banda ultra larga

La fibra ottica diventi di massa o l’Italia non ce la fa

La sfida è far crescere il più velocemente possibile la penetrazione della banda ultra larga nel fisso: è su di essa infatti che “girano” le applicazioni più “pesanti” in termini di banda necessaria per una corretta customer experience (dal Cloud, ai contenuti multimediali ecc.) soprattutto per gli utenti business

Pubblicato il 21 Gen 2016

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Fissa o mobile, la banda ultralarga avanza anche in Italia sebbene a una velocità inferiore rispetto al resto dell’Unione Europea.

Secondo le ultime stime elaborate da EY, a novembre le reti LTE degli operatori mobili coprivano il 95% ca della popolazione, mentre la copertura di rete fissa raggiungeva una penetrazione del 41%. Il nostro paese è quindi allineato alle best practices europee in ambito mobile, mentre nel fisso rimaniamo in coda al gruppo dei 27 paesi dell’Unione.

Le ragioni del ritardo nella banda ultra larga di rete fissa sono molteplici e sono note da tempo: la mancanza in Italia di una infrastrutture di televisione via cavo, che può sopperire in alcune condizioni alle carenze delle reti di comunicazioni; la dispersione territoriale della popolazione e le dimensioni ridotte delle nostre città, che limitano le sinergie che gli operatori di rete possono realizzare nella cablatura del territorio; l’orografia del nostro paese, che non semplifica l’opera di infrastrutturazione; la mancanza di un catasto unico del sopra e sottosuolo, che riduce la possibilità di riutilizzare le infrastrutture esistenti; gli ostacoli che permangono a livello di tempi delle autorizzazioni; il ritardo nell’informatizzazione delle famiglie e delle aziende italiane, che limita la domanda di servizi ad elevate prestazioni, eccetera.

Può quindi il mobile sopperire alle carenze della penetrazione della banda ultralarga di rete fissa? in parte si.

Dalle analisi che EY periodicamente svolge sugli individui, le famiglie e le imprese italiane e il loro utilizzo dell’ICT e della banda larga e ultralarga, si nota come, all’interno di un approccio sempre più “multiservizio” che premia sia la banda larga fissa che mobile, quest’ultima abbia avuto negli ultimi anni un trend di sviluppo più significativo del business.

Considerando il mercato delle famiglie, i servizi a banda larga su rete mobile hanno di fatto superato la rete fissa come modalità di accesso a Internet. Ciò dipende essenzialmente dalla penetrazione di Internet mobile presso gli individui, mentre la banda larga su rete fissa, per quanto in crescita rispetto a qualche anno fa, è stata in parte sostituita dal servizio mobile e ora si è stabilizzata a una penetrazione di poco più di 2/3 delle famiglie con Internet. A completamento del quadro, i collegamenti a banda stretta sono invece ormai di fatto scomparsi.

Data la rilevanza che le reti di accesso mobili rappresentano per le famiglie che utilizzano Internet, è importante notare che nel tempo l’uso degli smartphone per navigare in rete ha superato quello del PC e del tablet: nel 2015 più dell’80% delle famiglie si è collegato utilizzando (in esclusiva o insieme a altri device e servizi) lo smartphone, cui si aggiunge più del 50% di famiglie Internet che utilizza PC/tablet collegati alla rete mobile.

Lato aziende, considerando solo quelle informatizzate, che non sono più di ¾ del totale delle imprese italiane, anche in questo caso i collegamenti a banda larga sono ormai la norma, ma tra questi, a differenza di quanto avviene nel mercato consumer, l’uso della rete fissa rimane il principale servizio di accesso a Internet, con il mobile che fa da complemento (a volte da back up) alla rete fissa, ma non la sostituisce se non nelle fasce di aziende di minori dimensioni (partite IVA, micro-imprese).

Per quanto riguarda il passaggio alla banda ultralarga, considerando le dichiarazioni degli individui intervistati da EY, risulta che a fronte di un 16% circa degli utenti di Internet che hanno già adottato collegamenti a banda ultralarga di rete mobile, gli utenti ultrabroadband di rete fissa sono meno di un terzo (5%). Ciò dipende sia dalla diversa penetrazione delle reti sul territorio, che dalla tendenza a utilizzare device mobili (smartphone e tablet) per connettersi a Internet.

