Il 15 gennaio scorso è stato pubblicato da Infratel il bando per la concessione di contributi pubblici per la diffusione della fibra in Italia. Il bando, che dà ufficialmente avvio al Piano Italia a 1 Giga, punta a erogare in ogni unità immobiliare presente nei singoli civici servizi di connettività con una velocità pari ad almeno 1 gigabit al secondo (Gbps) in download e 200 megabit al secondo (Mbps) in upload per un contributo complessivo di quasi 3,7 milioni di euro.
Italia a 1 Giga, come garantire il successo del piano governativo
Dagli obiettivi europei alla strategia nazionale
Dopo una serie di interventi, sia diretti che a contributo, avviati a partire dal 2012, nel marzo 2015 è stata lanciata la Strategia per la banda ultralarga, con la quale i decisori politici intendevano colmare il gap infrastrutturale e di mercato e soddisfare gli obiettivi dell’Agenda digitale Ue 2020 (pubblicata nel 2010). Quest’ultima, in particolare, prevedeva lo sviluppo di connettività ad almeno 30 megabit per secondo per tutta la popolazione, di cui oltre il 50% abbonata con connessioni ad almeno 100 Mbps.
Un obiettivo che è stato tradotto nella strategia italiana con la copertura di almeno l’85% della popolazione con una connettività maggiore a 100 megabit per secondo. Si trattava di traguardi coerenti con la Comunicazione Gigabit Society del 2016, che prevede entro il 2025 connettività in fibra con capacità fino a 1 Gbps per i principali motori socioeconomici e per le imprese ad alta intensità digitale. Ma pure una copertura 5G ininterrotta in tutte le aree urbane e su tutti i principali assi di trasporto terrestre e accesso ad almeno 100 Mbps (potenziabile fino a 1 Gbps) per tutte le famiglie europee, anche quelle residenti delle aree rurali. Tali obiettivi sono stati rivisti dalla Commissione nel marzo 2021 con la comunicazione “2030 Digital Compass: the European way for the Digital Decade”, che ha previsto per il 2030 connessioni gigabit per tutti e 5G ovunque.
Il nostro Paese, tradizionalmente in ritardo sul tema digitalizzazione (soprattutto lato domanda), ha alzato la posta con l’adozione della nuova Strategia nazionale per la banda ultra larga (pubblicata il 27 maggio scorso). Nello specifico ha previsto di raggiungere una velocità di connessione delle reti fisse ad almeno 1 gigabit per secondo su tutto il territorio nazionale entro il 2026, in anticipo di ben quattro anni rispetto alle tempistiche Ue.
Le azioni del PNRR
La nuova strategia, in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), definisce le azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi di trasformazione digitale indicati dalla Commissione europea con la Comunicazione sulla Connettività per un mercato unico digitale europeo Gigabit Society e con la Comunicazione sul decennio digitale Digital Compass. In generale, le azioni sono sette, di cui due già in atto, ovvero il Piano aree bianche (infrastrutturazione aree a fallimento di mercato) e il Piano Voucher (incentivi alla domanda), alle quali si aggiungono il Piano “Italia a 1 Giga”, il Piano “Italia 5G”, il Piano “Scuole connesse”, il Piano “Sanità connessa” e il Piano “Isole Minori”.
Più nello specifico, con il Piano Italia a 1 Giga si persegue l’obiettivo di sviluppare reti a banda ultra larga nelle zone del Paese in cui si registra una carenza di investimenti da parte degli operatori a causa di una minore redditività rispetto ad aree più profittevoli, nella logica di assicurare pari opportunità di crescita su tutto territorio nazionale.
In particolare, lo scopo è fornire connettività ad almeno 1 gigabit per secondo in download e 200 megabit per secondo in upload alle unità immobiliari che, a seguito della mappatura delle infrastrutture presenti o pianificate al 2026 dagli operatori di mercato, sono risultate non coperte da almeno una rete in grado di fornire in maniera affidabile velocità di connessione in download maggiore di 300 Mbps.
