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Data center in Italia: tutto su investimenti e sostenibilità



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Vediamo lo scenario dei data center in Italia: quali investimenti sono in corso, a cosa servono queste strutture e perché non si può trascurare l’aspetto legato alla sostenibilità

Pubblicato il 28 gen 2025

Rosario Farina

componente Forum fatturazione elettronica



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I data center anche in Italia stanno diventando il volano dell’economia digitale attraverso una crescita continua negli investimenti: è importante sottolineare che la progettazione e l’esercizio dei data center non può prescindere dalla loro sostenibilità ambientale. Questa deve essere basata su una strategia che ha come obiettivi la riduzione delle proprie emissioni, l’aumento della propria efficienza energetica, la stabilità della rete, e l’utilizzo di tecniche innovative che favoriscano flessibilità e adattabilità.

Per capire la situazione dei data center in Italia, appare molto interessante il report di gennaio 2024 dell’Osservatorio data center del Politecnico di Milano, “Data center economy: l’Italia a un punto di svolta”. I numeri, del resto, lasciano poco spazio a interpretazioni: 23 organizzazioni (di cui otto società nuove entranti sul mercato italiano) hanno annunciato l’apertura di 83 nuove infrastrutture nel periodo 2023-2025, con potenziali investimenti fino a 15 miliardi di euro.

Data center in Italia, cosa dicono i dati

Nel 2023 la potenza energetica nominale attiva dei Data Center è di circa 430 MW e rappresenta un importante segnale del nostro Paese in quanto storicamente i Data Center si sono sviluppati in Europa nel cosiddetto FLAPD, acronimo composto dalle 5 iniziali delle città di Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino.

Milano rappresenta il primo polo infrastrutturale del Paese (184 MW) e, anche se ancora lontana da un polo di riferimento come Francoforte (791 MW), si sta proponendo come uno dei centri di maggior interesse rispetto ad altri Paesi considerati emergenti nell’ecosistema Data Center europeo, come Madrid (136 MW) e Varsavia (86 MW). Dal punto di vista dimensionale, la maggior parte dei Data Center italiani è oggi di media (2-10MW) e piccola potenza (<2MW), mentre meno diffusi sono gli edifici con alta potenza (>10MW), più complessi dal punto di vista costruttivo e vincolati alla presenza di punti di collegamento all’alta tensione.

Data center in Italia, le tipologie di infrastrutture

In Italia si stanno diffondendo diverse tipologie di Data Center ed in particolare:

  • Campus data center: insieme di edifici di Data Center, con sistemi di alimentazione indipendenti tra di loro, destinati interamente a grandi Provider o attori della filiera digitale e inseriti in grandi aeree;
  • Edge data center: strutture progettate per elaborare e archiviare i dati più vicino alla posizione in cui vengono generati, anziché affidarsi a un data center centralizzato. Il concetto di edge computing implica l’avvicinamento delle risorse di elaborazione al “margine” della rete, dove i dati vengono generati e utilizzati, per ridurre la latenza, migliorare le prestazioni e potenziare l’efficienza complessiva dell’elaborazione dei dati. Gli edge data center sono particolarmente adatti per applicazioni che richiedono elaborazione in tempo reale, come quelle riguardanti l’automazione industriale. Per rete edge si intende quindi un’architettura composta da endpoint (dispositivi IoT e personali connessi), data center di piccole dimensioni, ma anche data center centrali, finalizzata a bilanciare e ottimizzare il flusso dati tra le singole infrastrutture, permettendo quindi la latenza, ma capace anche di sfruttare servizi che richiedono capacità di calcolo importanti. L’esempio è dato dall’intelligenza artificiale: il training dei servizi viene svolto su architetture più performanti, però per la parte di inferenza è possibile attuarla nella periferia della rete, dove si trovano proprio gli edge data center, infrastrutture all’interno di questa rete di edge, che svolgono il ruolo di singolo nodo che funge da collegamento tra l’endpoint, e i data center di dimensioni più importanti che possono essere funzionali a immagazzinare grandi quantità di dati o a mettere a disposizione una capacità di calcolo molto maggiore, per offrire servizi più completi e più sviluppati, a scapito di una maggiore latenza.
  • Snodi di connettività: che collegano data center in diverse zone del Paese consentendo possibili interconnessioni tra l’Italia e gli stati limitrofi;
  • Data center per il supercalcolo: ospitano supercomputer per la ricerca scientifica ed applicazioni ad alte prestazioni.

