Il rapporto

Il mercato digitale in Italia: crescita, innovazioni e prospettive future



Indirizzo copiato

Il rapporto di Anitec Assinform “Il Digitale in Italia” evidenzia una crescita del 2,1% nel 2023, con un mercato totale di 78,7 miliardi di euro. L’Intelligenza Artificiale generativa, l’IoT e il cloud computing sono i principali driver. Le previsioni 2024-2027 indicano un’ulteriore crescita media annua del 3,9%, grazie anche ai fondi PNRR

Pubblicato il 6 ago 2024

Stefano Pileri

Chief digital transformation and innovation officer Maticmind



etica AI
etica AI

Come di consueto la nostra associazione Anitec Assinform, nei primi giorni di luglio 2024, ha fatto il punto sullo stato di evoluzione del mercato digitale in Italia pubblicando, nel rapporto “Il digitale in Italia”, la sintesi del valore del mercato nel 2023 e le stime di evoluzione del prossimo triennio.

Indice degli argomenti

Le dinamiche del mercato digitale in Italia

Si evidenziano dinamiche in continuità con gli scorsi anni e alcune innovazioni, una tra tutte l’Intelligenza Artificiale generativa, che hanno raggiunto maturità applicativa e stanno velocemente imprimendo una forte velocità e polarizzazione nel settore:

  • la diffusione delle tecnologie dell’Internet of Things sempre di più trainato dalla presenza di intelligenza in molti oggetti e sistemi di largo utilizzo, dalle loro App che a tutti gli effetti ne rappresentano i digital twins e rendono semplice l’utilizzo dei dati generati e dei controlli disponibili;
  • lo sviluppo e l’adozione di applicazioni e soluzioni cloud native sia in ambito pubblico, sia in ambito privato, che continua ad avere un ruolo importante con la crescente diffusione del cloud computing distribuito, o edge computing;
  • l’utilizzo delle tecnologie di Intelligenza Artificiale a vari livelli di infrastrutture informatiche e di business;
  • il più cospicuo utilizzo dei fondi PNRR nei progetti di digitalizzazione della PA.

Nel 2023, il mercato digitale ha registrato una crescita del + 2,1%, con un valore complessivo di 78,7 miliardi di euro con andamenti differenziati tra i diversi segmenti (Figura 1). La variazione più rilevante pari al + 9,5% ha riguardato i Servizi ICT grazie al cloud Computing, alla cybersecurity e, per la prima volta, ai servizi professionali e di integrazione riguardanti l’Intelligenza Artificiale. Il Software e Soluzioni ICT ha registrato un incremento del +5,8% e i Contenuti e Pubblicità digitale un incremento del +5,5%. Invece il mercato dei Dispositivi e Sistemi è calato ancora, come nel 2022, subendo un ulteriore calo del 4,8%, a causa principalmente degli andamenti negativi dei personal computer insieme alla ulteriore forte riduzione nelle vendite di apparecchi TV. Infine, si registra finalmente una inversione dei Servizi di Rete di Telecomunicazioni ove si è evidenziata una lieve crescita dello 0,2% rispetto all’anno precedente. L’analisi del mercato digitale può essere approfondita segmentandola, come di consueto, in cinque settori e precisamente:

  • I dispositivi e sistemi (19,9 miliardi di euro), cui appartengono gli Home & Office devices, i dispositivi specializzati per le Aziende, i dispositivi mobili smart phones e i server e storage ossia le infrastrutture ICT;
  • Il software e le soluzioni ICT (9,1 miliardi di euro), composto da software di sistema, middleware e software applicativo;
  • I servizi ICT (16,2 miliardi di euro), strutturato in servizi di cloud computing, servizi di data center, sviluppo e system integration;
  • I servizi di rete di telecomunicazioni (18,2 miliardi di euro), cui appartengono i servizi di rete mobile e quelli di rete fissa;
  • I contenuti e la pubblicità digitali (15,3 miliardi di euro) strutturati nei servizi Video inclusi quelli satellitari, i contenuti mobili e App, il gaming e il digital advertising.

Il mercato dei dispositivi e sistemi

Il mercato dei dispositivi e sistemi ha registrato una contrazione del – 4,8% rispetto all’anno precedente, attestandosi su un valore complessivo di 19,9 B€. Nello specifico, è il segmento dei dispositivi Home & Office ad aver registrato la maggiore contrazione del – 25,1% attestandosi a 2,5 B€, seguito dai Personal & Mobile Devices con una riduzione del -4,7% e un valore assoluto di 7,2 B€ e dal comparto delle Infrastrutture ICT (- 2,1%, 5,9 B€). È invece risultato ancora una volta positivo l’andamento degli Enterprise & Specialized Systems (+ 4,3%). All’interno del comparto degli Home & Office Devices si segnalano, anche nel corso del 2023, le significative riduzioni nella spesa per apparecchi TV (-30%), PC Desktop (- 15,7%) e Stampanti (- 3,9%). Il mercato dei dispositivi Personal & Mobile si caratterizza per un peso relativo superiore agli altri segmenti e la sua dinamica negativa è riconducibile, principalmente, al calo della spesa per PC Laptop (- 17%), Tablet (- 14%) e, anche se in misura più contenuta, Smartphone (- 2,3%). C’è stato un ulteriore e deciso decremento del mercato degli apparecchi TV (- 30%), dovuto ancora in gran parte alla cessazione dell’impatto dello switch-off del sistema di trasmissione digitale terrestre verso la seconda generazione di tale sistema. Per il 2024, si stima un decremento sensibilmente più contenuto che porterà ad una normalizzazione del mercato degli apparecchi TV, con livelli di vendite pari a quelli degli anni precedenti agli incentivi statali e allo switch-off tecnologico. Per quanto riguarda infine il segmento tecnologico degli apparati TV UHD-4K, in termini di unità questi pesano ormai per il 50% del mercato totale. Infine, all’interno degli Enterprise & Specialized Systems, sono cresciute tutte le tecnologie e, in particolare, i sistemi per il networking e per la sicurezza informatica (+ 6,2%), lo Storage (+ 4,6%), i Sistemi High End (+ 4,3%) e i Server X86 (+3,2%), indice della crescente esigenza di capacità elaborativa e di memorizzazione dei dati le quali continueranno e incrementeranno la crescita trainata dagli algoritmi e ai dati per l’Intelligenza Artificiale, discussa nel dettaglio più avanti.

Il mercato del software e delle soluzioni ICT

Il mercato del Software e delle Soluzioni ICT ha un giro d’affari di 9,1 B€, segnando un progresso del + 5,8% rispetto al 2022. Tale dinamica è il risultato di andamenti e risultati differenziati per segmento. È il comparto del Software applicativo ad aver sostenuto la crescita del mercato complessivo con un incremento del + 5,3%, per un valore assoluto di 7 B€. Il segmento è stato trainato principalmente dall’interesse nelle soluzioni di Smart Enterprise e IoT (+ 9%), che continuano a catalizzare gli investimenti delle aziende impegnate in progetti evolutivi in ottica di Enterprise 4.0 e 5.0, per cogliere le opportunità offerte dal PNRR. Le piattaforme per la gestione Web hanno invece rallentato leggermente il loro sviluppo, in linea con una crescente maturità della domanda, concentrata prevalentemente sul consolidamento dell’approccio multicanale, il segmento del Software di sistema ha registrato una battuta d’arresto nel 2023, con un calo del – 1,6%, diretta conseguenza di un anno difficile per i dispositivi, con cali significativi in termini sia di unità vendute che, soprattutto, di valore.

Il mercato dei Servizi ICT ha sfiorato i 16,2 B€, rafforzando la crescita che ormai si registra da qualche anno a questa parte (+ 9% rispetto al 2022). Ancora una volta sono i servizi di cloud computing pubblici e privati ad aver sostenuto il comparto, grazie ad un incremento del + 19,7% e ad un valore complessivo di 6,3 miliardi di euro, corrispondente al 39% del totale dei Servizi ICT qui analizzati. LE più importanti crescite sono nell’ambito della Pubblica Amministrazione Locale e Centrale, della Sanità (tanto pubblica quanto privata), delle Telecomunicazioni e dei Media. La transizione verso un modello di erogazione di servizi IT cloud continua a penalizzare gli investimenti in servizi di Data Center, che, infatti, anche nel 2023 hanno continuato a calare, registrando una contrazione del – 3,6% rispetto al 2022, attestandosi su un valore complessivo pari a poco più di 700 milioni di euro. Il mercato dei servizi di Outsourcing ICT appare sostanzialmente stabile rispetto al 2022, mostrando un incremento modesto (+ 0,6%), legato principalmente a rinegoziazioni al rialzo di contratti esistenti, invece che a veri e propri investi- menti in questa tipologia di servizi. Migrazione verso il cloud e digitalizzazione impongono grandi investimenti in tema di ammodernamento del parco applicativo e infrastrutturale. Per questo motivo, sta proseguendo l’espansione dei servizi di Sviluppo e Systems Integration, che nel 2023 ha catalizzato investimenti pari a 3,7 miliardi di euro facendo segnare una crescita complessiva del + 7,5% rispetto al 2022. A questa dinamica hanno contribuito soprattutto gli investimenti in cybersecurity, Big Data, Advanced Analytics e Intelligenza artificiale, che necessitano di risorse considerevoli per essere connessi ed integrati con l’infrastruttura applicativa esistente. Inoltre, la sempre maggiore diffusione delle metodologie Agile e DevOps (in tutte le sue sfumature, in particolare quelle DevSecOps e Devcloud Ops) sta trainando la spesa nei servizi di Consulenza, che grazie ad una crescita del 5,5% si approssima ai 940 milioni di euro.

