L’anno appena trascorso ha inevitabilmente segnato un importantissimo passo avanti nel processo di trasformazione digitale del nostro Paese. Il Next Generation Eu ha messo a disposizione dell’Italia un’enorme mole di risorse finanziarie da incanalare non solo in progetti volti a rinvigorire l’economia, ma anche (e forse soprattutto) a mettere gli Stati membri in condizione di competere sotto il profilo tecnologico con le altre principali economie globali. Tali risorse, che ammontano a quasi 50 miliardi di euro (tra la missione 1 del PNRR, il REACT-EU e il fondo complementare finanziato dal governo italiano), serviranno a finanziare i numerosi dei progetti previsti nel Piano. Facciamo il punto su ciò che è stato fatto e su quanto è previsto per il prossimo futuro in ambito digitale.
Obiettivo 1 Giga e Piano Italia 5G: dove siamo e dove vorremmo andare
La roadmap del PNRR e gli obiettivi di trasformazione digitale
Una delle principali sfide relative al Piano di Ripresa e Resilienza italiano consiste certamente nel realizzare, nel rispetto della deadline europea fissata per il 2026, i 560 “obiettivi e risultati” previsti dal programma. Il nostro Paese non è noto al mondo come esempio di efficienza e rapidità nella realizzazione dei progetti pubblici, ma per sfruttare appieno le opportunità di rilancio offerte dai fondi comunitari è necessario liberarsi dai retaggi del passato e procedere a passo sostenuto.
Le notizie diffuse ad oggi sono piuttosto confortanti: sono stati raggiunti tutti i 51 obiettivi previsti per il 2021 necessari per sbloccare, a seguito della valutazione della Commissione europea, la prima rata da 21 miliardi (al netto del 13% defluito nella quota di prefinanziamento di 24,9 miliardi erogato ad agosto dello scorso anno). Nel dettaglio, tra i 51 traguardi e obiettivi che l’Italia ha raggiunto nel semestre appena trascorso, 27 prevedono l’attuazione di adempimenti normativi e 24 si riferiscono agli investimenti. In particolare, gli obiettivi che si riferiscono alla missione 1 – che si occupa di accelerare la transizione digitale italiana – sono 25, di cui quasi la totalità (22) di tipo normativo. Questo sbilanciamento verso gli adempimenti regolatori è giustificato dal fatto che molti dei traguardi raggiunti si riferiscono ad atti propedeutici alla fase di cantierizzazione dei progetti.
Fig. 1 Scadenze e obiettivi delle rate del PNRR
Scadenza | Obiettivi e risultati | Importo lordo (miliardi di) | Erogazioni (miliardi di) | |
Prefinanziamento | 13/08/2021 | 24,9 | ||
Prima rata | 31/12/2021 | 51 | 24,1 | 21 |
Seconda rata | 30/06/2022 | 47 | 24,1 | 21 |
Terza rata | 31/12/2022 | 55 | 21,8 | 19 |
Quarta rata | 30/06/2023 | 27 | 18,4 | 16 |
Quinta rata | 31/12/2023 | 69 | 20,7 | 18 |
Sesta rata | 30/06/2024 | 31 | 12,6 | 11 |
Settima rata | 31/12/2024 | 58 | 21,3 | 18,5 |
Ottava rata | 30/06/2025 | 20 | 12,6 | 11 |
Nona rata | 31/12/2025 | 49 | 14,9 | 13 |
Decima rata | 30/06/2026 | 113 | 20,8 | 18,1 |
Totale | 520 | 191,5 | 191,5 |
Fonte: Relazione sullo stato di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza (23/12/2021)
Tra gli investimenti più attesi che dovranno concretizzarsi nei prossimi 4 anni, il PNRR italiano ha destinato 6,7 miliardi di euro alla realizzazione di specifiche iniziative contenute nella nuova Strategia per la Banda ultralarga, in particolare il Piano Italia a 1 Giga, il Piano Italia 5G e il Piano Voucher. Ulteriori 9,75 miliardi saranno invece destinati alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, che dovrà concretizzarsi anche attraverso l’adozione di un approccio “cloud first”. In virtù di ciò, a settembre 2021 è stata pubblicata la “Strategia Cloud Italia,” che costituisce il documento programmatico per guidare la pubblica amministrazione verso l’adozione di strumenti e tecnologie di tipo cloud. Ma iniziamo con le reti.
