L’anno 2022 che si è appena concluso ha segnato alcuni passaggi importanti nell’ambito delle infrastrutture digitali nazionali, con l’assegnazione di una serie di bandi di assoluto rilievo per l’aggiornamento ed il completamento delle infrastrutture stesse (es. Italia 1 Giga, Italia 5G, Polo Strategico Nazionale, etc); per il 2023, quindi, se da un lato ci si aspetta una focalizzazione di tutti gli stakeholder coinvolti nel lancio dell’execution dei piani relativi ai suddetti bandi e l’avanzamento deciso anche dell’execution di bandi precedenti (es. Aree Bianche), dall’altro lato l’auspicio è che sia anche un anno di riflessioni e decisioni strategiche in particolare su TIM e sulla rete unica (o nazionale, secondo l’ultima definizione proposta dal neo sottosegretario Butti), e più in generale per il rilancio dell’intero settore delle telecomunicazioni.
Tutti quelli sopracitati sono passaggi cruciali anche per non perdere il treno dei nuovi trend attesi, tra cui quello relativo alla tecnologia come elemento in grado di rivoluzionare ogni aspetto del settore delle infrastrutture non solo digitali ma anche in ambito energia, trasporti, logistica, etc.
Infrastrutture digitali nel PNRR, occhio alla governance: ora evitare ritardi, rinvii e inefficienze
Il 2023 anno cruciale per il lancio dei piani operativi dei vari bandi assegnati nel 2022
Il 2022 ha visto l’assegnazione di una serie di bandi importanti, tra i quali ricordiamo a titolo non esaustivo i principali:
- il ‘Piano Italia a 1 Giga’, con 15 lotti assegnati tra Maggio e Giugno 2022 per un totale di 3,4 miliardi di Euro, che ha l’obiettivo di fornire connettività ad almeno 1 Gbps in download (e 200 Mbps in upload) alle unità immobiliari che, a seguito della mappatura delle infrastrutture presenti o pianificate al 2026 dagli operatori di mercato, sono risultate non coperte da almeno una rete in grado di fornire in maniera affidabile velocità di connessione in download pari o superiori a 300 Mbit/s.
- il ‘Piano Italia 5G’, con 2 bandi assegnati a Giugno 2022 per circa 1,1 miliardi di Euro, che ha l’obiettivo di realizzare entro il 2026 i) rilegamenti in fibra ottica per oltre 10.000 Stazioni Radio Base (Bando 1 – 5G Backhaul) al fine di garantire una capacità di almeno 150 Mbit/s in downlink e 30 Mbit/s in uplink, e ii) nuovi siti 5G in oltre 1.200 milleduecento aree in cui non è presente e non risulta pianificata al 2026 alcuna rete idonea a fornire connettività a 30 Mbit/s in tipiche condizioni di punta del traffico (Bando 2 – 5G Densificazione).
- il ‘Piano Sanità Connessa’, con un bando assegnato a Giugno 2022 per circa 0,3 miliardi di Euro, con l’obiettivo di connettere entro Giugno 2026, con velocità simmetriche di almeno 1 Gbps e fino a 10 Gbps, le oltre 12 mila strutture del servizio sanitario pubblico distribuite in tutta Italia.
- Il ‘Piano Scuole Connesse’, con un bando assegnato a Giugno 2022 per circa 0,2 miliardi di Euro, che prevede interventi per connettere, con velocità simmetriche di almeno 1 Gbps, quasi 10 mila sedi scolastiche.
- Il ‘Polo Strategico Nazionale’, il cui contratto è stato firmato ad Agosto 2022 per circa 2,7 miliardi di Euro, e che prevede la realizzazione di 2 coppie di Data Center con elevati standard di qualità per ospitare e gestire dati e servizi pubblici considerati critici e strategici delle amministrazioni pubbliche più rilevanti (le amministrazioni centrali, le principali amministrazioni locali incluse le Regioni e i comuni con più di 250.000 abitanti, le ASL, etc).
