Nessuna attesa messianica dal governo (i famosi aiutini di Stato…), ma una sana politica industriale, che punti al mercato e difenda davvero le PMI e tutti noi piccoli, in un sistema che altrimenti fagocita tutto, le imprese, ma soprattutto il PIL.
Quella che è sempre stata la nostra linea ora trova conferma nella notizia di questi giorni.
Emerge infatti che slitterà a “dopo la pausa estiva” la presentazione da parte del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda delle prime misure per favorire la digitalizzazione delle filiere industriali nazionali. E questo ci può anche stare, anche se val la pena ricordare la storia…per non dimenticarci che questa è davvero una storia tutta italica e da raccontare.
Quindi facciamo rewind e rammentiamo brevemente la storia:
Si parla in Italia di Industry 4.0 almeno dalla primavera del 2015. In Germania e altre nazioni europee almeno dal 2011/2012…
Il Ministro Guidi e la sua direzione ministeriale annunciano nel 2015 un qualche documento del Governo per subito dopo l’estate. Altre tappe annunciate e disattese… Matteo Renzi doveva presentare il documento su Industry4.0 a Torino il 20 novembre scorso in occasione del Digital Day e poi ancora lo scorso 29 aprile in occasione dell’internetDay. Ma i gruppi di lavoro frazionati tra Ministero Sviluppo Economico e Presidenza del Consiglio si sono succeduti nei mesi senza alcun esito. Poi si sono pure messe di mezzo le dimissioni repentine del Ministro Guidi…
Nel frattempo – stabilito che abbiamo già 3-5 anni di ritardo rispetto alle nazioni europee più evolute (vd Germania) sul tema della digital transformation nell’industria – il ritardo si aggrava, anche alla luce del nuovo “industrial compact 2“, messo a punto dalla Commissione UE, rischiando di perdere ulteriori opportunità: piani di investimento per più di 50 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati a sostegno della digitalizzazione dell’industria.
Infine Calenda annuncia per i primi di agosto (il 5?) l’annuncio del piano, ed ora il rinvio. Va anche detto che saggiamente (sapendo come vanno le cose in Italia e specie tra ministeri…) il ministro dello Sviluppo Economico Calenda aveva fatto sapere che avrebbe coinvolto anche i ministeri dell’Economia, del Lavoro e dell’Istruzione e ricerca, per ottenere il massimo coinvolgimento dell’intero Governo. Ma poi – ripeto – aveva detto anche che il 5 agosto 2016 sarebbe stato annunciato il piano Industry 4.0.
Ma torniamo al da farsi: voglio essere positivo ed ottimista e quindi ripetere quanto ho già scritto, ovvero che posso essere d’accordo che arrivati a questo punto sia meglio aspettare qualche mese in più, dopo tanto ritardo, ma fare le cose per bene, ovvero coinvolgendo davvero i principali attori di impresa e della consulenza che abbiano qualcosa di interessante da dire sul percorso della trasformazione digitale del Paese.
Fondamentale però caro ministro Calenda che questo piano tenga conto davvero dell’immensa platea delle PMI e non solo dei soliti noti grandi gruppi, ma vada anche oltre, indicando la tanto auspicata “via italiana alla Fabbrica 4.0”, fatta non solo di IT, ma del cosiddetto cyber physical, di grande flessibilità e soprattutto con l’uomo al centro. Non mi voglio infatti stancare di ripetere che l’impegno totale di associazioni, governo, imprenditori deve essere indirizzato verso il vero tessuto connettivo dell’impresa italiana, quello del 98% di PMI che rappresentano la principale platea, sana, dell’industria italiana.
Se non sapremo attuare assieme da subito un vero piano Paese su questa partita strategica per il nostro futuro, temo, perderemo l’ennesima occasione per l’Italia. Intanto, mentre ferragosto si avvicina attendiamo il prossimo annuncio, fiduciosi…