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L’Italia delle Tlc: dalla fibra al 5G, tutte le sfide per il governo Draghi

L’attuale versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sembra non assegnare al comparto delle telecomunicazioni tutte le risorse che occorrono per garantire una rete fissa e mobile “a prova di futuro”. Servono non solo più risorse, ma anche semplificazione normativa. Gli interventi necessari

Pubblicato il 02 Mar 2021

Lorenzo Principali

direttore Area Digitale di I-Com

Domenico Salerno

direttore Area Digitale dell’Istituto per la Competitività (I-Com)

italia_digitale (2)

Ascoltando il discorso pronunciato da Mario Draghi in Parlamento in occasione del voto di fiducia risulta evidente come la digitalizzazione del Paese, e in particolare il potenziamento delle reti di telecomunicazione, rappresenti uno dei principali obiettivi del nuovo governo.

La portata delle sfide che l’Italia dovrà affrontare nel corso dei prossimi mesi ha fatto sì che il ministero dell’Innovazione tecnologica fosse affidato a un tecnico di grande esperienza. La nomina di Vittorio Colao, manager di lungo corso in ambito telecomunicazioni, è un chiaro segnale in tal senso. Tuttavia, l’attuale versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sembra non assegnare al comparto tutte le risorse che occorrono per garantire una rete fissa e mobile “a prova di futuro”. In questo articolo vengono analizzate lo stato delle tlc italiane e le risorse previste, cercando di identificare le principali sfide che il governo dovrà centrare per raggiungere l’obiettivo.

Il ministro del futuro: così Colao può aiutare l’Italia

Next Generation Eu e PNRR, l’eredità del Governo Conte bis in ambito TLC

Lo scenario futuro delle reti di telecomunicazione è necessariamente legato alle modalità di allocazione dei fondi messi a disposizione attraverso il Next Generation Eu, che confluiranno nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. La versione presentata in Consiglio dei Ministri il 12 gennaio 2021 prevedeva di allocare alla missione “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” risorse per complessivi ben 46,3 miliardi di euro, ovvero il 20,67% del totale. Nel dettaglio, la missione è stata suddivisa in 3 assi principali:

  • Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA (11,75 miliardi di euro);
  • Digitalizzazione, innovazione e competitività̀ del sistema produttivo (26,55 miliardi di euro);
  • Turismo e Cultura 4.0 (8 miliardi di euro).

Le risorse dedicate alle reti si trovano nella seconda componente, denominata “Banda Larga, 5G e

monitoraggio satellitare”, che indica un totale di 4,2 miliardi, di cui 1,1 già in essere. Tuttavia, come evidenziato nel corso delle audizioni presso la Commissione Trasporti della Camera dal presidente di Asstel Pietro Guindani, le nuove risorse messe a disposizione nella versione del piano presentata a gennaio ammonterebbero ad appena 1,1 miliardi aggiuntivi, un importo piuttosto esiguo se confrontato all’importanza delle reti che abiliteranno la diffusione di tutte le tecnologie più avanzate. Infatti, oltre agli 1,1 miliardi già stanziati per le aree grigie e bianche del Piano Bul, e ai 900 milioni per le connessioni satellitari, dal totale vanno detratte anche gli ulteriori 1,1 miliardi già previsti per la connessione delle scuole e per il piano voucher (tab. 1).

Se paragonati a quanto destinato alle reti da altri grandi Paesi come Germania e Spagna (rispettivamente 16 e 5,2 miliardi di euro), che pure hanno ricevuto complessivamente meno risorse, gli 1,1 miliardi previsti dal PNRR paiono effettivamente una cifra da incrementare.

TAB. 1In essereGià previstiNuoviTotale
Banda Larga, 5G e
monitoraggio satellitare
1,11,124,2
– Copertura aree grigie e bianche piano BUL1,11,1
– Misure Cobul scuole + voucher1,11,1
– Reti (connessioni veloci)1,11,1
– Satellite0,90,9
Elaborazione I-Com su dati PNRR

Di quanto? Secondo le stime Asstel, il fabbisogno di investimenti pubblici necessari ad assicurare la disponibilità̀ di reti VHCN, ovvero FTTH, FWA e 5G, sull’intero territorio nazionale entro il 2026 (come previsto dal PNRR) ammonterebbe a non meno 10 miliardi di euro, che andrebbero a aggiungersi alle somme impiegate dalle aziende private. Fermo restando che le risorse pubbliche non dovrebbero in alcun modo sostituirsi a quelle private (in particolare quelle del Recovery Plan), né alterare le normali dinamiche di mercato relative agli investimenti, è importante che nella nuova versione del piano cui lavorerà il governo Draghi le reti tlc trovino maggiore spazio.