Il mercato dei servizi di rete di telecomunicazioni

Dopo 14 anni di calo costante e continuo, il mercato dei Servizi di Rete di Telecomunicazioni in Italia ha chiuso il 2023 su valori di poco superiori a quelli del 2022 (+ 0,2%), per un totale di 18,2 B€. In dettaglio, la spesa per la fruizione di servizi di rete fissa si assesta su una quota di poco superiore ai 9 miliardi di euro (+0,8%). Nello stesso periodo, i servizi di rete mobile hanno fatto registrare un ulteriore calo (- 0,4%), raggiungendo un valore di circa 9,2 miliardi di euro. Le dinamiche dei due comparti sono il risultato degli andamenti differenziati che caratterizzano i segmenti che li compongono. Sono i servizi di fonia fissa e i servizi di voce mobile ad aver sofferto di più nel corso del 2023: da un lato, la fonia fissa ha avuto una contrazione del – 12,5%, per un valore di 1,6 miliardi di euro, i servizi di voce mobile hanno registrato una riduzione leggermente più contenuta (- 11,7%), per un valore complessivo di poco meno di 2 miliardi di euro. I servizi connettività dati a banda ultra larga sono invece risultati in crescita: con la componente di rete fissa che è aumentata del + 4,4%, per un totale di 7,2 miliardi di euro circa, e la componente mobile cresciuta del + 3,5%, raggiungendo un valore di 6,9 miliardi di euro.

Il mercato dei contenuti e della pubblicità digitale

Il mercato dei Contenuti e della Pubblicità digitale ha registrato un incremento del + 5,5%, attestandosi su un valore di 15,3 miliardi di euro. Il mondo digitale continua, pertanto, ad essere sempre più pervasivo: significativo è lo sviluppo di contenuti mobili e App (+ 9,3%), dell’editoria digitale, ovvero di abbonamenti a quotidiani e periodici digitali, (+ 8,7%) e delle piattaforme musicali (+ 7,6%).

Tra le app a pagamento, le più scaricate sono quelle che supportano lo svolgimento di attività quotidiane: organizzazione del lavoro e miglioramento dell’efficienza operativa, app di entertainment, per lavorare in creatività e per produrre contenuti, siano essi fotografici, video o artistici. Non mancano anche app per il fitness, per la ricerca e per la navigazione sulla Rete. Nel 2023, sono cresciuti anche i lettori di contenuti e book in formato digitale (+ 6,2%): in questo caso, gli utenti sono attratti dalla maggiore comodità e accessibilità dei contenuti editoriali, dalla possibilità di esplorare generi diversi e usufruire di prezzi più convenienti. Per alcuni individui, la scelta di leggere contenuti digitali è determinata dalla volontà di adottare pratiche sostenibili, visto il loro minor impatto sul consumo di carta. Le piattaforme di gaming e video registrano percentuali di crescita inferiori, ma comunque significative, pari rispettivamente al + 4,6% e al + 3,7%. Il 2023 è stato un anno positivo anche per gli investimenti pubblicitari, cresciuti complessivamente del + 3,6%, nonostante l’assenza di eventi sportivi rilevanti durante l’anno appena trascorso. Lo sviluppo futuro è legato ai grandi eventi del mondo dello sport, quali i campionati europei di calcio e le Olimpiadi, e alla ripresa dell’economia.

In questo contesto gli operatori di telecomunicazioni, soggetti molto importanti nell’ecosistema del mercato digitale in Italia, sviluppano una quota di mercato del 23% in base ai ricavi per i servizi di rete da loro erogati, ossia 18,2 miliardi di euro sul totale di 78,6 B€, tale quota cresce al 36%, ossia a un volume di 28,2 miliardi di euro, considerati i ricavi totali domestici degli operatori. Dunque, questi soggetti detengono ben 13% di quote che non attengono ai servizi di rete grazie alla offerta sviluppata su altre componenti come gli smart phone, i servizi cloud e ICT in generale e i servizi di cybersecurity. Nella figura 3 è riportata la dinamica dei ricavi 2018 – 2023, ove il 2023 è ancora una stima, per tale comparto.

Si conferma, come più volte osservato, che il settore è in difficoltà e che non riesce, ormai da anni, a cogliere le dinamiche positive del mercato digitale sia per eccesso di competizione che incide negativamente sulle dinamiche dei prezzi e delle marginalità, sia per la forte concorrenza sia sui servizi di rete e sia sulle altre componenti del mercato digitale da parte degli OTT (Over The Top), Big Tech (Microsoft, Alphabet, Amazon, Meta, Apple) e System Integrator.

Evoluzione delle principali tecnologie digitali

La crescita del mercato digitale è trainata da alcune tecnologie che guidano la trasformazione digitale dei processi di Aziende e Pubblica Amministrazione e sono molto ben percepite anche dal mondo residenziale. Ad esse ci si riferisce con il termine di “Digital Enabler” e “Transormation Enabler”.

Queste tecnologie includono le ormai “tradizionali” il cui tasso di crescita è stato tra il 10% e 20% negli scorsi 5 anni e in particolare:

  • cloud
  • cybersecurity
  • IOT

E inoltre includono le tecnologie emergenti caratterizzate, alcune, da un tasso di crescita fino al 50% destinate a incidere profondamente sulle evoluzioni dei prossimi anni:

  • Intelligenza Artificiale
  • High Performance Computing (verso le tecnologie quantistiche)
  • Realtà Aumentata, Virtuale e metaverso

Infine, includiamo le reti di nuova generazione a banda ultra larga che porteranno da gigabit al secondo alle centinaia di gigabit al secondo per accesso nell’arco di questo decennio e che saranno la base di abilitazione per il successo delle tecnologie innovative indicate, prime fra tutte l’Intelligenza Artificiale.

Cloud e edge computing

Nel corso del 2023, i servizi di cloud computing sono cresciuti complessivamente del 18,8%. Gli investimenti degli utenti italiani sono polarizzati, in termini sia di volumi economici che di velocità di crescita, sui servizi di Public, hybrid cloud, che detengono il 77,5% del mercato complessivo con tassi di incremento pari rispettivamente al + 24,3% e al + 19,3%. Se si considera la spesa sostenuta per la realizzazione di architetture di Public, hybrid e Private cloud, gli investimenti sono riconducibili a servizi IaaS per il 51%, SaaS per il 42% e PaaS per il 7%.

L’adozione di servizi cloud è sempre più a supporto del business aziendale. Ne sono una prova, da un lato, il continuo ampliamento dei servizi cloud in uso attuale e previsto e l’eterogeneità delle scelte architetturali, e, dall’altro, l’aumento della percentuale media di workload che poggia su infrastrutture e applicazioni as a Service. Oggi il numero di aziende che basano oltre il 50% del loro workload sul cloud è significativamente aumentato nel 2023, raggiungendo il 45% del panel, dal 33% del 2022. Allo stesso tempo, le risposte evidenziano che è diminuito il numero di imprese che basa sul cloud meno del 50% del workload, dal 64,5% del 2022 al 54,1% del 2023.

Una migliore gestione dei carichi di lavoro

È, quindi, evidente che il cloud computing consente una migliore gestione dei carichi di lavoro favorendo una maggiore flessibilità e scalabilità, alla luce anche dei possibili picchi delle attività aziendali. Non a caso questi elementi sono stati indicati come i principali benefici associati all’adozione del cloud computing (rispettivamente dal 94,7% e dal 55,3% dei rispondenti che già usano il cloud o prevedono di farlo). Tra gli altri vantaggi che caratterizzano il cloud computing, le aziende hanno segnalato l’incremento dei livelli di sicurezza (40,4%) grazie ad una maggiore centralizzazione dei sistemi di protezione e difesa.

In particolare, i risultati completi di recenti indagini su campioni significativi di imprese indicano i seguenti elementi alla base della scelta del cloud. Nella lista qui riportata vengono evidenziate le percentuali di intervistati che indicano i vari elementi come rilevanti nella scelta di spostare applicazioni nel cloud pubblico:

  • Flessibilità e scalabilità, 95%
  • Gestione dei picchi di carico, 55%
  • Sicurezza, 40%
  • Possibilità di pagare a consumo, 20%
  • Possibilità di costi certi, 10%
  • Velocità di adozione, 4%
  • Obsolescenza tecnologica, 3%

Dai risultati indicati nella survey si evince che, gli aspetti di convenienza economica, legati a modalità vantaggiose di pagamento e alla certezza dei costi, così come la velocità di adozione e la riduzione dell’obsolescenza tecnologica, ovvero i primi elementi distintivi del cloud computing da quando ha iniziato ad affermarsi sul mercato, non sembrano rappresentare benefici particolarmente significativi. Non a caso questi aspetti rappresentano importanti aree di attenzione per le aziende che stanno adottando o prevedono di adottare servizi cloud.

