IL COMMENTO

La rivoluzione digitale per non perdere il nostro welfare

Siamo dentro una delle più grandi rivoluzioni nella storia dell’uomo. E siamo solo all’inizio. Il commento di Roberto Sambuco, figura chiave dell’Agenda digitale italiana

Pubblicato il 16 Ago 2012

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Siamo dentro una delle più grandi rivoluzioni nella storia dell’uomo. E siamo solo all’inizio. L’era digitale è un nuovo umanesimo che sta travolgendo tutti gli schemi cognitivi fin qui conosciuti. Un impatto forte sulla storia dell’umanità come quello dell’invenzione della ruota, della stampa o del motore a scoppio. Solo più veloce e pervasivo.

RIVOLUZIONE DIGITALE, CONSEGUENZE:

La prima più importante conseguenza della rivoluzione è l’impatto sulla velocità del progresso tecnologico, dell’introduzione delle innovazioni nella vita quotidiana. Le suggestioni contenute nelle teorie di Raymond Kurzweil sono da considerare con attenzione: il progresso tecnologico è passato da uno sviluppo lineare ad uno esponenziale grazie all’information technology, alle nanotecnologie, alle biotecnolgie, alla robotica, alla Rete. Ciò sposta in continuazione la soglia del concetto di impossibile. Anche andare sulla Luna era sembrato impossibile sino a pochi anni prima del 1969…ed è come se, oggi, quegli anni, fossero diventati mesi se non giorni.

Quello che rischia di rimanere più indietro è il sistema cognitivo di generazioni che in larga misura reggono le sorti del mondo e che sono nate e cresciute lungo tutta la loro più importante vita formativa (infanzia ed adolescenza) in un’epoca dove non esistevainternet, i computer, la telefonia mobile. Rimane certo la capacità di aggiornarsi ma è diverso dall’esserci nati “dentro”. Dentro l’era digitale dove la potenza della comunicazione, del calcolo, della capacita di avere relazioni e informazioni e di entrare in contatto con chiunque in qualunque parte del mondo in tempo reale è un dato cognitivo in se, non appreso. Così la capacita cognitiva è moltiplicata all’infinito, è semplicemente diversa e inarrivabile per chi invece ha dovuto apprenderla. I nativi digitali la cavalcano gli altri sono costretti a rincorrere. Per questo va accelerato il ricambio generazionale delle classi dirigenti. Per cavalcare al meglio quella corsa esponenziale del progresso e non frenarla ad uno stadio cognitivo di linearità.

L’Italia investe un minore contributo di lungo termine del capitale ICT alla crescita del Pil: solo il 2 per cento del proprio prodotto interno lordo (ovvero, il 10% degli investimenti totali), contro il 3,5% degli Usa (che rappresenta il 25% degli investimenti totali).

In altri termini, solo 0,22 punti per anno in Italia sono attribuibili alla accumulazione di capitale ICT, contro gli 0,56 punti della media dei paesi OECD[1].

Siamo un paese straordinario malgrado Le venti economie lo studio della Banca Mondiale ci collochi all’87 posto tra le economie mondiali che hanno un ambiente business-friendly . Molto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare, poiché la rivoluzione digitale si riverbera in modo articolato non solo nei settori economici di un Paese, ma anche e soprattutto nella sua duttilità sociale.

Tra le attività maggiormente influenti lo sviluppo economico di un Paese, il rapporto della Banca Mondiale individua infatti: “Putting procedures online”, “Using an electronic database for encumbrances”, Offering cadastre information online”.

Questi presupporti si rispecchiano negli obiettivi dell’Agenda Digitale europea che rappresenta una delle sette iniziative faro individuate nella più ampia Strategia EU2020, finalizzata a una crescita inclusiva, intelligente e sostenibile dell’Unione.

