L’Italia a 1 Giga dovrebbe essere oggi. Questa è la base di partenza imprescindibile per orientare un dibattito che non può limitarsi alle critiche, alle preoccupazioni, alle battaglie di retroguardia, alle tifoserie più o meno interessate (o sponsorizzate).
Il piano Colao non convince la CGIL: “Per la rete serve gestione unica”
Infrastrutture, non è più tempo di critiche e ostruzionismi
Con le sole critiche o con gli ostruzionismi di maniera il Paese rischia veramente di differire ulteriormente l’obiettivo fissato per il 2026 quando ci troveremo a tutti gli effetti in un’altra era geologica. Il Piano Italia a 1 Giga è necessario perché oggi oltre 7 milioni di indirizzi civici italiani sono nel più profondo digital divide e questo rappresenta un freno al lavoro (a partire dallo smart working), alla didattica a distanza (purtroppo una realtà con cui fare i conti), alla sanità connessa, al diritto all’intrattenimento e a tanto altro ancora. Sabato 15 gennaio è stato dato il via libera al bando da 3,7 miliardi di euro, che è il primo di una serie di interventi da quasi 6,7 miliardi, tra i quali il 5G (2 miliardi), il Piano scuola (261 milioni) e il piano Sanità connessa (501,5 milioni).
La sfida non è solo infrastrutturale, altrimenti lo Stato potrebbe anche limitarsi a subappaltarla al privato. È innanzitutto culturale e sociale. L’Italia, come ha ricordato recentemente il ministro per l’Innovazione tecnologica, Vittorio Colao, è il Paese in cui mancano all’appello 10.000 professionisti in grado di realizzare le nostre autostrade digitali: mancano ingegneri e periti tecnici, il che vuol dire che il sistema dell’istruzione non è allineato all’offerta di posti di lavoro e che nei nostri giovani e nelle loro famiglie manca la consapevolezza delle opportunità del mercato.
È anche il Paese che fatica a sposare l’identità digitale nonostante i 27 milioni di SPID e i 24 milioni di download dell’applicazione app IO, a cui gli italiani si sono affacciati più per il bonus vacanze e per il cashback di stato che non per reale condivisione dell’utilità di semplificazione e digitalizzazione. È il Paese che dovrà spendere concretamente i 6 miliardi del PNRR destinati alla digitalizzazione della PA.
Gli step necessari
Nella realizzazione del Piano sarà fondamentale la qualità della mappatura svolta da Infratel perché è bene non dimenticare che il progetto prevede di fornire connettività ad almeno 1 Gbit/s in download e 200 Mbit/s in upload alle unità immobiliari che, a seguito della mappatura, siano risultate “non coperte da almeno una rete in grado di fornire in maniera affidabile velocità di connessione in download pari o superiori a 300 Mbit/s”. Si prevede inoltre che “la connessione ad almeno 1 Gbit/s in download e 200 Mbit/s in upload verrà fornita senza limiti al volume di traffico per gli utenti e nel rispetto del principio della neutralità tecnologica”.
Questo lavoro è fondamentale per non dimenticare davvero nessuno e chi ha seguito da vicino il Piano Bul conosce le tantissime criticità legate ai nuovi quartieri residenziali lasciati senza copertura. Su un altro fronte è positiva la scelta del modello di intervento a incentivo, da attuare nelle aree considerate a fallimento di mercato. Nonostante alcune perplessità espresse da alcuni operatori e organizzazioni sindacali, la parcellizzazione dei lotti e il coinvolgimento degli enti locali è fondamentale per dare una spinta concreta e maggiori spazi di monitoraggio sulla realizzazione degli impegni. E anche una seria politica di applicazione delle penali dovrà essere messa in atto per non ripetere gli errori dei precedenti piani.
Conclusioni
Sarà comunque necessario un forte coordinamento nazionale, affinché i diversi lotti realizzati siano parte di un’unica infrastruttura nazionale, perché la fibra sarà fondamentale anche per lo sviluppo del sistema 5G e non possiamo permetterci disomogeneità funzionali sul territorio.
Piano Italia a 1 Giga è certamente una delle gare più attese all’interno del PNRR, anche rispetto all’impatto che avrà sui piani di investimento delle società che emergeranno, ma non dimentichiamoci che costituisce un tassello di una strategia più ampia che vedrà a breve l’apertura dei bandi sul 5G nelle zone remote e sul Cloud nazionale dove sarà realizzato un polo strategico nazionale (PSN) dei dati delle pubbliche amministrazioni.
La politica farà la sua parte: le Commissioni parlamentari competenti hanno già chiesto relazioni puntuali al ministro sull’andamento del Piano.