Il bando Infratel e l’avvio del piano Italia a 1 giga
Il bando pubblicato da Infratel il 15 gennaio scorso punta ad assegnare contributi per un totale di 3,7 milioni di euro suddivisi in quindici lotti territoriali: Sardegna, Puglia, Abruzzo, Molise, Marche e Umbria sono le regioni che necessitano di maggiore intervento pubblico e, dunque, sono anche quelle che beneficeranno di più delle risorse a disposizione. Al lato opposto della classifica, invece, ci sono le province autonome di Trento e Bolzano, la Basilicata e la Lombardia. Il termine finale per la presentazione delle offerte è fissato al prossimo 16 marzo.
L’attuazione del progetto di investimento avrà inizio a decorrere dalla data di sottoscrizione della Convenzione e si concluderà entro il 30 giugno 2026. A questa deadline si aggiungono una serie di obiettivi semestrali e un sistema di garanzie e penali in caso di mancata copertura dei civici e ritardo dei tempi di realizzazione dei lavori. Tra i criteri di assegnazione, il bando individua l’offerta economica, le caratteristiche delle reti impiegate, l’architettura e il dimensionamento della rete. E ancora, la qualità dei piani di assunzione e formazione del personale e di gestione del progetto, nonché impegni relativi a inclusione, diversità di genere, persone con disabilità e sostegno a categorie svantaggiate.
Lo stesso bando consente a ciascun partecipante di aggiudicarsi uno o più lotti nel limite massimo di otto (a meno che il numero di offerte pervenute sia insufficiente), prevedendo che il contributo possa ammontare, al massimo, al 70% delle spese ammissibili. Il residuo 30% resta a carico del beneficiario, che rimane esclusivo proprietario dell’infrastruttura realizzata.
I proponenti, all’atto della presentazione dell’offerta, sono chiamati a presentare un Progetto d’Investimento articolato in una parte tecnico-progettuale e un’altra economico-finanziaria che espliciti i costi operativi, gli investimenti infrastrutturali direttamente sostenuti, i ricavi previsti sulla base della penetrazione ipotizzata per i servizi e i relativi costi di manutenzione.
La stipula della convenzione deve avvenire entro 15 giorni dall’aggiudicazione (e comunque non oltre il 31 luglio 2022) con conclusione a giugno 2026 mentre il periodo di monitoraggio per l’applicazione dell’eventuale recupero della sovracompensazione (verifica della clausola di clawback) si estende ai 10 anni successivi alla data di conclusione dei lavori.
Una volta decorso tale termine, permangono in capo al beneficiario gli obblighi di offerta di servizi di accesso wholesale verso gli altri operatori.
In base a quanto definito dal bando, infine, il proponente, dovrà assumersi l’obbligo di offrire accesso in conformità con quanto indicato dagli Orientamenti e dalla delibera Agcom n. 406/21/CONS.
Le linee guida Agcom e l’accesso alle reti destinatarie di contributi pubblici con modello di intervento a incentivo
Con la delibera n. 406/21/CONS, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), in esito alla consultazione pubblica n. 294/21/CONS, ha adottato le Linee guida che identificano le condizioni di accesso wholesale alle reti a banda ultralarga destinatarie di contributi pubblici mediante il modello di intervento a incentivo. Nelle Linee guida, in particolare, vengono definiti l’insieme minimo di servizi di accesso wholesale all’infrastruttura di rete sussidiata che i beneficiari del contributo pubblico sono tenuti a offrire e i relativi prezzi da applicare, la procedura per l’approvazione del listino dei servizi offerti dall’aggiudicatario (Listino) e le modalità di applicazione del principio di non discriminazione.
Partendo dagli Orientamenti del 2013 (o “Linee Direttrici”) che fissano in capo al beneficiario della misura di aiuto obblighi di accesso all’ingrosso più ampi rispetto a quella fornita dall’operatore SMP (ossia quello con significativo potere di mercato) e dalla disciplina contenuta nella delibera n. 120/16/CONS, l’Autorità ha previsto che i soggetti terzi abbiano la possibilità di utilizzare, sulla base del Listino approvato, le infrastrutture di posa e le connesse risorse di fibra spenta a disposizione, oltre ai servizi wholesale attivi disponibili nell’area. Inoltre, ha ritenuto giustificato l’obbligo in capo all’operatore aggiudicatario di fornire i servizi attivi, qualora non sia previsto diversamente dal bando, ovvero servizi wholesale di tipo VULA e bitstream Ethernet. Le stesse linee guida hanno disposto che la prima versione del Listino sia pubblicata almeno 6 mesi prima dell’avvio della commercializzazione dei servizi all’ingrosso da parte dell’aggiudicatario alle proprie divisioni retail nel caso di operatore verticalmente integrato e alle divisioni retail degli altri e che l’avvio della commercializzazione dei servizi all’ingrosso in uno specifico Comune sia reso noto al mercato con un anticipo di almeno 3 mesi.
