La propria stupidità
La luce sbiancante costringeva le ombre alla durezza. Passi felpati e violenti verso l’asticella. Marsello ascendeva al cielo sotto la cupola di vertrex del capannone. L’asta si fletteva. Reagiva. Respirava. Urlava. Si scrollava di dosso il carico umano, in caduta libera. Si ripporgeva al pavimento.
“C’è una memoria attiva giù al porto…” Xina Shaiira, analista del terreno della Memory Squad 11, si cibava delle coordinate di uno dei pochi localizzatori ancora funzionanti in città, dopo il Grande Ictus Mnemonico di 19 giorni prima. “Dovrebbe essere connessa a una azione terra-aria… non chiara… potrebbe trattarsi di un ascensore in verifica… o forse una ripresa cinematografica con dolly…” La comandante Akira Khaspros insinuò: “Xina, localizza con precisione e andiamo a dare un’occhiata… Domani iniziano i campionati di atletica della Galassia… I “Nemici dello Sport Impuro con Attrezzi” sono insidiosissimi… da decenni organizzano attentati in tutti gli stadi della Galassia… solo le memorie connesse hanno impedito delle stragi… Ma ora, dopo il Grande Ictus Mnemonico, potrebbero trovare un modo per eludere i controlli… sarebbe una strage…” Xina aggrotata: “Brutta deduzione comandante…” Di ritorno: “Direi di allertare tutte le squadre di sicurezza e noi ci mettiamo in missione attiva da questo istante…“ La comandante Akira Khaspros impostò la voce: “È un ordine!”.
Il capannone reggeva da tre secoli. Aveva subìto tante operazioni chirurgiche. Alcuni pezzi di un dirigibile erano ancora accatastati. Della sesta generazione, l’ultima, estinta a metà del XXII secolo. Marsello saliva e scendeva, saliva e scendeva. Senza tregua. Come un aerostato instancabile. Amico del soffitto e della polvere di cemento che sollevava nella breve corsa di slancio. “…diciannove, venti, ventuno, ventidue, hooop!” I sei agenti della Memory Squad 11 erano affollati dietro un enorme carrello sollevatore, una montagna di ruggine. “Troppe volte… troppe salite in pochi minuti… troppa concentrazione… così a lungo… c’è qualcosa che non quadra…” L’agente Xina Shaiira notava meticolosamente bisbigliando: “Comandante, secondo me non c’è in corso nessuna preparazione di un attentato allo stadio… ma invece ci saranno memorie degli spettatori utilizzate come doping per l’atleta…” “Con le memorie reticolari e connesse il doping mnemonico era indotto dalle micromemorie dei tifosi presenti nello stadio… – sciorinava Xiina – Se erano più di cinquantamila memorie, queste si sommavano e venivano spinte illegalmente nell’atleta… Ora, dopo il Grande Ictus Mnemonico, questo non è più possibile…” La comandante sussurrò: “Ma allora, questo tipo come fa a saltare così, qui… in questo capannone, senza stadio e memorie collettive connesse dei tifosi?…” Marsello stringeva l’asta con entrambe le mani. Le saldava con forsennata violenza. Come se non dovessero separarsi più.
La Memory Squad 11 si scatenò satolla di velocità sulle biciclette di servizio. Falciavano le curve e bruciavano i rettilinei. I tunnel le risucchiavano e le restituivano alle piazze tonde della megalopoli sull’acqua. Imboccarono lo stadio mentre trecentomila olavano gli ultimi 100 metri di una staffetta mista.
Marsello Guassman era al suo ventiduesimo passo. Ora in ascesa. Oltre la vetta dei dieci metri esatti. Ora in discesa. Lo stadio ora in delirio. Marsello Gaussman piangeva in ginocchio sul materasso, alto otto metri. Marsello ringraziava la folla. La folla onorava Marsello. La folla voleva Marsello oltre ogni limite. I trecentomila lo avevano sollevato alle stelle. “Hanno le memorie collettive! Ci hanno fregati! In questo stadio ci sono ancora le memorie connesse e funzionanti!” “A tutti gli agenti dello stadio: bloccare le porte e arrestarli tutti!” fu l’ordine incapace negli auricolari. Ora i sei agenti erano chini su Marsello. Marsello ubriaco di tifo. Gli agenti della Memory Squad 11 lo avevano già agganciato al tester. I due minuscoli connettori gli tormentavano le tempie. “Tutti i segnali sono sotto la soglia, capo! Nessuna memoria collettiva!…” I sei della Memory Squad 11 si avventarono sull’asta ancora rantolante a terra, vicino al materasso. La fecero a pezzi. Lo stadio ora ammutolì in sbigottimento. Gli agenti della Memory Squad 11 infierivano alla ricerca frenetica delle memorie nascoste. “Il doping mnemonico è sicuramente fissato nell’incavo dell’asta” istruì la comandante Khaspros.
Marsello ancora una volta si alzò. Fece fissare l’asticella un centimetro più in su. Si avviò lento al punto di partenza. Divorò la rincorsa. Ancora una volta. Le biciclette riverse sulla pista testimoniarono i suoi muscoli folli. Scomparve verso l’impossibile. Ancora una volta libero da ogni droga mnemonica. Ancora una volta ricadde oltre, unico nella storia. A faccia in giù. Marsello girò la testa verso lo stadio deserto. Gli agenti girarono le teste alle infinite gradinate dello stadio sfacciatamente vuote. Andrea, lassù in alto, lo fissava in tremito. Unico nello stadio. Raccoglieva la potenza dai trecentomila ora assenti.
“L’unica vera forza è il legame, tu mi capisci… vero?” La agente Xina Shaiira ascoltava Marsello rabbiosa e incredula. Raccimolando la propria stupidità.
(22-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)