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La banda 6 GHz serve più al Wi-Fi che al 5G: ecco perché e cosa deve fare l’Italia



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Evitare un’identificazione della banda 6 GHz per il 5G alla WRC-23 e favorirne invece un’apertura per l’uso senza licenza sono passi fondamentali per consentire all’Italia e agli altri paesi europei di raggiungere i loro obiettivi di banda larga per una società digitale. Il contributo del Wi-Fi alla realizzazione di connessioni ultra.veloci

Pubblicato il 13 lug 2023

Pasquale Cataldi

Expert in Innovative Technology, Business Strategy, and Regulation



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La stragrande maggioranza del traffico internet è generata e consumata tramite Wi-Fi dagli utenti che si trovano in ambienti cosiddetti “indoor”, come case, uffici e aziende. Destinare più spettro al Wi-Fi è dunque fondamentale per implementare una strategia di connettività che non si fermi alla porta di casa ma che permetta agli utenti di utilizzare i nuovi servizi della società Gigabit.

La soluzione sembra, almeno sul piano della regolamentazione dello spettro, relativamente immediata. L’Italia dovrebbe prendere una posizione chiara ed univoca a tutti i livelli, in particolare quello di Consiglio Europeo, sulla destinazione della parte alta della banda cosiddetta “6 GHz” (6425-7125 MHz) ad un uso senza licenza, come il Wi-Fi, nella fase finale e cruciale dei lavori di preparazione della WRC-23, da mantenere anche durante le negoziazioni della Conferenza che si terrà il prossimo novembre.

Spieghiamo allora perché la banda 6 GHz è l’unica utilizzabile per massimizzare i benefici di questi grandi investimenti infrastrutturali e approfondiamo le posizioni del dibattito internazionale e indicando quale percorso trasformerà le società di oggi in una società Gigabit.

Il contributo del Wi-Fi alla realizzazione di connessioni ultra veloci

Negli ultimi anni, l’Italia ha compiuto notevoli passi in avanti nel campo dell’efficientamento delle infrastrutture digitali realizzando un sostanziale incremento della copertura del territorio tramite connessioni in fibra e installazione di antenne 5G. In continuità con i provvedimenti del 2015, il Governo italiano sta implementando la Strategia per la Banda Ultra Larga allocando 6,7 miliardi di euro, sotto forma di incentivi agli investimenti delle imprese per lo sviluppo di infrastrutture e di fondi per supportare ed incrementare la domanda di connettività dei potenziali utenti.

Nonostante gli sforzi siano lodevoli e assolutamente necessari a migliorare le performance digitali del Paese, la strategia pubblica sembra ignorare un elemento cruciale della connettività end-to-end. La diffusione delle reti in fibra ottica è un tassello fondamentale della pianificazione nazionale, ma non è sicuramente l’unico. Un altro pezzo del puzzle, spesso ignorato, è il contributo del Wi-Fi alla realizzazione di connessioni ultra veloci e i benefici di questa tecnologia per la connettività privata, per quella delle imprese e delle organizzazioni pubbliche.

Una strategia lungimirante, ma incompleta

Il piano Italia a 1 Giga è uno dei piani di intervento pubblico della Strategia italiana per la Banda Ultra Larga denominato “Verso la società Gigabit” in attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il piano, che prevede uno stanziamento di circa 3,8 miliardi di euro, ambisce a creare un sistema virtuoso che permetta a circa 7 milioni di abitazioni di essere raggiunte da connettività a banda ultralarga (FTTH con velocità in download di 1 Gbps). Oltre al Piano Italia a 1 Giga, la Strategia si compone di altri sei piani di intervento, dedicando in totale il 27% delle risorse del PNRR destinate alla transizione digitale.

Secondo l’Osservatorio delle Comunicazioni di AGCOM nel dicembre 2022 il numero di connessioni FTTC erano 10,26 milioni, mentre le connessioni FTTH erano 3,47 – un incremento FTTC/H complessivo del 6,7% rispetto a dicembre 2021. I numeri incoraggianti sulla disponibilità di connessioni in fibra raccontano solo in parte la realtà. Lo stesso documento infatti evidenzia anche che solo il 19.8% delle linee FTTH corrispondono ad un abbonamento ad un servizio di connessione internet.

Le ragioni della limitata conversione fra numero di abitazioni collegate e sottoscrizioni di servizi in fibra sono molteplici ed un’analisi approfondita sarebbe alquanto complessa. Molti di noi però ricorderanno che in passato le velocità supportate dal collegamento wireless tra l’access point e i dispositivi Wi-Fi erano molto più alte di quelle che effettivamente arrivavano al router dalla connessione broadband su linea telefonica (ad esempio ADSL), e la congestione sulle reti molto minore. Per esempio, secondo Akamai, nell’ultimo trimestre del 2015 la velocità media in download in Italia era di 7.4 Mbps. In breve, le performance delle reti Wi-Fi non erano un freno per l’accesso dei servizi online.

Oggi invece, il 53,7% delle famiglie italiane è coperta da FTTH, l’82,9% può connettersi a velocità superiori ai 100 Mbps e ognuno di noi ha molti più dispositivi connessi di allora. È chiaro che i servizi che già possiamo intravedere in questi ultimi anni e che avranno un ruolo importante nel modo in cui andremo online necessitano di un’infrastruttura Wi-Fi all’avanguardia, il che include una maggiore quantità di spettro.

