“Il Governo si auspica che le nuove generazioni si approprino del digitale e lo utilizzino per imparare, pensare, creare e costruire la società di domani”.
Il Governo, in questione, è quello francese che, nelle scorse settimane, ha pubblicato non la sua “agenda digitale” come si dice dalle nostre parti ma la sua roadmap per fare del digitale, in attuazione dell’unica agenda digitale di riferimento ovvero quella europea, la leva fondamentale di quella che potrebbe essere la nuova rivoluzione francese.
Il digitale come chance per i giovani, il digitale per rilanciare la competitività delle imprese francesi e, infine, la promozione dei valori francesi nella società e nell’economia elettronica, sono i tre pilastri lungo i quali il Governo di Parigi annuncia l’intenzione di avviare un’autentica rivoluzione senza precedenti nella propria storia.
Nonostante in Francia esista una ricerca pubblica d’eccellenza, degli attori industriali straordinariamente innovatori, un prezioso tessuto di piccole e media imprese e dei poli tecnologici all’avanguardia “non siamo ancora riusciti, salvo qualche eccezione, a far emergere dei giganti francesi [n.d.r. del digitale]”.
E’ questo uno dei principali rammarichi che traspare dal documento pubblicato lo scorso 28 febbraio dall’Eliseo.
Accesso alla banda ultralarga da parte di tutti entro i prossimi dieci anni, sostegno pubblico alla ricerca ed all’innovazione in ambito digitale e, soprattutto, grande visibilità alle imprese che sceglieranno di operare nel mercato digitale anche attraverso la creazione di nuovi “quartieri digitali” su tutto il territorio francese.
Ecco i principali impegni assunti dal Governo Francese per fare del digitale la leva del rilancio competitivo dell’impresa nazionale.
Il primo “quartiere digitale” francese, nascerà, già nei prossimi mesi a Parigi e sarà, ad un tempo, un ecosistema innovativo ed una straordinaria vetrina per le imprese nazionali digitali davanti al mondo intero.
Ma non c’è solo sviluppo economico e rilancio imprenditoriale nella roadmap digitale francese.
“Il Governo desidera utilizzare tutti i mezzi offerti dal digitale per consolidare e promuovere i nostri valori fondamentali. Innanzitutto per mantener fede alla promessa di eguaglianza: il digitale è uno strumento di riduzione delle diseguaglianze in materia di educazione, di sanità, di lavoro, d’accesso alla cultura e ai servizi pubblici”.
Sono queste le parole con le quali il Governo di Parigi traccia il percorso per fare del digitale anche uno strumento di consolidamento e promozione dei diritti fondamentali.
E non solo queste. Il Governo “desidera anche rivitalizzare la vita democratica grazie agli strumenti digitali di partecipazione civica”.
Nessuna “cabina di regia” per implementare la roadmap digitale.
Semplicemente ciascuno dei ministeri che compongono il Governo, nei prossimi cinque anni, farà la sua parte e, una volta l’anno, tutti i ministri si incontreranno per discutere e confrontarsi sullo stato di avanzamento dei lavori.
E’ noto che “l’erba del vicino è sempre più verde” o, forse, in questo caso, più digitale ma, certo, è innegabile che la “non agenda digitale” francese ha forti elementi di fascino ed attrazione per chi, sin qui, ha seguito la redazione e l’implementazione del “taccuino digitale” italiano.
Ferma convinzione politica, visione di lungo periodo, determinazione, linearità, semplicità e tanta ambizione sono i tratti distintivi della politica digitale del Governo di Parigi.
Gli obiettivi sono chiari per ciascuna delle linee di azione lungo le quali si snoda la strada francese che porta al digitale.
Tanto per cominciare, “tra cinque anni – ovvero alla fine del mandato del Governo – tutti gli allievi che usciranno dal sistema scolastico francese, avranno familiarità con gli strumenti digitali, avranno ricevuto un’educazione all’informazione e ai newmedia e saranno stati sensibilizzati ai cambiamenti storici, culturali, artistici, economici e sociali prodotti dalla mutazione digitale della società e dell’economia”.
Toccherà, inoltre, alla televisione di stato francese contribuire a questa rivoluzione attraverso l’offerta dei propri programmi.
Fa sorridere leggere un’indicazione di questo genere mentre, da questa parte delle alpi la televisione ha, sin qui, rappresentato uno dei principali elementi di resistenza allo sviluppo di una cultura digitale giacché i poteri forti che la controllano vivono internet come il proprio peggior nemico.
Quanto allo sviluppo della competitività dell’impresa francese, l’obiettivo del Governo di Parigi, è straordinariamente chiaro: occorre accrescere la visibilità delle “eccellenze” digitali francesi.
I quartieri digitali e le loro ambasciate – le “french digital houses” sparse per il mondo a cominciare da Silicon Valley, sono una delle principali scommesse del nuovo Governo.
Tra il 2013 ed il 2017, inoltre, verranno investiti 4 miliardi di euro dallo Stato e, in dieci anni, 20 miliardi tra fondi pubblici-privati nello sviluppo dell’infrastruttura tecnologica e di connettività che costituisce il prerequisito per lo sviluppo dell’ambito ecosistema digitale francese.
Così facendo – ed anche su questo l’obiettivo del Governo francese è inequivocabile – nel 2022 il 100% della popolazione potrà avere accesso a risorse di connettività a banda ultra larga, nella maggior parte dei casi, attraverso fibra ottica. Nel 2017 tale quota sarà il 50 per cento.
Una “piattaforma di Stato” per l’incontro della domanda e dell’offerta di lavoro, la garanzia dell’accesso al digitale per tutti grazie agli “Spazi pubblici digitali” su tutto il territorio francese, una più severa applicazione della disciplina fiscale nel senso di prevedere l’applicazione di quella nazionale anche chi vende prodotti o servizi in Francia, dall’Estero e un rinforzamento della lotta al cybercrime sono, invece, i principali obiettivi per garantire, negli anni che verranno, che i cittadini possano far tesoro delle nuove tecnologie anche per la promozione e tutela dei diritti fondamentali.
C’è solo da augurarsi che, qualcuno, da questa parte delle alpi, legga la roadmap francese al digitale e o per semplice orgoglio patriottico o per obiettiva analisi politica [n.d.r. non possiamo permetterci il lusso di restare ancora più indietro rispetto alla Francia in un contesto socio, politico ed economico digitale ormai unico] decida che è davvero arrivato il momento di suonare la sveglia anche da noi.