Per i suddetti progetti il 2023 sarà l’anno di lancio dei relativi piani realizzativi, e di conseguenza c’è grande aspettativa e attenzione affinché l’avvio delle attività avvenga nel migliore dei modi, anche in relazione ad altri piani in corso, tra i quali ad esempio il Piano delle Aree Bianche, i cui 3 lotti sono stati assegnati tra fine 2017 e inizio 2019 ad Open Fiber, per un totale di 1,6 miliardi di Euro; vale la pena ricordare che il completamento di tali opere era previsto in 36 mesi, che l’ultima rimodulazione del Piano prevedeva il completamento delle opere entro il 2023, ma che il picco di attività previsto per lo stesso 2023 sembra essere molto sfidante.
Gli ostacoli che rischiano di rallentare l’attuazione dei piani
Il rischio maggiore è rappresentato dalla carenza di manodopera, che – secondo l’ultima stima del Gruppo System Integrator Reti di Telecomunicazioni di ANIE – ammonta a 15mila risorse per il 2023. Il problema era emerso già in maniera drammatica nel corso del Piano delle Aree Bianche, con inoltre il paradosso di un eccesso di domanda a fronte di una carenza di offerta che non ha portato a un significativo aumento dei prezzi per le imprese del settore.
Al suddetto rischio si sommano altri problemi non trascurabili, tra cui l’aumento del costo dei materiali, le tempistiche allungate per l’approvvigionamento degli automezzi, i tempi necessari per la formazione delle risorse, le politiche di immigrazione che bloccano l’ingresso da paesi extracomunitari (es. Sud America) anche di risorse formate.
La sovrapposizione dei piani di cui sopra (ad eccezione del PSN la cui realizzazione impatta su risorse di tipo in buona parte diverso) con il Piano delle Aree Bianche richiede nel 2023 una serie di riflessioni e decisioni anche politiche, per far si che l’obiettivo del 2026 della Strategia Italiana per la Banda Ultralarga “Verso la Gigabit Society” non debba essere messo già in discussione.
Le aspettative per le decisioni strategiche sull’intero settore delle telecomunicazioni
Gli ultimi punti di cui sopra introducono il tema delle decisioni strategiche che si rendono necessarie nel 2023 per il settore delle telecomunicazioni, per il quale si prevede un 2022 in chiusura con l’ennesimo calo dei ricavi aggregati come accade ormai almeno dal 2010, e con l’indicatore EBITDA-CAPEX che continua a ridursi (da 10,5 miliardi di Euro nel 2010 a 1,1 miliardi di Euro nel 2021).
È ormai condiviso da tutti gli esperti e gli addetti ai lavori che il settore necessita di riflessioni profonde per la definizione di una nuova politica industriale di lungo periodo a tutela di tutta la filiera delle telecomunicazioni, per non mettere a rischio investimenti, sviluppi, attività su infrastrutture e servizi digitali cruciali per il rilancio del paese. Tra i principali temi di riflessione ci sono sicuramente il consolidamento del settore, ritenuto ormai necessario anche da newcomers come Iliad, l’aumento dei prezzi (che in Italia sono nuovamente scesi nel 2021 vs un aumento medio a livello europeo) e il recupero dei margini, il ripensamento dei modelli di business, una riflessione sui limiti elettromagnetici in ottica 5G.
La situazione di TIM
In tale contesto ci sono situazioni che meritano una riflessione specifica, su tutte quella relativa alla situazione di TIM e della ‘Rete Nazionale’ (come è stata ribattezzata dal neosottosegretario Butti la ‘Rete Unica’). A tale proposito ricordiamo che lo scorso Maggio era stato sottoscritto un protocollo di intesa non vincolante (Memorandum of Understanding, MoU) da CDP, KKR, Open Fiber e TIM relativo al progetto di integrazione tra le reti di TIM e Open Fiber, con l’obiettivo di raggiungere un disegno vincolante entro il 31 Ottobre 2022, successivamente posticipato al 30 Novembre 2022; la comunicazione del Governo del 29 Novembre, relativa alla volontà di creare un tavolo di lavoro per la definizione di una nuova soluzione per la Rete Nazionale, ha fatto ovviamente cadere tutti i presupposti del sopracitato MoU.
