Probabilmente in pochi conoscono il kit di abilitazione al cloud che è stato redatto da Agid e Team Digitale, in collaborazione con ThoughtWorks e alcune pubbliche amministrazioni tra cui ad esempio Torino e ConsorzioIT (tra le altre).
Proprio perché lo conoscono in pochi, facciamo una veloce panoramica su cosa è e come usarlo, segnalando alcuni punti importanti.
Dove trovare il “Cloud enablement kit”
Partiamo da dove trovare tutte le informazioni.
Il kit si trova al seguente link nella parte inferiore della pagina.
Nella stessa pagina si può trovare il framework di abilitazione al cloud, che a differenza del kit spiega il modello nazionale di attivazione del cloud. Consigliamo la lettura del framework prima di leggere il kit.
In cosa consiste il kit
Il kit è una raccolta di passi da seguire per iniziare o proseguire a migrare servizi al cloud, per una PA. Introduce concetti di devops, agile, di incrementalità e iteratività e fornisce anche tool (alcuni files excel da usare solo come riferimento) per poter classificare le informazioni che sono necessarie alla migrazione.
I tool messi a disposizione sono solo indicativi, esistono infatti anche tool automatici per fare alcune delle attività indicate. Rimangono comunque utili per chi vuole utilizzarli a scopo di esercizio o per chi vuole utilizzarli non avendo a disposizione come tool automatici. E’ comunque importante considerare il concetto che rappresentano al di là del tool.
Come si usa il kit***
“La migrazione dell’intero parco applicativo al cloud per una PA è un’operazione complessa che riguarda aspetti tecnologici, di processo e culturali.
È cruciale per il successo dell’operazione iniziare a beneficiare della nuova architettura durante il percorso, gradualmente, e non solo al termine dell’intera transizione.
Per raggiungere questo risultato e contestualmente ridurre i rischi legati a questa sfida, è fondamentale procedere in modo iterativo ed incrementale partendo dagli applicativi che traggono un beneficio significativo dall’adozione del paradigma cloud, che al contempo rappresentano un rischio ridotto per la continua erogazione dei servizi supportati e che risultano relativamente semplici da migrare.
Questo approccio permette al team di lavoro di scoprire ed affrontare le problematiche che emergono strada facendo, senza particolari pressioni legate alla criticità dell’applicativo.
La conoscenza che si sviluppa nel superare queste sfide è poi di supporto quando si devono affrontare applicativi a rischio maggiore: la conoscenza acquisita con le migrazioni precedenti infatti riduce il rischio delle migrazioni successive.
Le migrazioni iniziali devono anche contribuire a creare l’evidenza del valore del cloud e la fiducia necessaria a procedere con le successive migrazioni includendo i cambiamenti che possono essere richiesti a livello di processi, attività o responsabilità.
Riassumendo la strategia di migrazione da adottare in una roadmap, ovvero in un percorso che permetta di definire in modo chiaro gli obiettivi di ogni fase, possiamo identificare tre momenti rilevanti:
- Ora: ovvero la fase iniziale focalizzata sulla creazione dei primi casi di successo con applicativi scelti secondo specifici criteri di prioritizzazione (vedi capitolo 3.1.2)
- Subito dopo: ovvero una seconda fase con obiettivi da conseguire a seguito dell’esperienza fatta nella prima fase e degli apprendimenti e della conoscenza maturata su: gli aspetti specifici della piattaforma cloud selezionata come destinazione, i vincoli incontrati e le problematiche specifiche emerse durante la migrazione degli applicativi rispetto al contesto di partenza
- Più tardi: ovvero un’ultima fase in cui si va a concludere il processo forti dell’esperienza e dei successi conseguiti nelle fasi precedenti
Le tre fasi identificate suggeriscono un approccio multi-fase che può poi essere adattato alle specifiche realtà”.
OBIETTIVO: Creare i primi casi di migrazione di successo mostrando il valore che si ottiene dalla nuova infrastruttura | OBIETTIVO: Sfruttando le conoscenze maturate nella fase precedente, creare altri casi di successo con migrazioni che mostrano l’alto valore dalla migrazione, ma più impegnative dal punto di vista del rischio o della complessità di esecuzione | OBIETTIVO: Concludere la migrazione degli applicativi rimanenti, più rischiosi e più complicati forti delle esperienze precedenti |
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Gli step suggeriti per eseguire questo percorso
- Lista degli applicativi e dei servizi attivi: un primo passo che consiste nello stilare una lista degli applicativi attualmente in uso, ovvero sia gli applicativi utilizzati abitualmente che quelli con accessi saltuari o legati a specifiche necessità. L’obiettivo è cercare di elencare tutti gli applicativi che sono disponibili nell’applicazione, ma senza arrivare all’esaustività che spesso è motivo di blocco. Una volta arrivata ad un’analisi 80/20 è possibile iniziare a valutare gli applicativi individuati allo scopo di cogliere il primo applicativo da migrare.
- Prioritizzazione degli applicativi: identificare gli applicativi candidati ad essere migrati nell’immediato classificandoli secondo alcuni livelli che mirano a massimizzare il valore dell’applicazione, bilanciata per il rischio di creare disservizio e alla difficoltà della scelta. L’obiettivo è quello di scegliere un applicativo che permetta di essere un caso di studio per capire come migrare al cloud e contemporaneamente la sua migraione dia valore all’approccio cloud sia per la governance che per gli operatori che effettivamente fanno la migrazione. L’ottica consigliata è quella di partire con applicativi semplici per poi aumentare la complessità di valore e rischio.