Uso dello spettro con e senza licenza

Nel caso di uso licenziato dello spettro, è necessario avere un’autorizzazione generale con diritto di uso della frequenza, che, nel caso di bande di frequenze ad “alta richiesta”, viene rilasciato a seguito di procedura gara. La licenza è necessaria per tutte quelle applicazioni che richiedono la pianificazione e il coordinamento delle stazioni. Esempi di reti che usano spettro licenziato sono le reti broadcast per la trasmissione del segnale televisivo, e le reti mobili cellulari.

L’uso non licenziato dello spettro permette a chiunque utilizzi un’attrezzatura conforme ai minimi standard internazionali senza però fornire agli utilizzatori alcuna forma di protezione da altri utilizzatori dello stesso range di frequenze. Esempi di reti che usano spettro non licenziato sono le reti Wi-Fi e Bluetooth.

È quindi importante che, a fianco di una strategia di massimizzazione del numero di connessioni FTTH, ci si adoperi affinché le potenzialità di queste connessioni siano effettivamente realizzate portando valore all’utente.

L’unica soluzione è quella di proteggere lo sviluppo di tecnologie Wi-Fi destinando a questi casi d’uso efficaci e sufficienti porzioni di spettro per continuare a servire la stragrande maggioranza delle connessioni internet.

Wi-Fi: vittima del proprio successo

Tutti noi accediamo ad internet principalmente tramite Wi-Fi, sia a casa che al lavoro. Con un’architettura tecnica centrata sul dispositivo e non gestita centralmente, il Wi-Fi è diventato onnipresente, beneficiando di dirompenti economie di scala a livello globale. Una moltitudine di dispositivi si connette in modalità wireless (ad esempio, smartphone, notebook, tablet, dispositivi per lo streaming audio/video, televisori, così come nuovi dispositivi innovativi come visori AR/VR). I dati dimostrano che la maggior parte dei dati fissi viene trasmessa tramite Wi-Fi.

Nei mercati più sviluppati, le reti fisse/Wi-Fi sono utilizzate per attività professionali, come videoconferenze e scambio di file di grandi dimensioni, e personali (televisione, film on demand e videogiochi). Le reti cellulari, al contrario, vengono normalmente utilizzate in movimento e in ambienti outdoor per navigare.

Il Wi-Fi è utilizzato di più rispetto alla connettività cellulare anche dagli smartphone. Ad esempio, l‘analisi dell’autorità regolatoria britannica Ofcom sulla base dei dati raccolti dagli smartphone Android ha rilevato che – tra gennaio e marzo 2021 – il 73% del traffico è stato generato su Wi-Fi e solo il 27% tramite reti cellulari (vedi Figura 1).

Figura : Analisi Ofcom dei dati Android raccolti in crowdsourcing nel Regno Unito.

I dati presentati nell’immagine di Figura 2 si riferiscono al traffico dati annuo diviso in reti fisse (come FTTC, FTTH e FWA) e reti mobili cellulari in Italia. Il grande divario tra le due tipologie di dati non deve sorprendere se consideriamo che in media gli utenti passano l’80% delle giornate al chiuso, spesso in casa o sul posto di lavoro. Il rapporto “State of Wi-Fi” di ASSIA analizza come il traffico fisso raggiunge gli utenti finali e mostra come il Wi-Fi trasmetta il 92,3% del traffico complessivo di reti fisse in banda larga in Europa.

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Figura : Storico del traffico dati su rete fissa e mobile. Fonte: AGCOM Osservatorio delle Comunicazioni N. 1/2023

I dispositivi Wi-Fi di vecchia generazione utilizzano due bande di frequenze, la banda 2,4 GHz e la banda 5 GHz. Molti altri dispositivi elettrodomestici utilizzano la frequenza 2,4 GHz, tra cui forni a microonde, baby monitor, telecamere di sicurezza, apriporta del garage, solo per citarne alcuni. Per quanto riguarda la banda 5 GHz, anche questa è utilizzata da altri servizi, senza contare che alcuni canali non sono disponibili perché in uso da servizi radar.

Proprio la capacità del Wi-Fi di trasferire dati in maniera efficiente ed economica e al contempo coesistere con altri servizi è una delle chiavi del successo di questa tecnologia.

Eppure, se pensiamo ai dispositivi Wi-Fi che possediamo personalmente (nel mio caso almeno una decina) e al numero di reti Wi-Fi che possiamo vedere con il nostro terminale (nel mio caso 15 guardando semplicemente dalle impostazioni del portatile dal quale scrivo), ci rendiamo conto che la congestione sta diventando il “collo di bottiglia” per le connessioni di tutti i giorni. Più dispositivi sono attivi nelle frequenze in uso dal Wi-Fi, più la capacità di trasmissione dati è limitata e ne soffre anche l’esperienza digitale dell’utente.

