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La sostenibilità dei data center come leva per la transizione digitale: le tecnologie che fanno la differenza



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I fornitori di soluzioni per le infrastrutture digitali critiche sono chiamati a una duplice sfida: da un lato garantire prestazioni elevate e, dall’altro, offrire nuove strategie e sistemi innovativi che riducano il consumo di risorse. Come conciliare, dunque, le due transizioni, green e digitale?           

Pubblicato il 10 mag 2023

Andrea Faeti

Sales Enterprise Accounts Director per l'Italia di Vertiv



sostenibilità dei data center

Il cloud è una delle leve principali della transizione digitale di PA e imprese. In coerenza con gli obiettivi del PNRR circa il 75% delle PA italiane dovrebbe completare la migrazione dei dati e degli applicativi informatici verso il cloud entro il 2026.

Una transizione che va di pari passo con la necessità di promuovere la sostenibilità ambientale delle tecnologie.

Quello che viene spesso sottostimato, infatti, è l’impatto ambientale dei data center, spina dorsale dei sistemi cloud, che secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, contribuiscono, già oggi, allo 0,3% delle emissioni globali di CO2.

Gli operatori del settore, in particolare chi come Vertiv fornisce soluzioni per le infrastrutture digitali critiche, sono dunque chiamati a una duplice sfida: da un lato garantire prestazioni elevate e la massima sicurezza ed efficienza operativa e, dall’altro, offrire nuove strategie e sistemi innovativi che riducano il consumo di risorse.

Come conciliare, dunque, le due transizioni, green e digitale?

L’importanza dell’adozione di tecnologie sostenibili nei data center pubblici e privati

Il passaggio al cloud risponde sicuramente a logiche di razionalizzazione delle risorse pubbliche da un lato e di stimolo alla digitalizzazione delle imprese dall’altro, ma ci si attende anche un importante impatto dal punto di vista ambientale. Soprattutto nel contesto dell’attuale congiuntura internazionale, con l’incremento dei costi energetici a livelli critici, occorre pensare a data center sostenibili “by design”, quindi sul lungo periodo.

La rapida crescita del settore, trainata non solo dalle nostre attività quotidiane online, ma anche dal numero sempre maggiore di applicazioni che necessitano di elevate capacità di calcolo e di storage – pensiamo ad esempio a comparti quali la Ricerca e la Sanità – porta necessariamente all’aumento dell’utilizzo di energia e risorse idriche dei data center. L’ottimizzazione di questi consumi è pertanto uno dei principali obiettivi di chi realizza le infrastrutture pensando alla loro sostenibilità futura.

Garantire data center efficienti dal punto di vista energetico e in grado di non depauperare una risorsa importante come l’acqua è, inoltre, una priorità assoluta non solo per chi opera nel settore, ma anche dei governi di tutto il mondo. Non a caso, stanno emergendo a livello mondiale ed europeo nuove regolamentazioni sempre più stringenti sul risparmio idrico e sull’utilizzo di gas refrigeranti a basso impatto ambientale nei data center.

L’impatto del PNRR sui progetti in sviluppo

In questo contesto si inserisce il PNRR, che sta spingendo lo sviluppo del settore da due punti di vista: il primo è attraverso la messa a disposizione di un elevato volume di fondi per rispondere alle esigenze del variegato universo delle pubbliche amministrazioni – che vanno dall’ente che necessita solo del pacchetto Office agli istituti della ricerca e della sanità che richiedono grandi capacità di calcolo – e spingere la digitalizzazione delle imprese.

L’altro aspetto su cui il PNRR va ad incidere è il legame tra l’erogazione dei fondi, i tempi stringenti di realizzazione dei progetti e l’implementazione di tecnologie ad alta efficienza e a basso impatto ambientale.

Se, quindi, da un lato grazie al PNRR assistiamo al concretizzarsi di opportunità molto importanti di utilizzo e razionalizzazione che vengono soddisfatte da progetti di cloud di Stato come il Polo Strategico Nazionale, ci sono anche delle necessità che non possono essere risolte in modo efficace perseguendo questa via. Pensiamo al settore della ricerca e alla telemedicina o alla telechirurgia, dove i tempi di latenza sono fondamentali o a contesti in cui non è possibile attendere l’elaborazione esterna delle grandi quantità di dati generati.

Le tendenze del mercato e le sfide da affrontare sul piano della sostenibilità dei data center

Tra le soluzioni offerte sul mercato, volte a rispondere a queste esigenze ci sono le infrastrutture ibride in cui si utilizzano siti di edge computing più vicini alla sorgente di generazione e utilizzo dei dati che offrono prestazioni – tempi di risposta e capacità di calcolo locale – in grado di soddisfare le necessità dell’applicazione. Si ottiene così un duplice vantaggio: maggiore tempestività di fruizione dei risultati e migliore sostenibilità ambientale dal momento che non è più necessario il trasporto di enormi moli di informazioni a migliaia di chilometri di distanza da dove le stesse sono prodotte e utilizzate.

Questo consente di gestire la necessità, da una parte di concludere i progetti nei tempi previsti dal PNRR e dall’altra di fornire le migliori tecnologie disponibili sul mercato anche dal punto di vista della sostenibilità.

