Dove termina la sovranità dell’operatore di rete e inizia quella del cliente? Spetterà al Berec, l’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche, stabilirlo con una decisione che impatterà sia sulla libertà di scelta dei consumatori sia sul settore dei produttori di dispositivi per la connettività.
Dove si trovi il NTP (Network Termination Point: il punto terminale della rete) diventa insomma una questione cruciale nella battaglia in corso sul modem libero. E non si tratta solo di una questione tecnica, come vedremo.
Operatori di rete e libertà di scelta
Da ormai più di trent’anni, l’Unione europea ha messo in chiaro un concetto fondamentale di libertà e scelta nel mondo delle telecomunicazioni: per poter avere il massimo vantaggio dai progressi e dall’evoluzione della tecnologia, gli utenti finali devono poter scegliere l’apparecchiatura terminale (telefono, router, etc) che meglio risponde alle loro esigenze di efficienza e praticità.
Un concetto semplice e di facile applicazione per molti anni, accettato come una cosa normalissima da tutti i player coinvolti: operatori di rete, produttori, clienti. Non esistevano restrizioni o obblighi particolari da rispettare: la libera scelta è sempre coincisa con la possibilità di poter usufruire del miglior servizio a disposizione.
Tutto è però cambiato con l’arrivo dei NGNs (Next Generation Networks): con il passare degli anni il rapporto sempre in equilibrio tra esigenze dei clienti, offerte dei produttori e servizio degli operatori ha iniziato a sbilanciarsi a favore degli operatori di rete che, lentamente ma inesorabilmente, hanno iniziato a ignorare quanto stabilito dall’Unione europea, introducendo condizioni restrittive legate all’uso dei dispositivi terminali, in pratica legando l’uso del servizio all’utilizzo di determinati dispositivi. A questa imposizione dal punto di vista tecnico si aggiunge il rifiuto di fornire ai clienti i dati di accesso alla rete (quindi niente più login e password) e la scelta di non pubblicare più le specifiche delle loro interfacce di accesso alla rete, o di farlo in modo inadeguato.
Dove si trova il punto terminale della rete
Ovviamente queste imposizioni non hanno certo migliorato i rapporti tra chi offre un servizio, chi può usufruirne e chi potrebbe renderlo migliore. Si è arrivati a quello che è ormai un momento decisivo: la questione cruciale di dove si trovi il NTP (Network Termination Point: il punto terminale della rete). Perché questo NTP è così importante? Perché è il punto dove termina la sovranità dell’operatore di rete e inizia quella del cliente.
È assurdo che non esista ancora una soluzione uniforme a livello europeo. Nel 2019, non può essere questa la situazione. Immaginatevi se questo accadesse nel mondo mobile: gestori che impongono il telefono X o il telefono Y ai propri clienti per poter usufruire di un servizio normalmente contenuto e limitato a una sim card.
E invece possiamo tranquillamente scegliere il modello di smartphone che meglio risponde alle nostre esigenze: con lo schermo più o meno grande, con più o meno ram, con l’alloggio per una o due sim, con una fotocamera più o meno performante, da utilizzare come hotspot o per caricare video su Instagram. Una libertà che diamo per scontata dal giorno in cui abbiamo acquistato il nostro primo cellulare.
Libertà che dovrebbe essere garantita anche per quel che riguarda la connessione alla rete, da casa o dall’ufficio, non solo per motivi che è riduttivo definire ovvi (potrebbe bastarmi un router basilare perché uso la rete solo per navigare e inviare mail, o potrei necessitare di prodotti più performanti e personalizzabili per esigenze di gioco, di lavoro, di studio, etc), ma perché la stessa libertà è chiaramente stabilita nel regolamento sulla neutralità della rete (UE 2015/2120), con parole che non lasciano adito a dubbi: “Gli utenti finali hanno il diritto di accedere e distribuire informazioni e contenuti, utilizzare e fornire applicazioni e servizi e utilizzare apparecchiature terminali di loro scelta, indipendentemente dall’ubicazione loro o del fornitore o dall’ubicazione, origine o destinazione delle informazioni, del contenuto, dell’applicazione o del servizio, tramite il loro servizio di accesso a Internet”.
Una questione non solo tecnica
Non si tratta ovviamente di una questione solo “tecnica”: una maggiore libertà di scelta dimostrerebbe innanzitutto una maggior considerazione e attenzione verso i propri clienti, darebbe una spinta maggiore all’innovazione tecnica dei dispositivi e sarebbe la giusta base di una concorrenza leale e neutrale. Non tralasciamo infatti che un consumatore consapevole è spronato a cercare il prodotto che meglio risponde alle sue esigenze anche di sicurezza, un argomento sempre più sentito, e questo spingerebbe i produttori a realizzare dispositivi sempre più evoluti, prodotti “migliori”, che a loro volta renderebbero più facile lo sviluppo e la diffusione capillare di un’infrastruttura di banda larga che andrebbe a migliorare la digitalizzazione dell’intero continente.
