Il nuovo ministro dell’Economia Carlo Calenda stringe i tempi e annuncia che entro i primi giorni di agosto farà conoscere la strategia italiana per avviare la quarta rivoluzione industriale, la cosiddetta Fabbrica 4.0.
Dalle indiscrezioni sin qui trapelate sembra che Calenda voglia rivedere il piano del Governo, anche se finora noi un piano non l’abbiamo mai visto… Diciamo meglio allora: il Ministro (giustamente) sta correggendo il documento su cui stava lavorando la Guidi, prima delle dimissioni, e sta mettendo del suo nella proposta che farà alle imprese e al Parlamento, sul tema del cambio di passo del sistema industriale italiano.
Qualcuno ipotizza ci sarà una rimappatura che terrà in maggiore considerazione i distretti industriali che verrebbero inclusi nelle aree a cosiddetto fallimento di mercato. Secondo Calenda la nuova mappa servirà a sostenere la strategia di Industry 4.0 che sarà anticipata nei primi giorni di agosto per poi entrare a pieno titolo nel dettato della Legge di Stabilità, con una serie di provvedimenti mirati al rilancio degli investimenti produttivi e al rafforzamento della ricerca industriale.
Il ministro poi torna sull’annoso problema della banda ultralarga, dicendo in sostanza, che senza la connessione veloce non ha nemmeno senso parlare di Industry 4.0. Ed ha ragione quando dice: “Il fiber to the factory è una leva cruciale di competitività“.
Ormai è conclamato in tutti i report statistici di come l’Italia sia assolutamente carente sulla copertura adeguata alla fornitura della connettività necessaria alle industrie italiane, specie se immaginiamo una filiera produttiva fatta di nuova manifattura digitalizzata. La mappa del etrritorio nazionale appare decisamente a macchia di leopardo, con qualche zona più evoluta con più reti a banda ultralarga e una larga parte del territorio, quella meno popolata, ma che spesso ospita importanti distretti industriali, ancora servita solo con banda larga di primissima generazione, tra i 2 ed i 20 Mb/S, non certo sufficiente per la moderna Fabbrica 4.0
Quindi se Calenda saprà partire da qui avrà già centrato – tra tanta retorica che si legge – il punto saliente, la pre-condizione per la Fabbrica 4.0.
Poi arriva il resto, arrivano gli interventi strutturali e quelli a breve e vedremo di che pasta sarà fatto, il documento governativo che si profila all’orizzonte.
Ad esempio in questi giorni in ambienti confindustriali Alberto Baban ha lanciato l’idea, condivisa da Vincenzo Boccia, di prevedere un superammortamento per le imprese. In pratica Baban dice: “Se il superammortamento al 140% si è rivelato fondamentale per rilanciare gli investimenti in impianti e macchinari, che auspichiamo venga prorogato per tutto il 2017, perché non prevedere anche un superammortamento al 300% per i beni funzionali a Industry 4.0?”.
La proposta è interessante e sicuramente va nella giusta direzione. Come questa ne sentiremo altre nelle prossime settimane dopo il varo del documento governativo, ma al di là dei singoli provvedimenti mi soffermerei sui due punti fermi che un Paese, come l’Italia che arriva ad occuparsi di Fabbrica 4.0 con 3-5 anni di ritardo, deve fissare subito:
– avere un forte e significativo documento di politica industriale in direzione Industry 4.0 per dare una scossa (vera!) all’economia del Paese. Ed è quello che almeno in bozza attendiamo per i primi di agosto da Calenda;
– che la politica, il governo, aiutino a creare un clima di consenso Paese intorno al tema della Fabbrica 4.0. Serve sostegno a scelte innovative, che possono avere dei momentanei costi sociali, ma sicuramente pagano e pagheranno nel medio e nel lungo periodo.