Dopo un lavoro di circa un anno, un gruppo di studio promosso dalla Fondazione Astrid ha prodotto un volume, di prossima uscita per Egea Bocconi, “Il futuro del 5G. Mercato ed evoluzione tecnologica”, curato da Maurizio Dècina e da me.
Come ricorda Franco Bassanini nella sua introduzione, l’attenzione del gruppo di lavoro, formato da manager ed esperti dei settori delle TLC e di altri comparti, si è focalizzata su alcune domande. In primo luogo, cosa rappresenta questo salto tecnologico alla rete di quinta generazione? Quindi, come può modificare il nostro sistema produttivo ed i nostri modelli di vita e di consumo? Da ultimo, quali sono le politiche pubbliche utili ad accelerare la transizione alla tecnologia 5G?
Per fornire le risposte, si è svolto un esame approfondito dei principali profili tecnologici, degli impatti di mercato, delle politiche pubbliche legati alla “rivoluzione 5G”.
Per delimitare e caratterizzare il campo di analisi, si sono scelti cinque case studies, ossia cinque “verticali”, tra quelli per i quali le prospettive di sviluppo del 5G appaiono maggiormente promettenti: sanità, trasporti, istruzione e formazione, sicurezza pubblica, manifattura avanzata.
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5G: tecnologia e infrastrutture
Sul primo versante, quello della tecnologia e delle infrastrutture, la ricerca ricorda innanzitutto che non si tratta della “normale” transizione tra generazioni di reti radiomobili, come avvenuto all’inizio con il TACS e proseguendo fino all’LTE. Siamo di fronte ad una infrastruttura che abilita all’Internet delle cose, ossia apre alle enormi prospettive di sviluppo di nuovi servizi in tutti i comparti dell’economia, mentre – al tempo stesso – migliora significativamente le prestazioni dei servizi “tradizionali”.
Inoltre, la rete 5G non può essere considerata soltanto una rete mobile, quanto piuttosto una infrastruttura dal carattere ibrido (agnostica rispetto ai servizi erogati), riconducibile alla forte integrazione con la rete fissa, in primo luogo quella in fibra ottica. Si tratta di una posizione in linea con l’impostazione del nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche che riduce ulteriormente la tradizionale distinzione tra reti fisse e reti mobili, ed assume come riferimento utile quello delle reti ad altissima capacità (Very High Capacity Network, VHCN).
Peraltro, come da tempo hanno chiarito i maggiori esperti (tra tutti, Antonio Sassano e Maurizio Dècina), la rete 5G non è una rete “unica”, ma un insieme di reti, grazie alla tecnica dello slicing, che consente la coesistenza di decine di reti-servizio dedicate a specifiche applicazioni.
Questi elementi “tecnici”, assieme a quelli di carattere industriale di cui si dirà oltre, devono essere tenuti in considerazione tanto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, quanto nella definizione di un adeguato contesto regolamentare e normativo. Sotto il primo profilo, il Governo si muove in linea con la strategia indicata dalla Commissione europea nel Digital Compass 2030, denotando piena consapevolezza che l’obiettivo è garantire al Paese infrastrutture a banda ultra-larga nella direzione della Gigabit society, attraverso una accelerazione del deployment della rete in fibra e del 5G, anche in associazione con le soluzioni radio (Fixed Wireless Access, FWA).
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Profili industriali e di mercato
Per quanto concerne i profili industriali e di mercato, la ricerca li ha esaminati distintamente per ognuno dei verticali, così da consentire anche un’analisi comparata. Si sono approfonditi in particolare alcuni aspetti.
In primo luogo, si è ritenuto decisivo partire dalla valutazione dei bisogni del mercato, soprattutto in una dimensione prospettica, nella convinzione che il successo dei nuovi servizi 5G – le cui caratteristiche saranno quelle tipiche del mass market – dipenda in larga misura dalla capacità di stimolare una domanda consapevole e pagante. Ciò non significa trascurare il lato dell’offerta, che darà un grande contributo a cominciare dai progressi che si realizzeranno in termini di innovazioni di prodotto e di miglioramenti prestazionali garantiti dalla tecnologia 5G. Soltanto che, sovente, l’efficienza tecnica tende ad essere il parametro privilegiato per valutare le prospettive di una nuova tecnologia, mentre ciò che alla fine è determinante è che i nuovi prodotti/servizi incontrino una domanda effettiva.
In secondo luogo, è risultata importante una rassegna delle tecnologie, delle architetture e alcuni esempi applicativi, così da individuare – verticale per verticale – quale sia lo stato del progresso tecnologico, nelle infrastrutture hardware e software, in grado di supportare l’effettivo sviluppo di nuovi prodotti, servizi ed applicazioni.
