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Industry 4.0, Potti: “Grazie ministro ma non basta: attenzione a Pmi e università”

Con gli ultimi annunci del Governo siamo sulla strada buona, ma la prima sensazione è che il grosso degli stanziamenti andrà ai Competence Center (credo soldi Miur se ho ben capito…) e per gli HUB, le vere porte delle PMI sia della domanda che dell’offerta per 4.0, costituiti con le imprese dalla UE

Pubblicato il 06 Set 2016

Gianni Potti

Presidente Fondazione Comunica e founder DIGITALmeet

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Tutti noi abbiamo letto l’anteprima che il Ministro Calenda ha offerto a Cernobbio su quello che sarà il testo da portare in Parlamento, dopo aver sentito le parti sociali, con la prossima legge di Stabilità, inerente Industry 4.0.

Bonus fiscali, sostegno alle Pmi e coinvolgimento delle università, sono i capisaldi di quanto propone il Ministro.

1- fortissimi incentivi fiscali alla ricerca e innovazione e agli investimenti, in particolare investimenti tout court e in beni legati all’ Industria 4.0

2- spinta e ricostruzione del Fondo centrale di garanzia su un criterio: non dare tutto a tutti se hanno circolante o se hanno un rating a tripla A. “Noi ci vogliamo concentrare sugli investimenti e sui rating medio bassi, cioè quelli che hanno bisogno di un supporto. Altrimenti io sto dando soldi alle banche, che va benissimo, ma non è quello l’obiettivo del fondo”A giorni si attende il riassetto del fondo.

3- faremo un lavoro sul salario di produttività che è fondamentale

4- selezione delle università di eccellenza

Ma poniamo a caldo due domande al Ministro e ai parlamentari che si dovranno esprimere sulla materia Industry 4.0:

Con la prima ci soffermiamo sulla scelta delle eccellenze universitarie, concetto meritevole e condiviso, ma che rischia di creare un’elite legata alla pressione di lobby o politica. Le mettiamo in gara tra loro a dare il meglio o puntiamo su cinque big e facciamo sparire dalla carta geografica le altre? Sapremo davvero utilizzare dati oggettivi come il seguente redatto dalla QS World University Rankings, dove vengono indicate le prime Università italiane in Engineering technology: Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Sapienza di Roma, Università di Padova? Checchè se ne dica è importante rappresentare tutte le aree produttive del paese, specie laddove manifattura e digitale si incrociano e producono PIL! Andrà anche valutato l’ecosistema circostante le aree industriali, dove ci debbono essere centri di ricerca di eccellenza, spazi per start up, incubatori, fab lab e ogni altro fattore che possa favorire innovazione, non nella logica del vecchio trasferimento tecnologico, ma del moderno modello che porti alla reingenirizzazione dei sistemi produttivi, incrociando appunto la manifattura con il digitale.

La seconda domanda. Se vogliamo andare nella direzione di una via italiana alla Fabbrica 4.0 è evidente che vanno portate a bordo le PMI, ovvero il cuore pulsante (98%) del tessuto produttivo del Paese e non i soliti noti big company straniere o meno dell’ICT, della robotica, delle infrastrutture, della logistica etc etc. Si badi bene aziende guida per tutti noi, ma che non possono e non debbono monopolizzare il mercato! E allora mi chiedo e chiedo al Ministro, più che sui superammortamenti non dovremmo spingere verso una “Sabatini digitale“. Non dimentichiamoci infatti che per usare i superammortamenti bisogna avere imponibile e con i tempi che corrono, e soprattutto le imprese innovative, non hanno grandi imponibili. E al MEF queste cose le sanno bene…. e sanno che così probabilmente risparmicchiano!

Da oggi è iniziata, con l’annuncio del Ministro Calenda, una fase di discussione e ascolto. Attendiamo i testi scritti per prudenza, più che il sintetico annuncio che abbiamo letto a Cernobbio. Però possiamo dire, già da ora, che siamo sulla strada buona, anche se vorremmo ci fosse più coraggio, perché la prima sensazione è che il grosso degli stanziamenti andrà ai Competence Center (credo soldi Miur se ho ben capito…) e niente ad esempio per gli HUB, le vere porte delle PMI sia della domanda che dell’offerta per 4.0, costituiti con le imprese dalla UE. Occhio quindi che non siano i soliti a scremare risorse dai politecnici, magari in accordo con le solite big company digitali, con le PMI che al solito resteranno al palo.

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