Abbiamo letto e pubblichiamo la versione definitiva dell’accordo di partenariato che il nuovo Governo ha mandato a Bruxelles, dopo la bocciatura della bozza.
Per gli aspetti relativi all’Agenda digitale e la banda ultra larga ci sono novità di sostanza ma di forma, con cui il Governo cerca di recepire le critiche della Commissione- che ora ha tempo fino a luglio per rispondere. Le critiche erano due, in sostanza: mancanza di un piano nazionale effettivo e risorse insufficienti.
Ecco i punti cardine del nuovo testo:
- Si dà maggiore rilievo al piano nazionale banda ultra larga
- Si sottolinea che si utilizzeranno non solo i fondi Fesr (3.6 mld euro per l’obiettivo 2 dedicato all’Agenda digitale) ma anche dei fondi agricoli europei per lo sviluppo rurale (Feasr) di cui però non si conosce l’ammontare delle risorse.
- Continua a non esserci un Pon (Programma operativo nazionale), ma viene indicato con più forza (rispetto alla bozza) che ci sarà un coordinamento centrale in coerenza con quanto già definito dalla Commissione Europea all’interno del Piano Strategico Banda Ultralarga. Ovvero si dice che tutti i piani pubblici che trattano di banda ultra larga (cioè anche quelli delle Regioni) devono essere ritenuti, dal Ministero dello sviluppo economico, coerenti con il regime d’aiuto previsto dal suo stesso Piano.
- Si sottolinea che i piani di digitalizzazione (sia servizi sia infrastrutture) potranno comunque avvalersi anche delle risorse dedicate ad altri obiettivi tematici (per esempio del Pon competitività all’interno dell’obiettivo tematico 3) e delle risorse per l’efficientamento della PA, al quale potrebbero attingere le risorse i piani di giustizia digitale e sanità digitale.