Abbiamo letto i piani del Governo e in particolare il piano Crescita digitale e l’impressione che ne ricaviamo è che non vi sia stato, neanche in questo ambito, l’auspicato cambio di passo.
È senz’altro positivo che il Governo dichiari di voler prestare attenzione alla crescita della domanda che, come confermato dalle risultanze dell’indagine conoscitiva AGCOM-AGCM, costituisce insieme alle carenze infrastrutturali, il più grande ostacolo alla diffuzione delle tecnologie dell’informazione in Italia.
Purtroppo, come già denunciato dall’M5S nei mesi scorsi con varie iniziative parlamentari, il Governo sembra concentrato esclusivamente sul completamento delle azioni in materia di PA digitale (con strumenti anche discutibili come lo SPID che di fatto affida a soggetti privati la gestione delle identità digitali dei cittadini, ed è curioso che si persegua questa strada dopo il Datagate) mentre non si comprende che la realizzazione dell’agenda digitale è qualcosa di più complesso e organico che riguarda anche, ma non solo, la PA digitale.
Tuttavia, non mancano elementi positivi nel documento come l’intenzione del Governo di dotare tutti gli edifici pubblici di postazioni Wi-Fi, anche se l’incertezza sui fondi messi a disposizione e sulla tempistica per la realizzazione degli interventi non fa ben sperare.
A nostro avviso, per aumentare la domanda di internet, bisogna essere più coraggiosi. Da un lato, il modo migliore per far comprendere l’importanza della rete e le sue potenzialità è offire a tutti i cittadini gratuitamente un accesso minimo ad internet. E questo lo si può fare solo chiarendo il regime di proprietà e gestione della rete, come richiede l’M5S, da ultimo con la mozione a prima firma Romano sulla rete Telecom. Nel documento non si considera, infatti, che uno degli ostacoli all’aumento della domanda, e quindi all’esercizio del diritto sociale rappresentato dall’accesso ad internet, è senza dubbio il regime tariffario applicato dagli operatori, spesso non alla portata di tutti.
Occorre poi intervenire sul fronte dell’analfabetismo digitale favorendo processi di formazione dal basso (in questa direzione l’iniziativa del Digital Champion Riccardo Luna sembra interessante anche se i risultati concreti che la stessa produrrà sono tutti da verificare), mentre il Governo sembra volersi affidare alla strada dei corsi di formazione che per esperienza sappiamo quante storture hanno generato negli anni, soprattutto a livello locale.
Bisogna, infine, dotare i cittadini di strumenti di partecipazione online che siano vincolanti per le istituzioni pubbliche (ad esempio su scelte strategiche a livello ambientale, pensiamo alla TAV) in modo da favorire processi di empowerment che stimolino direttamente la domanda di servizi.
Infine, rileviamo la mancanza di organicità dell’intervento del Governo rispetto all’Agenda digitale, visto che l’ambito del Piano di Crescita Digitale è rivolto a supportare l’accordo di partneriato per i fondi Ue e non a definire l’intera Agenda Digitale.