Un’altra chiave della popolarità del Wi-Fi dipende dal fatto che lo standard di riferimento assicura la compatibilità della tecnologia con le versioni precedenti. Questo vuol dire che le persone possono aggiornare i propri dispositivi Wi-Fi quando vogliono, senza preoccuparsi se quelli di vecchia generazione funzioneranno ancora.

Rimane però lo svantaggio che i nuovi standard più performanti sono limitati dalle capacità inferiori dei dispositivi più vecchi.

Come funziona la banda a 6 GHz

Sfruttare tutta la banda 6 GHz per dispositivi Wi-Fi 6E (e il futuro standard Wi-Fi 7) permette di risolvere le problematiche evidenziate.

Poiché i dispositivi Wi-Fi nella banda 2,4 GHz possono trasmettere solo su canali larghi 20 MHz possiamo immaginare questa banda come una strada a corsia singola, che è percorsa da biciclette, trattori, scooter, e occasionalmente da auto più o meno moderne.

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Figura : Rappresentazione della banda 2,4 GHz.

Nella banda 5 GHz, invece, i dispositivi Wi-Fi possono aggregare canali per una trasmissione più veloce fino ad una larghezza di banda trasmissiva massima di 80 MHz, per cui possiamo immaginarla come una strada a tre corsie, dove si trova una grande quantità di veicoli motorizzati.

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Figura : Rappresentazione della banda 5 GHz.

La banda 6 GHz invece, poiché le trasmissioni di banda possono raggiungere 160 MHz (con il Wi-Fi 6E) e addirittura 320 MHz (con il prossimo Wi-Fi 7[6]) è come un’autostrada a sei corsie che può essere utilizzata solo da veicoli di ultima generazione.

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Figura : Rappresentazione della banda 6 GHz.

Le nuove larghezze di banda e il fatto che solo i dispositivi con Wi-Fi 6E (e futuri) possano accedere a questa banda rendono le prestazioni, in termini di velocità e latenze, perfette per complementare le connessioni gigabit in fibra e raggiungere queste velocità end-to-end.

Di quanto spettro ha bisogno il Wi-Fi

Quotient, Qualcomm e ASSIA hanno evidenziato una sostanziale carenza di spettro per le tecnologie senza licenza, e ASSIA ha sottolineato come la congestione sia nella banda a 2,4 GHz che nella banda a 5 GHz abbia un impatto sulla qualità dei servizi al cittadino e alle imprese.

I 480 MHz di spettro nella banda bassa 6 GHz (5945-6425 MHz), recentemente destinati all’utilizzo senza licenza in attuazione della decisione UE 2021/1067, sebbene utili, non saranno sufficienti per soddisfare le esigenze di capacità a medio e lungo termine. Nelle aree più densamente popolate, le reti Wi-Fi continueranno infatti ad essere limitate da larghezze di canale ridotte (40 MHz and 80 MHz), poiché sono solo tre i canali da 160 MHz e uno da 320 MHz ad essere disponibili. L’impossibilità di utilizzare canali più ampi compromette la fruizione dei servizi video in tempo reale e dei servizi immersivi, come la realtà aumentata, la realtà virtuale e la realtà estesa (AR/VR/XR).

La disponibilità di ulteriori 700 MHz nella banda alta 6 GHz (6425-7125 MHz) senza licenza è cruciale per sostenere la domanda e consentire all’Italia e agli altri paesi europei di raggiungere i loro obiettivi di banda larga per una società digitale.

Con l’accesso a 1180 MHz nella banda 6 GHz, un maggior numero di questi ampi canali potrebbe essere ospitato, migliorando significativamente le prestazioni disponibili per ogni utente. Larghezze di banda più ampie aumentano l’efficienza di utilizzazione dello spettro e diminuiscono i tempi di trasmissione dati, la latenza delle connessioni e, diminuendo la congestione dello spettro, offrono anche vantaggi dal punto di vista energetico.

I vantaggi di avere tutta la banda 6 GHz per Wi-Fi si rifletterebbero anche nei casi d’uso aziendali, nel settore manifatturiero, dell’istruzione, sanitario e in altri settori. Questi casi d’uso richiedono diverse velocità di trasmissione dati, latenze e qualità del servizio all’interno di una stessa installazione, e le loro performance dipendono sia dal gran numero di canali, sia dalla diversità delle larghezze di canale (20/40/80/160 MHz) che diventa disponibile solo con una quantità di spettro sufficiente[1].

Riconoscendo l’importanza dello spettro senza licenza per la società digitale del futuro, la FCC (regolatore statunitense) ha dichiarato che rendere l’intera banda disponibile per queste applicazioni senza licenza consente l’utilizzo di ampie porzioni di spettro, compresi diversi canali da 160 MHz, nonché canali da 320 MHz, che favoriscono un utilizzo più efficiente e produttivo dello spettro e aiutano a creare un ecosistema più ampio nelle bande a 5 GHz e 6 GHz.

Il fabbisogno di spettro delle reti pubbliche 5G

Ma le reti 5G pubbliche non hanno bisogno di più spettro?

La domanda è complessa, e solo un’analisi dettagliata di una serie di fattori può permetterci di dare una risposta.

I comportamenti e i casi d’uso

Il modo di navigare online è cambiato nel tempo. L’avvento dello smartphone ha segnato uno spartiacque nel modo vivere il digitale, permettendoci di utilizzare servizi internet in spazi outdoor e in movimento.