Esempi di investimenti

Un esempio della prima tipologia sta sorgendo alle porte di Milano, di preciso a Vittuone, un campus data center da 100 Megawatt di potenza. Si chiamerà Mil02: è l’ultimo investimento su suolo italiano, in ordine di tempo, di Data4, l’azienda francese leader in Europa nella progettazione, costruzione e gestione di data center. Il campus, una volta ultimato, sarà formato da quattro data center: la costruzione del primo sarà completa entro l’inizio del 2027.

Al centro dell’investimento del valore di 500 milioni di euro c’è anche il tema della sostenibilità. Il campus sorgerà per il 60% su brownfield, termine che indica vecchie aree industriali abbandonate e spesso inquinate, e per la e per la costruzione delle nuove infrastrutture sarà utilizzato calcestruzzo low carbon, che permette una riduzione sostanziale delle emissioni di anidride carbonica rispetto al calcestruzzo tradizionale. Una volta completati i lavori di Mil02, Data4 sarà presente in Italia con 18 Data center distribuiti su 28 ettari di terreno e una potenza complessiva di circa 300 Megawatt.

L’efficienza energetica dei Data Center non può prescindere dalla loro sostenibilità sociale ed ambientale tenendo conto dell’alto consumo energetico associato al loro impiego (ricordiamo anche attività energivore come il mining di criptovalute): i ricercatori IDC si attendono un livello di consumi pari a 857 TWh entro il 2028, più del doppio di quelli attuali (basti pensare che il consumo energetico nazionale annuo della Gran Bretagna è stato nel 2023 pari a 266 TWh).

Data center e sostenibilità in Italia

Il Green Deal Europeo ha definito la strategia per la decarbonizzazione del sistema energetico dell’UE puntando alla riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030 e alla neutralità in termini di emissioni di carbonio entro il 2050 ed il settore Data Center si sta muovendo in ottica di efficientamento dell’uso di energia e acqua, orientandosi verso l’energia verde e le rinnovabili.

In questo scenario particolarmente importante è il documento del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che nel regolamentare l’iter per la costruzione di nuovi Data Center che pone grande enfasi alla sostenibilità ambientale, incoraggiando l’uso di fonti di energia rinnovabili, promuovendo l’autoproduzione energetica attraverso impianti solari, eolici e geotermici, anche utilizzando tecnologie innovative.

Ad esempio, l’aumentare delle temperature produrrà effetti sulle infrastrutture richiedendo la necessità di adeguare i sistemi di raffreddamento ed una possibile soluzione è il liquid cooling che consiste nell’utilizzo di liquidi, generalmente acqua o refrigeranti speciali, per assorbire e dissipare il calore dei componenti elettronici dei server. A differenza del raffreddamento ad aria tradizionale, che utilizza ventilatori e condizionatori d’aria per mantenere la temperatura ambiente, il raffreddamento a liquido si basa sulle proprietà termiche superiori dei liquidi al fine di trasferire il calore in maniera più efficiente.

Un’altra delle soluzioni più innovative il riutilizzo del calore generato dai Data Center, una risorsa spesso sprecata. Questo calore, che altrimenti andrebbe disperso nell’ambiente, potrebbe invece essere sfruttato per alimentare sistemi di teleriscaldamento nelle aree urbane circostanti, riducendo così il consumo energetico complessivo delle città e contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico.

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