Il tema del controllo dei costi

In primo luogo, particolarmente rilevante appare il tema del controllo dei costi. In realtà sta crescendo la presa di coscienza sul fatto che i servizi cloud non sono meno costosi delle soluzioni on premise, anzi la spesa, con l’adozione del cloud pubblico, è quasi sempre lievitata, le aziende stanno ponendo l’accento sulle soluzioni e su metodologie, che permettono di controllare i costi dei servizi e di mettersi al riparo da aumenti non preventivati.

Il tema della contrattualistica

Un forte impegno è legato, inoltre, al tema della contrattualistica. Se infatti le aziende hanno sviluppato una forte sensibilità nel gestire contratti relativi all’acquisto di licenze e al coinvolgimento di system integrator per la loro implementazione, ancora poco matura è la gestione delle relazioni contrattuali con i cloud provider anche per un’oggettiva complessità dei listini e delle opzioni di utilizzo.

Multicloud e cloud ibrido

Si rilevano, infine, un marcato interesse nei confronti del Multicloud e una crescente attenzione sugli approcci ibridi ove, coerentemente alle indicazioni emerse dalla stragrande maggioranza delle Aziende, il cloud pubblico vien utilizzato per la gestione di carichi dinamici, dei picchi di richiesta e della veloce attivazione di nuovi ambienti, anche proptotipali, mentre invece i carichi stabili, prevedibili e ripetitivi sono più economicamente allocati nel cloud privato con la tendenza a spostare parte delle elaborazioni laddove i dati sono generati in logica Edge. Infine, la possibilità di ridurre il lock-in con i fornitori dei servizi cloud e l’esigenza di poter utilizzare e spostare servizi da un cloud Provider all’altro è un elemento sempre più percepito come importante.

Il progressivo e inesorabile sviluppo dei modelli IOT con oggetti intelligenti che, nelle nuove generazioni e versioni, dispongono nativamente funzioni di telemetria per la remotizzazione costantemente attiva dei principali dati di funzionamento e di utilizzo e di un set di controlli sempre più ricco, suggeriscono l’adozione di modelli Edge Computing. Lo stesso avviene con il progressivo sviluppo degli Use Case di Intelligenza Artificiale con approcci LLM (Large Language Model) che utilizzano una mole importante di dati, spesso critici, delle aziende e una parte dei dati generalizzati di contesto e di settore. Anche in questo caso le preelaborazioni all’Edge si stanno rilevando interessanti operativamente ed economicamente.

Cybersecurity

Nel contesto attuale caratterizzato da rilevanti tensioni geopolitiche e dall’inasprirsi delle minacce informatiche, la cybersecurity rappresenta una disciplina imprescindibile per tutelare gli interessi di aziende, Pubbliche Amministrazioni e cittadini. Nella “Relazione Annuale al Parlamento 2023” redatta dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), emerge che in Italia vi è stato un significativo incremento delle segnalazioni rivolte all’Agenzia. Si è registrato un aumento del 140% degli incidenti rilevati.

L’aumento degli attacchi cyber

Nel corso del 2023, il CSIRT Italia ha identificato 3.302 soggetti italiani bersaglio di attacchi cyber, rispetto ai 1.150 dell’anno precedente. Telecomunicazioni e Pubblica Amministrazione (PA), sia a livello locale che centrale, sono stati i settori più colpiti. Nel “Rapporto CLUSIT 2024 sulla sicurezza ICT in Italia”, concentrandosi sugli attacchi effettivamente completati e non solo su quelli tentati, si evidenzia, analogamente, un aumento significativo degli attacchi nel nostro Paese. L’Italia ha ricevuto l’11% degli attacchi globali rilevati ossia un notevole aumento rispetto al 3,4% del 2021 e al 7,6% del 2022.

La tipologia di attaccanti e i settori più colpiti

Per quanto riguarda la tipologia di attaccanti, nel nostro Paese la maggioranza è attribuibile alla categoria Cybercrime, rappresentando il 64% del totale (+13% rispetto al 2022). L’Hacktivism rappresenta il 36% degli attacchi (nel 2022 era del 7%). Circa il 47% degli attacchi di Hacktivism a livello mondiale ha preso di mira organizzazioni italiane.

Il settore maggiormente colpito è il Government, con il 19% del totale degli attacchi e un aumento del 50% rispetto all’anno precedente. Segue il Manufacturing con il 13%, rappresentando un quarto di tutti gli attacchi globali rivolti a questo settore. In quasi tutti gli altri settori vi è stata una crescita del numero di attacchi rispetto all’anno precedente: in particolare nel settore dei Trasporti e in quello finanziario (rispettivamente +620% e +286%).

Le tecniche di attacco

Per quanto riguarda le tecniche di attacco, la più utilizzata è rappresentata dai DDoS (Denial of Service), che sono passati dal 4% nel 2022 al 36% nel 2023. Ciò è principalmente dovuto alla crescente frequenza degli attacchi legati all’Hacktivism, in cui l’attacco DDoS è spesso utilizzato per interrompere i servizi dell’organizzazione o dell’istituzione presa di mira. Anche secondo la Relazione dell’ACN, il cyber-attivismo ha contribuito significativamente all’aumento degli attacchi DDoS, con un incremento di oltre sei volte rispetto al 2022, posizionando l’Italia al sesto posto tra i Paesi più colpiti da tali attacchi a livello mondiale e al terzo tra i Paesi dell’Unione Europea.
Subito dopo si posizionano gli attacchi basati su Malware, passati dal 53% nel 2022 al 33% nel 2023, nonostante un lieve aumento nel numero totale di incidenti. Il Phishing registra un modesto aumento, dal 8% al 9%, mentre le Vulnerabilities e i Web Attack rappresentano rispettivamente il 2% e l’1,6%. La categoria Unknown, che include attacchi con tecniche non di pubblico domi- nio, mostra una riduzione, dal 17% rispetto al 27% del 2022, causata in parte dalle normative che richiedono la segnalazione di determinati tipi di incidenti.

Il quadro normativo europeo

La complessa situazione relativa alla sicurezza informatica di aziende ed enti ha incentivato i governi europei a rafforzare il quadro normativo. A livello europeo, le principali disposizioni normative comprendono:

  • il Cyber Security Act (CSA), entrato in vigore il 27 giugno 2019, specifica e rafforza il ruolo dell’Agenzia dell’Unione Europea (ENISA) per la sicurezza delle reti e dell’informazione e ha lo scopo di creare un quadro europeo ben definito sulla certificazione della sicurezza informatica di prodotti ICT e servizi digitali;
  • il Cyber Resilience Act (CRA), approvato dal Parlamento Europeo nel marzo 2024, descrive i requisiti di sicurezza informatica per i prodotti hardware e software con elementi digitali immessi sul mercato dell’Unione Europea;
  • il NIS 2 (Network and Information Security 2) ha sostituito il NIS 1 ed è entrato in vigore il 17 gennaio 2023 e necessita di essere recepito entro il 17 ottobre 2024. Ha l’obiettivo di rafforzare le misure di sicurezza informatica soprattutto nei settori critici. Introduce un ampio bacino di settori merceologici in perimetro, distinguendo tra “soggetti essenziali” e “soggetti importanti”;
  • il DORA (Digital Operational Resilience Act), entrato in vigore il 16 gennaio 2023 e vincolante a partire dal 17 gennaio 2025, mira a consolidare e armonizzare a livello europeo i principali requisiti di cybersecurity con riferimento alla resilienza operativa digitale nel settore finanziario.

La strategia nazionale di Cybersicurezza

A livello italiano, in seguito all’istituzione dell’ACN, è stata definita la Strategia Nazionale di Cybersicurezza, progettata per programmare, organizzare e mettere in pratica interventi che mirano a incrementare la sicurezza e resilienza del Paese.

La Strategia è volta a realizzare 82 azioni entro il 2026, attraverso il percorso delineato dall’AgenziaNazionale per la Cybersicurezza, che avrà anche il compito di monitorare il raggiungimento di 3 obiettivi fondamentali, ovvero:

  • protezione degli asset strategici nazionali con un approccio basato sulla gestione e mitigazione del rischio, attraverso normative e controlli per favorire una transizione digitale resiliente;
  • risposta alle minacce e alle crisi cyber nazionali mediante sistemi di monitoraggio, rilevamento e analisi, coinvolgendo l’intero ecosistema di Cybersicurezza nazionale;
  • sviluppo sicuro delle tecnologie digitali per soddisfare le esigenze del mercato, sostenendo centri di eccellenza, attività di ricerca e imprese.

Per sostenere l’attuazione della Strategia Nazionale di Cybersicurezza è stato istituito uno specifico fondo che prevede 420 milioni di euro l’anno per rafforzare la difesa dei sistemi informativi delle amministrazioni pubbliche e garantire l’indipendenza tecnologica; a questo si aggiunge il fondo per la gestione che raggiungerà i 70 milioni di euro nel 2026. L’ACN, inoltre, è l’ente attuatore dell’Investimento 1.5 “cybersecurity” della Missione 1 – Componente 1 del PNRR con una dotazione di 623 milioni di euro, finalizzato principalmente a potenziare la resilienza cyber delle PA, sviluppare servizi cyber nazionali e sostenere la creazione di una rete nazionale di laboratori di scrutinio e certificazione tecnologica. Tra le attività svolte in questo senso, oltre ai bandi indirizzati agli enti per il potenziamento delle difese cyber, l’ACN sta sviluppando un insieme organico di iniziative per la gestione del rischio cibernetico a livello nazionale, tra cui: CSIRT Italia, con la costituzione di una rete di CSIRT regionali, HyperSOC, ISAC Italia e un network di ISAC settoriali.