Come abbiamo visto dai dati presentati da AGCOM, il traffico dati fisso e mobile è in continuo aumento e non c’è motivo per aspettarsi qualcosa di diverso. Allo stesso tempo però, è importante notare come questa crescita stia, progressivamente, rallentando sia in Italia che all’estero. In un recente report Ericsson indica che il tasso di crescita annuale medio di traffico di dati mobili per smartphone fra il 2022 al 2028 sarà di appena il 19% – In Italia fra il 2019 e il 2022, il traffico dati mobile era cresciuto del 168%.

La risposta di questo rallentamento è da cercare nel comportamento degli utenti. Se è vero che la connettività mobile ha modificato le nostre abitudini, altri comportamenti non sono cambiati. Tutt’ora passiamo la maggior parte del tempo indoor, sia di giorno che di sera, quando il traffico dati è più alto. Non è pertanto sorprendente osservare che il traffico dati outdoor che fino a qualche tempo fa era in forte crescita, ora abbia tassi di crescita molto più contenuti, segno che il mercato si sia stabilizzato (vedi Figura 6).

Figura : La curva a S è un modello grafico che rappresenta la crescita di un’attività o di un’industria nel corso del tempo. Questo modello descrive comunemente il ciclo di vita di un prodotto, un mercato o un’azienda e mostra come la crescita iniziale accelera, raggiunge un punto di inflessione e successivamente rallenta.

Non è da escludere che la relazione degli utenti con i loro dispositivi cambierà ancora sotto le spinte della trasformazione tecnologica e digitale. Alcuni casi d’uso per i diversi trend di tecnologia sono stati descritti nel recente rapporto ITU-R M.2516-0 sulle future reti 6G. A ben guardare anche questo studio dimostra come la maggior parte dei casi d’uso che possiamo immaginare si realizzerebbe in ambienti chiusi, dei quali molti potranno essere realizzati attraverso una combinazione di fibra e Wi-Fi (o in generale dispositivi senza licenza). Solo pochissimi dei casi d’uso sono adatti ad essere realizzati attraverso reti cellulari mobili come principale rete trasmissiva.

Al di là del settore consumer, tenendo presente che la maggior parte delle organizzazioni da tempo utilizza il Wi-Fi come tecnologia principale di connettività wireless, e che alcune funzionalità introdotte dai nuovi standard Wi-Fi 6E e Wi-Fi 7 sono particolarmente adatti per usi business, esistono casi d’uso per i quali altre tecnologie sono preferibili.

Fra queste tecnologie, sta crescendo l’interesse per le reti private 5G il cui mercato, secondo l’Osservatorio Europeo 5G, potrebbe raggiungere 200 milioni di euro nel 2025. Le reti private 5G possono essere implementate utilizzando lo spettro licenziato, spettro senza licenza, oppure spettro dedicato per uso industriale. Riguardo quest’ultimo caso è da notare che l’Europa sta studiando un quadro regolatorio armonizzato per l’uso della banda 3,8-4,2 GHz da parte di reti private locali (ovvero a bassa e media potenza), e molti paesi – tra i quali non c’è l’Italia – hanno già dedicato queste ed altre frequenze per uso industriale[2].

In sintesi, esistono delle opzioni per risolvere la domanda crescente di dati senza dover necessariamente affidarsi alle reti 5G pubbliche.

Gli operatori mobili e la crescente domanda di dati

Nonostante i comportamenti e i casi d’uso, rimane il problema di cosa gli operatori possano fare per risolvere il problema di capacità sulle loro reti. Nel caso delle reti fisse, la soluzione non può prescindere dall’uso delle connessioni in fibra e dall’uso delle reti Wi-Fi di ultima generazione. Ma per le reti cellulari, la soluzione deve essere più articolata. A questo proposito, il regolatore britannico Ofcom suggerisce tre strategie per far fronte alla domanda di ulteriore capacità nei prossimi dieci anni:

  1. utilizzo più intensivo delle attuali risorse di spettro;
  2. investimenti in aggiornamenti tecnologici per aumentare la quantità di dati che può essere trasportata su una determinata quantità di spettro (efficienza spettrale);
  3. aumento del numero di siti nelle aree in cui è necessaria capacità aggiuntiva (densificazione della rete).

Nel primo caso ad oggi le reti 5G in Italia operano ben al di sotto della capacità massima. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Europeo 5G[3], a marzo 2023, a fronte di una copertura del 99.7% della popolazione italiana, il numero di antenne 5G è poco più della metà di quelle 4G. Se guardiamo solamente le antenne 5G che operano nella banda 3.6 GHz, il numero scende a meno del 15%.

Inoltre, al di là delle licenze già assegnate per reti 2G/3G/4G/5G, il Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze riporta più di 300 MHz di spettro sotto i 4 GHz che non sono stati assegnati a questi servizi. A questi, si aggiungono 170 MHz di spettro sotto i 3 GHz che sono stati identificati per questi servizi in Europa ma non in Italia. Insomma, ve ne fosse bisogno, l’Italia potrebbe trovare 470 MHz di spettro aggiuntivo per il 5G senza necessità di identificare nuove frequenze.


