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La PA diventa “cloud first” nel 2019, ecco cosa cambia

L’obbligo per le PA di acquisire solo servizi cloud qualificati scatta dal 31 marzo 2019 (dopo rinvio rispetto a gennaio 2019). Vediamo quali saranno le ricadute e i vantaggi per amministrazioni e cittadini e come cambieranno le modalità di acquisto e erogazione dei servizi IT

Pubblicato il 21 Dic 2018

Fabio Meloni

CEO Dedagroup Public Services

contratto cloud computing

Dal 31 marzo 2019 le PA saranno obbligate ad acquisire solo servizi cloud qualificati. Un rinvio deciso oggi dall’Agenzia per l’Italia Digitale (rispetto alla precedente data del primo gennaio), ma ormai ci siamo e il passaggio sarà inevitabile.

La costruzione di un marketplace di soluzioni qualificate è un cambiamento radicale per le modalità di acquisto e erogazione dei servizi IT da parte delle Amministrazioni, che prende forma grazie alle circolari con cui Agid dà attuazione alle indicazioni del Piano Triennale. La rivoluzione per una PA cloud first è, quindi, a portata di mano, ma non lo immaginavamo ancora quando Dedagroup ha avviato il progetto Civilia Next, una piattaforma gestionale ora disponibile attraverso il cloud marketplace Agid in modalità SaaS.

Le ricadute per l’ente che deve adeguarsi 

Risparmio, interoperabilità, maggiore sicurezza, protezione dei dati personali, accessibilità agli strumenti, senza dover affrontare costi e complicazioni infrastrutturali. Sono questi i vantaggi del cloud per la PA.

Un SaaS integrato permette alle Amministrazioni con alti livelli di spesa ICT legati alla frammentazione delle soluzioni on premise di liberare risorse in modo significativo e in poco tempo, sia in termini di costi infrastrutturali sia in termini di costi di manutenzione derivanti dalla gestione centralizzata ed unitaria delle applicazioni. E rende più facile l’interoperabilità con le infrastrutture immateriali del Piano Triennale (ANPR, PagoPA e SPID) in tempi rapidi e con costi certi.

Inoltre, il cloud elimina le barriere geografiche e abilita lo smart working. I servizi sono accessibili in modo sicuro dal personale di un’Amministrazione ovunque vi sia una connessione a Internet.

Si solleva infine l’Ente dalla necessità di impiegare risorse per l’adeguamento normativo che le riforme e i trend di innovazione delle tecnologie comportano.

L’evoluzione del procurement dei software per la PA

Appare a questo punto fondamentale che la PA attivi un meccanismo di procurement allineato con la strategia del Piano Triennale che vede come priorità il modello cloud nelle sue diverse declinazioni. Il modello di marketplace diventa a questo punto fattore chiave per l’attuazione concreta del Piano.

Il marketplace dev’essere uno spazio regolato ma aperto, in cui dar libero impulso alla proposta delle migliori soluzioni possibili con cui aiutare le PA a cambiare. Quest’approccio introduce un cambio di paradigma fondamentale negli acquisti del settore pubblico: sempre più soluzioni as a service. Vediamo un futuro con più procedure SDAPA e l’evoluzione del MePA come catalogo/vetrina di soluzioni di cui sia certificata la compatibilità con l’Agenda Digitale.

Nella trasformazione digitale che la Pubblica Amministrazione sta affrontando e affronterà nei prossimi anni un ruolo di primo piano sarà giocato dai player italiani dell’ICT, aziende che hanno una forte conoscenza del contesto, in misura maggiore rispetto ai gruppi stranieri, e che sono in grado di realizzare soluzioni di assoluta qualità. Esiste un “made in Italy” di eccellenza anche nel Software, che il Paese può e deve saper sfruttare al meglio.

Scenari futuri

Tra i prossimi passi fondamentali c’è il ruolo che Consip potrà avere proponendo un nuovo modello di Convenzioni che superi la logica delle giornate uomo e dei punti funzione, come affermato anche da Diego Piacentini in uno degli ultimi interventi pubblici come guida del Team per l’Italia Digitale: “… ingabbiare uno sviluppo software in ambito gestionale, che è un processo assieme tecnologico, organizzativo e sociale, entro una metrica rigida e con molte falle, è uno dei motivi che rende inefficiente, conflittuale e troppo costoso il rapporto cliente/fornitore per la PA”.

La strada Soluzioni As a Service, faciliterà la possibilità di ridisegnare processi e servizi amministrativi a partire dai bisogni degli utenti (cittadini, imprese, altri enti), privilegiando semplicità di fruizione e prossimità, riscoprendo una nuova sussidiarietà, cioè la possibilità di utilizzare il canale più diretto e prossimo per l’erogazione del servizio laddove esiste, si tratti di enti locali, uffici postali, organizzazioni non governative che possono erogare/abilitare servizi di pubblica utilità.

Questo approccio vede i territori protagonisti, in modo coerente all’indirizzo che il ministro della PA Giulia Bongiorno ha affermato di voler incentivare. Questo permetterà alle Città di divenire il vero front-end del sistema operativo del Paese, semplificando la comunicazione e migliorando la qualità dei servizi. Noi questa visione la stiamo infondendo nel progetto Next, non più solo Civilia e quindi sistemi di gestione dei processi ma oggi anche GeoNext e possibilità di georeferenziare dati, processi e informazioni e, a tendere, sistema di erogazione di servizi al cittadino e di monitoraggio degli effetti dell’azione pubblica e politica.

Ci auguriamo che anche Teresa Alvaro, nuovo Direttore Generale di agid , e Luca Attias, da poco nominato Commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, condividano quanto fatto finora e proseguano in questa direzione. L’aspettativa nei confronti di entrambi è alta, il loro profilo coniuga capacità d’innovazione e conoscenza della macchina amministrativa. Noi continueremo a fare la nostra parte, alimentando in maniera attiva il dialogo e partecipando ai tavoli di lavoro.

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