Il nuovo Governo attraverso il sottosegretario Butti ha confermato l’intenzione di avviare nelle prossime settimane un tavolo di lavoro con gli operatori del settore delle telecomunicazioni, con l’auspicio che da tale iniziativa possa conseguire la definizione di nuove linee guida strategiche per il rilancio del settore stesso.
Per quanto concerne TIM, oltre a una definizione del tema relativo alla Rete Nazionale ed anche al tema collegato relativamente alla compagine degli azionisti, il 2023 dovrebbe vedere anche la realizzazione di una serie importante di iniziative annunciate lo scorso Luglio, tra le quali la separazione della NetCo dalla ServiceCo; in particolare:
- la NetCo è stata concepita come Wholesaler responsabile della gestione delle infrastrutture di rete del Gruppo TIM, incluse FiberCop e Sparkle;
- la ServiceCo sarà responsabile della gestione di Clienti finali e servizi, e sarà suddivisa tra i) la parte ‘TIM Enterprise’ che includerà la divisione Business, Noovle, Telsy, Olivetti, ii) la parte ‘TIM Consumer’ che includerà la divisione Consumer, la parte Small Medium Enterprise, TIM Vision e KENA, e iii) TIM Brasil.
In questo modo TIM si prepara a possibili operazioni straordinarie volte a valorizzare parti di azienda allo scopo di ridurre il debito notevole che continua a gravare sul Gruppo, e ad avere risorse per continuare ad investire su infrastrutture e servizi.
Per TIM il 2023 è anche un anno di conferme importanti sul mercato ed in termini di risultati, dopo che nel 2022 i) è tornata ad essere l’operatore leader nel segmento FTTH, ii) è parte di quasi tutti i raggruppamenti risultati vincitori dei bandi sopracitati (Italia 1 Giga, Italia 5G, Sanità Connessa, PSN).
Avendo già accennato ai settori della banda larga e dei Data Center con il PSN, un’ultima nota va al settore delle torri, in particolare broadcasting, per il quale si attende una posizione Governo in relazione alla possibile fusione tra RaiWay ed EI Towers nell’ottica di efficientare il settore stesso.
I nuovi trend sulle infrastrutture di telecomunicazioni (e non solo)
Il settore delle infrastrutture italiane TMT (Telecom-Media-Technology) nel 2022 si è confermato al 4° posto dopo i settori Energy, Transportation e Social Infra tra quelli nei quali sono stati coinvolti gli stakeholder del settore infrastrutturale, secondo l’ultimo EY Infrastructure Barometer (Luglio 2022). Uno degli aspetti interessanti è che il settore TMT ha recuperato posizioni nella classifica relativa alla percezione della qualità delle infrastrutture italiane: circa i 2/3 degli intervistati hanno dichiarato infatti che la qualità delle infrastrutture TMT è in linea o superiore alla media europea.
In termini di prospettive, il settore delle infrastrutture TMT è risultato attrattivo per il 10% degli investitori intervistati nei successivi 12 mesi, alle spalle delle infrastrutture energetiche (35%), delle infrastrutture dei trasporti (18%) e di quelle sociali (17%).
L’ulteriore evidenza estremamente interessante dell’ultimo EY Infrastructure Barometer è relativa alla tecnologia come elemento in grado di rivoluzionare ogni aspetto del settore delle infrastrutture: in tal senso il 55% degli intervistati include infatti investimenti in tecnologia nella propria strategia, mentre il 33% ha dichiarato che gli investimenti in tecnologia rappresenterà una delle principali aree di interesse nei prossimi 3-5 anni. A beneficiare della spinta fornita dalla tecnologia saranno principalmente i segmenti dell’energia (38%), della logistica (23%) e del TMT stesso (18%), grazie ad alcune applicazioni tecnologiche ritenute chiave anche in ottica M&A e rappresentate dall’Artificial Intelligence, dal Cloud, dall’IoT e dalla Cybersecurity.
Affinché il paese non perda il treno dei suddetti nuovi trend, è ancor più rilevante che nel 2023 vengano fatte scelte di politica industriale che permettano di rendere interessante nel medio lungo termine investire nel settore delle infrastrutture TMT italiane.