Nello specifico l’Autorità ha previsto che il beneficiario dei contributi fornisca ai terzi richiedenti, con riferimento alle reti realizzate con utilizzo dei fondi pubblici in oggetto, servizi wholesale passivi e attivi almeno equivalenti all’elenco di quelli previsti in capo all’operatore SMP dalla regolamentazione vigente (con l’aggiunta del servizio di accesso FWA in aree C&D di Open Fiber).
In linea con gli Orientamenti europei 2013, inoltre, ha disposto che qualora garantire tutti i tipi di prodotti di accesso nelle aree rurali aumentasse i costi d’investimento in modo sproporzionato senza produrre benefici significativi in termini di aumento della concorrenza, sarà possibile prevedere che questi siano offerti soltanto in presenza di una domanda ragionevole da parte di un operatore terzo. È rimessa all’Autorità, su richiesta di una delle parti interessate (ovvero le Stazioni appaltanti), la valutazione di un onere sproporzionato rispetto ai benefici sulla concorrenza e l’indicazione dei parametri utili a misurare quando una domanda può qualificarsi come “ragionevole”.
Con riguardo alla definizione dei prezzi dei servizi di accesso all’ingrosso alle reti in fibra ottica realizzate con modello di investimento a incentivo, l’Autorità ha adottato come riferimento i valori definiti nell’Analisi di Mercato vigente recepiti nell’Offerta di Riferimento dell’operatore SMP16 (c.d. prezzi OR) prima dei bandi (2021) con applicazione del meccanismo di claw-back per rettificare eventuali sovrastime di costi fatte in fase di business plan. I prezzi di riferimento dei servizi wholesale individuati nelle Linee guida rappresentano, in particolare, il tetto massimo (price cap) a cui fare riferimento sia per quanto concerne le condizioni economiche ricorrenti (canoni) sia quelle one-off (contributi una-tantum).
Per quanto concerne la validità del listino formulato a valle dell’aggiudicazione, questa è fissata a due anni trascorsi i quali l’Autorità potrà procedere a una verifica della validità di tali condizioni, su richiesta avanzata dalla Stazione appaltante, nel caso di eventuali variazioni significative: i) delle condizioni di costo di fornitura dei servizi, anche sulla base di benchmark di mercato, ii) delle condizioni di take-up dei servizi rispetto a quelle prevedibili in fase di prima approvazione, iii) del rendimento del costo del capitale (WACC), iv) delle condizioni generali del mercato nelle aree interessate nonché in aree più competitive. Le eventuali nuove condizioni tecniche ed economiche di accesso, laddove fissate con il suddetto processo di rivalutazione, rimarranno in vigore per un periodo minimo di ulteriori due anni, a valle dei quali l’Autorità potrà procedere a una nuova verifica, su eventuale richiesta della Stazione appaltante, alle stesse condizioni sopra rappresentate.
Le linee guida fanno salvo comunque il potere di vigilanza dell’Autorità, esercitabile in ogni momento, in corso di esecuzione del contratto su richiesta della Stazione appaltante in merito alla conformità delle condizioni tecniche ed economiche di fornitura, per ciascun specifico servizio, al quadro regolamentare previsto dalle presenti Linee guida.
Conclusioni
L’adozione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e della nuova strategia e la formulazione del Piano Italia a 1 Giga rappresentano strumenti straordinariamente rilevanti per l’impatto che potranno esercitare sul sistema Paese. Si tratta di ingenti risorse che, se impiegate bene e rapidamente, faranno la differenza, ma che necessitano di ulteriori azioni per il raggiungimento dei più ampi obiettivi di transizione digitale. Molte di queste sono previste nello stesso Pnrr, con l’obiettivo di garantire non solo il superamento del deficit di professionalità specializzate da impiegare nei cantieri nel nostro Paese, ma anche di favorire la definitiva maturazione di una domanda che, ad oggi, appare ancora poco consapevole dei benefici offerti dalla digitalizzazione.