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La qualità banda ultra larga che crea il bisogno: il caso USA

I principali operatori mondiali adesso competono non tanto sui prezzi ma sulla velocità. Così avviene negli Stati Uniti, con le ultime battaglie promozionali. E così sarà anche in Italia, anche se ancora purtroppo la qualità incide poco nelle scelte dei consumatori

Pubblicato il 06 Lug 2015

Rossella Lehnus

Director at Deloitte Financial Advisory

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La competizione fra operatori si gioca sempre più sulla qualità del servizio offerto piuttosto che sui prezzi. Il dibattito è cambiato: non attende la domanda ma la stimola, crea il bisogno.

Un importante segnale di maturità per le telecomunicazioni, quale settore chiave per lo sviluppo economico del Paese, oggi pronto a investire nelle nuove reti ultraveloci.

La consultazione pubblica aperta da Infratel Italia su indicazione del Ministero dello sviluppo economico (dopo una breve proroga si concluderà il prossimo lunedì 6 luglio 2015) potrà rivelarci uno scenario molto diverso da quello con cui ci siamo presentati al mondo fino ad oggi registrando gli ultimi posti in classifica un po’ in tutti gli studi di settore.

Come già anticipato, questo potrebbe essere un anno decisivo per la fibra ottica in Italia sia per i piani pubblici avviati con la programmazione 2007/2013 che si concluderanno proprio quest’anno sia per i piani privati che dimostreranno una grande apertura verso la copertura estensiva a 30 mbps e verso un’infrastrutturazione più profonda oltre i 100 Mbps.

Se Desi ci ha già promosso e da ultimi ora siamo un gradino davanti alla Grecia, probabilmente dopo questa consultazione potremmo guadagnare ancora qualche posizione nel rating che misura la capillarità dell’infrastruttura più strategica per lo sviluppo economico.

Ricordiamo che l’indagine condotta da Infratel Italia riguarda la copertura del servizio di connettività e non è da confondere con un’analisi sulla qualità del servizio. Per questo ci sono analisi come “Ne.me.sys” in Italia realizzata dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con il supporto della Fondazione Ugo Bordoni o il programma “Measuring Broadband America” condotto dalla Federal Communication Commission (FCC).

La qualità tuttavia incide ancora troppo poco nelle scelte dei consumatori ma è destinata ad aumentare diventando a breve il fattore principale anche superiore al prezzo. Questo gli operatori nazionali lo sanno bene, basta dare uno sguardo oltreoceano per osservare una stimolante, finanche irriverente, competizione fra gli operatori telefonici che si gioca di gran lunga più sulla qualità del servizio offerto, sulla velocità delle connessioni e sulla capillarità della copertura, piuttosto che sul prezzo.

L’America è tappezzata dalle provocazioni di Verizon che si prende gioco dei suoi concorrenti per attirare a sé i loro clienti facendo leva sulla frustrazione che si prova nell’avere un servizio che non riesce a stare dietro alla propria velocità. Verizon ha infatti adottato per tutta la sua compagna mediatica l’hashtag #neverSettle mai accontentarsi – che risponde esattamente al sentimento diffuso dell’utente che fissa sconfortato la pagina caricarsi.

Una comunicazione senza fronzoli, senza immagini e colori che si ripropone ad esempio in ogni angolo di New York; cartelli luminosi – tutti sfondo bianco e scritte nere bastoni – con frasi come questa:

In the city that never sleeps, does your network take lots of naps? #neverSettle”, o

Does your network stream live games, or just trickle them? #neverSettle”, o

Does your network talk a big game but play a small one? o ancora

What does your network provide more quickly: data or regret? #neverSettle”,

Provocazioni che hanno dettato la linea della competizione fra gli operatori, definendone lo stile della comunicazione a cui poi tutti gli altri hanno dovuto adeguarsi. Provocazioni irriverenti che non possono non aspettarsi risposte altrettanto piccate. Ed ecco per esempio Tmobile, forte di aver vinto il primo posto nella classifica di Open Signal che gli ha riconosciuto la rete LTE più veloce negli Stati Uniti con una velocità media di download di 9.98Mbps, ovvero circa di 3.44Mbps più veloce di Verizon, 3.48Mbps di AT&T è più del doppio di Sprint. Lo stesso Open Signal che fotografa una situazione italiana di grande competizione, anche sul servizio LTE, dove TIM e Vodafone si rincorrono in tutte le città principali.

Forte di questo TMobile ha dichiarato guerra a Verizon. Uno scontro diretto su cui si fonda tutta la campagna di comunicazione a cominciare da “Set. Switch. Faster lte than Verizon in NYC”, o ancora “More data capacity per customer than Verizon”

Gli hashtag usati dalle due compagnie telefoniche fanno leva entrambi sulla necessità di investire in reti sempre più performanti dal #neverSettle di Verizon al #WeWontStop di T-mobile, lasciandoci intravedere un futuro non lontano di grande innovazione.

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