Per quanto riguarda l’efficienza spettrale, tutti gli operatori mobili italiani stanno utilizzando Dynamic Spectrum Sharing (DSS), una tecnica che permette di utilizzare 4G e 5G nelle stesse bande. A fronte di vantaggi quali una transizione più agevole verso il 5G, l’ottimizzazione dell’infrastruttura esistente e una migliore copertura, questa tecnica comporta una riduzione delle capacità di 4G e 5G del 10-20%, nonché un incremento della complessità di implementazione e gestione dello spettro. Ad oggi la percentuale di stazioni base 5G che utilizza DSS in Italia è il 55%, valore che tenderà a scendere nei prossimi anni quando finalmente gli operatori installeranno il più efficiente e performante 5G Stand Alone.

La terza via è forse quella più sottovalutata ma potenzialmente più efficace. Le reti cellulari mobili possono incrementare la propria capacità attraverso il dispiegamento di small cells, ovvero di stazioni base che operano a potenze più basse e che sebbene coprano aree più ristrette, possono fornire più capacità agli utenti. La densificazione e l’edge computing, sono strumenti chiave per la connettività a latenza ultra-bassa per l’utente, nonché portano benefici in termini di performance e sostenibilità economica delle reti[4].

Notiamo infine che un uso più intensivo delle frequenze millimetriche (26 GHz), ritenute chiave per il 5G solo pochi anni fa, ma che ad oggi sono state assegnate e però ancora poco utilizzate in Italia, potrebbe accrescere la capacità di banda nelle zone più dense del Paese.

La risposta non è certamente la banda 6 GHz

Secondo Ericsson, l’Europa è indietro rispetto alla Cina e all’America del nord non solo per quanto riguarda l’istallazione di reti 5G, ma in particolare nell’uso delle bande medie (ovvero intorno ai 3 GHz) che possono garantire un ottimo mix di copertura e capacità trasmissiva (vedi Figura 7).

L’uso corrente del 5G e le prospettive future ad oggi non giustificano l’assegnazione di ulteriori frequenze alle reti cellulari, e i dati dimostrano sufficienti margini nelle bande già disponibili per molti anni a venire.

Al contrario, la destinazione della parte alta della banda 6 GHz per l’uso licenziato da parte delle reti mobili cellulari comprometterebbe lo sviluppo dell’ecosistema Wi-Fi e il ritorno sull’investimento (ROI) dell’infrastruttura in fibra sarebbe decisamente minore a fronte di dubbi benefici nella prossima decade.

Un ultimo punto, particolarmente importante, è quello della coesistenza. Le tecnologie 5G licenziate dimostrano scarse capacità di coesistenza e per questo, le stazioni degli altri servizi che ad oggi usano la banda alta 6 GHz dovrebbero essere trasferiti su altre bande al fine di mettere all’asta le loro licenze. Il processo è complesso, oneroso, e i benefici sia di tipo sociale che economico non sono né chiari, né giustificabili. E non sarebbero comunque immediati, considerate le difficoltà che comporta la liberazione di una banda da stazioni preesistenti, come già riscontrato per le bande 700 MHz e 3.7 GHz messe all’asta in Italia per il 5G nel 2018.

6GHz: la direzione è chiara

Molti paesi hanno già fatto la scelta di aprire la banda 6 GHz per uso senza licenza. Secondo gli ultimi dati (giugno 2023), i paesi che rappresentano oltre il 30% del prodotto interno lordo (PIL) mondiale hanno deciso di destinare l’intera banda 6 GHz per l’uso senza licenza. Fra questi paesi notiamo paesi di grande peso tecnologico come gli Stati Uniti, il Canada, il Brasile, la Corea del Sud e l’Arabia Saudita.

A questi paesi se ne aggiungono molti altri, inclusi gli stati membri dell’Unione Europea, che hanno aperto almeno la parte bassa. Nel complesso, paesi rappresentanti il 70% del PIL mondiale hanno già destinato almeno una porzione della banda 6 GHz per il Wi-Fi (vedi Figura 7).

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Figura : Adozione della banda 6 GHz per uso senza licenza (giugno 2023). Fonte: https://6ghz.info/

Dopo il completamento del programma di certificazione Wi-Fi 6E, il numero di prodotti con supporto per Wi-Fi 6E sul mercato è aumentato in modo significativo. A marzo 2023, si contavano oltre 1200 dispositivi terminali e access point che supportano Wi-Fi 6E, tra cui oltre 986 modelli di laptop, 90 smartphone, 136 access point per consumatori e aziende e oltre 50 smart TV, secondo Intel. La società di ricerca IDC ha indicato che il segmento aziendale del mercato mondiale delle reti locali wireless (WLAN) è aumentato del 43,3% anno su anno nel primo trimestre del 2023 (1Q23), raggiungendo i 2,8 miliardi di dollari. Il numero totale di dispositivi Wi-Fi che sono mai stati prodotti dall’inizio di questa tecnologia a quest’anno supererà i 42 miliardi, dei quali 19.2 miliardi sono attivi. Quest’anno 473 milioni di dispositivi con Wi-Fi 6E saranno prodotti, raggiungendo il 18% del numero totale di tutti i dispositivi Wi-Fi dell’anno.

