La realizzazione delle reti di comunicazione ad altissima velocità in fibra ottica e con tecnologia 5G rappresenta uno dei sette obiettivi faro sui quali la Commissione Europea invita gli Stati membri a concentrare i propri piani di sviluppo. L’emergenza Covid-19 e il conseguente aumento esponenziale della domanda di connettività e servizi associati impongono interventi straordinari.
Le risorse dedicate alle infrastrutture digitali rappresentano, pertanto, un’occasione unica per rendere il Paese capillarmente connesso con rapidità ed efficacia.
Completare il piano BUL con nuove risorse PNRR
In questo quadro è centrale il completamento dell’intervento pubblico in infrastrutture digitali VHCN (banda ultra larga di livello superiore), in grado di erogare servizi a 1 giga in aree non interessate da interventi privati.
Il futuro intervento pubblico si deve porre, infatti, come complementare sia al Piano BUL nelle aree bianche che ai piani di investimento privati, comunicati nel corso della mappatura condotta da Infratel Italia da ultimo nel mese di settembre 2020.
AssTel, servono 10 miliardi di euro nel PNRR per il Bul
AssTel ha proposto di potenziare la quota di investimenti PNRR destinati al BUL, che stima pari a 1,1 miliardi di euro (al netto di fondi già stanziati nel piano bul) e giudica insufficienti. AssTel ritiene che bisogna portare a 10 miliardi questa quota.
Nota che la Spagna ha 5 miliardi solo nel 5G, la Germania 16 miliardi.
I 10 miliardi servono per questi obiettivi, al 2025 (complementari rispetto a piano bul e piani degli operatori).
- Completare la copertura 5G. Dalle licenze risultano esclusi il 6% dei comuni (0,6% della popolazione)
- Vhcn sull’intero territorio nazionale. Scoperti dai piani attuali il 17,7% dei numeri civici (nuove aree bianche).
- Finanziare la ricerca e sviluppo, in particolare su 5G (che sembra dimenticato dal PNRR) e per lo sviluppo di tecnologie Open Ran (indipendenti dai vendor tradizionali; la Germania vi dedica 2 miliardi).
- Incentivare le imprese che investono in VHCN.
AssTel ritiene serva anche una riforma del sistema dei permessi per la costruzione delle nuove reti, i cui tempi ora, per colpa della burocrazia, superano l’anno. Le semplificazioni già fatte sono spesso disattese e inattuate dagli enti, non si rispetta la regola del silenzio assenso ad esempio.
AssTel chiede che siano fatte rispettare le regole esistenti e anche che, data l’urgenza del piano, le si migliorino abbattendo i tempi autorizzativi a 60 giorni.
A.L.
Nuove policy pubbliche necessarie
Le risorse cospicue che verranno destinate alla realizzazione delle infrastrutture dovranno però essere accompagnate da opportune policy pubbliche e azioni di riforma idonee a sostenere l’impatto sull’industria delle telco italiane dei fondi destinati alla digitalizzazione.
Sul piano dell’azione riformatrice penso che siano tre i punti di attenzione da considerare.
- Anzitutto recepire in tempi brevi il nuovo codice europeo delle comunicazioni elettroniche che mira ad offrire un terreno regolamentare idoneo per l’installazione e lo sviluppo delle reti VHCN.
- Insieme alle innovazioni regolamentari occorre dare concreta attuazione alle misure di semplificazione vigenti, introdotte a partire dal decreto scavi del 2016 e rafforzate con i decreti del 2019 e del 2020. E’, infatti, necessario assicurare una costante vigilanza sull’attuazione, da parte degli enti interessati, delle misure di semplificazione introdotte, prevedendo poteri sostitutivi in caso di inerzia nel rilascio delle autorizzazioni necessarie per la realizzazione delle infrastrutture digitali.
- Vi è, da ultimo, ad avviso di chi scrive, un residuo spazio per ulteriori misure di semplificazione che si accompagnano ad una profonda modernizzazione della macchina pubblica. Mi riferisco, in particolare, all’esigenza di procedere ad una rapida digitalizzazione delle sovrintendenze. Allo stato attuale, infatti, gli archivi delle sovrintendenze, la cui consultazione è necessaria per le indagini archeologiche preliminari alle richieste di scavo, sono cartacei e sono definiti rigidi orari di ricevimento e limiti al numero di richieste di atti da visionare. Si può altresì intervenire con ulteriori semplificazioni sulle aree di interesse archeologico e sulle autorizzazioni correlate unendo tempi certi ed un utilizzo più organico del silenzio assenso ad un maggiore coinvolgimento, anche in termini di responsabilità, dei soggetti richiedenti.
Aggregazione tra le aziende di rete
Insieme all’azione riformatrice occorre offrire un sostegno organico all’industria telco allargando il campo a nuovi soggetti e favorendo le logiche di aggregazione tra le aziende di rete.
Nell’ultimo ventennio gli investimenti in infrastrutture di telecomunicazione nel nostro Paese sono stati sostanzialmente fermi, se non per rare e virtuose eccezioni, riattivati all’improvviso dal Piano BUL e ora destinati ad essere esponenzialmente incrementati con gli investimenti del Next Generation UE e con gli interventi privati annunciati da diversi operatori.
Accelera il piano BUL: i dati
Come si può verificare accedendo ai dati pubblicati sulla Piattaforma BUL, nel corso del 2020 è stata impressa una decisa accelerazione al Piano BUL arrivando a fine anno a 1.733 comuni in commercializzazione tra FTTH e FWA, 677 comuni FTTH collaudati positivamente e 2.677 cantieri aperti, per raggiungere ulteriori 1.900 comuni nel 2021.
Negli anni si sono perse aziende storiche ed altre sono in forte crisi, non si sono rinnovate competenze e professionalità e le regole del subappalto hanno determinato la creazione di un sistema nel quale le grandi imprese di rete ricoprono il ruolo di general contractor, coordinando piccole aziende familiari destinate a restare piccole e sottocapitalizzate.
Riqualificare la forza lavoro per gli scavi e posa fibra
L’ecosistema delle telecomunicazioni italiano, i.e. progettisti, aziende esecutrici dei lavori di scavo e posa della fibra, aziende impegnate nei ripristini stradali, non si è infatti dimostrato sufficientemente pronto a reggere l’impatto delle significative risorse pubbliche destinate alla realizzazione del Piano BUL.
Appare necessario anzitutto incentivare la qualificazione e la riqualificazione della forza lavoro da impiegare nei lavori per la posa della fibra. Risulta altresì centrale favorire la riconversione di imprese operanti nel settore delle opere pubbliche verso il mondo telco, che dimostra e in futuro dimostrerà un sempre maggiore fabbisogno di imprese da impegnare sul campo. È auspicabile, infine, una revisione delle regole del codice degli appalti relative al subappalto, promuovendo l’aggregazione e migliorando la capitalizzazione delle migliaia di imprese di rete, spesso di piccole dimensioni e a conduzione familiare, operanti sui cantieri italiani.
La strada è corretta
Le azioni da mettere in campo sono, quindi, numerose ed il tempo a disposizione è limitato ma la direzione impressa ed il ritmo acquisito in particolare dal piano BUL ci fanno affrontare con fiducia le tante sfide che l’emergenza pandemica ha determinato anche nell’industria delle telecomunicazioni italiana.