da parte dei clienti di Agic, il gruppo si è già attivato nella realizzazione di importanti progetti di migrazione su cloud Azure; ad esempio, una delle principali multinazionali italiane del settore farmaceutico ha scelto Agic per realizzare una completa migrazione di tutti i propri datacenter, portandosi in dote ovviamente anche grandi vantaggi in termini di eliminazione di latenze e soprattutto di conformità e compliance alle normative del settore. Diversi clienti di Agic stanno inoltre abbracciando l’utilizzo di Open AI per la realizzazione di componenti intelligenti da integrare all’interno dei loro domini applicativi e questo avverrà direttamente a partire da servizi erogati da Azure.

L’introduzione della regione ItalyNorth è poi stata accolta con grande entusiasmo anche da tutte quelle organizzazioni, specialmente pubbliche, per le quali avere il dato ospitato nel territorio italiano è decisivo, se non proprio obbligatorio. Qui il gruppo Agic ha realizzato e sta realizzando diverse applicazioni che sfruttano i servizi Azure per gli ambiti più disparati: da piattaforma di voto per enti e scuole, a desktop virtuali per medici di base, a piattaforme per il traffic management, ad automatizzazione di importanti flussi in ambito sanitario, a servizi digitali per il cittadino, tutti contesti in cui i dati e la loro sicurezza risultano essere strategici.

Agic Group è certa che questa nuova alleanza sulla regione cloud italiana possa imprimere una svoltaal passaggio al Cloud di tante aziende, pubbliche e private. In particolare, Agic Group opera in diversi contesti del settore pubblico, fornendo soluzioni in accordo alle linee guida AgID del “Cloud first”, promuovendo progettualità volte a garantire il controllo sui dati strategici, portando benefici in termini di affidabilità e sicurezza dei servizi digitali, con l’obiettivo finale delle amministrazioni di migliorare i servizi al cittadino, rendendo il Paese attore protagonista nel processo di trasformazione tecnologica.

Capgemini

Capgemini, uno dei più grandi system integrator a livello mondiale, in Italia dedica un Centro di Eccellenza specializzato, con competenze di progettazione e realizzazione di soluzioni e supporto alla vendita, a ciascuno dei tre primi hyperscaler: AWS, Google Cloud e Microsoft. Con questi centri propone ai propri clienti le soluzioni cloud più adatte a ciascuno: pubbliche o ibride, multicloud o su singola piattaforma.

Anche Capgemini vede crescere l’interesse dei propri clienti per la sovranità sui dati e quindi per l’uso delle regioni cloud italiane, in particolare in settori regolati come quelli bancario e assicurativo. In Francia, ha vinto con altre aziende la commessa per la realizzazione di Bleu, il “Cloud de confiance” francese, un’implementazione di cloud sovrano affine al nostro Polo Strategico Nazionale.
Un’altra tendenza in corso, per i clienti di grandi dimensioni e complessità che Capgemini serve, è di privilegiare soluzioni multicloud, più complesse ma capaci di rispondere ad esigenze molto specifiche, di tutelare l’autonomia del cliente nel rapporto commerciale con i diversi hyperscaler e rendere la soluzione complessiva più resistente a eventuali disservizi. È questa tipicamente una priorità dei cloud sovrani.

L’esempio più recente della partnership strategica con AWS è l’annuncio, al salone aeronautico di Parigi, della piattaforma Lifecycle Optimization for Aerospace per diffondere soluzioni di economia circolare nel settore analizzando l’intero ciclo di vita dei componenti e indirizzando le decisioni necessarie a prolungarne la durata. La piattaforma consente di ricostruire una tracciabilità completa di tutte le componenti costitutive di un aeromobile. I servizi di Intelligenza Artificiale e Machine Learning sono stati specificamente sviluppati e adattati a modelli di dati basati sugli standard del settore aerospazio e difesa europeo.

Anche per la partnership strategica tra Google Cloud e Capgemini, l’annuncio più recente è a livello mondiale: il primo Centro di Eccellenza sull’AI Generativa, che contribuirà a potenziare la competenza su queste soluzioni del team Capgemini specializzato, forte oggi di 65 000 persone. Con queste nuove competenze e l’approccio tridimensionale specifico di Capgemini, basato su esperienza settoriale, competenze di product e software engineering e conoscenze di data science, sarà possibile accompagnare i clienti lungo tutto il loro percorso di adozione dell’AI, dalla fase di ideazione a quella di creazione del valore.

L’alleanza strategica con Microsoft ha visto Capgemini aderire in ottobre 2022 ad Ambizione Italia Cloud Region Partner Alliance, che permette di offrire ai propri clienti accesso prioritario alle risorse della regione ItalyNorth. L’obiettivo è mettere a disposizione un’offerta di soluzioni business e servizi sulla piattaforma Cloud Microsoft per le imprese italiane che operano in alcuni settori strategici, tra cui il mondo finanziario, manifatturiero e retail. La collaborazione fa leva sulla regione italiana di Microsoft per garantire la massima attenzione a temi di data sovereignty, sostenibilità, cybersecurity e compliance.