È chiaro che la crescita del mercato crea economie di scala che rendono i prodotti più convenienti sia per i consumatori, sia per l’ecosistema industriale che li produce e li utilizza. Come in passato, anche il Wi-Fi di nuova generazione è destinato ad essere incluso in quasi ogni telefono, tablet e laptop, stampanti, televisori, telecamere e dispositivi indossabili. Grand View Research ha previsto che il mercato dei chipset Wi-Fi 6E crescerà rapidamente. Prevede che nel 2028 saranno spediti quasi 4 miliardi di chipset Wi-Fi 6E a livello globale, con un CAGR annuo del 40,9% dal 2021 al 2028. In breve, l’ecosistema Wi-Fi 6E si espande rapidamente.

WRC-23: appuntamento chiave per la banda 6 GHz

Le conferenze mondiali delle radiocomunicazioni (WRC), organizzate dall’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU) hanno luogo circa ogni quattro anni. È loro compito rivedere e, se necessario, modificare il Regolamento delle Radiocomunicazioni, il trattato internazionale che disciplina l’uso dello spettro delle frequenze radio e le orbite satellitari. La prossima conferenza (denominata WRC-23) si terrà tra novembre e dicembre di quest’anno e all’ordine del giorno, che viene stabilito nella conferenza precedente, ci sarà anche la destinazione della parte alta della banda 6 GHz.

Come già sta facendo per altri punti in agenda come, ad esempio, sul futuro delle frequenze TV, l’Italia può dare un contributo importante alla discussione, certamente durante la WRC-23, ma anche prima.

Difatti, sebbene alla conferenza gli stati votino da soli, le varie regioni del mondo sono al lavoro per presentare una posizione comune che possa avanzare i propri interessi.

In Europa, la posizione comune si raggiunge attraverso il lavoro del Comitato per le comunicazioni elettroniche (ECC) della Conferenza Europea delle Amministrazioni delle Poste e Telecomunicazioni (CEPT), e dell’Unione Europea.

La CEPT formula le posizioni a livello regionale (è composta da 46 Paesi europei) rispetto ai punti all’ordine del giorno della WRC, che vengono supportate in conferenza dai paesi che le sottoscrivono, mentre l’UE decide le posizioni vincolanti rispetto a tali punti che tutti i 27 Stati Membri devono necessariamente sostenere in conferenza.

In vista della conferenza di novembre, ci si attende che l’Unione Europea formulerà tramite il Consiglio la sua decisione entro settembre. Essendo questa decisione frutto di compromesso politico, l’Italia e gli altri stati membri hanno un’opportunità importante di avere i propri interessi salvaguardati e le proprie ambizioni supportate.

Oggi il Governo italiano dovrebbe allargare il concetto di connettività in modo che arrivi nelle mani dell’utente finale e quindi soddisfare al meglio la domanda dei cittadini per la connettività gigabit indoor. Questa strategia non può prescindere dall’opposizione ad un’identificazione della banda 6 GHz per il 5G e dall’adoperarsi invece ad aprirla completamente e senza indugi all’uso senza licenza.

Conclusioni

In conclusione, a fronte dei forti investimenti del governo e degli operatori italiani nello sviluppare un’infrastruttura digitale che possa soddisfare il traffico dati per i prossimi dieci anni, è fondamentale dare priorità ai luoghi in cui viene generata la maggior parte del traffico, ovvero agli ambienti indoor.

Evitare un’identificazione della banda 6 GHz per il 5G alla WRC-23 e favorirne invece un’apertura per l’uso senza licenza sono passi fondamentali per una strategia vincente.

