Nel governo Letta del 2013 si sono creati i presupposti affinché la competenza relativa alla Internet Governance ritornasse sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri, come era stato già nel ‘99 con il governo D’Alema, ma il processo è rimasto incompiuto. L’Agenzia per l’Italia digitale, costituita nel 2012, ha avuto una lunga gestazione e solo nel febbraio 2014 abbiamo visto lo statuto approvato dalla Corte dei Conti; questo non ha impedito l’operatività per gli obiettivi più urgenti ma ha certamente frenato pianificazioni di ampio respiro. Nel giugno 2013 è stata istituita, presso la Presidenza del Consiglio, la figura del Commissario per la Agenda Digitale che in AGID trovava la struttura per rendere operative le tre priorità essenziali stabilite: identità digitale, anagrafe nazionale e fatturazione elettronica. Finora, da parte delle due strutture, non vi è stato spazio per curare organicamente gli aspetti relativi alla Internet Governance.
Per individuare le prospettive percorribili, Internet Society Italia organizza venerdì 21 febbraio a Roma, nella sala del Mappamondo della Camera dei deputati, un incontro ad invito di presentazione del Comitato di gestione per l’Internet istituito dal presidente della Repubblica del Brasile.
La struttura multistakeholder del Brasile: un modello da seguire?
All’inizio degli anni ‘90 in Brasile, come in Italia con la Rete GARR, si era costituita una dorsale e relativa organizzazione di una rete basata su protocolli Internet per la ricerca pubblica ed accademia. I colleghi brasiliani hanno trovato terreno fertile per sensibilizzare il Ministero per la scienza e la tecnologia del tempo e fu costituita una commissione nazionale con il compito di seguire e coordinare lo sviluppo di Internet nel Paese. È nato quindi nel Maggio del 1995 Comitato di gestione per l’Internet istituito dal governo del Brasile (CGI.br) come si può consultare alla pagina http://www.cgi.br .
Il consolidamento della struttura avvenne nel settembre del 2003, data nella quale è stata costituita dal Presidente della Repubblica Lula una struttura di governance di Internet pluralista nella quale i membri non governativi sarebbero stati scelti a maggioranza nei propri settori o gruppi di interesse. Il nuovo comitato è formato da 21 membri dei quali 9 sono governativi, 4 del settore delle aziende, 4 del terzo settore, 3 del settore della ricerca e della tecnologia e 1 esperto Internet. Peculiarità di questo modello risiede in questa natura neutrale e indipendente rispetto all’attività politica, in quanto i nove membri governativi non hanno la maggioranza all’interno del Comitato. Questo si pone come fondamentale per rivestire il CGI.br di competenze fattuali tali per cui esso possa superare le inevitabili fasi di transizione dei vari governi, pur mantenendo un nucleo sempre operativo e stabile per la realizzazione dei principi guida che direzionano la governance di Internet in Brasile.
Gli obiettivi strategici del Comitato sono:
1. promuovere l’accesso universale alla Rete, alle attrezzature e alla formazione, la promozione dei diritti umani, in particolare i diritti di comunicazione e di libertà di espressione;
2. sostenere i principi democratici nella governance di Internet in Brasile e nel mondo;
3. stimolare il dibattito pubblico sulle questioni pertinenti sollevate da Internet;
4. predisporre il funzionamento sicuro e affidabile delle infrastrutture Internet in Brasile, realizzabile attraverso la promozione di condizioni che favoriscano un ambiente democratico per lo sviluppo e per la difesa dei diritti dei consumatori.
La vocazione internazionale del Comitato ha garantito che il modello Brasile sia divenuto un caso di studio, da replicare eventualmente adattandolo alle varie realtà locali; non vi è dubbio che il Brasile stia giocando un ruolo rilevante tra i paesi emergenti e quindi non legati alla dominanza commerciale ed industriale dei paesi più sviluppati. A dimostrazione di questo il prossimo aprile si terrà a Saô Paulo, Brasile, una conferenza mondiale sul futuro della Internet Governance.
Quali sono i motivi di interesse del modello Brasile?
