elezioni 2022

Il digitale alla prova del nuovo Governo: cosa aspettarsi

Ecco le evidenze del dossier che Agendadigitale.eu ha preparato sulle elezioni 2022. Il digitale è finalmente centrale nei programmi di tutti i partiti. Con differenze però nelle modalità attuative e nei diversi accenti. Ecco cosa emerge. E cosa possiamo auspicare per il dopo elezioni

Pubblicato il 15 Set 2022

Alessandro Longo
Alessandro Longo

Direttore agendadigitale.eu

italia governo digitale

Tutti d’accordo: il digitale è centrale per il Paese. E meno male e non era scontato, in Italia. Ma la pandemia e il conseguente PNRR declinato in ottica digitale (e green) non lasciano più scusanti: tutti i partiti, a quanto dichiarano, lasciano un posto di rilievo per la trasformazione digitale.

D’accordo anche, grosso modo, sulle cose importanti da fare, diciamo i fondamentali: la nuova rete, la transizione 4.0 delle imprese, la PA digitale.

Le differenze sono nei diversi accenti e, in certi casi, nelle modalità indicate per raggiungere quegli obiettivi condivisi.

Risultano queste evidenze dal dossier che Agendadigitale.eu ha preparato sulle elezioni 2022 e che potete leggere qui, con le voci degli esponenti digitali dei principali partiti che hanno scritto per la nostra testata; con in più diversi esperti sui temi in questione, com’è nello stile del nostro stile editoriale.

Elezioni 2022, i programmi dei partiti sui principali temi digitali

Quello che i partiti ora dichiarano può essere significativo rispetto a ciò che possiamo aspettarci con il prossimo Governo, ovviamente; per quanto dichiarazioni e azioni politiche non sono in stretto collegamento deterministico – in modo particolare per i temi del digitale, registriamo anni di promesse a vuoto – almeno è una piccola bussola utilizzabile.

Punti di convergenza e divergenza

  • Nessuno propone stravolgimenti del PNRR in ambito digitale e già questo è una buona notizia.
  • A guardare i piani e le dichiarazioni dei partiti, il tema della nuova rete sembra in tutti il tema più importante. Certo il primo indicato. 
  • Tutti propongono potenziamenti e accelerazioni sulla banda ultra larga, con FDI che si distingue sul tema rete unica rispetto a quanto finora prospettato (vuole che Tim mantenga il controllo della rete ma con maggioranza pubblica via CDP).
  • Azione-Italia Viva sono i soli a proporre abbassamento dei limiti elettromagnetici, tema che pure è bi-partisan in Parlamento (come risulta da una mozione presentata mesi fa alla Camera), ma che evidentemente è molto impopolare.
  • Per il resto si può notare una maggiore attenzione del Centro Destra (Lega e Fdi in particolare) per le esigenze delle aziende, che vanno portate verso il digitale con aiuti e accompagnamenti mentre PD e M5S mostrano maggiore attenzione ai temi dei diritti, dell’inclusione digitale.
  • Attenzione però a convergenze inattese: l’importanza della privacy contro la sorveglianza di massa tramite il digitale è anche nel programma di FDI. E come anticipato non c’è partito che non voglia potenziare il 4.0. È una questione, come si diceva, di diversi accenti sui temi presenti.
  • Il PD sembra più attento ai temi della transizione verde, purtroppo poco presente per il resto in campagna elettorale, nonostante i gravi problemi ache dovrebbero essere ormai a tutti noti.
  • Quanto alla PA digitale, tutti vogliono proseguire con semplificazioni (care alla destra in particolare per aiutare le aziende nella guerra alla burocrazia che frena la produttività e gli investimenti) e con i servizi al cittadino. Notevole che i principali partiti si ricordino del grande trascurato: le competenze digitali.
  • PD e M5S convergono sulla necessità di potenziare il ministro dell’innovazione.
  • La cybersecurity per la prima volta è presente nei programmi dei principali partiti (PD, M5s, Fdi, Lega)- vivaddio, con gli ultimi attacchi e i problemi in pandemia dovrebbe essere scontato.
  • Grande assente, la Sanità digitale. Solo il M5s la menziona nel programma pubblicato all’ultimo momento questa settimana. In sostanza il Movimento indica gli obiettivi del Pnrr, giustamente con accento tutte telemedicina, fascicolo e assistenza domiciliare. Forse i partiti sono consapevoli che la sanità uno dei nodi più critici per le troppe competenze sparse a livello di Regioni, medici, asl, strutture pubbliche e private. E non vogliono sbilanciarsi.

Telemedicina e Fascicolo sanitario Elettronico: che deve fare il nuovo Governo

Verso il nuovo Governo

Non resta che aspettare l’esito delle urne con la consapevolezza minima che, comunque vada, l’Italia dovrebbe proseguire sul percorso intrapreso di trasformazione digitale.

Una buona notizia, certo. Almeno sulla carta: poi vedremo con il nuovo Governo quanto il digitale risulterà prioritario nelle prime mosse. Non sono mancate delusioni nella storia, anche recente.

Come Agendadigitale.eu, da parte nostra auspichiamo il proseguimento dell’attuazione del PNRR, sbloccando gli ultimi decreti rimasti e avendo il coraggio politico di affrontare nodi spinosi come il cloud PA (e in generale tutti quelli dove TIM ha un ruolo). La ricetta per migliorare l’Italia col digitale ormai è nota, bisogna ora metterci mente e cuore valorizzando le convergenze presenti tra i partiti (invece di andare in stallo sulle divergenze). 

Ci sarebbe anche da tifare per l’abbattimento dei limiti elettromagnetici, ma anche alla luce delle ultime dichiarazioni, come si vede, sembra una partita (ancora) persa in Italia. Sebbene utile per la diffusione capillare ed economica della rete veloce.

E speriamo che anche la Sanità, con le promesse del fascicolo 2.o e il rilancio della medicina, segua su questo cammino.

La differenza tra i diversi approcci partitici la faranno le modalità attuative indicate, per la trasformazione digitale. Ne potrebbero venire differenze, a loro volta, nei tempi di realizzazione del piano Italia 2026, soprattutto sui dossier più critici come la rete unica o i poli strategici nazionali (cloud della PA).

E anche differenze negli equilibri di forza risultanti, che potrebbero essere più o meno orientati alla lotta alla diseguaglianze e più o meno attente alle esigenze delle aziende del territorio o della sostenibilità.

Se c’è una cosa da imparare dall’esperienza di questi dieci anni di trasformazione digitale – lunga e sofferta, promessa e tradita, interrotta, cambiata e ripresa più volte – è che l’Italia si cambia solo se si riescono a coinvolgere tutti gli attori interessati, ascoltandoli nelle loro esigenze vere. La domanda, come l’offerta; la Pa centrale come il piccolo comune; gli operatori telefonici, le startup e tutte le imprese. Senza paura di vincere le resistenze più ostinate e giustificate dal solo mantenimento del potere acquisito.

Speriamo che almeno un po’ di questa esperienza dia frutti nel nuovo Governo.

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