  1. https://www.agcom.it/documents/10179/30235902/Allegato+14-4-2023+1681472654782/33663796-86de-49cd-a40c-9373d3302242?version=1.0
  2. https://www.akamai.com/our-thinking/the-state-of-the-internet/global-state-of-the-internet-connectivity-reports
  3. https://www.ofcom.org.uk/__data/assets/pdf_file/0015/224070/mobile-matters-2021-report.pdf
  4. https://assia-inc.com/assia-reports/
  5. https://www.agendadigitale.eu/infrastrutture/la-banda-dei-6-ghz-per-il-futuro-delle-tlc-perche-e-importante-pianificarne-luso-ora/
  6. https://www.agendadigitale.eu/infrastrutture/il-wi-fi-7-si-avvicina-huawei-promette-di-fornire-linfrastruttura-digitale-necessaria/
  7. https://www.wi-fi.org/download.php?file=/sites/default/files/private/Wi-Fi%20Spectrum%20Needs%20Study_0.pdf
  8. https://www.qualcomm.com/content/dam/qcomm-martech/dm-assets/documents/quantification_5ghz_unlicensed_band_spectrum_needs_v3.pdf
  9. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX%3A32021D1067&qid=1625031915478
  10. In scenari ad alta densità o business è preferibile avere un riuso di canali pari a 7.
  11. https://docs.fcc.gov/public/attachments/DOC-363490A1.pdf
  12. https://www.ericsson.com/49dd9d/assets/local/reports-papers/mobility-report/documents/2023/ericsson-mobility-report-june-2023.pdf
  13. https://www.itu.int/pub/R-REP-M.2516
  14. https://5gobservatory.eu/italian-5g-private-network-market-could-be-worth-e200-million-by-2025/
  15. Secondo l’Osservatorio Europeo 5G, in Italia si contano nove iniziative, ma al di là di quelle il progresso è limitato (Fonte).
  16. https://www.ofcom.org.uk/__data/assets/pdf_file/0036/248769/conclusions-mobile-spectrum-demand-and-markets.pdf
  17. 5G Observatory Biannual Report, April 2023.
  18. https://atc.mise.gov.it/index.php/tecnologie-delle-comunicazioni/gestione-spettro-radio/piano-nazionale-di-ripartizione-delle-frequenze
  19. https://5g.co.uk/guides/what-is-a-5g-standalone-network/
  20. Ciccarella et al. (2023). “Why and how edge cloud computing can address performance and economic sustainability issues for telco domestic networks.” ITU Journal on Future and Evolving Technologies. 4. 221-240. 10.52953/OMKR7642.
  21. https://www.gsma.com/spectrum/wp-content/uploads/2018/02/26-and-28GHz-InfoG.pdf
  22. https://www.idc.com/getdoc.jsp?containerId=prUS50864423
  23. https://www.grandviewresearch.com/industry-analysis/wi-fi-6-wi-fi-6e-chipset-market-report
  24. https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/tv-la-roadmap-per-lo-spegnimento-dei-canali-della-banda-700-mhz-e-il-futuro-delle-frequenze-uhf/

