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Industry 4.0, Potti (Confindustria): “I cinque punti del piano che cambieranno l’Italia”

Ottima la scelta di inserire Hub, di allinearsi con le Regioni, di stabilire competence center. Come anche anche la dissemination culturale e il super ammortamento. Per fine anno il quadro normativo sarà completo per partire e trasformare l’industria italiana

Pubblicato il 22 Set 2016

Gianni Potti

Presidente Fondazione Comunica e founder DIGITALmeet

Stiamo rileggendo le parole del ministro Calenda che ieri ha presentato a Milano gli highlights del Piano nazionale Industria 4.0 sottotitolato “Investimenti, produttività e innovazione”, e allora diciamo subito chiaramente, che la prima buona notizia del giorno è che è stato presentato dal Governo, tra l’altro in maniera corale, un piano industriale sullo sviluppo del sistema produttivo italiano che per essere competitivo deve mettere assieme in fretta manifattura e digitale, intesi come servizi innovativi ad alto valore aggiunto, insomma la Fabbrica 4.0. Sappiamo tutti dei tira e molla di più ministri, dei vari rinvii e finalmente circa con un anno e mezzo di ritardo, grazie a Carlo Calenda, è stato messo un mattoncino di Fabbrica 4.0.

Ora l’iter va verso una fase di concertazione e ascolto delle categorie e delle parti sociali, poi l’iter parlamentare. Insomma si potrebbe ipotizzare che per fine anno quanto illustrato, pur emendato, potrebbe diventare legge.

Ma entriamo nel merito dei punti salienti, con qualche osservazione in attesa di leggere il testo completo.

– è passata la nostra precisa richiesta di inserire gli hub nella strategia e il Governo ha puntualmente fatto riferimento all’inserimento degli stessi nella rete europea. Questo dovrebbe facilitare l’incontro impresa università nella fase di selezione che si dovrà avviare. Sul fronte delle risorse però ad una prima lettura non c’è niente, almeno così sembra;

– bene il passaggio sull’allineamento con le Regioni. Dice bene Vincenzo Boccia: ” È importante coinvolgere le Regioni, per evitare che al centro si faccia una politica di fattori orizzontali e che le politiche delle regioni siano incoerenti, abbiamo bisogno di una politica industriale unica”;

– bene la rete dei competence center, dove sono state scelte oggettivamente le Università italiane maggiormente proiettate verso la digital transformation. Occhio però a non tornare a finanziare i carrozzoni della ricerca universitaria, ma di mettere questa fenomenale rete di competenze al servizio dell’impresa, specie delle PMI. In una parola va dato più potere all’industria allora forse potranno essere utilizzati, incentivi e fondi, per agevolare innovazione nelle imprese più pronte a cogiere le opportunità di 4.0;

– bene il superammortamento al 250%, è una misura forte, ora si tratterà di capire meglio come verrà modulata in concreto e quanto sarà a beneficio delle grandi e quanto a supporto delle piccole imprese;

– bene anche la dissemination prevista nelle Regioni italiane del progetto Fabbrica4.0, perché tante volte avevamo chiesto di aiutarci a creare un clima Paese (addirittura ho letto si pensa ad una campagna di comunicazione dedicata) positivo sui temi della digital transformation.

In sostanza comunque voglio sottolineare – come appunto per la fase tecnica di concertazione tra associaizoni e Governo – che la presenza estremamente diffusa di imprese nei territori rende assolutamente necessaria e strategica la creazione di una rete di HUB (come ha fatto cenno il Ministro) integrata strettamente con i competence center universitari, basati presso le organizzazioni territoriali e in stretta collaborazione con i settori manifatturieri e dei servizi , che siano di grado di svolgere un’azione a tappeto di informazione e disseminazione di buone pratiche per aiutare le imprese a capire di cosa hanno bisogno per iniziare il percorso di digitalizzazione e cosa possono concretamente guadagnare su questi investimenti. Solo così le imprese potranno decidere di investire. Certamente gli incentivi del governo aiuteranno, ma prima bisogna che l’imprenditore sia guidato nella ricerca di soluzioni e modelli di business innovativi e questo ruolo lo potranno svolgere solo gli HUB regionali.

Lo show delle sole tecnologie, come la presenza di incentivi non è sufficiente ad attivare le imprese. Bisogna aiutare concretamente a trovare la ricetta giusta e su misura per la propria trasformazione digitale e incremento di produttività, basata sui propri punti di forza.

Altra priorità è di far sì che la trasformazione digitale sia sopratutto un’opportunità per le PMI italiane e non soltanto uno strumento in mano alle multinazionali (con le quali è vitale per noi collaborare!) per ampliare la loro quota di mercato sottraendolo alle pmi. In Germania le grandi aziende sono il cuore della strategia nazionale; in Italia devono essere le PMI, perché il nostro tessuto produttivo è differente dal loro. Per questo gli hub sono così importanti insieme ai Competence center.

Senza di essi le pmi saranno in gran parte lasciare indietro e questo non possiamo permetterlo perché danneggerebbe irrimediabilmente crescita e occupazione. Associazioni industriali, territori, regioni unite nel fare squadra per supportare un progetto nazionale coerente con le iniziative europee. Questa la via italiana alla #industria4.0 !

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