A questo punto, la ricerca ha proceduto all’individuazione dei possibili modelli di business, con l’analisi dei conseguenti impatti su produzione ed organizzazione delle aziende, sulla scorta – anche, ma non solo – delle sperimentazioni e delle esperienze già svolte nel nostro ed in altri paesi.
L’analisi dei risultati mostra che in tutti e cinque i verticali prescelti vi sono prospettive assai favorevoli per lo sviluppo di nuovi servizi, oltre che di migliori prestazioni. Lo dimostrano le decine di use cases che sono stati considerati, con riguardo sia ad esperienze già svolte, destinate ora ad entrare nella fase di mercato, sia a nuove offerte che possono effettivamente stimolare la domanda ed aumentare la disponibilità a pagare degli utenti, in virtù di una maggiore consapevolezza dei benefici in termini di prestazioni e – soprattutto – di nuovi servizi.
Infine, per ognuno dei verticali sono state elencate alcune indicazioni su possibili interventi di policy che, senza alterare le dinamiche di mercato, agiscano da stimolo per lo sviluppo dei nuovi servizi 5G. Come si accennerà tra poco, spesso queste indicazioni sono coincidenti per i cinque verticali esaminati; in altri casi, necessariamente, riguardano interventi specifici del verticale esaminato.
Le politiche a sostegno del mercato
Da ultimo, la ricerca si è concentrata sulle politiche a sostegno del mercato, tenuto conto dello sforzo davvero notevole che le imprese dovranno sostenere per il passaggio alla nuova tecnologia 5G. Dopo aver già affrontato esborsi significativi per acquisire i diritti d’uso delle frequenze, per gli operatori si tratta, infatti, di reperire ingenti risorse da destinare agli investimenti per il deployment della infrastruttura, nonché per lo sviluppo dei nuovi servizi, la formazione e riqualificazione del personale e della forza di vendita, la comunicazione pubblicitaria.
Sul versante delle politiche governative, sono state esaminate le esperienze di politica industriale degli ultimi anni in materia di banda ultra-larga – che ci si aspetta troveranno ora nuovo slancio nel PNRR – assieme all’estensione delle norme sul golden power alle reti 5G ed alla disciplina del Perimetro Nazionale di Sicurezza Cibernetica.
Uno spazio a sé è stato riservato all’evoluzione della regolamentazione dell’industria delle comunicazioni elettroniche, con particolare riguardo alle reti mobili e al 5G. Alcuni approfondimenti sono poi dedicati ai problemi della protezione dei dati personali e della tutela della concorrenza.
In termini di politiche pubbliche, il contributo più importante della ricerca è probabilmente l’aver condiviso tra decine di esperti e manager di diversa estrazione il convincimento che l’intervento pubblico a sostegno del 5G deve assumere una dimensione di sistema.
In tal senso, oltre a misure specifiche e molto rilevanti quanto ai loro effetti per il futuro del 5G, come ad esempio la revisione dei limiti di campo elettromagnetico, oggi decisamente più severi della media europea, sono necessari interventi che riguardano l’industria delle comunicazioni elettroniche nel suo complesso, se non l’intero sistema economico.
Per fare un esempio, sul versante delle comunicazioni elettroniche, si reclamano ulteriori semplificazioni legislative e amministrative volte a ridurre i tempi per la realizzazione delle infrastrutture, attualmente dilatati dal rilascio di autorizzazioni e permessi da parte di varie amministrazioni e dalla applicazione, per le infrastrutture in concessione, del codice europeo dei contratti pubblici, come peraltro di recente segnalato dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Su un piano più generale, sulla scorta anche di alcuni limiti mostrati dalla Strategia italiana per la banda ultra-larga avviata nel 2015 dal Governo italiano, si formula l’invito a che le misure dal lato dell’offerta siano coerenti e coordinate con quelle dal lato della domanda. In tal senso, non basta pensare e disegnare le misure in modo sinergico, ma occorre che anche la fase di implementazione sia sinergica, per cui la realizzazione di reti e infrastrutture deve andare di pari passo con le politiche di stimolo e sostegno alla domanda delle imprese e dei consumatori, oltre che con l’offerta di adeguati servizi da parte della Pubblica amministrazione.
In conclusione, come ricorda Pietro Guindani nella sua postfazione, la portata della rivoluzione digitale, di cui il 5G rappresenta una significativa parte, richiede che la partecipazione attiva alla trasformazione digitale dell’economia e della società deve essere un processo organico che veda la partecipazione il più possibile omogenea di tutte le persone e di tutte le organizzazioni.