Le conseguenze sono dirette e rilevanti anche sull’efficienza delle forme di Stato e di governo. In altre parole sulla politica. Che deve avere la capacità di inserirsi in questo nuovo Umanesimo. Le ragioni economiche e politiche della grande crisi che attraversiamo risiedono in gran parte qui. Le organizzazioni pubbliche seguono in termini di comportamenti e Governance uno schema cognitivo lineare mentre il mondo corre esponenzialmente. La politica va a 10 all’ora, chi ha saputo cogliere le opportunità del mondo iperconnesso va a mille.

L’AGENDA DIGITALE ITALIANA

Velocizzare gli obiettivi di agenda digitale è anche l’unico modo per mantenere gli attuali livelli di welfare state. Livelli che possono essere altalenanti nelle prestazioni ma che sono comunque straordinari. La digitalizzazione dei processi produrrà efficienza e risparmi che permetteranno di continuare ad avere un welfare di livello e di qualità.

Con una maggiore diffusione ed un uso più efficace delle tecnologie digitali, l’Europa potrà stimolare l’occupazione e affrontare le principali sfide a cui è chiamata, offrendo ai suoi cittadini una migliore qualità della vita. Tutto questo, ad esempio, potrà essere fatto assicurando un migliore servizio sanitario, trasporti più sicuri ed efficienti, un ambiente più pulito,l’ottimizzazione energetica, un accesso più agevole ai servizi pubblici e ai contenuti culturali. Insomma o il welfare state sarà digitale o non sarà.

The Global Information Technology Report 2012, Living in a Hyperconnected World del World Economic Forum redatto in collaborazione con INSEAD, ribadisce questi concetti spronando gli Stati a cogliere la sfida tecnologica che ha trasformato il mondo in un ambiente iperconnesso e, di conseguenza, le nostre relazioni tra individui, consumatori, imprese, cittadini e governi.

Il report mette a confronto le 142 economie che rappresentano il 98 per cento del prodotto interno lordo mondiale. La nostra quarantottesima posizione costringe l’Italia a considerare la Strategia per l’agenda digitale fra le massime priorità.

Come si riesce a governare le organizzazioni sociali più complesse come quelle che governano i cittadini quando queste hanno una Governance di due secoli fa? Aggiornata, rivista ma pur sempre per stratificazioni successive. Strati che si accumulano col rischio di soffocare anche quelli capaci di introdurre efficienze significative. Bisogna rendere tutto più semplice, veloce e iperconnesso.

È nell’inefficienza degli strumenti di governo che risiede la crisi della politica e, dunque, la capacita di risolvere i problemi economici e finanziari.

Un esempio concreto: c’ è una risposta molto facile alla crisi che sta aggredendo l’Europa ed è quella di procedere velocemente ad una vera unione politica europea, con una vera sovranità sovranazionale e confederale. Quello che i mercati stanno aggredendo è una governance impossibile, una mezza riforma che da opportunità sta diventando una condanna: quella dell’euro. Non aver ancora associato una forma di Governo europeo con dei veri poteri sovranazionali sta condannando la grande idea di aver introdotto l’euro. Diverso Se fosse stato invece il primo step verso un processo di unione politica europea. Guardate quanto tempo ci stiamo invece mettendo per fare l’unica seriariforma che spazzerebbe via via la crisi finanziaria ed economica in Europa? Ancora una volta la lentezza contro la velocità.

Allo stesso modo oltre che sulla Governance si deve procedere a innovare velocemente il business pubblico. La più grande società per fatturato ed impiegati di ogni Stato è lo Stato stesso. Anche qui si dovrebbe rinnovare profondamente il modo di funzionare della Pubblica amministrazione dove ci sono competenze eccellenti che spesso non vengono messe in condizione di potersi esprimere. Dovremmo avere la capacità di guardare alle esperienze del mondo privato e avere la possibilità di cambiare le organizzazioni con la stessa flessibilità e velocità. Per fare questo è necessario digitalizzare il più possibile la pubblica amministrazione. Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di cancellare la carta entro pochi anni. La carta interna e quella nel rapporto con tutti i cittadini e le imprese. Questo sarebbe un grande cambiamento che spingerebbe in modo decisivo risparmi, efficienza e innovazione. Insomma, la vera spending review. Questo è quello che il Governo Monti e il Ministro Passera stanno provando a fare nell’ambito della cabina di regia sull’Agenda digitale. Spingere con decisione lo sviluppo delle infrastrutture di rete, spingere sull’egovernment spingere nella direzione del cittadino digitale.

