Accade a Santa Fiora, sull’Amiata grossetana: ogni giorno arrivano all’ufficio turistico del piccolo comune fiumi di mail da tutto il mondo di persone che chiedono informazioni sullo “Smart working village” dopo il grande eco che il progetto, lanciato nel 2020 dal Comune di Santa Fiora con il supporto di ANCI Toscana, primo smart working village d’Italia, ha avuto sulla stampa nazionale e internazionale (ne hanno parlato anche Forbes e la CNN).
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Cos’è lo Smart working village
Lo smart working village nasce in pieno lockdown come tentativo dell’amministrazione comunale di Santa Fiora di rilanciare il borgo grazie alle opportunità date dalle nuove tecnologie, invogliando le famiglie delle grandi città a trasferirsi a Santa Fiora con un incentivo economico, erogato tramite bando: chi sceglie di lavorare da remoto per almeno due mesi nel territorio di Santa Fiora, può richiedere la copertura da parte dell’amministrazione comunale delle spese di locazione, fino a un massimo del 50%, per un importo non eccedente i 200 euro al mese, e fino a sei mesi.
Collegato al bando il Comune ha realizzato il portale vivinpaese.it in cui sono segnalate le abitazioni messe a disposizione dai cittadini nonché tutti i servizi: dal medico all’elettricista, dalla consegna dei pasti a domicilio all’ufficio turistico, alla baby sitter.
Il progetto ha funzionato fin dall’inizio, tanto che il Comune ha deciso di rifinanziare il bando anche nel 2021, con le stesse modalità dello scorso anno e scadenza il 31 dicembre. Inoltre, crescendo la richiesta di case, ha dovuto lanciare un appello ai proprietari di abitazioni situate nel territorio comunale di Santa Fiora affinché mettessero a disposizione del progetto altri immobili. A oggi sono 18 le case date in affitto con l’incentivo del bando.
La differenza la fa la fibra ottica
L’unica richiesta che il Comune ha avanzato ai proprietari degli immobili è quella di essere disponibili ad allacciare la fibra.
Sì, perché uno degli elementi fondamentali su cui si regge lo Smart working village, con il lavoro da remoto, è l’arrivo della banda ultralarga che garantisce a Santa Fiora la possibilità di navigare a un gigabit al secondo in modalità FTTH come nelle grandi città. Per alcune unità immobiliari, specie nei poderi e nelle borgate sparse, la rete in banda ultra larga è disponibile in modalità FWA (Fixed Wireless Access). E pensare che in tutto il comune, sessantatré chilometri quadrati, abitano poco più di duemila cinquecento persone: troppo poche, oltre alla distanza tra i borghi e la scarsa presenza di aziende, affinché gli operatori privati fossero spinti a investire. E infatti ci avevano rinunciato dichiarandola zona ‘bianca’. Meno male che è intervenuta la Regione con il Ministero e le risorse della Comunità Europa, spingendo verso il superamento del digital divide e investendo 74 milioni di euro per realizzare le infrastrutture digitali in tutte le cosiddette ‘aree bianche’ della Toscana.
Il sindaco di Santa Fiora Federico Balocchi sostiene che le infrastrutture digitali rappresentino un’inedita opportunità economica e sociale per Santa Fiora e per tutti i comuni dell’Amiata perché possono consentire alle imprese di investire in luoghi lontani dalle città, e alle persone di scegliere di vivere e lavorare in montagna. Dal suo punto di vista sono l’elemento che fa la differenza, sono la condizione essenziale per far ripartire l’economia e ripopolare i borghi montani.
Regione Toscana – che ha supportato il Comune intermediando continuamente con Open Fiber e Infratel al fine di ottenere la chiusura delle attività di cablaggio e l’avvio in vendibilità dei servizi – intende promuovere questo modello in altri territori, stimolando amministratori altrettanto lungimiranti nel cercare di vedere oltre la sola connettività.
Il modello di Toscana Diffusa che l’Amministrazione regionale vuole promuovere prevede infatti un accompagnamento e una cura delle esigenze del singolo Comune in tutta la Toscana, cercando di fare – come ente regionale – da diffusore di buone pratiche verso altri territori e promuovendo lo scambio di metodologie e approcci “smart”.
