In questi giorni entrano nella loro fase operativa due iniziative complementari sul tema della fabbricazione digitale in Veneto. Da una parte hanno acceso i motori i 18 Fablab finanziati dall’Amministrazione Regionale che ha messo a disposizione circa 2 milioni di euro per sostenere il set-up e la gestione per almeno 2 anni di spazi per la fabbricazione digitale rivolti in particolare al mondo delle imprese. Questa iniziativa è stata promossa nell’ambito delle azioni cantierabili dell’Agenda Digitale del Veneto 2013-15 e ha ottenuto in grande successo in termini di risposta del territorio: oltre sessante candidature. Molte di queste da parte di associazioni culturali su iniziative di gruppi di cittadini e da nuove aziende ancora da costituire, spesso in partnership con il mondo imprenditoriale tradizionale (associazioni di categoria, consorzi etc)- che sottolinea l’interesse e il fermento originale attorno a questa iniziativa. Dall’altra si e’ conclusa con successo la fase di raccolta fondi attraverso il crowfunding promossa dalla Fondazione Nord-est per permettere a quattro istituti tecnici superiori (i cosi detti IPSIA) di attrezzare i propri laboratori con stampanti 3D, frese a controllo numerico, laser cutter etc. e garantire anche agli studenti di queste scuole di entrare a pieno titolo nella terza rivoluzione industriale. Dall’inizio del prossimo anno scolastico verranno quindi attivati questi fablab negli istituti superiori con l’obiettivo di aprirli a tutto il territorio dalle imprese locali e agli altri istituti scolastici (come per esempio i licei).
Con queste due iniziative il Veneto si propone sulla ribalta nazionale tra i territori più attivi nell’ambito della manifattura digitale. Non si tratta solo di sottolineare i numeri di una densità sicuramente senza pari rispetto alle altre regioni (se si pensa che al momento le ultime analisi contano circa una ottantina di FabLab su tutto il territorio regionale) ma l’attivazione di fatto di una nuova infrastruttura abilitante in grado di “contaminare” in modo profondo le persone, le imprese e le istituzioni dei singoli territori. In questi spazi maker, artigiani, imprenditori, autoproduttori, appassionati, giovani studenti ed esperti “diversamente giovani” potranno conoscere ed imparare le potenzialità della fabbricazione digitale, progettare e realizzare prototipi, sperimentare e testare nuovi prodotti e servizi, sviluppare nuove ed originali business idea etc. tutto in modo molto operativo, interattivo e partecipativo. Questi venti laboratori per la fabbricazione digitale dovrebbero diventare la “base” e il punto di riferimento di tutte quelle persone, imprese ed istituzioni che vorranno “mettersi in gioco” per cogliere le opportunità della terza rivoluzione industriale.
Siamo quindi di fronte a una nuova infrastruttura per la competitività del territorio? Dopo avere investito per anni in quelle materiali (come ad esempio strade, porti, aereoporti etc) e immateriali (reti di centri di Ricerca e Sviluppo, reti per il trasferimento tecnologico, reti di telecomunicazioni etc) ora si apre una nuova fase.
La rete dei laboratori per la fabbricazione digitale rappresenta sicuramente un’infrastruttura sia materiale (macchinari, stampanti etc) sia immateriale (condivisione della conoscenza,) ma anche “sociale”. Nel senso che il successo di questa infrastruttura passa decisamente attraverso il coinvolgimento, l’ attivazione e l’entusiasmo di una comunità ampia e diversificata che dovrà diventare la vera protagonista di questi spazi fornendo spunti, idee e suggestioni per contaminare ed innovare i tradizionali settori dell’economia, cosi in Veneto con in tutti gli altri territori. Una sfida tutta da cogliere ( e da studiare): in cui il punto di partenza è certo – ovvero avvio dei fablab – mentre il punto di arrivo e di ricaduta è veramente nelle mani dei protagonisti.