Gli investimenti per la cybersecurity in Italia

Nel 2023, gli investimenti per la cybersecurity in Italia hanno raggiunto 1.8 miliardi di euro, mostrando un incremento del 12,4% rispetto al 2022. Il numero in costante aumento, la pericolosità degli attacchi informatici e la necessità di aziende ed enti di rafforzare la sicurezza e la resilienza informatica confermeranno la tendenza positiva della spesa anche nel 2024, quando raggiungerà i 2,0 miliardi di euro (+12,6% rispetto al 2023).

I settori che investono di più

Le Banche rappresentano il settore principale in termini di spesa. Si tratta di un settore caratterizzato da un livello di maturità tra i più elevati, specialmente per quanto riguarda la governance. Nel 2023, la spesa per cybersecurity nel settore bancario è stata di 388,1 milioni di euro (+11,8% rispetto al 2022). Per il 2024, si prevede un ulteriore incremento del 12,1%, portando la spesa complessiva a 435 milioni di euro. L’Industria è il secondo settore per volume di spesa, sebbene la spesa media sia di gran lunga inferiore nono- stante l’elevata numerosità di aziende che compongono il comparto. Il valore raggiunto è di 372,7 milioni di eu-ro nel 2023, segnando un aumento del 12,1% sull’anno precedente. Le prospettive per il 2024 continuano ad essere positive (+12,3%).

Segue la Pubblica Amministrazione, che include grandi amministrazioni ed enti locali, registrando una spesa di 297,2 milioni di euro nel 2023 (+16,0%). La spesa in questo settore è sostenuta dagli investimenti correlati alla Strategia Nazionale di Cybersicurezza 2022-2026 e dai finanziamenti provenienti dai fondi PNRR, con l’obiettivo di colmare le attuali vulnerabilità. Nel 2024 è previsto un ulteriore aumento della spesa, che raggiungerà i 342,9 M€ con un incremento ulteriore del 15,4%. Investimenti significativi si sono registrati anche nel settore delle Telecomunicazioni & Media, che hanno totalizzato 184,5 milioni di euro, con una previsione di crescita per il 2024 che li porterà a 204,9 milioni di euro. Nel settore Utilities, invece, la spesa è stata di 131,2 milioni di euro e raggiungerà i 146,9 milioni di euro nel 2024. Il settore Sanità, infine, emerge per la percentuale di crescita più elevata tra tutti i settori, con un aumento del 17,1% nel 2023, a cui seguirà un’ulteriore crescita (+16,2%) nel 2024, dimostrando la volontà delle aziende sanitarie di colmare i propri gap in ambito cyber che nel corso degli ultimi anni hanno comportato diverse conseguenze sulla continuità di servizio di aziende sanitarie e ospedaliere.

Internet of (Smart) Thing

Il mercato dell’IOT, oggi in modo più corretto identificato con il termine Internet Of Smart Things (IOST), è in continuo e costante aumento. Nel 2023, ha raggiunto quota 4,4 miliardi di euro grazie ad un incremento del 9%, che ne riflette l’ampia gamma di aree di applicazione.

L’IoT nei settori industriali

Nei settori industriali, l’IoT abilita le Smart Factory e migliora i processi di Supply Chain. I principali impieghi dell’Internet of Things riguardano la manutenzione preventiva e predittiva, la tracciabilità dei prodotti, la gestione dei consumi energetici e il controllo degli asset logistici. in quest’ambito, la sensorizzazione spinta nelle fabbriche e l’aumento dei dispositivi connessi determina l’esigenza di elaborare e analizzare i dati in tempo reale sul campo, senza dover trasferire grandi quantità di dati verso i Data center cloud , attività che può diventare inefficiente e costosa in termini di latenza. L’IoT, come già indicato, favorisce dunque forme di elaborazione in Edge Computing che consentono una risposta più rapida alle richieste delle linee di produzione e riducono le esigenze di disporre di una rete ad elevata larghezza di banda.

Nell’industria automobilistica

Nell’industria automobilistica, l’attenzione si è focalizzata sulle smart car o connected car, dove l’IoT è funzionale ad alimentare, con i dati e le informazioni, sia gli applicativi di infotainment e sicurezza degli automobilisti, sia le On Board Unit, le cosiddette scatole nere, su cui ormai si basano molte compagnie per le polizze RC Auto. In futuro, ciò costituirà l’elemento primario delle auto a guida autonoma.

Nell’industria biomedicale

Nell’industria biomedicale sono in fase di perfezionamento, grazie a sistemi IoT, i metodi di gestione remota dei pazienti, con l’obiettivo di effettuare diagnostiche sui pazienti, ma anche interventi chirurgici a distanza.

IoT e città intelligenti

L’Internet of Things rappresenta un pilastro fondamentale anche nello sviluppo delle città intelligenti. Gli utilizzi dell’IoT in una Smart City sono innumerevoli. Si pensi, ad esempio, ai parcheggi, all’illuminazione, al consumo di energia, alla gestione dei rifiuti, alla qualità dell’aria, alla mobilità urbana e alla sicurezza pubblica. Con la continua diffusione di sensori e dispositivi connessi che devono dialogare tra loro, la necessità di standardizzazione e interoperabilità̀ diventa sempre più critica. Attualmente, esistono numerosi protocolli e tecnologie utilizzati per la comunicazione tra dispositivi IoT e ciò pone l’obiettivo dell’integrazione e dell’interoperabilità dei sistemi. L’adozione di standard aperti e di protocolli comuni aiuta a garantire che i dispositivi di diversi produttori possano comunicare tra loro in modo efficiente e sicuro.

La sicurezza nello sviluppo dell’IoT

La sicurezza, peraltro, è un ulteriore elemento fondamentale per lo sviluppo dell’IoT.
I dispositivi IoT sono spesso esposti ad attacchi informatici, e un singolo dispositivo compromesso può danneggiare l’intera rete. Di conseguenza, sul mercato c’è una crescente attenzione alla progettazione di dispositivi con funzionalità di sicurezza integrate, compresa la crittografia dei dati, l’autenticazione multi-fattore e la gestione delle identità digitali. Oltre alla sicurezza, l’IoT richiede una forte attenzione alle tematiche di privacy e gestione dei dati.

I dispositivi IoT raccolgono infatti una vasta quantità di dati sugli utenti e sul loro ambiente, che possono essere utilizzati per fini di marketing o analisi. È fondamentale che le aziende implementino politiche di gestione dei dati trasparenti e conformi alla normativa sulla privacy per garantire la sicurezza e la riservatezza dei dati degli utenti.

L’impatto dello sviluppo dell’intelligenza artificiale sull’IoT

Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale avrà un forte impatto sull’IoT. L’implementazione di algoritmi di Machine Learning sta infatti rivoluzionando l’IoT, permettendo ai dispositivi di acquisire capacità di apprendimento e adattamento. Questi algoritmi consentono ai dispositivi di analizzare i dati in tempo reale, rilevare modelli e anomalie, e prendere decisioni autonome senza l’intervento umano. Ciò apre nuove opportunità per l’ottimizzazione dei processi, la manutenzione predittiva e la personalizzazione dei servizi.

Infine, l’IoT sta anche portando a una rivoluzione nei modelli di business. Molte aziende stanno infatti introducendo modelli basati sui servizi anziché sulle vendite di dispositivi fisici. Invece che vendere solo hardware, le aziende stanno offrendo soluzioni complete che includono servizi di monitoraggio, manutenzione e analisi dei dati. Questo approccio consente alle aziende di creare flussi di entrate ricorrenti e di fornire un valore continuo ai clienti.

Il segmento dei Wearable

Adiacente a quello dell’IOT, il segmento dei Wearable, a fine 2023, è cresciuto del + 9% raggiungendo gli 828 M€. Tra le tendenze che hanno sostenuto lo sviluppo del mercato si segnala, in prima luogo, l’integrazione, sempre più stretta, tra dispositivi indossabili e salute. Oggi, le funzionalità disponibili non si limitano più a monitorare il battito cardiaco e i passi giornalieri, ma riguardano anche l’erogazione di analisi dettagliate sulla qualità del sonno o del livello di stress, arrivando persino a misurare segni vitali complessi come la saturazione di ossigeno nel sangue. I dispositivi sanitari, alimentati dall’Intelligenza Artificiale, stanno supportando l’evoluzione dei sistemi sanitari legati, in particolare, alla prevenzione e alla gestione delle malattie croniche.

Realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR)

In seconda istanza, va sottolineata l’introduzione, nei Wearable, delle funzionalità della realtà aumentata (AR) e della realtà virtuale (VR). Dai visori VR che permettono agli utenti esperienze immersive ai dispositivi AR che sovrappongono informazioni digitali al mondo reale, favorendo lo sviluppo di soluzioni, ad esempio, per il gaming, per la formazione professionale e per la manutenzione industriale. La convergenza tra moda, design e tecnologia è un’altra tendenza in forte crescita. I dispositivi indossabili stanno diventando sempre più eleganti e discreti, e l’estetica sta rappresentando un fattore chiave nella progettazione di questi dispositivi. Questa tendenza la si può riscontrare, ad esempio, nei gioielli intelligenti, che monitorano l’attività fisica, o nelle montature degli occhiali che incorporano funzionalità AR.

