Il 6 giugno è la data di presentazione dei risultati della Ricerca 2013-2014 dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione. Non è una data casuale. L’abbiamo scelta perché coincide con la data in cui, in Italia, scatta l’obbligo di Fatturazione Elettronica verso la PA Centrale (Ministeri, Scuole, Caserme, Enti di Previdenza e Assistenza Sociale e Agenzia Fiscali): l’obbligo cioè di inviare al più grande “cliente” del nostro Paese solo fatture in formato strutturato (XML), firmate digitalmente e da conservare in elettronico. È una data attesa da lungo tempo dal nostro Osservatorio e dalla parte più avanzata del Paese: almeno dal lontano dicembre 2007, quando fu approvata la legge che imponeva tale obbligo, bloccata poi nel suo iter applicativo dalle feroci resistenze dell’altra parte – quella tristemente più arretrata – del Paese.
Il 6 giugno, curiosamente, è anche la data dell’anniversario del D-Day. Nel pieno rispetto delle diverse dimensioni e della diversa portata storica dei due fenomeni, ci piace pensare che questo giorno possa simbolicamente rappresentare l’e-Day del nostro Paese:
- il giorno in cui cominciano visivamente a franare quelle resistenze al cambiamento che hanno avuto un ruolo (a nostro avviso) così significativo nella decrescita degli ultimi anni;
- il giorno in cui l’innovazione digitale esce dallo stretto ambito delle scelte discrezionali delle imprese più avanzate per diventare normalità e regola di vita: per la PA e per tutte le imprese che non vogliono cadere vittime delle grandi trasformazioni e dei fenomeni di disruption in atto nell’economia mondiale.
La scommessa è che l’obbligo della fatturazione elettronica – con tutte le implicazioni che essa comporta a livello di organizzazione delle imprese – rappresenti uno stimolo per le imprese stesse, in particolare per quelle che sinora sono rimaste ai margini, a sfruttare maggiormente le potenzialità dell’innovazione digitale.
È una scommessa che sta alla base della stessa nascita del nostro Osservatorio. È una scommessa che riteniamo vincente, sulla base dei casi che abbiamo studiato negli ormai otto anni di attività. È una scommessa basata sull’idea che lo scoprire che si possono trarre vantaggi concreti e visibili dall’innovazione – anche se (come in questo caso) forzata per legge – rappresenti un fortissimo stimolo a sperimentare nuove innovazioni, andando a modificare la classica tendenza italiana a subire e sopportare le tecnologie come un male necessario.
È una scommessa che non possiamo perdere, se vogliamo assicurare un futuro a noi e ai nostri figli, e che deve impegnarci tutti (Osservatorio in prima linea) a rendere palesi da un lato – anche agli occhi dei più scettici – i vantaggi dell’innovazione digitale e a evidenziare dall’altro gli effetti devastanti che l’innovazione fatta dagli altri può avere sulle imprese che non innovano.
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