Pubblichiamo qui un rapporto FUB (con dati Misurainternet Agcom) che provano un allarme lanciato nei giorni scorsi da Francesco Caio, commissario nominato dal premier Enrico Letta all’Agenda Digitale: la qualità della rete fissa italiana è calata negli ultimi due anni.
Caio aveva detto che la rete italiana rischia il crack senza nuovi investimenti. Qualcuno ricorderà che l’allarme non è nuovo- già ai tempi del governo Berlusconi Caio aveva parlato di “rischio osteoporosi” per la rete.
Adesso c’è la conferma.
I dati analizzati dalla FUB infatti rivelano infatti che negli ultimi anni gli investimenti non hanno tenuto il passo con la crescita degli utenti e delle connessioni Adsl 20 Megabit attivate.
Visto che il peggioramento delle prestazioni riguarda le Adsl, la via d’uscita, per evitare alla banda larga italiana un paradossale passo di gambero, sono investimenti a tutto tondo: non solo nelle nuove reti in fibra ottica ma anche nella dorsale che arriva alle centrali.
Quelli appena annunciati da Telecom Italia e Vodafone sono promettenti, anche se sembrano riguardare solo il tratto dalla centrale all’armadio di casa. Già una migrazione di utenti dalle Adsl alla fibra dovrebbe migliorare le prestazioni di tutti, alleggerendo l’attuale rete di rame che- altrimenti- davvero rischia il collasso. Per l’assenza di una rete via cavo e per la bassa percentuale di utenti che finora ha scelto la fibra ottica.