Il Piano Italia a 1 Giga
Questo piano ha l’obiettivo di fornire connettività ad almeno 1 Gbps in download (e 200 Mbps in upload) sull’intero territorio nazionale entro il 2026. A tale scopo è stata riservata più della metà delle risorse complessivamente assegnate dal PNRR per lo sviluppo delle reti ultraveloci (3,8 miliardi su un totale di 6,7). Le modalità di intervento pubblico prevedono l’utilizzo di un modello “ad incentivo” (o gap funding) in cui le risorse vengono sbloccate solo a seguito del raggiungimento di una soglia base di copertura da parte dell’operatore. Ad obiettivo raggiunto le opere restano di proprietà dell’operatore privato, che viene “incentivato” ad adeguarle alle caratteristiche demandate dal Piano. In seguito al monitoraggio effettuato da Infratel, è stata stabilita la soglia minima di 300 Mbps in download entro il 2026, ritenuta necessaria per sviluppare reti “a prova di futuro”, sotto la quale scatta l’intervento pubblico per il sostegno alla fornitura di connettività ad 1 Gbps. Per quanto concerne le tempistiche si attende a breve la pubblicazione dei bandi (inizialmente prevista entro la fine del 2021) che dovrebbero culminare nell’aggiudicazione di tutte le gare nella metà del 2022. Per quanto riguarda gli stadi di avanzamento, una prima milestone del 20% è fissata per il terzo trimestre del 2023, cui dovrebbe seguire la realizzazione del 60% delle opere entro il primo trimestre 2025, mentre la conclusione è prevista entro la fine di settembre 2026.
Piano Italia 5G
Per quanto concerne le reti mobili, agli interventi previsti nel “Piano Italia 5G”, pubblicato e messo in consultazione lo scorso 15 novembre, sono destinati 2,02 miliardi. Anche in questo caso Infratel ha effettuato il monitoraggio sullo stato attuale della copertura e sull’evoluzione da qui al 2026 e, sulla base dei risultati, il Piano ha previsto due linee di intervento, distinte e complementari tra loro: 1) la realizzazione di una rete di backhauling in fibra ottica per le Stazioni Radio Base (SRB) che, al 2026, risulterebbero prive di tale rilegamento e 2) la realizzazione di nuove infrastrutture di rete mobile complete (attive e passive), con capacità di almeno 150 Mbps, nelle aree che risulterebbero prive di infrastrutture capaci di offrire connettività ad almeno 30 Mbps nel 2026.
Nel primo caso si tratta di collegare i 13.231 siti radiomobili individuati, che si concentrano in particolare in Piemonte (1.400), Lombardia (1.146), Veneto (1.100), Sicilia (1.172) e Lazio (1.032).
Siti radiomobili da collegare, per regione
Anche qui si punta su un modello gap funding in cui gli aggiudicatari dovranno dimensionare i collegamenti in fibra per garantire a tutti gli operatori interessati l’accesso all’ingrosso, a condizioni eque e non discriminatorie, sia alle componenti passive che a quelle attive. Si prevede anche l’applicazione del meccanismo di claw-back (restituzione di profitti aggiuntivi non preventivati da parte del privato provenienti dall’opera finanziata con fondi pubblici) al fine di correggere eventuali sovra-compensazioni. Inoltre, una parte dei collegamenti potrà essere realizzata con intervento diretto o tramite concessionario pubblico, poiché circa il 13% dei siti da collegare dista meno di 1.000 metri da infrastrutture pubbliche realizzate dallo Stato.
Anche per la seconda linea di intervento del piano si prevede la realizzazione di parti complete di infrastrutture (attive e passive) con un modello a incentivo, dimensionate per consentire l’accesso a terzi a condizioni eque, garantendo quindi sia il servizio ai clienti finali (a 150 Mbps), sia la fornitura di accesso all’ingrosso per gli altri operatori. Le aree da coprire ammontano a circa il 15% dei 30 milioni di pixel in cui è stato scomposto il territorio nazionale, una porzione che interesserebbe circa l’1,6% della popolazione. Attualmente risultano privi di connettività mobile a 30 Mbps quasi il 27% del territorio e il 6,3% della popolazione.
Sia in relazione al piano 5G che per il Piano Italia a 1 Giga è stata sottoscritta la convenzione con Infratel, che fungerà da soggetto attuatore. Le gare, secondo previsioni, saranno tutte aggiudicate entro giugno 2022.
Le linee guida dell’Agcom
Inoltre, lo scorso 29 dicembre, Agcom ha messo in consultazione le linee guida per individuare le condizioni per l’accesso alle infrastrutture finanziate con fondi pubblici, in conformità con gli orientamenti della Commissione europea del 2013 e delle considerazioni emergenti dalla consultazione (avviata il 19 novembre 2021 e ancora in corso) sulla loro revisione, in particolare riguardo le reti mobili. I principali aspetti riguardano l’accesso wholesale alle infrastrutture finanziate, i relativi prezzi da applicare, la procedura per l’approvazione dei servizi offerti e le modalità di applicazione del principio di non discriminazione. Si prevede inoltre l’applicazione del meccanismo di claw-back in due fasi, a consuntivazione dei costi e a consuntivazione dei ricavi sulla base dell’effettivo take-up della infrastruttura.
