Proviamo a mettere in fila, aiutandoci con la tabella aggiornata, gli adempimenti ancora in divenire in attuazione dell’Agenda Digitale.
Partendo dai numeri complessivi: su diciannove novità introdotte dal Decreto “Crescita 2.0”, soltanto cinque sono già effettivamente in vigore e non necessitano di ulteriori passaggi formali; altri sei hanno tempi di entrata in vigore collocati tra la fine di aprile 2013 e il biennio 2014-15.
Fin qui, tutto bene.
E gli altri otto? Proviamo ad analizzarli uno alla volta, cercando di capire a che punto siamo.
Primo: il “documento digitale unificato”. Carta di identità, codice fiscale, CNS in un’unica tessera a microchip. Teoricamente, le prime carte dovevano essere emesse nella primavera 2013. Va detto, a onor del vero, che la primavera non è ancora finita, ma il decreto attuativo necessario non è ancora pronto.
Va anche detto che di “documenti digitali unificati” ce ne sono stati promessi in quantità, a partire da Lucio Stanca per arrivare a Renato Brunetta passando per Luigi Nicolais. Ogni Ministro all’Innovazione, inevitabilmente, si è esercitato a immaginare tessere uniche, salvo poi scontrarsi con una montagna di complicazioni e qualche resistenza non banale (vedi MEF).
Secondo: l’anagrafe unica della popolazione. In teoria, l’anagrafe è già operativa. In pratica, no.
L’AGID parla di 2014, anche se a nostro modesto parere pare difficile immaginare che siano sufficienti sei-sette mesi (al netto dal periodo di ferie estive) per concludere i passaggi obbligati (regole tecniche) e realizzare la piattaforma di interoperabilità tra decine (Netics ne stima non meno di sessanta) di applicazioni software differenti che oggi governano le ottomilacento anagrafi comunali.
Terzo: la digitalizzazione dei certificati di nascita e morte. Il Viminale sta lavorando al decreto attuativo, con la complicazione data dal fatto che gli ospedali (ossia le entità che dovranno provvedere alla stesura e all’inoltro telematico dei certificati) dovranno dotarsi di applicativi ad-hoc. Ci si può aspettare, ragionevolmente, una procedura on-line che eviti la necessità di acquisire applicativi “on premise”, ma anche in questo caso lo sviluppo del software richiederà tempo.
Quarto: il “domicilio digitale”. Vedi punto secondo, in quanto tutto si regge sul database “unico” della popolazione residente.
Quinto: Open Data. Si aspettano, dall’AGID, le regole tecniche per la pubblicazione dei dataset. Dopodichè, ci vorrà inevitabilmente del tempo per arrivare a uno scenario di reale alimentazione di dataset pubblici da parte degli enti. Soprattutto in un momento in cui le risorse (economiche ed organizzative) non sembrano abbondare.
Sesto: Fascicolo Sanitario Elettronico. Il decreto del Ministero della Salute, teoricamente previsto entro novanta giorni dalla conversione il legge del “Crescita 2.0”, non è ancora stato emanato. L’argomento è ancora sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni, probabilmente “dimenticato” anche a causa dell’attuale momento politico “complicato”.
Settimo: le facilitazioni per gli scavi e le cablature verticali in fibra. In attesa del decreto attuativo da parte del MISE, con (anche in questo caso) forse troppi “altri ministeri competenti da sentire” e le inevitabili complicazioni che deriveranno dalla necessità di mettere d’accordo i Comuni per quanto riguarda gli aspetti più squisitamente operativi (le norme di semplificazione del rilascio delle autorizzazioni) (al nostro giornale risulta appunto che il ministero dei Trasporti ha rigettato la prima bozza di decreto del Mise e ora si procede a una seconda, con tempi non definiti ma dovrebbe essere maggio, Ndr.).
Ottavo: gli incentivi fiscali alle startup. In questo caso, per la verità, il decreto “Crescita 2.0” non ha fissato termini precisi per la pubblicazione del decreto attuativo da parte del MEF, anche in considerazione del fatto che saranno necessari passaggi tecnici in Commissione Europea e – cosa ancora più delicata – le verifiche di copertura finanziaria da parte della Ragioneria Generale e del MEF.
In almeno sei casi su otto (i primi sei), siamo di fronte a criticità non banali che provocheranno inevitabilmente uno slittamento di qualche mese (dove “qualche” potrebbe significare un numero compreso tra sei e dodici) rispetto alle “promesse” fatte in sede di decreto.
E si torna alla madre di tutti i problemi: la mancanza di governance dell’innovazione tecnologica, la logica del rinvio a “norme successive” per la fretta di decretare e annunciare.
Tutte lezioni da imparare, per il nuovo Governo che sta per vedere la luce.
Nel frattempo, gli enti della PA “stanno a guardare” e il mercato è fermo. Un peccato, in tempi in cui anche una piccola cosa diventa una grande cosa.