Nell’ambito delle stime di mercato dell’IOT in Italia, e in generale nel mondo, va posta particolare attenzione agli oggetti intelligenti che sono considerati parte del perimetro di valutazione. Le diverse statistiche certamente considerano incluse nel valore di mercato le vendite degli oggetti intelligenti ma c’è forte discordanza su tali perimetri. Se si considerano le analisi del Politecnico di Milano, Osservatorio Internet Of Things, il mercato stimato in Italia a fine 2023 è stato pari a 8,9 miliardi di euro a differenza delle stime di Anitec Assinform che tra IOT vero e proprio e il mercato dei Wearable si raggiungono 5,2 miliardi di euro.

I settori caratteristici dell’IOT

Sui settori caratteristici dell’IOT c’è un sostanziale accordo ed i principali di essi sono:

Dispositivi per la smart home

  • Termostati intelligenti
  • Sistemi di sicurezza (telecamere, sensori di movimento)
  • Luci intelligenti
  • Assistenti vocali (come Amazon Echo, Google Home)
  • Elettrodomestici connessi (frigoriferi, lavatrici, ecc.)

Dispositivi per la smart city

  • Sistemi di gestione del traffico
  • Sensori per il monitoraggio ambientale (qualità dell’aria, livelli di rumore)
  • Telecamere intelligenti per la sicurezza delle città
  • Sistemi di illuminazione stradale intelligente
  • Parcheggi intelligenti

Dispositivi per la smart industry (Industria 4.0)

  • Sensori e attuatori per il monitoraggio e il controllo dei macchinari (i cosiddetti sistemi PLC)
  • Sistemi di manutenzione predittiva
  • Robot industriali connessi
  • Sistemi di gestione delle risorse e della produzione

Dispositivi per la smart agriculture

  • Sensori per il monitoraggio delle colture e del suolo
  • Sistemi di irrigazione automatizzata
  • Droni per la sorveglianza agricola
  • Trattori e macchinari agricoli connessi

Dispositivi per la Sanità (e-Health)

  • Wearable per il monitoraggio della salute (smartwatch, fitness tracker)
  • Dispositivi medici connessi (glucometri, misuratori di pressione)
  • Sistemi di telemedicina
  • Letti ospedalieri intelligenti

Dispositivi per la logistica e il trasporto

  • Sistemi di tracciamento delle flotte
  • Sensori per la gestione della catena del freddo
  • Sistemi di monitoraggio delle merci

Dispositivi per il retail

  • Sistemi di gestione degli inventari
  • Sistemi di pagamento contactless
  • Sensori per il monitoraggio del comportamento dei clienti in negozio
  • Vending Machine (dispenser di bevande e snack gestiti da app)

Dispositivi per lo smart metering

  • Smart Meters per la misurazione dei consumi energetici (elettricità, gas, acqua)
  • Sensori per il monitoraggio e la gestione delle risorse

Dispositivi per le smart car

  • Sistemi di assistenza alla guida
  • Sistemi di infotainment connessi
  • Sensori per il monitoraggio del veicolo (pressione degli pneumatici, condizioni del motore)
  • On Board Units (OBU) per la gestione del traffico e delle flotte

Intelligenza artificiale

Il 2023 è stato l’anno dell’esplosione dell’IA generativa e del grande successo di ChatGPT, la soluzione più popolare basata su questa tecnologia, che ha avuto un utilizzo diffuso e trasversale, a partire dal mondo consumer che l’ha adottata e sperimentata prima ancora del business ripetendo un fenomeno che ci riporta alla crescita esponenziale dei primi anni 2000 con internet e Web le quali furono massivamente e precocemente adottate dalle persone nel contesto residenziale in anticipo rispetto all’uso aziendale.

L’andamento del mercato dell’Artificial Intelligence in Italia

L’andamento del mercato dell’Artificial Intelligence in Italia, che oltre all’IA generativa include tutte le diverse tecnologie di IA (dal Machine Learning al Natural Process Language, fino alle Reti Neurali e al Deep Learning) indica una crescita a ritmi molto elevati, con un tasso del + 55%, attestandosi sui 674 M€.

Un  dato significativo è rappresentato dalla velocità con cui ChatGPT ha raggiunto 100 milioni di utenti: ci sono voluti solo due mesi dal lancio dell’applicazione per conseguire questo traguardo, un tempo di adozione che non trova riscontro in nessun altro caso di tecnologie disruptive (alcuni esempi sono TikTok o Instagram, che hanno impiegato rispettivamente nove mesi e trenta mesi per raggiungere lo stesso numero di utenti) e che testimonia la portata rivoluzionaria di tale innovazione per il mercato digitale. Molto probabilmente è stata proprio la forma gratuita con cui queste soluzioni sono state rese disponibili a decretarne il successo e nello stesso tempo a consentirne la rapida evoluzione, alimentando con volumi crescenti di dati i modelli sottostanti (i cosiddetti Large Language Model), che hanno così beneficiato di un addestramento costante.

L’uso dell’IA nelle aziende

Infatti, al di là dell’adozione dell’IA generativa da parte degli utenti privati, avvenuta con la modalità gratuita nella maggior parte dei casi, lo sviluppo di progettualità da parte di aziende di diversi settori risulta in forte accelerazione, sebbene siano prevalentemente le grandi organizzazioni a concentrare la quota maggiore di investimenti. In particolare, dalla CIO Survey realizzata da NetConsulting cube lo scorso anno su un centinaio di aziende, emerge in modo evidente la crescita del livello di adozione. Infatti, la quota di aziende che ne fa un utilizzo significativo è passata dal 26% al 48%, mentre risulta in riduzione la percentuale di imprese che non la utilizza o ne fa un uso limitato a pochi processi.

I principali casi di utilizzo sono prevalentemente focalizzati sulle attività di forecasting, a supporto della pianificazione strategica o commerciale, sull’help desk interno e sul customer care, basati sull’utilizzo di chatbot evoluti che fanno perno su tecno- logia Natural Language Processing (NLP), e sulla Predictive Maintenance. In crescita è anche l’uso di soluzioni finalizzate alla Classificazione e Clusterizzazione di dati e, in misura maggiore, di HR Recruiting, per le attività di screening di candidati. La possibilità di integrare l’IA generativa negli strumenti di produttività individuale, come la posta elettronica, la gestione di fogli elettronici e la produzione di documenti e presentazioni, sosterrà lo sviluppo di nuovi casi d’uso con conseguente miglioramento della produttività.

Questa tecnologia, infatti, offre numerosi ambiti di applicazione, grazie alla capacità di rispondere all’utente su qualsiasi argomento, di creare contenuti di testo o grafici originali, di sintetizzare documenti o creare report a valle di riunioni, arrivando allo sviluppo di codice o a supportare attività di intervento che richiedono competenze tecniche. Un’ulteriore considerazione sull’IA riguarda l’impatto economico che sta avendo. Tra le principali evidenze vi è l’aumento degli “Unicorni” a livello mondiale (oltre 160 nel 2023), nonché il numero di progetti basati sull’IA generativa pubblicati su GitHub, che nel 2023 sono stati 65.000 (prevalentemente in USA e India), con una crescita record del 248% rispetto all’anno precedente.

Il quadro normativo europeo sull’IA

In seguito all’adozione crescente dell’IA generativa, il legislatore ha focalizzato l’attenzione sull’impatto sociale e sulle possibili problematiche etiche legate alla sua diffusione. A tale proposito, la Commissione Europea ha emanato il 13 marzo 2024 il regolamento sull’Intelligenza Artificiale, denominato AI Act, che ha tracciato la cornice normativa all’interno della quale i Paesi dell’Unione dovranno emettere i decreti di attuazione. In particolare, l’AI Act (Artificial Intelligence Act) si pone come obiettivo la creazione di un quadro normativo armonizzato e proporzionato per l’Intelligenza Artificiale nell’Unione Europea, in modo da garantire che l’IA sia sviluppata e utilizzata in modo sicuro, etico e rispettoso dei diritti fondamentali e dei valori europei.

L’approccio basato sul rischio

L’AI Act introduce un approccio basato sul rischio per regolamentare i sistemi di IA, che sono classificati in base al livello di rischio che presentano, con particolare attenzione ai sistemi considerati ad alto rischio. Questi ultimi, infatti, devono soddisfare specifiche condizioni relative alla loro destinazione d’uso e richiedono una valutazione della conformità da parte di autorità terze. Il governo italiano, ad integrazione di quanto disposto nell’AI Act, nel mese di aprile ha emanato un disegno di legge che interviene in particolare su cinque ambiti, con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo del mercato interno dell’Intelligenza Artificiale: strategia nazionale, autorità nazionali, azioni di promozione, tutela del diritto di auto- re, sanzioni penali.