PERCHE’ NON SI PUO’ PIU’ ASPETTARE

Facciamo due esempi concreti: il primo più immediato è quello di eliminare entro il 2013 il digital divide. Nel mondo che abbiamo appena descritto non è possibile che ci siano dei cittadini che non abbiano la banda larga. Oggi è INACCETTABILMENTE ANACRONISTICO.. È la più grave forma di esclusione sociale dal sistema delle opportunità. Perché oggi tale sistema è tutto nella rete. Il secondo è cancellare la carta: non esiste un DATABASE digitale in cloud riconoscibile da ogni ufficio della pubblica amministrazione, dove alle identità digitali dei cittadini sono abbinati i relativi dati anagrafici, sanitari, scolastici, ecc.

Basta anagrafi che non si parlano: quella sanitaria deve riconoscere quella della scuola, quella dell’Università, quella dei comuni quella nazionale e così via. Se oggi mi sposto da una scuola di una regione ad un altra devo portarmi appresso carta io e la scuola.

Sono stati anni di sviluppo disordinato e disarticolato della digitalizzazione dei processi chiave per il paese. Bisogna riutilizzare quello che riutilizzabile, renderlo interoperabile e federarlo in modo che sia unico e riconoscibile da tutti i cittadini e da tutte le pubbliche ammirazione a tutti i livelli in qualunque città esse si trovino.

Questo significherebbe rendere veloce ciò che oggi è lento, significherebbe efficienza, risparmi enormi. Per fare questo si deve creare una sorta di Chief information officer della PA. In questo senso è nata l’Agenzia per l’Italia digitale, per gestire questo grande processo di trasformazione e convergenza di tutti i sistemi ict pubblici a livello nazionale, regionale e locale per creare un’ amministrazione realmente digitale e il cittadino digitale.

In giro per l’Italia ci sono delle esperienze riuscite, dobbiamo far si che tali esperienze diventino la normalità, mettere insieme competenze, regole e procedure per valorizzare quanto di magnifico continua produrre il nostro paese. Dobbiamo avere la stessa capacita innovativa che ebbe l’allora Ceo di IBM Louis Gerstner, nella meta degli anni novanta quando IBM era la leader nelle vendite dei computer. Allora disse che IBM doveva trasformarsi da azienda che vendeva hardware ad azienda che vendeva servizi, che gestisse le informazioni nelle aziende. Tutti trovarono incredibile e irrealistico ciò che diceva. Lui riuscì a farsi seguire e oggi IBM è azienda leader nell’IT e quella scelta ha cambiato la storia delle organizzazioni aziendali mondiali. Dobbiamo avere la stessa capacita di innovazione e visione. Dobbiamo pretenderla.

Cinque anni fa nasceva l’iPhone; tre anni fa le App. Questo dimostra quanto stia correndo il mondo. Jobs diceva ” meglio essere pirati che entrare in marina”. Dobbiamo prendere un po’ di quello spirito così incalzante e potentemente innovativo e portarlo dentro la capacita di organizzare il sistema delle scelte degli Stati e della politica. Solo così la politica potrà riacquistare tutta la sua capacita di governo e di rappresentanza, di sintesi e consenso. e poter così essere riconosciuta dalle piccole e grandi piazze del mondo che oggi sono tutte dentro la Rete e che sono il motore potente di ogni cambiamento.

*Roberto Sambuco è Capo Dipartimento Comunicazioni presso il Ministero allo Sviluppo economico

[1] Measuring the Impact of ICT Investments on Economic Growth, by Khuong Vu, Program on Technology and Economic Policy, Harvard Kennedy School of Government, WP Ottobre 2005

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