Negli ultimi anni si è registrato un aumento esponenziale e quali-quantitativo degli attacchi informatici, che mette in serio pericolo la sicurezza delle informazioni anche in Sanità. Un ambito molto delicato e allo stesso tempo estremamente vulnerabile, esposto com’è agli attacchi cyber per possono sottrarre dati, interferire sui sistemi o bloccarli.
Come evidenziato già nel Libro Bianco 2015, pubblicato dal Laboratorio Nazionale di Cybersecurity del CINI[1] e di nuovo approfondito a Itasec18 in questi giorni, il fenomeno risulta essere talmente vasto da richiedere una risposta unitaria da parte del sistema paese, perché ad essere minacciata è l’intera nazione, di cui vengono messe a rischio la prosperità economica e la stessa indipendenza.
La cyber security rappresenta ormai una sfida sociale comune, che va affrontata con il concreto innalzamento delle difese delle infrastrutture critiche nazionali, delle organizzazioni governative, delle aziende e dei singoli cittadini.
Dello stesso avviso è l’Unione Europea, che da tempo ha avviato una serie di iniziative in materia, sottolineando l’imprescindibilità dell’obiettivo della tutela dei sistemi informatici e della cyber-resilienza a livello europeo[2]. La Comunicazione del 2017 dell’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza[3] ribadisce che il futuro dell’Unione dipende dalla “capacità di protegger[la] dalle minacce cibernetiche: sia le infrastrutture civili che la capacità militare dipendono da sistemi digitali sicuri”.
La sicurezza digitale in Sanità
In questo complesso ed articolato panorama, un settore di particolare interesse – sia per la tipologia dei dati trattati che e per la delicatezza dei servizi erogati – è senza dubbio quello sanitario. L’era digitale, infatti, ha portato all’introduzione e all’uso massiccio di soluzioni di tele-monitoraggio, Electronic Health Records (EHR), informazioni genomiche e applicazioni di mHealth in combinazione con il nascente concetto di “assistenza coordinata”.
Tuttavia proprio l’introduzione di tali innovazioni ha reso il settore particolarmente vulnerabile agli attacchi cyber. Si pensi che nel 2015, anno record per le violazioni in ambito sanitario, oltre 100 milioni di cartelle cliniche nel mondo sono state oggetto di attacco da parte di hacker. Particolarmente rilevanti e complesse, inoltre, sono state le violazioni: il cyber attacco a danno della Anthem Health Care, ad esempio, ha coinvolto oltre 78,8 milioni di persone, mentre sono stati ben 1,25 milioni i dati sottratti al Servizio pensionistico giapponese. Ulteriori e gravi faglie nella sicurezza si riscontrano nell’ambito delle applicazioni di mHealth.
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L’entità e l’ampiezza di tali attacchi impongono pertanto una seria riflessione sull’importanza della sicurezza in ambito sanitario, visto che la maggior parte delle informazioni trattate rientra nella categoria di quei dati sensibili il cui non corretto trattamento può comportare gravi violazioni delle libertà e dei diritti fondamentali ai sensi del Regolamento (EU) 2016/679.[4] È indubbio, inoltre, che lo sviluppo di nuovi servizi sanitari, in assenza di idonee misure di sicurezza, rende estremamente vulnerabile la privacy dei pazienti e costituisce una forte barriera all’evoluzione del settore. Tale consapevolezza si traduce inevitabilmente nella riluttanza di pazienti e personale medico ed infermieristico a condividere informazioni sensibili e ad adottare tali soluzioni e di investitori (sia privati che statali) a finanziare in modo significativo tali attività, nonostante le aspettative di crescita esponenziale del mercato nei prossimi anni ($ 59,15 miliardi solo per applicazioni di mHealth).
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L’iniziativa europea Konfido
Alla luce di tali considerazioni e della necessità di dar vita a soluzioni strutturate e trasversali, la Commissione Europea nell’ambito di Horizon 2020 a ottobre del 2015 ha aperto una call sul tema “TOPIC : Increasing digital security of health related data on a systemic level”[5]. Tra i progetti finanziati nell’ambito di tale call, è stato avviato nel 2016 KONFIDO “Secure and Trusted Paradigm for Interoperable eHealth Services”[6]. Il progetto, di durata triennale, sta sviluppando una tecnologia sicura per l’immagazzinamento e lo scambio di dati utili nella gestione delle cure in modalità eHealth, condivisa a livello europeo ed in grado di superare le barriere nazionali tra i diversi sistemi. Le soluzioni di KONFIDO si basano su un’architettura federata, fondata sui principi della privacy by design, in grado di garantire lo scambio, l’elaborazione e l’archiviazione sicura dei dati sanitari. Per il raggiungimento di tali obiettivi, KONFIDO si avvale di un avanzamento dello stato dell’arte della tecnologia eHealth rispetto ad alcune dimensioni fondamentali della sicurezza digitale e precisamente: conservazione, accesso e modifica, scambio di dati, interoperabilità e compliance. Il progetto adotta un approccio olistico – rivolto cioè a tutti i livelli architetturali di un’infrastruttura IT – ed in particolare ai livelli di archiviazione, diffusione, elaborazione e presentazione. KONFIDO renderà possibile l’interoperabilità transfrontaliera dei servizi di sanità elettronica forniti dai singoli paesi, consentendo nel contempo a ciascuna soggetto partecipante (attori pubblici e privati, nonché cittadini abilitati) di applicare politiche specifiche per la protezione e il controllo delle persone e dei relativi dati sanitari. Questo favorirà la mobilità dei pazienti europei, che riceveranno la stessa Quality of Service (QoS) in termini di assistenza sanitaria in qualsiasi paese membro si trovino in uno specifico momento. Importanti risultati sono stati quindi già raggiunti, ma molto c’è ancora da fare. Per questo motivo, la Commissione Europea continua ad investire in Ricerca e Sviluppo in questo importantissimo settore strategico. Il 27 ottobre si è aperta un’altra call, sul tema “TOPIC: Toolkit for assessing and reducing cyber risks in hospitals and care centres to protect privacy/data/infrastructures”[7]. È fondamentale che l’Italia non perda questa nuova opportunità.