La Strategia nazionale per l’Intelligenza Artificiale

La Strategia nazionale per l’Intelligenza Artificiale prevede la collaborazione tra pubblico e privato, il coordinamento delle azioni della PA e gli incentivi economici rivolti allo sviluppo imprenditoriale ed industriale. Inoltre, il decreto istituisce le Autorità nazionali per l’Intelligenza Artificiale, affidando all’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) e all’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) il compito di garantire l’applicazione e l’attuazione della normativa nazionale e dell’Unione Europea in materia di IA. Per quanto riguarda la tutela del diritto d’autore, i contenuti completamente o parzialmente generati, modificati o alterati dai sistemi di IA devono avere un elemento o segno identificativo (ad esempio una filigrana o marca- tura incorporata) che consentano di identificarli in modo chiaro e inequivocabile.

High performance & quantum computing

Il Quantum Computing rappresenta un metodo avanzato di calcolo che sfrutta i principi fondamentali della meccanica quantistica per eseguire operazioni sui dati. Diversamente dai tradizionali computer, che si basano sull’impiego dei bit come unità base di informazione (0 o 1), i computer quantistici fanno uso dei qubit (quantum bit), capaci di esistere simultaneamente in vari stati, grazie alla sovrapposizione quantistica. In tutto il mondo, i principali player nel campo della tecnologia stanno sostenendo enormi investimenti per trarre vantaggio, in un prossimo futuro, dalla capacità computazionale dei computer quantistici, che si preannuncia notevolmente superiore rispetto alla somma delle capacità di tutti i computer attualmente in uso.

Esempi di risultati a oggi raggiungi sono:

  • Qubit superconduttori: aziende come IBM e Google stanno utilizzando qubit superconduttori e hanno dimostrato macchine con decine di qubit. Google ha raggiunto una pietra miliare significativa nel 2019, affermando di aver raggiunto la “supremazia quantistica”.
  • Qubit a ioni intrappolati: altri approcci, come quelli utilizzati da IonQ e Honeywell, impiegano ioni intrappolati e stanno mostrando risultati promettenti in termini di stabilità e coerenza dei qubit.
  • Simulazioni quantistiche: vari esperimenti e simulazioni su piattaforme come IBM Q Experience e Google Quantum AI sono accessibili al pubblico e alla comunità scientifica per la ricerca e lo sviluppo.
  • Algoritmi quantistici: lo sviluppo di algoritmi quantistici come l’algoritmo di Shor (fattorizzazione di numeri) e l’algoritmo di Grover (ricerca in database non ordinati) continua a progredire.
  • Linguaggi di programmazione quantistica: linguaggi come Qiskit (IBM), Cirq (Google) e altri stanno rendendo più accessibile la programmazione dei computer quantistici.

In Italia, è stata avviata la creazione di un sistema nazionale nel campo del Quantum Computing, grazie alle risorse messe a disposizione dal PNRR nell’ambito della ricerca e dello sviluppo, quantificabili in oltre 140 milioni di euro (cifra destinata a non essere sufficiente soprattutto in mancanza di una strategia di medio lungo termine). Nel settore privato, gli investimenti sono ancora modesti e ammontano, infatti, a meno di 6 M€, destinati principalmente alle risorse interne delle aziende.


Nel nostro Paese, inoltre, sono stati istituiti importanti hub di ricerca, come il Centro di Ricerca Nazionale in high performance computing, big data e quantum computing all’interno del Tecnopolo di Bologna e il Centro di Quantum Computing e Simulation di Padova. Il Tecnopolo di Bologna, inoltre, è stato selezionato come uno dei 6 Data Center europei che ospiteranno gli elaboratori quantistici EuroHPC. Le nuove macchine quantum saranno integrate con il supercomputer Leonardo e messe a disposizione di un vasto numero di utenti europei, delle comunità scientifiche, dell’industria e del settore pubblico. Il costo dell’investimento sarà sostenuto dal bilancio Euro HPC JU attraverso il programma Digital Europe e da un contributo del governo italiano. Questo progetto consentirà all’Italia, in quanto Paese ospitante, di avere un accesso privilegiato alle tecnologie quantistiche.

Lo stadio della ricerca è, nonostante i risultati raggiunti, ancora molto preliminare infatti vi sono importanti problemi da risolvere ancora tra i quali i più rilevanti sono:

  • Errori e decoerenza: la stabilità dei qubit è ancora una sfida significativa. I qubit sono estremamente suscettibili agli errori dovuti a interferenze esterne e decoerenza, il che limita la durata delle operazioni quantistiche. Lo sviluppo di tecniche di correzione degli errori quantistici è cruciale per rendere i computer quantistici praticabili.
  • Scalabilità: la costruzione di sistemi quantistici scalabili che possano operare con migliaia o milioni di qubit è un obiettivo ancora lontano. La sfida è creare un’architettura che consenta di aggiungere più qubit senza aumentare proporzionalmente gli errori.
  • Interconnessione e comunicazione: la creazione di reti quantistiche che consentano la comunicazione tra diversi computer quantistici è un campo di ricerca emergente. Questo è fondamentale per creare un’infrastruttura quantistica su larga scala.

Il Quantum Computing troverà applicazione in diversi ambiti:

  • Informatica, per rilevare anomalie statistiche, verificare e validare software, addestrare reti neurali e classificare dati non strutturati;
  • Servizi finanziari, per individuare instabilità di mercato, sviluppare strategie di trading, simulare mercati, ottimizzare portafogli e fare previsioni finanziarie accurate;
  • Logistica e trasporti, per gestire il traffico, i veicoli autonomi e ottimizzare la rete di ricarica elettrica;
  • cybersecurity, per lo sviluppo di nuove tecniche di crittografia quantistica basate su misure sofisticate (distribuzione di chiavi quantiche, algoritmi a sicurezza quantistica e generatori di numeri casuali quantici) per garantire la sicurezza delle reti di comunicazione quantistica, unendo potenza e velocità con sicurezza.

I tempi per una realizzazione industriale di tali tecnologie sono ancora lunghi e, considerando il consenso della comunità scientifica, si può immaginare un percorso caratterizzato da traguerdi a breve, medio e lungo termine, e più precisamente:

  • Nel breve termine: nei prossimi 5-10 anni, è probabile che vedremo applicazioni specializzate dei computer quantistici in settori come la chimica computazionale, l’ottimizzazione e la simulazione di materiali.
  • Nel medio termine: entro i prossimi 10-20 anni, con il miglioramento delle tecnologie di correzione degli errori e la scalabilità dei qubit, potremmo iniziare a vedere sistemi quantistici utilizzati su scala industriale per compiti complessi che sono al di là delle capacità dei computer classici.
  • Nel lungo termine: la piena adozione industriale su vasta scala potrebbe richiedere 20-30 anni o più, a seconda del progresso tecnologico e delle soluzioni trovate per le sfide attuali.

Realtà virtuale, realtà aumentata e metaverso

Le piattaforme di realtà aumentata e realtà virtuale (AR e VR) sono veicolate sottoforma di bundle di applicazioni software e device hardware: le prime, con l’obiettivo di sovrapporre contenuti digitali alla realtà, per amplificarne, migliorarne e spiegarne le caratteristiche; le seconde, con l’intento di simulare la realtà all’interno di uno spazio digi- tale, a supporto di un’ampia gamma di attività, formative, di intrattenimento, ecc.

Basate su concetti e tecnologie presenti già 50 anni fa, negli ultimi tempi, AR e VR si sono profondamente evolute dando luogo alla nascita di numerosi casi d’uso, a supporto della produttività delle attività operative, di customer experience e, in misura inferiore, di employee engagement. In linea con la specificità degli ambiti di applicazione, la percentuale di aziende italiane che sta investendo o che prevede di investire in AR e VR è piuttosto limitata e polarizzata su un numero contenuto di settori e di ambiti di utilizzo.

Il metaverso, dopo la grande risonanza mediatica avuta nel 2022, che ha stimolato in alcuni casi anche la realizzazione delle prime iniziative progettuali, nel corso del 2023 ha visto un forte ridimensionamento sia a livello mediatico che di investimenti da parte delle aziende. Le poche attività, infatti, sono rimaste circoscritte e polarizzate in un numero contenuto di settori, quali retail, auto- motive, bancario e sanità. Oggi il metaverso è adottato appena dal 6,3% delle Aziende; un ulteriore 6,3% prevede investimenti nel corso dell’anno; il 39,6% di imprese si definisce in fase di valutazione, senza fornire alcuna indicazione in merito ai tempi e agli ambiti di utilizzo.

