Il ritardo digitale del nostro Paese e la necessità di rilancio dell’economia italiana attraverso il digitale richiedono una forte accelerazione degli investimenti nelle infrastrutture digitali. Gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dovrebbero in questo contesto tenere conto innanzitutto delle priorità derivano dai “business needs” delle imprese, che in questo momento sono:
- Sensoristica e reti IoT per produrre e raccogliere i dati che servono a governare la produzione di beni e servizi
- Capacità elaborativa disponibile e accessibile in modo flessibile e sicuro per elaborare i dati raccolti
- Capacità di storage (con elevati livelli di sicurezza) per immagazzinare i dati anche storici ed alimentare le applicazioni di Intelligenza Artificiale
- Connessione veloce alla rete, fissa e mobile.
I driver di questo sviluppo sono molteplici (in primis le competenze digitali), ma sicuramente lo stimolo agli investimenti privati dal lato sia dell’offerta sia della domanda è tra i principali. Occorre quindi ridefinire le priorità di investimento sulla base delle effettive esigenze delle imprese: da dove cominciare? Da quali filiere e da quali territori?
L’EY Digital Infrastructure Index
Al fine di indicare dei possibili criteri di priorità nel processo di infrastrutturazione digitale del Paese, EY ha elaborato il Digital Infrastructure Index, un indice che misura il livello di disponibilità delle infrastrutture digitali per il sistema produttivo italiano. L’idea è che una spinta decisiva possa venire dagli investimenti in infrastrutture digitali in quei territori dove si concentra la produzione economica e che allo stesso tempo mostrano un gap infrastrutturale.
Le infrastrutture digitali necessarie allo sviluppo delle filiere
Le infrastrutture digitali necessarie allo sviluppo delle filiere sono quelle che consentono di soddisfare i “business needs” sopra descritti: le reti tlc fisse e mobili, il cloud computing, la sensoristica e le reti IoT.
L’EY Digital Infrastructure Index analizza il livello di efficienza e maturità delle infrastrutture digitali delle 107 province italiane. L’analisi ha preso in considerazione un set di 30 indicatori, classificati in 3 differenti categorie:
- Connettività fissa,
- Connettività mobile e wi-fi,
- Tecnologie IoT.
Questo nuovo Index si aggiunge allo Smart City Index di EY elaborato nel 2020, estendendo l’analisi dalle città ai territori provinciali (dove sono presenti aree produttive e distretti industriali) e focalizzandosi sugli aspetti infrastrutturali.
Cosa misura l’EY Digital Infrastructure Index
Gli indicatori prendono in considerazione sia le tecnologie più mature (ADSL, LTE), sia quelle più avanzate (FTTH, 5G, pesate in misura maggiore). All’interno del Digital Infrastructure Index, viene distinta l’infrastruttura di connettività (che attiene principalmente agli investimenti degli operatori TLC) dalla diffusione dell’IoT (che dipende principalmente dal grado di digitalizzazione delle altre tipologie di infrastrutture presenti sul territorio: reti di trasporto, reti energiche, reti ambientali, e che attengono quindi agli investimenti delle utilities).
Pertanto, l’EY Digital Infrastructure Index misura sia la diffusione delle infrastrutture TLC e broadband, sia il grado di digitalizzazione delle altre infrastrutture presenti su un territorio, fornendo una visione allargata dei fattori tecnologici abilitanti dello sviluppo.
Va precisato innanzitutto che l’indice non è un indice assoluto, ma una graduatoria relativa, che fotografa il divario tra le diverse aree del Paese.
Inoltre, non va inteso come una “pagella” nei confronti degli operatori TLC, ma come una constatazione della realtà, dal momento che gli investimenti degli operatori partono dalle grandi città. In questo momento di grande accelerazione del deployment della fibra ottica (le percentuali di copertura dei servizi FTTH si sono più che raddoppiate, anche grazie alla recente accelerazione nelle aree C e D, e nel corso del 2021 e del 2022, secondo analisi di EY, saranno raggiunti valori ben oltre le medie europee attuali) e di partenza commerciale del 5G (l’Italia è tra i pionieri in Europa nelle sperimentazioni e nell’avvio delle coperture, con oltre il 10% della popolazione coperta), si crea una frattura temporanea tra zone diverse del Paese che però, con l’evoluzione tecnologica e la crescita della banda disponibile, diviene di fatto permanente, con alcuni territori che hanno sempre la precedenza nell’accesso alle più elevate velocità.