La sfida del cloud
La partita per portare le PA italiane in cloud sta entrando ormai nel vivo, con la scelta da parte del ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Trasformazione Digitale dell’offerta di Tim, Cdp Equity, Leonardo e Sogei. La proposta presentata dal quartetto è stata considerata la migliore sia dal punto di vista della completezza dei servizi cloud che della sicurezza dei dati classificati come “strategici” e “critici” e fungerà da modello per la costruzione del bando per la realizzazione del Polo Strategico Nazionale (PSN) che dovrebbe essere lanciato nelle prime settimane di quest’anno.
Il PNRR ha destinato alla realizzazione del PSN risorse per 900 milioni di euro e la sua implementazione, come demandato dalla strategia, dovrà essere frutto di una partnership pubblico-privata. Intanto il 15 dicembre 2021 l’Agid ha adottato il “Regolamento recante i livelli minimi di sicurezza, capacità elaborativa, risparmio energetico e affidabilità delle infrastrutture digitali per la PA e le caratteristiche di qualità, sicurezza, performance e scalabilità, portabilità dei servizi cloud per la pubblica amministrazione, le modalità di migrazione, nonché le modalità di qualificazione dei servizi cloud per la pubblica amministrazione” strumentale all’avvio del Polo Strategico Nazionale
Si segnala inoltre che sono in corso di definizione gli importi forfettari che le pubbliche amministrazioni locali potranno richiedere per progetti di “Abilitazione e facilitazione al Cloud”. A tale scopo sono state previste risorse per 1 miliardo di euro, a cui le PA potranno accedere rispondendo a un avviso pubblico atteso per la prima metà del 2022.
Il Piano Voucher
Appena prima della fine del 2021, il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha firmato l’atteso decreto attuativo che dà il via al Piano voucher per le imprese. L’utilizzo dei voucher come stimolo per incentivare la domanda di connettività ad alta velocità in favore di famiglie, imprese e scuole è parte del piano approvato dal Cobul nel maggio del 2020, con l’obiettivo di garantire una velocità minima di connessione ad almeno 30 Mbps anche alle PMI e ai nuclei familiari che versano in situazioni di difficoltà economica.
Mentre la prima fase del piano Voucher è stata dedicata alle famiglie con ISEE fino a 20.000 euro, questa seconda fase permetterà alle aziende classificate come PMI di beneficiare di un contributo che va da un minimo di 300 euro a un massimo di 2.000 euro per un periodo compreso tra i 18 e i 36 mesi. Per le organizzazioni che decidono di fare un upgrade a 1 Gbps è previsto un ulteriore contributo del valore massimo di 500 a copertura dei costi sostenuti per il passaggio.
Le risorse totali messe in campo per finanziare la connettività delle imprese attraverso il Piano Voucher ammontano a 609 milioni di euro, frutto della somma tra i 516 milioni già previsti e i 93 non sfruttati nella prima fase del piano. Il prossimo passo, previsto per il 2022 ma non ancora confermato, è relativo all’allargamento del contributo anche alle famiglie con un ISEE che supera i 20.000 euro, per spingere l’adozione della connettività ad 1 Gbps.
Conclusioni
Nel complesso il 2021 ha segnato l’avvio di un percorso che dovrebbe portare il nostro Paese all’avanguardia sia dal punto di vista della copertura internet ultrabroadband che sotto il profilo della digitalizzazione dei servizi pubblici (inclusa la migrazione in cloud degli enti statali). Nell’anno appena iniziato tutta l’attività propedeutica dovrà arrivare a compimento attraverso l’assegnazione dei bandi, che daranno il via alla messa in opera di alcuni tra i più importanti progetti in ambito digitale, come la realizzazione del PSN e l’infrastrutturazione delle reti di nuova generazione. Il 2022 può quindi essere considerato come un vero e proprio crocevia, poiché rallentare adesso significherebbe pregiudicare in modo sostanziale il rispetto del cronoprogramma concordato in sede europea. In particolare, nei prossimi 12 mesi dovranno trovare compimento altri 102 “obiettivi e risultati”, utili a liberare ulteriori 40 miliardi di euro. Risorse fondamentali per il rilancio tecnologico ed economico del nostro Paese.