Le sperimentazioni più interessanti, oggi, restano limitate a pochi casi e riguardano l’integrazione del metaverso con altre tecnologie, come la realtà aumentata e virtuale. È da questi bundle che prendono forma sistemi virtuali a supporto dell’employee on boarding, si sviluppano esperienze di realtà virtuale per i clienti e si creano sistemi per l’ufficio virtuale e per le filiali virtuali. La combinazione tra metaverso e piattaforme di intrattenimento, e-commerce, giochi e social, invece, è stata utilizzata da alcune aziende commerciali/retail per portare nuove prospettive. Alcune delle sfide in corso di approfondimento in modo da proiettare una fase matura del metaverso sono:

  • Evoluzione dell’interfaccia utente: L’adozione di interfacce utente più naturali e intuitive, come il tracciamento degli occhi, i gesti manuali e i comandi vocali, migliorerà l’esperienza immersiva.
  • Integrazione tra mondo virtuale e reale: L’integrazione di AR e VR creerà esperienze più fluide tra il mondo virtuale e quello reale, potenziando applicazioni in ambiti come l’educazione, la sanità e il lavoro.
  • Espansione delle economie virtuali: L’economia del metaverso continuerà a crescere, con nuove opportunità per la creazione di valore e modelli di business innovativi basati su NFT e criptovalute.
  • Collaborazione e socialità: Gli ambienti virtuali favoriranno nuove forme di collaborazione e socializzazione, con piattaforme che offriranno spazi per il lavoro remoto, eventi virtuali e comunità digitali.
  • Sfide tecnologiche e regolamentari: Problemi di sicurezza, privacy e regolamentazione devono essere affrontati per garantire un ambiente sicuro e affidabile per gli utenti.
  • La standardizzazione delle tecnologie e delle piattaforme sarà essenziale per l’interoperabilità e la scalabilità del metaverso.
  • Accessibilità e Inclusività per garantire che il metaverso sia fruibile da una vasta gamma di utenti, inclusi quelli con disabilità.
  • Riduzione dei costi dei dispositivi e delle tecnologie per rendere il metaverso più accessibile a livello globale.

Reti intelligenti a banda ultralarga

Un nuovo e potente modello di rete si sta progressivamente affermando per rispondere alle crescenti esigenze di copertura[1], sostenibilità, velocità, sicurezza e capacità elaborativa.

Tale modello si fonda in primo luogo sull’uso complementare delle varie tecnologie di accesso di rete fissa, con le fibre ottiche e le tecnologie PON[2], di rete mobile e wireless, con le tecnologie 5G e il WIFI6, di rete satellitare con le costellazioni in tecnologia LEO[3] e in secondo luogo sulla distribuzione capillare della capacità elaborativa sia per le stesse funzioni di rete, sia per l’elaborazione di prossimità dei molteplici dati raccolti da terminali e oggetti intelligenti e sia per la fornitura di servizi innovativi ai clienti finali (EDGE COMPUTING). Una caratteristica distintiva della nuova generazione delle reti è la prevalenza del software e l’uso crescente e pervasivo dell’intelligenza artificiale per la configurazione dinamica e la resilienza delle reti stesse.

Le nuove reti di telecomunicazioni sono compatibili con i principi della sostenibilità che si fondano sulla possibilità di assegnare ai vari servizi adeguati canali di comunicazione caratterizzati da velocità e latenza sufficienti ma non sovrabbondanti, di adeguare la potenza di trasmissione e ricezione in modo proporzionale alla tipologia e numerosità di terminali e oggetti intelligenti presenti, di elaborare prima possibile i dati raccolti in modo da ridurre il flusso degli stessi indirizzato a distanze di migliaia di chilometri e infine a rendere tutti i nodi di comunicazione ed elaborazione distribuiti al massimo della classe energetica.

Questo nuovo modello di rete capillare, sostenibile, sicura e intelligente è destinato, tra l’altro, a superare l’attuale dibattito sulla sostituibilità tra tecnologie di rete fissa e mobile, ritenendole entrambe indispensabili e addirittura includendo le tecnologie satellitari a complemento, e a superare l’attuale modello di cloud computing in quanto in prospettiva non sostenibile e non conveniente economicamente, oltre ad essere non più adeguato alle crescenti esigenze di sicurezza, protezione e sovranità dei dati.

Gli sviluppi indicati, tuttavia, richiedono una filiera delle Telecomunicazioni caratterizzata da conti economici e cash flow in grado di sostenere investimenti dell’ordine di grandezza del 20% – 25% rispetto al fatturato che è un livello molto elevato rispetto alle altre Industries. Nel nostro continente, in Europa, occorre a tal riguardo immaginare e attuare dei correttivi in quanto l’eccessiva competizione ed apertura a molti operatori e la persistente asimmetria di regolamentazione rispetto alle Big Tech / Over The Top, le quali non hanno di fatto regolamentazioni cui attenersi, stanno erodendo gran parte della sostenibilità economica di questo settore cruciale per la nostra evoluzione.

L’andamento del mercato digitale nel quadriennio 2024-2027: previsioni

L’andamento del mercato digitale previsto per il quadriennio 2024-2027 sarà influenzato principalmente dai seguenti fattori:

  • l’utilizzo di risorse pubbliche, non solo riguardanti il PNRR, destinate ai progetti di digitalizzazione del Paese principalmente nei comparti della sicurezza IT, dell’ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche in ottica cloud e di tutto ciò che riguarda i progetti di sanità digitale della quale non è più procrastinabile la piena implementazione al servizio del modello territoriale a complemento di quello ospedaliero;
  • il comparto manifatturiero, pur beneficiando anch’esso di fondi per supportare la transizione 4.0, si prevede che continuerà a mostrare un atteggiamento prudente caratterizzato da forte attenzione ai costi, inclusi quelli relativi a progetti e soluzioni ICT, dovuto all’incertezza nella crescita della produzione industriale su cui incidono lo scenario geopolitico e i possibili impatti sull’economia globale e la persistente carenza di forza lavoro specializzata;
  • nonostante il perdurare di una situazione economica incerta sia a livello nazionale che internazionale, nel 2024, il mercato è previsto in ulteriore crescita del + 3,1% e continuerà a beneficiare degli effetti del PNRR anche per gli anni successivi. Si stima che il mercato digitale, avrà una crescita media annua nel periodo 2023-2027 del + 3,9%.

Nello specifico, il mercato relativo al segmento dei Dispositivi e Sistemi è atteso in leggero decremento del + 0,5% nel 2024, per poi evidenziare crescite oscillanti tra il + 1,4% e + 1,7% negli anni successivi grazie alla maggiore esigenza di capacità elaborativa ma anche al progressivo rinnovo dei dispositivi adottati da aziende e consumatori. La crescita media annua 2023-2027 prevista è, pertanto, del + 1,1%. Il comparto del Software e Soluzioni ICT proseguirà il percorso degli ultimi anni, con un una crescita media 2023-2027 del + 5%. Continuerà la crescita anche del segmento dei Servizi ICT trainati dai progetti cloud , da quelli relativi all’Intelligenza Artificiale e dalla Sicurezza Informatica: per questo mercato si prevede un incremento medio annuo 2023-2027 del + 8,2%. Il mercato dei Servizi di Rete di Telecomunicazioni, costituito dai servizi di Telecomunicazioni fissi e mobili, invertirà la tendenza negativa che ha caratterizzato l’ultimo decennio. Il tasso di crescita medio previsto per questo segmento di mercato al 2027 sarà del + 1,7%. Infine, per il settore dei Contenuti e Pubblicità digitale si prevede un tasso di crescita medio annuo 2023-2027 del + 4,4%.

Le previsioni del mercato digitale in Italia per il periodo 2024-2027 saranno, pertanto, condizionate dagli investimenti in digitalizzazione finanziati attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Lo scenario attuale

Lo scenario attuale si caratterizza per stime più prudenziali, con la previsione per il 2024, a fronte di un mercato digitale che raggiungerà i 79,1 miliardi di euro, di un impatto pari a 2,1 miliardi di euro aggiuntivi, per un totale complessivo di oltre 81,2 miliardi di euro (+ 3,1% rispetto al 2023). Nel 2025 si prevede, a fronte di un mercato digitale da 81,8 miliardi di euro, un impatto del PNRR pari a 2,7 miliardi di euro per un totale complessivo di oltre 84,5 miliardi e un incremento del 4,1%, rispetto al 3,4% che si registrerebbe al netto del PNRR. Nel 2026 l’impatto del PNRR è stimato pari a 2,3 B€ aggiuntivi, per un totale complessivo di oltre 88 miliardi di euro e un incremento del 4,1% del mercato digitale totale. Nel 2027, infine, si prevede un prolungamento degli effetti del Piano oltre il termine previsto, per effetto dei fattori condizionanti sopra descritti, con un impatto pari a 1,5 B€ per un totale complessivo di 91,6 miliardi di euro e un incremento complessivo del 4,1% rispetto all’anno precedente.

Le componenti tecnologiche più innovative continuano a rappresentare il motore di crescita del mercato digitale, con un tasso medio annuo dell’11,1%, di gran lunga più elevato rispetto alla tendenza del comparto ICT visto in precedenza. In particolare, il differenziale maggiore si rileva nel triennio 2023 – 2025, per poi ridursi nei due anni successivi per effetto del consolidamento di alcuni mercati. Tali componenti continuano, quindi, a giocare un ruolo imprescindibile a supporto della digitalizzazione di aziende ed enti pubblici e, soprattutto, dell’evoluzione ed innovazione di offerte, modelli di business e modalità di erogazione dei servizi. A conferma di ciò, gli investimenti delle organizzazioni private e pubbliche sono polarizzati principalmente su soluzioni e servizi cloud , pubblico e privato, e su strumenti di cybersecurity e Big Data Management fondamentali per la protezione, organizzazione, gestione e sistematizzazione dei dati aziendali.

Il nodo delle competenze digitali

La crescita del mercato digitale e in particolare quella delle componenti più innovative deve procedere in coerenza con altrettanta crescita delle competenze digitali, le quali rappresentano un elemento chiave nel panorama lavorativo e nell’ecosistema aziendale, consentendo ai lavoratori di rimanere allineati con l’evoluzione digitale e alle imprese di ottimizzare le comunica- zioni, automatizzare i processi e aumentare l’efficienza. L’Italia sta progredendo significativamente nel promuovere tali competenze, tuttavia il divario da colmare è ancora molto ampio. Disporre di quantità e profondità di competenze digitali sufficiente per accompagnare e gestire la crescita Economica, con il digitale come abilitatore, è indispensabile.

