l'analisi

La Brexit peggiorerà il roaming cellulare UE-Regno Unito: ecco come

Con la Brexit finisce il free roaming cellulare degli utenti UE nel Regno Unito. La situazione peggiorerà per l’annullamento dei massimali all’ingrosso regolamentati e della possibilità per gli MNO di addebitare ad altri operatori (soprattutto MVNO e MNO più piccoli) prezzi all’ingrosso sempre più elevati

Pubblicato il 29 Dic 2020

Innocenzo Genna

giurista specializzato in diritto e policy europee del digitale

brexit

Una parte dell’accordo sulla Brexit Trade and Cooperation Agreement è dedicato alle materie digitali ed alle telecomunicazioni e avrà impatti sul roaming.

Ricordiamo che in generale contiene i principi fondamentali che governeranno le relazioni reciproche dal 1° gennaio 2021. Tale accordo pone fino al regime transitorio che era in vigore dal 31 gennaio 2020, data della Brexit e dell’uscita definitiva del Regno Unito dall’Unione Europea.

Roaming e Brexit

Per quanto riguarda il roaming internazionale, le parti hanno deciso di non incorporarvi il regime europeo che prevede la fine dei sovrapprezzi roaming a partire dal giugno 2017. Infatti, l’art SERVIN.5.36.§4 dell’accordo prevede che: ““Nothing in this Article shall require a Party to regulate rates or conditions for international mobile roaming services” (“Nessuna disposizione del presente articolo impone a una Parte di regolamentare le tariffe o le condizioni per i servizi di roaming mobile internazionale”).

In altre parole, l’attuale framework europeo sul roaming (di cui al regolamento 531/2012, come modificato dal regolamento 2015/2120, ed integrato dal regolamento 2017/920) che ha imposto, con una disciplina assai complessa, la fine dei sovrapprezzi del roaming al dettaglio all’interno dell’UE, non si applicherà più tra Regno Unito e UE. Di conseguenza, gli operatori di telefonia mobile del Regno Unito non saranno obbligati a continuare a fornire ai propri clienti il c.d. RLAH (Roaming Like at Home, cioè l’espressione che impone di equiparare la tariffa roaming a quella domestica) quando viaggiano nell’UE; e lo stesso avverrà con gli operatori mobili dell’UE per quanto riguarda i loro clienti in roaming nel Regno Unito.

L’impatto della fine dell’accordo sui prezzi

Quanto sopra non significa che le tariffe di roaming al dettaglio saliranno immediatamente ai livelli folli di alcuni anni fa. Verosimilmente, per il momento gli operatori di telefonia mobile opteranno per mantenere il sistema attuale, in primo luogo perché il Parlamento europeo deve ancora approvare il Trade and Cooperation Agreement, e ciò dovrebbe avvenire solo a marzo 2021 con l’assemblea riunita in sessione plenaria. Benché non siano previsti incidenti, è bene ricordare che la questione del roaming è da sempre un tasto sensibile per i politici, pertanto non si può escludere che l’assemblea europea non proponga qualche variante sul tema. In altre parole, fino a quando sarà pendente l’approvazione dell’accordo da parte del Parlamento europeo, è improbabile che gli operatori mobili operino un radicale cambiamento delle tariffe di roaming tra UE e Regno Unito.

Tuttavia, una volta ratificato l’accordo e con la sua definitiva entrata in vigore, tutto può accadere, poiché gli operatori mobili sarebbero liberi di applicare le tariffe che vogliono. Ciò nonostante, non per questo ci si può attendere un rimbalzo automatico o immediato delle tariffe di roaming tra UE e UK. Per il momento, l’ipotesi più probabile è che gli operatori mobili intendano mantenere le tariffe attuali, per non irritare gli utenti. Ma modifiche tariffarie potrebbero però avvenire successivamente, in virtù degli sviluppi competitivi del mercato.

Non va dimenticato che per la maggior parte degli operatori mobili la fissazione delle tariffe di roaming dipende anche dalle trattative bilaterali sull’accesso alle reti. Le regole europee sul roaming impongono il RLAH ai clienti, non agli operatori, i quali invece continuano a pagare l’uso di reti straniere quando i rispettivi clienti sono in roaming all’estero. Le regole europee sul roaming hanno imposto dei massimali a queste tariffe di accesso alle reti mobili all’estero (c.d. tariffe all’ingrosso), con l’obiettivo di prevenire un aumento dei costi di accesso che potrebbe metterebbe a repentaglio il sistema RLAH.

