L’ultimo dato, stimato dal Rapporto Assinform presentato lo scorso luglio, parla di una spesa complessiva delle amministrazioni pubbliche in ICT di poco sopra i cinque miliardi e mezzo, in leggera crescita, per la prima volta dopo molti anni, rispetto all’anno precedente. Troppi o troppo pochi rispetto agli obiettivi è difficile dirlo, quel che è certo è che si tratta di un sacco di soldi che possono, se usati bene, ottenere tre risultati importanti: indurre efficienza nella macchina pubblica, che troppo spesso usa il digitale senza cambiare processi e comportamenti; indurre innovazione nel sistema industriale italiano che, specie nelle sue componenti di PMI, ne ha disperato bisogno; rispondere meglio alle esigenze dei cittadini e delle comunità territoriali, migliorando qualità e quantità dei servizi senza aggravare ulteriormente la già difficile finanza pubblica. Questi effetti si hanno però solo se amministrazioni pubbliche e imprese lavorano insieme in un circolo virtuoso che, qualificando la domanda, orienta l’offerta in un reciproco lavoro di decodifica dei bisogni e delle potenzialità che la tecnologia può mettere in campo per risolverli. Altrimenti si compra solo manutenzione.
Questo triangolo, che ha ai tre vertici amministrazioni, imprese e cittadini ed in centro la qualità dell’azione pubblica, è il principio conduttore di FORUM PA che da ormai 28 anni crea occasioni di confronto e di scambio tra queste tre componenti. Se questo confronto è sempre necessario lo è a maggior ragione ora, in questi mesi, quando tre circostanze fanno sì che la PA si trovi di fronte ad un bivio e tutto il nostro impegno deve tendere a far sì che scelga la strada dell’innovazione.
In primis abbiamo una grande riforma della PA che ha visto oltre venti decreti attuativi già approvati e che in tutte le sue parti, dalla semplificazione alla valutazione, dalla trasparenza al riordino, ai nuovi servizi online della “casa del cittadino”, richiede l’esistenza di una piattaforma digitale abilitante e di nuovi servizi forniti non più dalle PA, ma dal mercato in una logica di API economy. In questo contesto le piccole e medie imprese possono essere protagoniste nel creare servizi personalizzati e pensati sulle esigenze del cittadino, organizzare i contenuti informativi per stimolare la partecipazione dell’utente, rendere più facile e coinvolgente l’accesso ai servizi attraverso un’esperienza utente appagante.9.0
Poi abbiamo la programmazione europea con l’espletamento delle politiche di coesione che porteranno al Paese investimenti per decine di miliardi. Di questi ben un miliardo e mezzo l’anno sono dedicati all’attuazione dell’agenda digitale, riaprendo quindi un mercato per troppo tempo asfittico. Già 3,2 miliardi sono stati impegnati sino ad ora (fonte open coesione) di cui 2,2 miliardi per acquisti di beni e servizi nell’ambito di specifici progetti.
Infine vedrà la luce in queste settimane il piano triennale della PA digitale che, elaborato dall’AgID, indirizzerà gli investimenti della PA verso obiettivi chiari e condivisi basati su tre asset: ecosistemi (cittadinanza digitale, scuola, trasporti e turismo), infrastrutture immateriali (base dati, catalogo Api) e reti materiali (data center, cloud, connettività e sicurezza). In questa strategia fondamentale sarà anche la collaborazione con le imprese. Il modello sarà quello degli open services ovvero un coinvolgimento dei privati nello sviluppo di servizi integrati ed interoperabili. Un modello che facilita il rapporto con il mercato e fa da ponte tra pubblico e privato.
Di tutto questo FORUM PA 2017, in programma nella nuova e prestigiosa location data dalla “Nuvola” di Fuksas all’EUR, con i suoi 4.000 metri quadri espositivi, con i suoi cento appuntamenti tra seminari e convegni, con le decine di tavoli di lavoro e di ore di formazione, sarà insieme laboratorio, vetrina e palestra. Un evento pensato con le imprese e per le imprese. Perché senza imprese innovative il Paese non svolta, ma non cresce neanche senza una PA che sia veramente buyer e driver d’innovazione.
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