Iconsulting

ICONSULTING si presenta come “data driven transformation company”, specializzata in design e delivery di soluzioni, metodologie, algoritmi e tecnologie capaci di trasformare e potenziare le aziende clienti con la valorizzazione del principale e più abbondante asset del mercato odierno: i dati. In questo ambito articolato e molteplice ma molto caratteristico, offre servizi di Advisory, Application Maintenance, Big Data Platform, Integrated Platforms, Blockchain, Business Analytics, Location Analytics, AI & Machine Learning, Performance Management e Customer Data Platform, per assistere tutti i livelli aziendali dei propri clienti dando forma e concretezza alla loro visione.

È stato proprio il cloud uno dei principali protagonisti nella trasformazione dei “dati”: da strumento di controllo e proiezione asincrono, a portafoglio di servizi continui quasi in tempo reale. Inizialmente pensati per i trimestri e i mesi, arrivando non senza difficoltà ad aggiornamenti settimanali, oggi i dati permettono a processi automatici e persone di prendere decisioni su basi quantitative in funzione della loro evoluzione minuto per minuto, quasi istantaneamente. Naturale quindi che ICONSULTING, specializzata da molti anni in questo ambito, collabori sia con Google Cloud sia, e al momento soprattutto, con AWS e Microsoft.

Per la realizzazione dei progetti, ICONSULTING mantiene, però, una posizione neutra rispetto ai diversi hyperscaler, e offre ai clienti un’esperienza che si esprime secondo due direttive:

  • valorizzare la propria offerta mettendo a fattor comune Independent Software Vendor e hyperscaler e creando una sinergia tra i due;
  • affiancare i propri clienti verso la migliore scelta tecnologica che combina queste soluzioni di terzi e quelle degli hyperscaler stessi.

Lo sviluppo di competenze distintive sulle soluzioni degli operatori dell’ecosistema, unita alla scelta di rimanere estranea alla fornitura commerciale delle soluzioni dei fornitori e alla totale focalizzazione nell’ambito dell’analisi e gestione dati hanno permesso ad ICONSULTING di ritagliarsi un ruolo di rilievo come partner di AWS e di Microsoft, e come trusted advisor dei propri clienti.

Oltre a coinvestimenti per l’aggiornamento e il potenziamento delle proprie soluzioni sulla piattaforma nativa di ogni hyperscaler, ICONSULTING può contare infatti su una collaborazione strutturata e continuativa che identifica e qualifica insieme a ciascuno anche opportunità per clienti già attivi e potenziali. Grazie ad elevati livelli di certificazione, competenza e soprattutto capacità concreta di ideazione e realizzazione, ICONSULTING ha raggiunto e mantiene con gli hyperscaler un importante livello di collaborazione che fornisce un contributo tangibile al business delle aziende clienti, al mercato e allo sviluppo del tessuto industriale nazionale.

S2E

S2E / Solutions to Enterprises è una società di consulenza in ambito business technology completamente italiana, fondata nel 2008. S2E riprogetta, personalizza e sviluppa soluzioni in ambito data solutions, cybersecurity, hyperautomation e robotic process automation, intelligenza artificiale, application maintenance, legacy modernization, cloud computing e servizi di consulenza e professionali. In tutti questi ambiti collaborano con AWS, e con altri hyperscaler come Microsoft o Google quando la loro offerta possa andare a complemento di quella di AWS per ciascun cliente, ad esempio per le piattaforme di collaborazione. Di AWS riferiscono di aver apprezzato in particolare la velocità dell’evoluzione dei servizi, sostenuta anche da un piano (“roadmap”) chiaro e affidabile.

La collaborazione con AWS nacque come rapporto tra fornitore e cliente, quando S2E migrò su questa piattaforma i propri servizi SaaS per il settore dei servizi finanziari. L’esperienza sviluppata permise a S2E di proporsi come partner ai propri clienti, a partire da banche e assicurazioni, per assisterli nel loro percorso di adozione del cloud, che proprio da quest’anno si allarga agli altri mercati che S2E serve, da retail a energia e utilities, a telecomunicazioni, fashion e pubblica amministrazione. Su questa collaborazione Andrea Cappelletti, Business Unit Director, Digital Transformation & Hyperautomation in S2E ha dichiarato: “AWS come nostro partner strategico, ha dimostrato una forte volontà a collaborare con tutta la nostra struttura, sia a livello di operations che commerciale, per sviluppare questa strategia e percorrerla insieme, passo dopo passo”.

In questa collaborazione, il ruolo del livello di partnership è fondamentale. S2E è un partner “advanced” grazie sia a quantità e livello delle competenze e certificazioni, sia alla capacità dimostrata di erogarle con successo e soddisfazione dei clienti. Da questo livello dipendono aspetti tradizionali come le condizioni commerciali di fornitura, ma soprattutto le risorse a disposizione, l’intensità e i risultati della collaborazione sul mercato. “AWS”, segnala ancora Cappelletti, “ci incoraggia ad approcciare il mercato e i clienti in un modo che rispecchi la nostra natura come azienda e professionisti”, e questo permette a S2E di proporre ai clienti le soluzioni AWS con l’impostazione e lo stile suoi caratteristici, certi del supporto dello hyperscaler.