Amiata smart land
Di territori su cui puntare ce ne sono diversi e l’Amiata, ha sottolineato l’assessore regionale ai sistemi informativi e all’e-government, Stefano Ciuoffo, ha le carte in regola per diventare un’autentica smart land, un territorio ampio e connesso in modalità ultraveloce. Il concetto di “area bianca” dal 2017 a oggi è profondamente cambiato: quasi due anni di pandemia sanitaria hanno mostrato in maniera limpida e cristallina la “fame” di connettività che tutti i territori detengono, visto che oramai gli stili di vita sono mutati e molte attività quotidiane si sviluppano interamente attraverso la rete. L’Assessore regionale all’e-government sostiene che si debba consolidare la presenza delle infrastrutture digitali nei borghi e nei paesi montani, come quelli dell’Amiata, per permettere a essi stessi di giocarsi un ruolo da protagonisti nelle sfide future.
L’obiettivo quindi è quello di ridurre il digital divide nelle aree bianche che da anni soffrivano la mancanza di una infrastruttura in banda ultra larga all’altezza delle nuove esigenze e OpenFiber porta qui la stessa tecnologia che utilizza nelle grandi città, come ha avuto modo di spiegare Roberto Tognaccini, Responsabile network e operations area centro Open Fiber.
È possibile affiancare infatti la disponibilità di banda ultra larga- condizione necessaria ma non sufficiente – a un approccio olistico all’innovazione dei territori, promuovendo, comunicando, accompagnando le aziende e i cittadini, e aggiungendo disponibilità di identità digitale SPID (Regione Toscana si è federata con Lepida per attivare sportelli di rilascio di credenziali), di servizi digitali per le imprese (SUAP telematico in primis), ma anche di pagamenti elettronici (piattaforma regionale IRIS-pagoPA).
Su questo la Toscana non parte da zero, ma anzi grazie alla piattaforma messa a disposizione dalla Regione, sono numerosi i servizi digitali che vengono offerti ai cittadini: dai tributi alle sanzioni, fino alle certificazioni anagrafiche. E nelle intenzioni dell’assessore regionale queste esperienze non dovranno rimanere casi isolati, ma diventare patrimonio condiviso e diffuso in tutta la Toscana.
Cosa può essere ancora migliorato
Abbiamo riscontrato difficoltà dal punto di vista operativo perché per fare gli allacci è necessario avere censito ogni civico potenzialmente collegabile. È quindi di importanza fondamentale avere dati di qualità e, se ci sono errori, avere una procedura efficiente, immediata e snella per sistemare la banca dati. Diversamente ci sono molte abitazioni allacciabili che non risultano tali e questo crea malumore e disorientamento nei cittadini. Inoltre si riscontrano spesso ritardi importanti negli allacci quando Open Fiber deve ottenere autorizzazioni da Enel o dalla Provincia e anche su questo sarebbe necessario avere procedure più veloci.
Regione Toscana ha avviato infatti con Open Fiber un percorso di bonifica dei dati con l’integrazione con le banche dati geo-referenziate esposte dal sistema Open Toscana, in modo da ottimizzare prima dei lavori, duranti gli scavi, e in fase di vendibilità tutti i processi che riguardano le numerazioni civiche degli allacciamenti e le conseguenti richieste di attivazione dei cittadini.
L’esperienza di Santa Fiora va vista come un progetto pilota di un nuovo modello economico e sociale, persino migliore di quello pre-Covid, perché più attento alle esigenze del benessere dell’uomo. Possiamo riportare la vita nei paesi delle aree interne offrendo condizioni di lavoro come in città e condizioni di vita migliori. È necessario per far questo investire non solo nella connettività delle aree bianche, ma anche nella realizzazione di strutture fisiche dove offrire spazi attrezzati per chi lavora a distanza e io credo anche strutture dove poter trasferire od incubare imprese innovative, per portare occasioni di lavoro qualificato anche nei paesi di montagna. Costruiremmo una società più equilibrata, rendendo più vivibili sia le città che le campagne