Le proposte di Infratel e lo stato di avanzamento del Piano Banda Ultra Larga

Anche l’amministratore delegato di Infratel, Marco Bellezza, nel corso della sua audizione alla Camera (e in un articolo pubblicato su Agendadigitale.eu) sul Pnrr, ha sottolineato la necessità di destinare maggiori risorse all’infrastrutturazione delle reti. Nello specifico, dalle stime di Infratel emerge un fabbisogno complessivo di 8,5 miliardi di investimenti pubblici, necessari per completare la copertura fissa e mobile del Paese entro il 2026.

Rispetto ai 3,3 miliardi presenti nel Piano e citati in precedenza (2,2 già stanziati + 1,1 di nuove risorse), la proposta di Infratel considera anche gli ulteriori 137 milioni stanziati nella componente 3 (Turismo e Cultura 4.0) rispettivamente per le “isole minori” e le “case sparse”, presentando un elenco molto dettagliato di voci e dei relativi fabbisogni economici finalizzati al completamento delle infrastrutture. Tra questi:

  • 500 milioni per la connessione delle sedi sanitarie,
  • 625 milioni aggiuntivi per le case sparse
  • 600 milioni per le aree bianche,
  • altri 745 milioni si aggiungono per la connessione di Parchi Naturali, Musei e Siti Archeologici e Impianti Sportivi, sia fisse che in 5G.

Rispetto a quest’ultimo segmento, in particolare, si evidenzia il fabbisogno di almeno 1.950 milioni, di cui 1.800 per le Strade Extra-urbane e 150 per la sicurezza.

Risulta quindi evidente come le risorse stanziate nella prima versione del Piano di Ripresa e Resilienza appaiano sensibilmente inferiori rispetto a quelle di cui il comparto necessita. In particolare, le proposte di stanziamento avanzate da Infratel quantificano in 4,97 miliardi le risorse che sarebbe necessario mettere sul piatto in fase di revisione della pianificazione.

TAB. 2 PNRR
Missione DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE E COMPETITIVITÀ DEL SISTEMA PRODUTTIVO
PNRR
Missione TURISMO E CULTURA 4.0
FABBISOGNO STIMATO PROPOSTE DI STANZIAMENTO 
Piano Aree Grigie3.0913.640549
Completamento del Piano Scuole261261
Piano Isole Minori60,560,5
Piano Sedi della Sanità500500
Piano Case Sparse77702625
Cablaggio Verticale nelle Aree Bianche600600
Piano Fibra per Parchi Naturali7575
Piano Fibra per Musei e Siti Archeologici550550
Piano Fibra e Reti 5G negli Impianti Sportivi120120
Piano Fibra per il 5G per le Strade Extra-urbane1.8001.800
Safety 5g 150150
TOTALE 3.352137,58.459 4.969 
Fonte: elaborazione I-Com su dati Infratel

Oltre alle richieste di natura economica, dall’analisi del documento presentato da Infratel traspare la necessità di un intervento di semplificazione normativa che renda più rapida l’attuazione degli investimenti previsti. Infatti, la complessità e la lentezza delle procedure per l’ottenimento delle autorizzazioni sono tra i principali motivi dei ritardi sulla roadmap del Piano Bul.

A tal proposito si osserva come, alla data del 31 gennaio 2021, risultasse realizzato il 61% dell’infrastruttura di rete oggetto degli ordini di esecuzione. Il numero dei comuni in fase di commercializzazione, ovvero in cui i servizi di connettività a banda ultralarga sono attivabili su richiesta degli utenti, ha raggiunto le 1.774 unità, che si traducono in 1.043.256 unità immobiliari vendibili in FTTH e 823.832 in FWA.

Le aree grigie e la copertura effettiva

Come si osserva nella prima riga della tabella 2, rispetto agli 8,5 miliardi di fabbisogno stimato da Infratel, oltre il 40% è da destinarsi al completamento della copertura delle aree grigie (3,6 miliardi). Completare l’infrastrutturazione in queste zone è un passaggio fondamentale da compiere per innalzare la competitività del tessuto economico nazionale, poiché nelle aree grigie risiede buona parte dei distretti industriali nazionali.

