La mole di traffico dati sia attuale sia prevista dallo sviluppo del 5G richiede, necessariamente, capacità non solo trasmissiva ma anche computazionale per l’elaborazione dei dati, la relativa governance e il controllo della latenza. Per far fronte a questa esigenza, si sta affermando la centralità dei datacenter come asset strategico.
I datacenter in Italia
Secondo quanto emerge da un’analisi interna di EY, l’Italia detiene circa l’11% del totale dei datacenter presenti sul territorio europeo, seconda solo a Inghilterra e Germania (rispettivamente con il 18% e il 14%).
Strategia Cloud Italia, non sarà una passeggiata: i problemi da risolvere
Non abbiamo hyperscaler
Il principale gap tra il nostro Paese e il resto d’Europa è rappresentato dalla mancanza di datacenter hyperscaler, la cui architettura e scalabilità permette di supportare un alto numero di server fisici che incorporano milioni di macchine virtuali. Da un recente censimento effettuato dall’AgID emerge che il 95% dei datacenter della PA, gestiti anche da comuni ed enti pubblici, presenta un gap importante rispetto a requisiti minimi di sicurezza, affidabilità e capacità elaborativa.
Uno dei motivi che ha spinto la necessità di una costruzione di poli strategici nazionali, con queste tecnologie.
Il mercato delle infrastrutture in Italia
Questo dato si scontra con uno scenario molto dinamico, come confermato anche dall’ultima edizione dell’EY Infrastructure Barometer, il sondaggio annuale realizzato tra i principali stakeholders del settore infrastrutturale di tutto il mondo, che testimonia come il 58% dei manager prevede di concludere nuovi accordi in Italia nei prossimi 12 mesi (in crescita, +14%, rispetto al 2020).
Nel corso degli ultimi 12 mesi EY ha rilevato un crescente interesse da parte di investitori istituzionali e finanziari in settori legati alla transizione digitale, con particolare riferimento alle reti fibra ottica e ai data centre, che sono infrastrutture chiave anche per lo sviluppo del 5G nel Paese. Secondo l’EY Infrastructure Barometer il 15% dei manager intervistati hanno investito in infrastrutture digitali (in crescita, +2% rispetto al 2020) e il 20% degli stessi ha intenzione di realizzare investimenti in tali settori nel corso dei prossimi 12 mesi.
Secondo il Digital Economy and Society Index (DESI) 2020 – che misura il grado di digitalizzazione dei paesi dell’Unione Europa – l’Italia presenta un basso grado di digitalizzazione, posizionandosi al 25° posto in Europa. Il divario infrastrutturale non è caratterizzato da una spaccatura tra Nord e Sud, ma è generalizzabile a tutto il Paese, infatti quasi tutte le regioni italiane presentano almeno un’area in forte ritardo. Tale risultato è confermato anche dai risultati dell’EY Digital Infrastructure Index 2020, che analizza il livello di maturità delle infrastrutture digitali delle province italiane.
Pandemia e servizi digitali: boom di traffico e investimenti
La pandemia Covid-19 in Italia ha generato un aumento della domanda dei servizi digitali, con l’incremento della necessità di soluzioni di smart working, didattica a distanza, realizzazione di servizi e prodotti fruibili online. Tale situazione ha determinato un boom di traffico dati che ha sottoposto le infrastrutture digitali a condizioni di massimo carico e stress, e ha evidenziato come le aree/aziende/PA, che in passato avevano investito nel digitale, hanno avuto un grado maggiore di adattabilità e resilienza.
Questo boom deve essere supportato da datacenter all’altezza dell’era digitale che sta attraversando l’Italia.
Connettività ultrabroadband
Nel corso degli ultimi anni in Italia sono stati avviati una serie di investimenti importanti per la diffusione della connettività UltraBroadBand (UBB) su tutto il territorio nazionale sia sulle reti fisse (fibra ottica) sia sulle reti mobili (5G).
A partire da dicembre 2019, secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, 42 province sono state in grado di raggiungere una copertura della popolazione superiore al 15% in connettività UBB. Tale dato rappresenta un grande passo in avanti rispetto alle 9 province dell’anno precedente.
In termini di penetrazione della connettività UBB di rete fissa, secondo i dati forniti dalla Commissione Europea, l’Italia si posiziona sopra la media europea, raggiungendo una copertura del 90%; tuttavia, in termini di percentuale di famiglie abbonate ai servizi UBB di rete fissa, l’Italia si colloca al di sotto della media UE.
Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, ad aprile 2020 sono iniziati i lavori per la realizzazione di reti UBB in circa 2.600 comuni, mentre l’infrastruttura è già disponibile in circa 600 comuni. Gli ulteriori step per la diffusione della connettività UBB riguardano la realizzazione di infrastrutture UBB nelle aree “a fallimento di mercato” tramite le concessioni Infratel. La diffusione della fibra ottica risulta indispensabile, inoltre, anche per lo sviluppo delle potenzialità offerte dalla tecnologia 5G.
Il 5G, attualmente, è disponibile principalmente nelle grandi città – in particolar modo al Nord – e necessita, oltre ad una rete infrastrutturale di supporto adeguata, di una presenza capillare sul territorio di siti per la trasmissione del segnale (“Torri”). Infatti, proprio nel settore delle Torri si registra una tendenza alla concentrazione dei player finalizzata a una razionalizzazione e condivisione dei siti di trasmissione del segnale.
L’impulso che arriverà dal PNRR
Nel prossimo futuro è atteso dal PNRR un impulso rilevante al miglioramento delle infrastrutture digitali del nostro Paese, che ha come prima missione quella di incentivare la digitalizzazione, con uno stanziamento di fondi quantificabile in circa 40 miliardi di euro, di cui circa 10 miliardi stanziati per la digitalizzazione della PA.
Il PNRR punta a sviluppare una strategia digitale che preveda da una parte il consolidamento delle strutture di datacenter attuali in nuove strutture con standard di qualità all’avanguardia, anche in ottica di cloud transformation e requisiti di sicurezza dei dati (cybersecurity), e dall’altra il completamento delle reti UBB in fibra ottica.
In tal senso, è opinione diffusa che per l’Italia il PNRR offra, anche nel campo delle infrastrutture digitali, la possibilità di iniziare un percorso di opportunità da non perdere per compiere dei decisivi passi in avanti nel processo di digitalizzazione del Paese con conseguente beneficio sull’economia.