Non dimentichiamo, però, che se da un lato c’è la forte spinta del PNRR ad accelerare, dall’altro i recenti problemi alla supply chain hanno avuto un forte impatto negli ultimi due anni anche sul comparto del cloud. La supply chain crunch non è ancora finita e ci sono ancora tensioni internazionali che mandano in sofferenza diversi settori.

Occorre perciò anche cambiare i paradigmi tradizionali del data center, facendo ricorso, ad esempio, a data center modulari: si tratta di strutture pre-cablate e assemblate che permettono di soddisfare rapidamente la domanda e di aggiungere capacità, se necessario, riducendo i tempi di realizzazione.

Le tecnologie che aiutano la transizione green

La continua ricerca da parte delle aziende del settore, di soluzioni efficienti, sicure e sostenibili sta dando vita a importanti sperimentazioni: sono in corso oggi, ad esempio, progetti di sviluppo di innovative tecnologie di raffreddamento basate sui nuovi gas a basso impatto ambientale.

Un altro elemento fondamentale su cui si sta lavorando è il consumo dell’acqua: la tendenza è quella di usare sì sistemi di raffreddamento che impiegano l’acqua, ma a circuito chiuso e in un’ottica che guarda all’economia circolare. Pensiamo alla soluzione offerta da Vertiv per applicazioni di Liquid Cooling che usa l’acqua per raffreddare direttamente i chip all’interno dei server. Tramite questa tecnologia è possibile realizzare un salto quantico dal punto di vista dell’efficienza e rendere disponibile acqua calda derivata dal raffreddamento dei chip che potrà essere scambiata o usata per il teleriscaldamento o fornita a strutture utilizzatrici quali gli ospedali. Il calore si trasforma così da scarto da smaltire a prodotto di valore.

Importanti innovazioni riguardano anche le tecnologie di alimentazione dei data center: la priorità, data l’importanza di queste infrastrutture su molteplici aspetti delle nostre vite, è fare in modo che questa non si interrompa mai, sia sicura e pulita. Da una parte, dunque, c’è un grande lavoro di sviluppo per garantire un’alimentazione sicura ma anche efficiente: l’efficienza di queste tecnologie è aumentata negli ultimi 10 anni di un ordine di grandezza; dall’altra parte occorre prestare sempre più attenzione alla sostenibilità e all’economia circolare.

Rispetto alle tradizionali batterie al piombo, ad esempio, oggi si adottano nuove tecnologie che non sono green in sé stesse – come le batterie al litio – ma consentono di avere un’estensione del tempo di vita, si ricaricano più rapidamente e possono operare a temperature più elevate.

Un altro elemento su cui si sta lavorando sul fronte della gestione dell’energia è sul fare in modo che i sistemi di accumulo, che fungono da backup e nella migliore delle ipotesi non vengono usati, ma fungono da garanzia, svolgano azioni di ottimizzazione all’interno della rete elettrica, dando un contributo alla transizione green legato all’uso delle sorgenti rinnovabili all’interno della rete elettrica.

L’utilizzo di queste e altre tecnologie hanno portato a una importante riduzione del PUE (Power Usage Effectiveness), che è la metrica di riferimento nel settore dato dal rapporto tra l’assorbimento di potenza da parte dell’intero data center e la potenza impiegata in esso dai soli apparati IT.

Come Vertiv è in grado di rispondere alle esigenze di sostenibilità dei data center

Il contributo di Vertiv alla sostenibilità nel settore dei data center è quindi duplice: cerchiamo di sviluppare e fornire prodotti aderenti ai nuovi standard di sostenibilità, ma, allo stesso tempo siamo sempre più spesso anche promotori di queste tendenze.

Siamo parte fondante di questo ecosistema che gira intorno al mondo dei data center e quello che ci caratterizza è, sia il focus sui data center – dalla distribuzione elettrica al Thermal Management – sia l’aver inserito la sostenibilità come elemento portante non solo nelle nostre attività ma anche nella catena delle forniture.

Sentiamo la responsabilità di avere un forte coinvolgimento nello sviluppo continuo delle funzionalità connesse, da cui sempre più la nostra società e la nostra economia dipendono, ma intendiamo farlo tenendo conto delle sfide ambientali che il nostro settore deve affrontare e saper gestire al meglio.

Il nostro impegno volto a mitigare gli impatti ambientali si muove dunque su due fronti: da un lato si traduce in azioni concrete per ridurre il consumo energetico e le emissioni GHG, gestire materiali e rifiuti delle nostre operazioni e, dall’altro nel fornire ai clienti prodotti e soluzioni che li aiutino a ridurre il proprio consumo energetico e idrico.

Abbiamo perciò prodotto il nostro primo report ESG che delinea l’approccio di Vertiv all’efficienza energetica e idrica, alle pari opportunità e al tema dell’inclusione (DE&I), alla salute e alla sicurezza dei dipendenti, e anche una Guida alla Sostenibilità dei Data Center per supportare il settore nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica e nell’utilizzo delle risorse idriche.

Articolo realizzato in partnership con Vertiv

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