Il Piano Operativo per la Strategia Nazionale delle Competenze Digitali

A tal fine, il governo ha delineato il Piano Operativo per la Strategia Nazionale delle Competenze Digitali, con gli obiettivi di ridurre il divario digitale con Paesi europei più avanzati, come Germania, Francia e Spagna, di formare professionisti sempre più qualificati per rispondere alle esigenze del mercato del lavoro e infine di trattenere nel Paese una parte rilevante degli investimenti finanziati dal PNRR a fronte del rischio di una forte polarizzazione oltre oceano. Tra gli altri obiettivi del Piano, da conseguire entro il 2025, vi sono quelli di fornire competenze di base al 70% della popolazione, triplicare il numero di laureati in materie STEM, incrementare del 50% la quota di PMI che utilizzano specialisti ICT e portare i servizi digitali della pubblica amministrazione al 64%, coinvolgendo anche le fasce di età più mature.

Le principali competenze digitali richieste dalle aziende possono essere suddivise in tre categorie: competenze di base, che riguardano l’uso di computer e software; competenze specialistiche, richieste ai professionisti ICT e delineate nell’e-CF European e-Competence Framework 3.0; competenze di e-leadership, che consentono di introdurre innovazione digitale in diversi settori di mercato. La carenza di competenze tecnologiche rappresenta pertanto un ostacolo all’attuazione delle strategie di sviluppo da parte di molte aziende.

Oggi i risultati di alcune ricerche nel 2022 e nel 2023 si evidenzia un aumento significativo delle imprese che segnalano la presenza di lacune ampie e diffuse di skill tecnologiche all’interno della propria organizzazione (dal 36,2% al 43,8%). Le aree in cui emerge in modo più evidente la carenza di competenze tecnologiche sono quelle caratterizzate da un’intensa attività progettuale, come la Data Scien- ce (50,6%) e l’Intelligenza Artificiale (48,1%), entrambe in crescita rispetto all’anno precedente, insieme al settore del cloud (39,5%), il quale risulta in diminuzione rispetto allo scorso anno, testimonianza della sua crescente maturità. Registra un rallentamento anche il settore della cybersecurity (23,5% del 2023 vs. 29,6% del 2024), perlopiù dovuto agli ingenti investimenti ef- fettuati dalle aziende per potenziare le competenze in questo ambito.

L’evoluzione verso il 2030

Nel presente articolo sono stati ampliamente presentati e discussi i risultati dell’evoluzione del mercato digitale in Italia. Oltre il + 2 % è stata la crescita 2023 rispetto all’anno precedente e oltre il + 4% medio annuo sarà la crescita nel periodo 2024 – 2027, grazie anche al contributo dato dalla realizzazione dei progetti PNRR, sino a questo momento caratterizzati dalla fase prevalentemente progettuale. Ci hanno aiutato il report puntuale ed esaustivo di Anitec Assinform su “Il digitale in Italia 2024” di luglio 2024, l’“Osservatorio trimestrale sulle Comunicazioni” di AGCOM di maggio 2024, altri report più specialistici come le ricerche degli “Osservatori di Digital Innovation” del Politecnico di Milano e l’osservazione attenta e diretta del settore.

Molti sono gli elementi che emergono da questa analisi e molte le raccomandazioni per la fase di sviluppo che ci porta verso la parte finale della presente decade, verso il 2030.

L’intero mercato digitale italiano accelera, sia per l’onda lunga del PNRR e sia per la consapevolezza dei benefici di una fase matura di un suo utilizzo nei processi aziendali, nelle iniziative per la produttività e nella proposizione di prodotti e servizi verso i clienti. Una crescita stabile e pluriennale intorno al + 4% consente strategie concrete e di lungo termine.

Le Telecomunicazioni invertono la rotta rispetto agli ultimi quindici anni di declino e riprendono, seppure in modo ancora poco pronunciato, una strada di crescita. Intanto si sono avverati altri fenomeni strategici come 1) la separazione della rete e la nascita della nuova Fibercop con 20.000 dipendenti e oltre 4 B€ di ricavi 2) l’acquisizione di Vodafone Italia da parte di Swisscom e la presumibile fusione, in prospettiva, con Fastweb, 3) le persistenti difficoltà di Open Fiber che confermano quanto da molto tempo previsto e raccomandato, ossia l’opportunità della creazione della Rete Unica delle Infrastrutture Nazionali, con la integrazione appunto della stessa Open Fiber con Fibercop e infine 4) la forte accelerazione di TIM e di tutti gli operatori verso la strada della coda lunga dei servizi da offrire con pacchetti integrati ben strutturati e completi alle relative “Customer Platform”, ossia alla propria base clienti, senza il persistere di anacronistiche regolamentazioni che, sino ad oggi, hanno costituito un importante freno alla ripresa del settore.

Le infrastrutture, le piattaforme e le applicazioni abilitate dal cloud computing continuano a crescere. Ci troviamo oggi in una fase più matura che ha abbandonato la chimera sulla possibilità di risparmiare con il cloud, ha maturato la convinzione che l’approccio ibrido è quello vincente, lasciando localmente le applicazioni la cui esecuzione è permanente e i cui dati sono critici, e portando in cloud ovviamente le applicazioni native (SaaS) e i picchi e le implementazioni innovative e di immediata necessità di esecuzione. Il primato del modello ibrido sarà ancora di più supportato da un progressivo ritorno al computing distribuito in logica Edge.

Crescono gli oggetti intelligenti come numero, come visibilità grazie ai flussi di telemetria da essi generati e grazie ai molteplici controlli abilitati. Automobili, Smart Meter, Flotte intelligenti per i trasporti, Sistemi di produzione e sistemi agricoli, Sistemi video per la sicurezza, il monitoraggio e l’intrattenimento in aree pubbliche, Infrastrutture di Telecomunicazioni, di distribuzione Elettrica (Smart Grids), di viabilità (Smart Road & Railways), Edifici di nuova generazione, Pompe di Calore e impianti di produzione di energie rinnovabili, Droni, fondano il proprio funzionamento su consistenti flussi di telemetria generati da una molteplicità di oggetti associati ai relativi Digital Twins: dai 2,5 oggetti intelligenti per persona si intravede in pochi anni la crescita a oltre 10 oggetti intelligenti per persona.  Accelera di conseguenza l’Internet Of Smart Things e si interseca con la priorità di sostenibilità Green di produzioni, processi e servizi. La più volte attesa accelerazione delle logiche e tecnologie delle Smart Cities trova oggi, per la prima volta, concrete risposte per procedere sistematicamente alla fase implementativa.

Nasce la nuova stella dell’Intelligenza Artificiale generativa. I motori di IA, ChatGPT, Gemini, Copilot, hanno iniziato a moltiplicare le sottoscrizioni e i casi d’uso con velocità ancora più elevata rispetto a quando si affermarono i motori di ricerca sul Web e le piattaforme social. La crescita del volume di mercato ha raggiunto il + 50% e, sempre nel nostro Paese, a fine del 2024 si raggiungerà il traguardo del miliardo di euro di volume economico.

Si rafforza la consapevolezza e l’esigenza della Sicurezza e della Sovranità digitale. La Sicurezza, in conseguenza della situazione di incertezza internazionale e della moltiplicazione degli attacchi alle superfici esposte di bersagli nei settori industriali, della sanità, della pubblica amministrazione e a tutti noi come cittadini e in conseguenza della penetrazione ormai totale delle tecnologie Digitali in tutti i comparti e le attività economiche e sociali. La sovranità digitale, in conseguenza della continua, reiterata, mai sufficientemente contrastata, pratica dell’appropriazione dei dati personali e aziendali per scopi di influenza commerciale e comportamentale. I dati critici devono essere ben saldi in mani sicure e consapevoli delle regole, in ambito nazionale, con stringenti e informati processi di autorizzazione alla raccolta e all’uso. Questo è, purtroppo, un punto ancora non risolto nei fatti.

Si rafforza, infine, la consapevolezza e la priorità politica di trattenere nel nostro Paese e nel nostro Continente i talenti, le infrastrutture e la gestione del digitale, in modo da assicurarci la capacità di indirizzamento, scelta e conduzione nel futuro e in modo da assicurare le ricadute locali delle rilevanti politiche di investimenti che siamo riusciti a portare a casa con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e con gli altri Fondi comunitari rilevanti.

Note


[1] L’evoluzione dl concetto di copertura delle reti di comunicazione è al centro della ricerca e del dibattito sulle nuove Reti. Sino ad oggi per copertura, sia fissa che mobile, si intendeva la connessione dei terminali nei luoghi dove essi si trovano con certezza o maggiore probabilità. Le Reti di Nuova Generazione puntano a una copertura geografica, non più e non solo sui terminali, del 100%. Dunque, in ogni luogo del nostro Pianeta vi deve essere la presenza di una rete di telecomunicazione con adeguate caratteristiche e performance.

[2] PON sta per Passive Optical Networks

[3] LEO sta per Low Earth Orbit

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Video
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 4