Tuttavia, in prospettiva, le attese di sviluppo della banda ultralarga tra gli individui sono molto simili sia in ambito di rete fissa che mobile: in entrambi i casi, 1/3 circa degli utenti di Internet si dichiara interessato a passare (nell’arco di 6-12 mesi) a collegamenti ultra broadband sia nel caso della rete fissa che mobile.

Questo interesse dichiarato a favore della banda ultra larga da rete fissa dipende probabilmente sia dalle attese di disponibilità di questi collegamenti, a loro volta legate alle dichiarazioni degli operatori, che hanno reso pubblici piani di diffusione delle infrastrutture di rete fissa ultra broadband molto aggressivi, sia dallo sviluppo di applicazioni che richiedono prestazioni molto elevate e stabili come qualità (ad esempio la televisione via Internet), sia infine al diffondersi nelle famiglie di nuovi device collegabili a Internet, come ad esempio le smart TV.

Tra le imprese, l’uso della banda ultralarga di rete fissa è ancora limitato nelle aziende sotto i 10 dipendenti (meno del 5%) mentre più del 10% già utilizza l’ultra broadband su rete mobile; nelle medie aziende la penetrazione sale al 13% per la banda ultra larga di rete fissa e a circa il 20% per il mobile.

Anche in questo mercato, le prospettive di sviluppo premiano entrambi i servizi: l’interesse ad adottare servizi ultra broadband di rete fisa e mobile è simile, e si posiziona attorno al 20% delle piccole imprese informatizzate e tra il 40% e il 45% tra le medie aziende.

Questi dati ci presentano quindi un quadro in evoluzione all’interno del quale, proiettandosi nel mondo della banda ultra larga, pur rimanendo elevato l’interesse per i servizi in mobilità, la rete fissa è attesa svilupparsi altrettanto, se non più velocemente.

Come per le famiglie, anche per le imprese le motivazioni sono molteplici e vanno dalle attese dello sviluppo delle infrastrutture di rete sul territorio, alle previsioni di sviluppo di servizi e applicazioni alle elevata intensità di utilizzo della banda, prime tra tutte le piattaforme di Cloud Computing. Queste, in rapida espansione, richiedono necessariamente di appoggiarsi a servizi di connettività ad elevate prestazioni, quali quelle ottenibili da reti in fibra ottica, nelle varie configurazioni (FTTB, FTTC ecc.).

In conclusione, sia le infrastrutture di rete fissa che mobile concorrono e concorreranno a rendere disponibili, anche nel nostro Paese, i servizi a banda ultralarga necessari per la trasformazione digitale che cittadini, famiglie e imprese devono compiere per rimanere agganciati al contesto economico e sociale verso il quale tutto il mondo sta evolvendo.

Per quanto le reti mobili garantiscano già oggi la copertura quasi completa della popolazione italiana con servizi 4G, e le reti radio rappresentino una soluzione molto utilizzata in situazioni di digital divide, la sfida è far crescere il più velocemente possibile la penetrazione della banda ultra larga nel fisso: è su di essa infatti che “girano” le applicazioni più “pesanti” in termini di banda necessaria per una corretta customer experience (dal Cloud, ai contenuti multimediali ecc.) soprattutto per gli utenti business.

Lo sviluppo delle infrastrutture ultrabroadband deve avvenire però non soltanto nelle aree più interessanti dal punto di vista del mercato (le aree urbane più densamente popolate) ma anche nelle zone nelle quali gli investimenti promettono ritorni meno certi e/o a più lunga scadenza, a cominciare dalle numerosissime aree produttive, commerciale e industriali, di cui è costellata l’Italia, spesso non attraenti dal punto di vista dello sviluppo infrastrutturale (per il ridotto numero di clienti potenziali e/o per la bassa densità insediativa), ma che non possono essere lasciate a se stesse per lo sviluppo in digitale.

Il compito di portare queste aree allo stesso livello di digitalizzazione delle aree più evolute è di tutti: degli amministratori pubblici, delle associazioni di categoria, degli operatori e delle aziende stesse, che devono cooperare (secondo le modalità più appropriate) per rendere fattibile in tempi brevi quel passaggio all’ultra broadband senza il quale la perdita di competitività è sicura.

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