Come esempio, Cappelletti cita diverse iniziative di sviluppo del business congiunto per il 2023, prima sul Cloud Adoption di clienti enterprise, poi, da settembre, sul mondo Data & Analytics e su Application Modernization, tutte volte a portare competenze e taglio caratteristici di S2E a clienti anche oltre il mercato storico dei servizi finanziari.

Per quanto riguarda l’uso della regione italiana di AWS, S2E come altri partner osserva che la stragrande maggioranza delle esigenze di sovranità dei clienti italiani possono essere soddisfatte anche dalle altre regioni dell’Unione Europea. S2E fa riferimento principalmente a quella irlandese, quella in Europa dove sono disponibili più servizi.

Var Group

Var Group ha sviluppato una proposta completa per accompagnare le imprese nel loro percorso di evoluzione digitale. Con le sue oltre 3700 persone, una presenza in 10 paesi all’estero e una distribuzione capillare sul territorio italiano, Var Group vuole affiancare gli imprenditori per sviluppare i modelli di business più evoluti esaltando l’eccellenza delle loro aziende in Italia e nel mondo.

In questo percorso di trasformazione digitale, le imprese sempre di più scelgono di adottare il cloud: azione necessaria per rimanere competitive e grande opportunità per migliorare l’efficienza operativa e promuovere la sostenibilità ambientale.

Il mercato del cloud continua a crescere, e Var Group si propone di accompagnare le aziende che vogliono affrontare questa evoluzione attraverso il “journey to cloud”, un percorso digitale che riguarda le infrastrutture, le applicazioni e i dati, non trascurando la componente di gestione e ottimizzazione dello stack tecnologico. La business unit Digital Cloud di Var Group si occupa di modernizzare le applicazioni prima, durante o dopo la migrazione, così come di sviluppare applicazioni direttamente in modalità cloud nativa, caricare e mettere a disposizione i dati nel cloud e preparare gli ambienti risultanti per un esercizio o gestione a lungo termine nei nuovi ambienti cloud pubblici o ibridi.

Per erogare i propri servizi cloud, Var Group si avvale di metodologie di migrazione certificate e di sviluppo agile, anche integrato con la gestione nel continuo (DevOps) e con la gestione finanziaria dei costi cloud (FinOps), e metodi come “full stack observability”, ovvero, il monitoraggio evoluto end-to end di tutto l’ecosistema IT dei propri clienti per disporre in tempo reale di informazioni sensibili sul comportamento, le prestazioni e lo stato di salute di applicazioni e infrastrutture. 

Conclusioni

Per quanto riguarda la collaborazione con gli hyperscaler, in particolare per l‘uso delle regioni italiane del cloud pubblico: quella con AWS, Google Cloud e Microsoft Azure è ormai matura e si concretizza nel seguire e sviluppare al massimo con competenze, certificazioni ed altre iniziative il programma che ciascuno hyperscaler offre ai partner. Questi programmi, grazie all’apertura di nuove region in Italia a Milano e Torino, garantiscono servizi cloud ad alta disponibilità con funzionalità di data sovereignty e di residenza dei dati. Alcuni esempi di servizi sui quali Var Group si concentra per offrire ai propri clienti un servizio particolarmente ricco e approfondito sono: la migrazione e la gestione delle risorse in cloud, la modernizzazione di applicazioni legacy, l’evoluzione verso il cloud di applicazioni SAP, la migrazione di infrastrutture VMWare, soluzioni di cointainerizzazione, la valorizzazione dei dati e la messa in sicurezza degli ambienti cloud sempre più spesso soggetti ad attacchi informatici.


[1] Il ruolo delle cloud region italiane nella trasformazione di imprese e PA: fornitori e partner

Il cloud italiano accelera grazie alle regioni pubbliche nazionali: il ruolo dei system integrator

Regioni cloud nazionali, il ruolo dei fornitori di software indipendenti

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PNRR, Colao fa il punto sulla transizione digitale dell’Italia: «In linea con tutte le scadenze»
La Svolta
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Analisi
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
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Ecosistema territoriale sostenibile: l’Emilia Romagna tra FESR e PNRR
Il Piano
Innovazione, il Mise “centra” gli obiettivi Pnrr: attivati 17,5 miliardi
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PNRR: raggiunti gli obiettivi per il primo semestre 2022. Il punto e qualche riflessione
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PA e sicurezza informatica: il ruolo dei territori di fronte alle sfide della digitalizzazione
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PNRR e servizi pubblici digitali: sfide e opportunità per Comuni e Città metropolitane
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Water management in Italia: verso una transizione “smart” e “circular” 
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