- L’obiettivo è di razionalizzare il panorama degli applicativi e identificare quelli prioritari da cui partire con la migrazione al cloud (se confermato dalle fasi successive a questa). L’idea che sta alla base, nel decidere di migrare al cloud, è anche quella di razionalizzare gli applicativi se possibili. Può darsi che ci siano applicativi storici che invece di migrati possono essere eliminati, previo aver migrato i dati in basi dati nuove. Oppure applicativi che viste le nuove tecnologie possono essere reingegnerizzati o sostituiti da applicativi migliori. E’ interessante come la migrazione al cloud metta in discussione non solo l’architettura sistemistica, ma anche quella applicativa perchè migrare al cloud può essere fatto SOLO con applicativi adeguati al cloud (ad esempio è complesso con i vecchi applicativi client-server). Letti i primi 3 punti si può fare la lista degli applicativi (ricordiamo che l’esaustività NON deve essere un ostacolo, utilizzando il Template – Lista degli Applicativi)
Per i punti 1,2,3 sono disponibili le Slides – Lista e prioritizzazione degli applicativi che estendono i ragionamenti con delle immagini esplicative.
I principi di assessment
Per aiutare nelle prossime tre fasi è disponibile il Template – Scheda di assessment Ricordiamo che serve come guida, nessuno è obbligato ad utilizzare esattamente la scheda se conosce tool automatici, ma è importante seguirne i principi.
- Scheda di assessment dell’applicativo: individuato un applicativo che può essere papabile per la migrazione, l’obiettivo di questa fase è di raccogliere ad un sufficiente livello di dettaglio le informazioni necessarie alla migrazione. utili possono essere per dirne alcune: la base dati, l’application server, i sistemi operativi su cui lavora, i picchi di carico, le utenze medie, le dipendenze da altri applicativi (a volte un applicativo può sembrare semplice, ma essendo collegato ad altri applicativi e basi dati la sua migrazione diventa molto complessa).
- Identificazione delle strategie di migrazione possibili: identificare quali strategie di migrazione, tra le sei possibili, siano più adatte per ciascun applicativo sulla base della scheda di assessment. L’obiettivo quello di capire quali strategie si possono utilizzare e quale sarebbe meglio tenendo tenendo il software attuale, magari pensando all’utilizzo massiccio del cloud (es database as a service) o mediante un riacquisto. E’ la parte che preferisco perchè qui si può fare brainstorming e capire come il cloud sia un’opportunità di rivedere schemi ormai consolidati che si basano su normale virtualizzazione di server o IAAS.
- Analisi costi-benefici: per ciascuna delle strategie di migrazione identificate come possibili per l’applicativo effettuare un’analisi costi-benefici per valutarne l’opportunità. L’obiettivo è identificare il modello cloud migliore in base al contesto e alle circostanze in cui l’amministrazione si trova.
Per i punti 4,5,6 sono disponibili le Slides – Scheda di assessment dell’applicativo e scelta della strategia di migrazione che estendono i ragionamenti con delle immagini esplicative.
- Valutazione delle competenze: uno dei fattori cruciali per il successo di un processo di migrazione sono le competenze necessarie. Attraverso uno strumento di assessment delle competenze stimoliamo la riflessione sulle competenze necessarie rispetto a quelle disponibili, coprendo non solo l’ambito tecnologico ma tutti quelli che possono essere necessari per il successo del processo di migrazione. In caso di mancanza di queste competenze è importante cercarle all’esterno. Sarebbe importante avere il supporto dei Centro di Competenza come indicato nel framework (o delle unità di esecuzione) che purtroppo al momento sono in allestimenti. Per aiutare la valutazione delle competenze è disponibile il Template – Valutazione delle competenze.
- Scelta della strategia e pianificazione della migrazione: sulla base delle considerazioni fatte con l’analisi costi-benefici e la valutazione delle competenze scegliere quale strategia di migrazione effettivamente usare. L’obiettivo è di prendere una decisione informata e pianificare in maniera adeguata la migrazione.
- Esecuzione della migrazione: ovvero il passo cruciale durante il quale si esegue l’effettiva migrazione dell’applicativo a più alta priorità. Si può dividere in più sottofasi come ad esempio la migrazione dati e la migrazione applicativi, dipende dal modello scelto.
- Check dei risultati: l’ultimo step riguarda la riflessione sui risultati raggiunti e sull’impatto generato dall’operazione di migrazione. L’obiettivo è di valutare i progressi fatti e il valore ottenuto migrando al cloud anche calcolando e interpretando alcuni indicatori di risultato. Non sarebbe male nemmeno celebrare il risultato conseguito!
Una visione di alto livello dell’approccio con i macro-obiettivi e i rispettivi step (attività) è rappresentata nella figura sotto.
In generale, migrare al cloud richiede un esercizio di gestione e orchestrazione del cambiamento che va oltre la semplice e diligente applicazione di strumenti e metodologie.
Di questo bisogna essere coscienti ancor prima di iniziare. La complessità di questo processo di trasformazione è insita nella natura della sfida stessa, costituita da un insieme di fattori (tecnologia, persone, contesto, pratiche, ecc.) connessi tra loro e non separabili nè attaccabili separatamente.
Una sfida complessa non può essere affrontata con un approccio analitico.
Essa ha piuttosto bisogno di un approccio emergente incrementale e iterativo e di una buona governance che affronti il problema nella sua interezza, considerando tutti i fattori coinvolti e osservando l’evoluzione nel tempo della relazione tra di essi a seconda della soluzione applicata.
***Da cloud.italia.it