Sempre sul discorso della sicurezza, è fondamentale sottolineare un aspetto spesso tralasciato quando si parla di libertà di scelta: una maggiore varietà di dispositivi sul mercato (e nelle case dei consumatori) ridurrebbe il rischio di attacchi informatici. Immaginatevi se tutti avessimo lo stesso router: una volta trovato il modo per bucarne uno, avremmo trovato il modo per bucarli tutti. Problema che non si porrebbe, o si porrebbe in maniera minore, se ognuno fosse libero di scegliere il produttore X o Y o Z e il router A o B o C.
Lo stato dell’arte in Italia e all’estero
Vediamo un po’ com’è la situazione in alcune nazioni al momento in cui scriviamo questo articolo:
In Germania da tre anni possiamo tranquillamente parlare di libertà conquistata: il Telecommunications Act (TKG) stabilisce chiaramente dove finisce il potere del provider e inizia quello del cliente. Il CPE (Customer Premises Equipment) fa parte della rete privata dell’utente finale e quindi tale utente può scegliere senza limitazioni di sorta quale dispositivo poi acquistare. I clienti acquistano i device nei luoghi e modi che preferiscono, senza riceverne uno a casa direttamente dall’operatore: scelte libere che coincidono con un mercato libero.
In Italia il 2018 e il 2019 sono stati gli anni fondamentali per il cambiamento: una lunga campagna portata avanti dalla Free Modem Alliance ha portato AgCom a compiere molti passi verso una libertà di scelta mai così vicina come oggi, con la delibera n.348/18/CONS che, a tutti gli effetti, stabilisce la libertà di scelta delle apparecchiature finali. Non possiamo ancora parlare di successo totale, visto che ci sono alcune cause legali pendenti da parte dei provider ma possiamo comunque parlare di enormi passi avanti e di un traguardo ormai vicinissimo. Ora è fondamentale mantenere tale delibera – non è possibile tornare indietro!
Situazione diversa, purtroppo, nei Paesi Bassi: quando ormai tutto sembrava deciso, il processo ha subito una brusca frenata all’inizio del 2019, con il ministero dell’Economia che ha messo in stand-by il tutto (in maniera abbastanza incomprensibile). Come successo in Italia con AgCom, è compito ora del corrispettivo olandese ACM far sì che venga recepita la direttiva europea legata sulla neutralità della rete e libertà di scelta.
Alle ricerca di una armonizzazione in Ue
Le prossime mosse dovranno quindi essere tutte orientate verso il raggiungimento di una situazione europea uniforme per quel che riguarda il NTP, il punto terminale di rete. Sarà il Berec l’incaricato principale al raggiungimento di tale risultato, dopo l’adozione dell’EECC (European Electronic Communications Code) tramite una direttiva europea che andrà in seguito attuata secondo le diverse legislazioni nazionali.
L’obiettivo sembra apparentemente semplice: individuare come NTP la presa passiva sulla parete, cosicché tutto ciò che precede tale presa sia di competenza del provider e, la parte che interessa agli utenti, tutto ciò che la segue sia di loro competenza. Questo permetterebbe davvero di semplificare il processo di armonizzazione a livello europeo.
Come spesso succede in situazioni simili, l’iniziativa del BEREC risveglierà (e già ha risvegliato) gli interessi di diversi operatori coinvolti con modalità e interessi vari dal problema del punto terminale di rete. Il motivo è presto detto: gli operatori puntano a individuare un NTP attivo (facilmente identificabile: il router). Nel caso succedesse, si potrà dire addio alla libertà di scelta.
I rischi per consumatori e produttori
Ecco perché l’azione del BEREC ha enormi potenzialità sia in un senso che nell’altro: in caso di esito positivo sull’identificazione del NTP si realizzerebbe la libertà di scelta che dovrebbe essere prassi da più di 30 anni. In caso di esito negativo, con i provider che riescono a far passare il loro concetto di NTP, metterebbe probabilmente la parola fine a un processo che semplicemente vuol dare ai cittadini le libertà già da tempo stabilite da direttive europee.
In un mercato europeo libero sarebbe assurdo che, per accontentare uno dei player in gioco, si finisse col danneggiare tutti gli altri: il problema infatti non riguarderebbe solo i clienti finali, che si troverebbero a dover utilizzare dispositivi imposti con caratteristiche magari non rispondenti alle loro esigenze, ma anche tutto il mondo dei produttori. Il rischio di veder ridimensionata un’intera industria di produttori è reale, visto che i provider si affiderebbero a chi produce soluzioni più economiche (e meno performanti) a discapito di chi punta su una miglior qualità produttiva, tecnica e che magari desidera una maggior sicurezza per i propri clienti.