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STRUMENTI
Da Istat e RGS gli indicatori per misurare la sostenibilità nel PNRR
STRATEGIE
PNRR – Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: cos’è e novità
FONDI
Pnrr, ok della Ue alla seconda rata da 21 miliardi: focus su 5G e banda ultralarga
GREEN ENERGY
Energia pulita: Banca Sella finanzia i progetti green incentivati dal PNRR
TECNOLOGIA SOLIDALE
Due buone notizie digitali: 500 milioni per gli ITS e l’inizio dell’intranet veloce in scuole e ospedali
INNOVAZIONE
Competenze digitali e InPA cruciali per raggiungere gli obiettivi del Pnrr
STRATEGIE
PA digitale 2026, come gestire i fondi PNRR in 5 fasi: ecco la proposta
ANALISI
Value-based healthcare: le esperienze in Italia e il ruolo del PNRR
Strategie
Accordi per l’innovazione, per le imprese altri 250 milioni
Strategie
PNRR, opportunità e sfide per le smart city
Strategie
Brevetti, il Mise mette sul piatto 8,5 milioni
Strategie
PNRR e opere pubbliche, la grande sfida per i Comuni e perché bisogna pensare digitale
Formazione
Trasferimento tecnologico, il Mise mette sul piatto 7,5 milioni
Strategie
PSN e Strategia Cloud Italia: a che punto siamo e come supportare la PA in questo percorso
Dispersione idrica
Siccità: AI e analisi dei dati possono ridurre gli sprechi d’acqua. Ecco gli interventi necessari
PNRR
Cloud, firmato il contratto per l’avvio di lavori del Polo strategico
Formazione
Competenze digitali, stanziati 48 milioni per gli Istituti tecnologici superiori
Iniziative
Digitalizzazione delle reti idriche: oltre 600 milioni per 21 progetti
Competenze e competitività
PNRR, così i fondi UE possono rilanciare la ricerca e l’Università
Finanziamenti
PNRR, si sbloccano i fondi per l’agrisolare
Sanità post-pandemica
PNRR, Missione Salute: a che punto siamo e cosa resta da fare
Strategie
Sovranità e autonomia tecnologica nazionale: come avviare un processo virtuoso e sostenibile
La relazione
Pnrr e PA digitale, l’alert della Corte dei conti su execution e capacità di spesa
L'editoriale
Elezioni 2022, la sfida digitale ai margini del dibattito politico
Strategie
Digitale, il monito di I-Com: “Senza riforme Pnrr inefficace”
Transizione digitale
Pnrr: arrivano 321 milioni per cloud dei Comuni, spazio e mobilità innovativa
L'analisi I-COM
Il PNRR alla prova delle elezioni: come usare bene le risorse e centrare gli obiettivi digitali
Cineca
Quantum computing, una svolta per la ricerca: lo scenario europeo e i progetti in corso
L'indice europeo
Desi, l’Italia scala due posizioni grazie a fibra e 5G. Ma è (ancora) allarme competenze
L'approfondimento
PNRR 2, ecco tutte le misure per cittadini e imprese: portale sommerso, codice crisi d’impresa e sismabonus, cosa cambia
Servizi digitali
PNRR e trasformazione digitale: ecco gli investimenti e le riforme previste per la digitalizzazione della PA
Legal health
Lo spazio europeo dei dati sanitari: come circoleranno le informazioni sulla salute nell’Unione Europea
Servizi digitali
PNRR e PA digitale: non dimentichiamo la dematerializzazione
Digital Healthcare transformation
La trasformazione digitale degli ospedali
Governance digitale
PA digitale, è la volta buona? Così misure e risorse del PNRR possono fare la differenza
Servizi digitali
Comuni e digitale, come usare il PNRR senza sbagliare
La survey
Pnrr e digitale accoppiata vincente per il 70% delle pmi italiane
Missione salute
Fascicolo Sanitario Elettronico alla prova del PNRR: limiti, rischi e opportunità
Servizi pubblici
PNRR: come diventeranno i siti dei comuni italiani grazie alle nuove risorse
Skill gap
PNRR, la banda ultra larga crea 20.000 nuovi posti di lavoro
Il Piano
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUMPA2022
PNRR e trasformazione digitale: rivedi i Talk di FORUM PA 2022 in collaborazione con le aziende partner
I contratti
Avio, 340 milioni dal Pnrr per i nuovi propulsori a metano
Next Generation EU
PNRR, a che punto siamo e cosa possono aspettarsi le aziende private
Fondi
Operativo il nuovo portale del MISE con tutti i finanziamenti per le imprese
Servizi comunali
Il PNRR occasione unica per i Comuni digitali: strumenti e risorse per enti e cittadini
Healthcare data platform
PNRR dalla teoria alla pratica: tecnologie e soluzioni per l’innovazione in Sanità
Skill
Competenze digitali, partono le Reti di facilitazione
Gli obiettivi
Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo
Sistema Paese
PNRR 2, è il turno della space economy
FORUM PA 2022
FORUM PA 2022: la maturità digitale dei comuni italiani rispetto al PNRR
Analisi
PNRR: dalla Ricerca all’impresa, una sfida da cogliere insieme
Innovazione
Pnrr, il Dipartimento per la Trasformazione digitale si riorganizza
FORUM PA 2022
PA verde e sostenibile: il ruolo di PNRR, PNIEC, energy management e green public procurement
Analisi
PNRR, Comuni e digitalizzazione: tutto su fondi e opportunità, in meno di 3 minuti. Guarda il video!
Rapporti
Competenze digitali e servizi automatizzati pilastri del piano Inps
Analisi
Attuazione del PNRR: il dialogo necessario tra istituzioni e società civile. Rivedi lo Scenario di FORUM PA 2022
Progetti
Pnrr, fondi per il Politecnico di Torino. Fra i progetti anche IS4Aerospace
Analisi
PNRR, Colao fa il punto sulla transizione digitale dell’Italia: «In linea con tutte le scadenze»
La Svolta
Ict, Istat “riclassifica” i professionisti. Via anche al catalogo dati sul Pnrr
Analisi
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUM PA 2022
Ecosistema territoriale sostenibile: l’Emilia Romagna tra FESR e PNRR
Il Piano
Innovazione, il Mise “centra” gli obiettivi Pnrr: attivati 17,5 miliardi
Analisi
PNRR: raggiunti gli obiettivi per il primo semestre 2022. Il punto e qualche riflessione
Analisi
PNRR: dal dialogo tra PA e società civile passa il corretto monitoraggio dei risultati, tra collaborazione e identità dei luoghi
Webinar
Comuni e PNRR: un focus sui bandi attivi o in pubblicazione
Analisi
Formazione 4.0: cos’è e come funziona il credito d’imposta
PA e Sicurezza
PA e sicurezza informatica: il ruolo dei territori di fronte alle sfide della digitalizzazione
PA e sicurezza
PNRR e servizi pubblici digitali: sfide e opportunità per Comuni e Città metropolitane
Water management
Water management in Italia: verso una transizione “smart” e “circular” 
LE RISORSE
Transizione digitale, Simest apre i fondi Pnrr alle medie imprese
Prospettive
Turismo, cultura e digital: come spendere bene le risorse del PNRR
Analisi
Smart City: quale contributo alla transizione ecologica
Decarbonizzazione
Idrogeno verde, 450 milioni € di investimenti PNRR, Cingolani firma
Unioncamere
PNRR, imprese in ritardo: ecco come le Camere di commercio possono aiutare
I fondi
Industria 4.0: solo un’impresa su tre pronta a salire sul treno Pnrr
CODICE STARTUP
Imprenditoria femminile: come attingere ai fondi per le donne che fanno impresa
DECRETI
PNRR e Fascicolo Sanitario Elettronico: investimenti per oltre 600 milioni
IL DOCUMENTO
Competenze digitali, ecco il nuovo piano operativo nazionale
STRUMENTI
Da Istat e RGS gli indicatori per misurare la sostenibilità nel PNRR
STRATEGIE
PNRR – Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: cos’è e novità
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STRATEGIE
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Strategie
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Strategie
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Strategie
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Strategie
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Strategie
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PNRR e trasformazione digitale: ecco gli investimenti e le riforme previste per la digitalizzazione della PA
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Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
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PNRR e trasformazione digitale: rivedi i Talk di FORUM PA 2022 in collaborazione con le aziende partner
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Operativo il nuovo portale del MISE con tutti i finanziamenti per le imprese
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Ecosistema territoriale sostenibile: l’Emilia Romagna tra FESR e PNRR
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Innovazione, il Mise “centra” gli obiettivi Pnrr: attivati 17,5 miliardi
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LE RISORSE
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Prospettive
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