Quali infrastrutture per quali filiere
Le infrastrutture digitali non supportano allo stesso modo le diverse filiere. Ad esempio, l’FTTH è più rilevante ove ci sono sedi fisse da collegare (come tutte le filiere del manifatturiero), ed è invece meno importante per le filiere come l’Agrifood, per la quale invece sono più rilevanti 5G e IoT. Il Wi-Fi pubblico è di maggiore rilevanza per la filiera del Turismo che per altre filiere, e così via.
L’analisi di EY non misura quindi solamente l‘offerta, cioè le coperture e le disponibilità sul territorio delle tecnologie, ma misura anche la capacità di soddisfare la domanda delle imprese di un territorio, e quindi il livello di adeguatezza delle infrastrutture digitali al tessuto produttivo locale.
Il quadro dei gap più rilevanti
Concentrando l’analisi nelle province che risultano trainanti per le filiere produttive (si tratta di 57 province dove almeno una filiera produttiva ha un fatturato superiore alla media), e correlando il fatturato totale di queste filiere con l’EY Digital Infrastructure Index, si ottiene una rappresentazione di quanto le infrastrutture digitali sostengono le filiere produttive nei territori ove queste maggiormente producono.
Figura 1 – Industrializzazione e infrastrutturazione digitale dei territori
Fonte: EY Digital Infrastructure Index 2020
L’analisi mostra come la maggior parte delle province più produttive soffra di una infrastrutturazione digitale ancora scarsa. Alcune aree produttive, come le Marche e il Piemonte meridionale, appaiono particolarmente penalizzate dalla carenza di infrastrutture, ma anche in territori molto industrializzati del Veneto e in parte della Lombardia, caratterizzati da aree produttive disperse sul territorio provinciale, il livello di infrastrutturazione digitale non appare adeguato al potenziale industriale di quelle aree. Questi gap dovrebbero essere colmati attraverso un’accelerazione degli investimenti focalizzata in queste aree.
Il Recovery Plan e le infrastrutture digitali per il sistema produttivo
Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza molte risorse sono dedicate al digitale, ed in particolare al digitale per le imprese, con una specifica missione, denominata “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo”. La missione opera secondo una logica che punta da un lato allo sviluppo dell’offerta (fibra ottica e 5G), dall’altro a favorire la crescita della domanda, stimolando l’innovazione nei processi produttivi delle aziende (Transizione 4.0). In una visione sistemica, come descritto in precedenza, occorrerebbe puntare allo sviluppo non solo della connettività, ma anche del cloud computing (previsto nel PNRR solo per la Pubblica Amministrazione) e dell’IoT (presente nel PNRR in alcuni verticali come le infrastrutture energetiche, ferroviari e stradali). E, dal lato della domanda, occorrerebbe indirizzare gli investimenti non solo verso la digitalizzazione dei processi produttivi, ma verso la trasformazione dei modelli di business delle filiere (necessari soprattutto per ripartire dopo il COVID-19, che ha modificato in molti casi la domanda di beni e servizi).
Inoltre vanno considerati anche quei progetti che non sono in prima istanza dedicati al mondo delle imprese, ma che possono però avere una ricaduta indiretta positiva su alcune filiere (si pensi ai progetti di digitalizzazione della sanità per le filiere produttive dei dispositivi e macchinari medici, oppure quelli sul turismo e cultura 4.0 per l’industria turistica, e così via) ed in generale sull’offerta ICT, che può trovare in questi progetti un volano per innovare prodotti e servizi per tutto il mercato.
In ogni caso, nella progettazione di dettaglio, occorrerà meglio definire le priorità territoriali dell’infrastrutturazione digitale, in modo che le azioni sulle infrastrutture accompagnino l’innovazione delle filiere produttive. E potrà quindi tornare utile una riflessione, come quella da noi svolta, sulla localizzazione delle filiere, sui loro fabbisogni in termini di infrastrutture digitali e sui gap territoriali esistenti.