Il digitale europeo dopo la Brexit: tutte le sfide sull’asse Parigi-Berlino

Il meccanismo roaming in EU ha funzionato solo in parte

Tuttavia, tale meccanismo ha funzionato solo parzialmente, perché i massimali all’ingrosso fissati dall’Unione Europea sono ancora piuttosto elevati se confrontati con le normali tariffe al dettaglio: per fare un esempio, l’attuale cap all’ingrosso per un Gigabyte è 3,50 Euro (nel 2020), un prezzo che dovrebbe scendere a Euro 3,00/Gigabyte nel 2021. Tali tariffe all’ingrosso superano ampiamente le tariffe medie al dettaglio, visto che gli utenti europei possono facilmente sottoscrivere dei pacchetti Internet dove il prezzo medio per Gigabyte è di 15/20 Eurocent. Di conseguenza, alcuni operatori mobili europei (soprattutto quelli più piccoli e gli MVNO) rischiano di andare in perdita quando i rispettivi clienti vanno in roaming all’estero.

Questa situazione è destinata ad aggravarsi con la Brexit, perché non solo scomparirà l’obbligo del RLAH europeo, ma verranno meno anche i massimali all’ingrosso. Di conseguenza, gli operatori mobili domestici potrebbero addebitare agli operatori stranieri tariffe di accesso molto più elevate di quelle attuali (e calmierate dai massimali europei). Se si verifica tale scenario, diventerà difficile per molti operatori di telefonia mobile continuare a offrire RLAH tra l’UE e il Regno Unito, ed alcuni di essi potrebbero decidere di recuperare le perdite reintroducendo i sovrapprezzi roaming.

Lo scenario di cui sopra non è ineluttabile e potrebbe essere mitigato dall’emergere di un po’ di concorrenza nel mercato del roaming all’ingrosso, il che però è ancora tutto da dimostrare. l dati raccolti e pubblicati dalla Commissione Europea dimostrano che tale concorrenza è ancora limitata, in quanto se ne sono avvantaggiati solo alcuni operatori, e cioè i più grandi.

Sebbene i massimali regolamentati dall’Unione Europeo siano calati per effetto di un glide path (3,50 Euro per Gigabyte nel 2020, rispetto a 7,7 Euro nel 2017), lo stesso calo delle tariffe all’ingrosso non si è verificato commercialmente nel mercato, dove invece sono emerse importanti discrepanze. Ma mentre gli operatori di rete mobile (MNO) sono stati in grado di negoziare efficacemente il loro roaming all’ingrosso (per loro la tariffa media di roaming all’ingrosso concordata commercialmente per Internet era di € 2,5 / GB nel 2018 e di € 1,74 / GB nel 2019 per gli MNO), invece i prezzi all’ingrosso ottenuti dagli MVNO si avvicinano ai massimali regolamentati (ad esempio 5,1 € / GB nel 2018 e 3,9 € / GB nel 2019). Ciò significa che gli MVNO pagano per il roaming all’ingrosso almeno il doppio di quanto lo facciano gli MNO, e questo perché gli MNO possono beneficiare di migliori tariffe scambiandosi il traffico tra di loro, mentre gli MVNO, che sono acquirenti unilaterali di roaming all’ingrosso, non possono farlo. Lo stesso problema potrebbe verificarsi con gli MNO più piccoli che hanno una limitata capacità negoziale verso gli MNO più grandi.

Brexit e protezione dei dati: tutti i dubbi che restano da chiarire

In conclusione

In altre parole, il bug del regime europeo del roaming potrebbe diventare più evidente nelle relazioni UE-Regno Unito, a causa dell’annullamento dei massimali all’ingrosso regolamentati e della possibilità per gli MNO di addebitare ad altri operatori (soprattutto MVNO e MNO più piccoli) prezzi all’ingrosso sempre più elevati. Ciò potrebbe comportare l’aumento delle tariffe di roaming al dettaglio e la fine del RLAH tra UE e Regno Unito.

L’accordo Brexit non prevede interventi regolatori per risolvere tale scenario, ma piuttosto si concentra su soluzioni generiche di trasparenza da concordare tra le parti. Ci vorrà almeno un anno per capire se tale tipo di intervento sarà sufficiente, quindi la questione diverrà più chiara nel corso del 2022.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati