Le vene del collo si gonfiavano, impietose. Lì, aveva una voglia. Nello sfracello degli ultimi conati di pensiero non vedeva la morte che le stava ansimando addosso, ma continuava a concentrarsi sui tracciati mondiali dei desideri. Linee e curve disegnate nell’aria si stavano accasciando come stessero, anche loro, esalando gli ultimi respiri. La Redistribuzione Perfetta del Reddito dove “ognuno dà e riceve secondo i propri desideri”, la regola aurea della Galassia, stava subendo delle vistose fratture. Canthia l’aveva intuito. Qualcosa di assolutamente imprevisto stava minando il suo Centro di smistamento.
La stavano uccidendo alla vecchia maniera. Con le mani.
Canthia non poteva sapere che undici ore prima le memorie connesse e reticolari della Galassia erano state sganciate, anche quelle dei desideri. Pur essendo un Operatore di Competenza Estrema, non aveva mai ricevuto istruzioni per un’emergenza del genere. Perché non esisteva alcuna procedura. Quell’evento “non era contemplato”. Semplicemente “non poteva accadere”. Aveva perciò chiesto aiuto, ma per avere un “Protocollo mancante”. Non aveva fatto a tempo a vedere la risposta né il suo assalitore.
“Sbrigati, sbrigati, sbrigati!” urlò Akila Khaspros, comandate delle Memory Squad 11 ad Afro Allaa, agente navigatore esperto di mappe e di sopravvivenza, “la stanno ammazzando ed è l’unica che si è accorta di cosa sta succedendo! È l’unica che possa tamponare la falla! È un genio del reticolo…” Allaa in risposta: “Akila siamo a 112 secondi da lei! Più veloci di così!”
“Dico a tutti…” Khaspros alzò ulteriormente la voce, mentre la corsa si accelerava allo spasimo, ”se non riusciamo a salvarla la crepa si allargherà! Così come siamo messi ora, senza memorie automatiche di controllo, il sistema collasserà. E sarà il caos dei desideri!” Ancora 91 secondi. Stefano Magli, l’agente di Memoria Antica della squadra, aggiunse puntiglioso e senza fiato: “Torneremmo nell’era di quella che si chiamava web, la ragnatela, quando gli avidi sovrani della rete tenevano in schiavitù d’identità e di desideri l’intero Pianeta, facendo, riportano le cronache dell’epoca, incetta di concorrenti, con la truffa dei mezzi paradisi fiscali e cumulando liquidità immense…” Sama Hargo, analista del linguaggio e delle memorie, lo interruppe con l’ultimo fiato che aveva in gola: “Sì ma poi divennero gli unici in grado di investire in ricerche miliardarie, gli unici che hanno potuto portarci nell’Era Quantica e nell’Era Doppia, attuale…” Incalzò Magli, stremato: “Ma il Pianeta ha dovuto poi disfarsi di loro… Altrimenti sarebbe stato un altro Medio Evo…” Erano a 49 secondi da Canthia. I loro passi rimbombavano. La polvere attaccava gli occhi. Scargiavano i muri.
Canthia non vide più lo schermo, ingoiata dal biancore della sua fine. L’uomo si ritrasse. Attraversò i raggi colorati che affollavano la stanza. Gli sembrò d’essere in discoteca. Ebbe voglia di musica assordante. Si mise a danzare. Come ogni abitante della galassia ogni suo desiderio veniva soddisfatto, sempre. Fino a poche ore prima, quando improvvisamente, lo scambio equo e perfetto dei desideri di tutti si era inceppato. L’uomo si trovò senza più alcuna difesa dai propri desideri non-scambiabili, si piegò al male di se stesso. Si arrese alle sue paure. Al suo ancestrale desiderio di dominare, di sopraffare, di violentare l’altro, per sopprimere il proprio terrore d’esistere. Ancora 9 secondi.
Irruppero dentro l’immane salone. L’uomo ballava come un burattino. Canthia per terra, senza vita. Le linee e le curve rosse, azzurre e gialle li avvolgevano nei loro desideri. “Eccola!” I sei della Memory Squad furono su di lei. Canthia era ormai rigida: “Non può essersene andata proprio ora…” desiderarono insieme.
Canthia aprì gli occhi e sussurrò: “Il sistema lo ripristiniamo… prima che a qualcuno torni la voglia…“
(13-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)