Allo stato attuale, tuttavia, appena il 10,5% dei civici di queste aree risulta coperto in fibra e, secondo quanto emerso dall’ultima consultazione, tale valore non supererà il 17% neanche nel 2022. Secondo le previsioni di investimento degli operatori, infatti, gli altri civici verrebbero coperti al 10% con Fwa ad alta capacità, mentre oltre il 65% resterebbe collegato in rame. Nella revisione del Pnrr appare quindi necessario, anche alla luce del Piano Transizione 4.0, prevedere ulteriori stanziamenti per incrementare la copertura in fibra e rilanciare la competitività del sistema industriale italiano.

Infratel: “Nuovi fondi BUL nel PNRR e nuove policy pubbliche: ecco che bisogna fare”

La sfida del 5G

Lo stesso ragionamento fatto per le aree grigie è applicabile anche alle reti mobili di quinta generazione. Infatti, nonostante il 5G rappresenti un fattore chiave nel rilancio economico del Paese, le risorse pubbliche ad esso destinate appaiono diluite negli 1,1 miliardi citati nei paragrafi precedenti. Se per la rete fissa è importante osservare come le risorse pubbliche non debbano andare a sostituire investimenti che sarebbero stati fatti da privati, in questo caso si evidenzia come le poche risorse stanziate (peraltro quelle dedicate al 5G non sono chiaramente identificate) si staglino in un contesto in cui sono già stati drenati oltre 6,5 miliardi per via dei bandi di assegnazione delle frequenze. L’Italia figura infatti come il Paese con le frequenze 5G più care d’Europa, pertanto il mercato mobile (che pure appare in sofferenza, anche per via dei ridotti spostamenti delle persone che hanno inevitabilmente diminuito il consumo di VAS mobili) parrebbe meritevole di un supporto volto ad accelerare le infrastrutturazioni. Osservando la massa dei fondi appartenenti al Next Generation EU, ovvero 223,9 miliardi (di cui 209 del Recovery fund), viene da chiedersi se non sia necessario dare maggior considerazione a una tecnologia che abiliterà gran parte degli sviluppi tecnologici del prossimo futuro. L’auspicio è dunque che, in fase di revisione del piano, venga riconosciuto il ruolo chiave del 5G per la competitività del sistema Paese.

Il Piano Colao

In questa fase di incertezza sulle intenzioni del nuovo Governo e dei nuovi ministri, peraltro con il rebus dei sottosegretari ancora aperto, un punto di partenza per riflettere sugli interventi che potrebbero essere portati avanti sulle reti è certamente costituito dalle “Iniziative per il rilancio – Italia 2020-2022” meglio conosciute come “Piano Colao”. Questo documento programmatico, pubblicato nel giugno 2020, è stato redatto da un comitato di esperti in materia economica e sociale presieduto dal neo ministro, su iniziativa dall’esecutivo Conte, per fungere da base programmatica degli interventi di ripresa nel post-Covid 19.

La lezione “Colao” per rifare il PNRR: su cosa puntare

In ambito tlc, il documento propone di “accelerare la realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazioni” al fine di ridurre il divario digitale e rendere il Paese totalmente e universalmente connesso, abilitando di conseguenza la diffusione a livello industriale delle tecnologie innovative. In particolare, il completamento dell’infrastruttura in fibra viene visto come una priorità assoluta, da portare avanti anche attraverso il sostegno pubblico agli investimenti privati. Altro aspetto interessante citato nel piano riguarda l’adeguamento dei limiti di emissione elettromagnetica italiani rispetto agli standard europei. I limiti nostrani infatti sono i più bassi dell’Unione, tra le 3 e le 10 volte più stringenti rispetto a quelli applicati in Francia e Germania, complicando non poco i piani degli operatori per il deployment del 5G in Italia.

PaeseLimiti elettromagnetici
Italia20 volt/metro (6 nelle zone ad alta presenza umana)
Belgio31
Grecia47
Francia 61
Germania61
Elaborazione I-Com su dati Asstel e FUB

Allo stato attuale, anche considerato il numero di forze politiche a sostegno del governo Draghi, non è possibile sapere se il nuovo PNRR ricalcherà i principi identificati nel Piano Colao. Risulta però evidente che il ministro abbia le idee chiare sul da farsi, e che la partita sulle tlc sia tutt’altro che conclusa.

Banda ultra larga, Asstel: “Ecco le policy che servono al mercato”

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