Internet oggi è un fattore strutturale chiave del sistema socio-economico: la connettività è irrinunciabile per lavorare in qualsivoglia azienda, per informarsi, per telefonare, o per avere il meglio del cinema e della TV. Ma in Italia, nel terzo millennio, gli ostacoli sono ancora tanti. Gli ultimi dati pubblicati dall’Ocse all’inizio di quest’anno mostrano che ci troviamo solo al ventesimo posto, nell’elenco dei 34 Paesi che ne fanno parte, per penetrazione del broadband mobile (sotto la soglia del 60%), e al ventiquattresimo per quanto riguarda la banda larga su linea fissa. Risalire questa classifica è fondamentale, tralasciare, o relegare in secondo o terzo piano il problema sarebbe un errore estremamente grave, perchè il digital divide incide in modo significativo sull’economia nazionale, ben tre o quattro punti di Pil (stima Agcom).
La copertura delle reti di base a banda larga fissa – generalmente definita come in grado di fornire larghezza di banda fino a 2 megabit al secondo (Mbps) – è, teoricamente, tra le più estese d’Europa: circa il 98% della popolazione viene raggiunta, anche se ci sono ancora ben due milioni di linee che per vari motivi tecnici non sono ancora in grado di fornire una velocità minima accettabile di 2 Mbps. Va sottolineato poi che in funzione dei possibili utilizzi odierni, in realtà anche i 2Mbps non sono sufficienti, sia per il privato come, a maggior ragione, per un’azienda. Inoltre i collegamenti basati su tecnologie xDSL sono molto sensibili alle distanze dalla centrale oltre che dalla saturazione dell’infrastruttura esistente.
Uno degli aspetti fondamentali della situazione italiana è che una connettività all’altezza delle esigenze è di fatto disponibile solo nei grandi centri urbani e già a pochi chilometri di distanza si vive di fatto una situazione di digital divide: si tratta di aree in cui gli operatori hanno valutato e stabilito di non investire perché non conveniente, per esempio nella posa di fibra ottica. La soluzione qui è offerta soltanto dalle tecnologie fixed wireless broadband. Anche il Rapporto Caio per l’attuazione degli obiettivi dell’agenda europea ha più volte riportato la raccomandazione di prestare maggiore attenzione alle tecnologie di fixed wireless per la diffusione della banda larga e per raggiungere gli obiettivi dettati dall’agenda europea. “…la tecnologia FWB non sempre riceve l’attenzione che merita” si legge nel Rapporto, “una tecnologia invece da considerare come determinante per il raggiungimento degli obiettivi europei per lo sviluppo delle infrastrutture digitali.”
E’ in questo contesto, per dare risposte concrete a queste esigenze, che si sono inseriti in Italia operatori di nuova generazione come NGI. Nata nel 1999 come operatore di telecomunicazioni specializzato in connettività internet, inizialmente offre connessioni su cavo ma, nel 2006, crea la rete wireless EOLO. Nei primi tempi, EOLO è finalizzata a portare la banda larga nelle aree non raggiunte dai servizi xDSL: la copertura parte dalla provincia di Varese e si espande rapidamente in Lombardia e Piemonte per arrivare oggi a coprire oltre 4300 comuni in 11 regioni del nord e centro Italia. Questi dati rendono EOLO una delle prime reti wireless fisse a livello mondiale.
In Italia, ancor oggi, sono numerose le zone prive di accesso alla banda larga e, molte di più erano quelle in una situazione di vero e proprio digital divide prima dell’avvento della rete wireless EOLO. Sorprendentemente, non si tratta solo di aree remote, ma anche di comprensori ad alta densità di PMI, alle porte delle grandi città dove molte imprese non possono contare sui sistemi tradizionali per l’accesso veloce a Internet. E’ significativo che le reti wireless non costituiscono solo un ripiego per chi non è servito dalla rete fissa: anche nelle zone coperte da xDSL inizia a crescere la necessità da parte delle PMI di accedere a connessioni con bande simmetriche superiori ai 10 Mbps.
La rete EOLO offre al mondo delle imprese collegamenti fino a 400 Mbps (ottenibili altrimenti solo con un collegamento diretto in fibra ottica, difficilmente disponibile in zone industriali e fuori dalle città), mentre propone al mercato consumer collegamenti fino a 20 Mbps (2 Mbps in upload). Questi risultati, oltre all’elevata affidabilità dei servizi, sono possibili grazie al fatto che la rete è interamente gestita da NGI, non dipende da infrastrutture di altri operatori e, in particolare, dalla rete in rame che spesso penalizza le connessioni tradizionali.
La rete wireless di NGI offre oggi copertura 4328 comuni in 11 regioni italiane, per una popolazione complessiva di oltre 33milioni di persone. La rete, che serve attualmente oltre 120mila clienti sia residenziali che aziendali, si avvale di 1.000 siti trasmissivi (stazioni radio base) per la diffusione del segnale verso i clienti e di 1.200 link radio per il backhauling, con oltre a 80 circuiti in fibra ottica.
Dal 2006, quando è stata creata la rete EOLO, ad oggi la crescita dei clienti è stata costante e NGI ha investito molto nello sviluppo della propria infrastruttura di rete, sviluppando tecnologie originali nei propri laboratori italiani.