PA DIGITALE

Manca: “Il Piano Triennale ennesimo nuovo inizio, ora accelerare”

Potenzia il cloud, le strutture immateriali, da SPID a FatturaPA, sviluppa condivisione dei dati, apertura, riuso delle soluzioni software, risparmio in ambito licenze software, il piano 2017-2019 è un nuovo inizio

Pubblicato il 01 Giu 2017

Giovanni Manca

consulente, Anorc

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Chi scrive ha letto piani triennali dalle origini dell’AIPA e per più di qualcuno ha partecipato alla stesura. Con queste premesse posso dire che l’attesa di questa versione è stata senz’altro molto superiore ad ogni esperienza passata, il che vuol dire che siamo usciti dalla routine di documenti istituzionali per addetti ai lavori. Entrando nel merito, a seguito di una lettura generalista e un’analisi che in questa sede non può essere approfondita possiamo affermare che si tratta di un documento di profilo molto più tecnico che in passato. Gli obiettivi sono presentati in modo strutturato secondo una scaletta standard “scenario attuale”, “obiettivi strategici”, “linee di azione”.

Vengono date evidenze di come sono stati acquisiti ed elaborati i dati per analizzare e presentare lo scenario attuale e salta subito all’occhio che la spesa ICT è in molti punti caratterizzata dal circa. Lo stesso Piano indica questo fatto considerando peraltro correttamente che i dati comunque evidenziano tendenze non equivoche. La spesa da “aggredire” viene individuata in circa 1,7 miliardi di Euro. Con una frase ad hoc si dice che “tale obiettivo deve intendersi come obiettivo complessivo” quindi non ci sono tagli lineari a priori.

Una veloce e generale descrizione

Si comincia con il problema dei centri di elaborazione dati, troppi e con poca propensione al cloud. Vengono quindi indicati i percorsi per arrivare al cloud. Individuazione dei data center “buoni”, divieto di costituzione di nuovi data center e piani di migrazione verso poli strategici nazionali o infrastrutture disponibili tramite lo specifico lotto 1 dell’SPC-Cloud della gara Consip. Anche la disponibilità di connettività segue queste tendenza visto che ovviamente l’utilizzo del cloud richiede banda adeguata. Si ribadisce la necessità di SPID, PagoPA, ANPR, NoiPA, FatturaPA e anche della CIE 3.0 come indispensabili strutture immateriali.

Il Piano poi si sviluppa sulle tematiche già affrontate in passato sulla condivisione dei dati, sulla loro apertura, sul riuso delle soluzioni software, sul risparmio in ambito licenze software e sulle competenze professionali. Viene definito un ulteriore paradigma di interoperabilità tra sistemi e nasce per la prima volta il concetto di “ecosistema”. In questo senso vengono definiti gli ecosistemi per l’individuazione dei settori tematici con caratteristiche di omogeneità come Finanza Pubblica, Giustizia, Salute, Scuola, ecc.

Concludiamo questa sintesi, certamente non esaustiva con gli strumenti per la generazione e la diffusione di servizi digitali e la sicurezza. Sul primo tema sono evidenziate le modalità di presentazione delle informazioni sul web e presumibilmente anche in ambito mobile. Inoltre si ribadisce il supporto allo sviluppo del software per disegnarlo, svilupparlo e gestirlo in ambito PA con un modello analogo e omogeneo con le comunità Internet del software libero.

Viene presentata anche la modalità di sviluppo Agile. Il tutto nel contesto dei termini cloud oriented IasS, PasS e AasS cioè infrastrutture, piattaforme e applicazioni omogenee e condivise quanto basta. Interessante lo spazio dedicato alla sicurezza ICT delle amministrazioni con un forte ruolo di AgID con il CertPA. Previste anche azione autonome di AgID stessa come ad esempio dei penetration test a campione nei confronti delle amministrazioni.

Considerazioni finali

Questo Piano triennale 2017-2019 rappresenta un ennesimo nuovo inizio. È stato scritto tenendo in conto anche il problema dell’indice di digitalizzazione europeo (Digital Economy and Society Index – DESI) con una azione e un monitoraggio ad hoc. Visto i tanti nuovi inizi del passato ma senza cedere al facile pessimismo della storia, si auspica che la nuova strada indicata sia percorsa rapidamente e in modo omogeneo.

L’approccio seguito è certamente piuttosto “centralista” e questo può creare impatti negativi in un mercato ICT dove la fornitura di beni e servizi si è frammentata al punto da creare difficoltà anche alle multinazionali. Certamente la Rete opera nel modo descritto e quindi i concetti cloud e social ai quali ci siamo adeguati volontariamente dovranno essere recepiti anche dalla PA.

Ma in PPAA indipendenti e forti funzionerà il modello dell’ICT prefabbricato orientato al modello di business IKEA? Le piccole PPAA saranno costrette a comprare servizi prefabbricati o godranno di autonomie locali seppur in contesti omogenei a livello nazionale?

Altri quesiti sorgono ma la risposta può essere una sola, attuazione e non adempimento di servizi efficaci e benefici per il cittadino. Questo richiede coesione, determinazione, azione, controllo e correzione. “Anche un viaggio di mille miglia inizia con un primo passo” dice la filosofia orientale ma siamo tanti e conta anche la direzione del passo.

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