· La compartecipazione nelle decisioni sulle policy relative all’Internet di rappresentanti degli utenti della rete, del settore privato e della ricerca assieme ai rappresentanti governativi.
· La concezione di una struttura che assicuri una continuità di azione anche in fasi di avvicendamento dei governi.
· L’apertura internazionale per seguire il principio “pensa globalmente, agisci localmente”.
· Una struttura concepita per la raccolta di input dal basso per concepire co-regolamentazioni, allorquando si rendano necessarie.
· Colmare l’attuale stato di orfano del nostro governo, al più presto, anche in vista della prossima Presidenza italiana della Unione Europea.
In vista dell’insediamento del nuovo governo, non resta che esprimere l’auspicio che la Presidenza del Consiglio dei Ministri possa colmare il vuoto e rendere operativo quel coordinamento sulle tematiche della Internet governance, del quale si parla dagli anni ‘90 e il paese ha urgente bisogno.
Il Governo italiano e la Internet Governance. La storia finora
L’interesse del Governo italiano ai temi della gestione dell’Internet è iniziato nella XIII Leg. con il governo D’Alema, che con DPCM 5.02.1999 aveva attivato il Forum per la Società dell’Informazione. Nel dicembre dello stesso anno fu istituito il COESIN con DPCM 27.12.1999, un Comitato esperti per un approccio globale e sistematico alle problematiche inerenti alla rete Internet, nel quale era inserito, come rappresentante del MIUR, chi scrive questo articolo. Entrambe queste attività, che caratterizzano la XIII Leg., riportavano alla Presidenza del Consiglio attraverso il sottosegretario Stefano Passigli, che aveva la delega all’Innovazione, incluse le materie della Internet governance.
A partire dalla XIV Leg., le questioni relative ai temi dell’Internet hanno iniziato ad avere due genitori: il ministero delle Comunicazioni, successivamente inglobato in Sviluppo Economico e tradizionalmente responsabile della infrastruttura fisica della Rete, ed il ministero con delega all’Innovazione, che si sarebbe curato anche del coordinamento degli altri ministeri interessati alle politiche dell’Internet. I due genitori così concepiti, con alcune variazioni, si sono succeduti in questa sequenza:
XIV Leg. Berlusconi | Ministero Comunicazioni (Ministro Gasparri) Ministero Innovazione e tecnologie (Ministro Stanca) |
XV Leg. Prodi | Ministero Comunicazioni (Ministro Gentiloni) Ministero Riforme e Innovazione PA (Ministro Nicolais) |
XVI Leg. Berlusconi | Ministero Sviluppo Economico (Ministro Romani) Ministero PA e innovazione (Ministro Brunetta) |
XVI Leg. Monti | Ministero Sviluppo Economico (Ministro Passera) Ministero Istruzione Università e Ricerca (Ministro Profumo) |
XVII Leg. Letta | Ministero Sviluppo Economico (Ministro Zanonato) |
La linea generale del Governo italiano, per quanto riguarda gli interventi sulla rete, è sempre stata quella di intervenire in una modalità leggera: interventi solo quando necessari e richiesti dalla comunità degli utenti e dei fornitori di servizi; co-regolamentazione piuttosto che regolamentazione dall’alto; consultazione permanente degli attori coinvolti, etc. Questo però non impedito che talvolta venissero prese decisioni che la comunità degli utenti e dei fornitori di servizio ha fortemente contestato. In molti casi infatti, quando si è tentata una “avocazione di ruolo parlamentare” – a partire dai decreti sulla pedopornografia o sulle lotterie on-line – sono scaturiti discreti buchi nell’acqua. Tutti gli interventi sulle regole in Internet hanno un aspetto altamente tecnico e globale, quindi conviene non intervenire senza una previa consultazione con tutti gli attori del sistema. Gli attori in questo mondo di Internet devono conoscere cosa succede nel sistema globale. Questo è un presupposto fondamentale, anche per i governi, per comprendere il proprio ruolo specifico in questo sistema Internet così complesso, per evitare di prendere decisioni stupide, con buone intenzioni, ma cattive conseguenze.