LA NOMINA DI PIACENTINI

Mucci: “Piacentini, sii un sovversivo digitale”

Pubblicato il 07 Ott 2016

Mara Mucci

già vicepresidente della commissione d’inchiesta sullo stato della digitalizzazione della PA nella XVII leg, informatica, resp. PA di Azione

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Tanto atteso quanto vociferato, è finalmente uscito il decreto di nomina del super commissario (che commissario non è ma bensì funzionario delegato – una storia lunga) Diego Piacentini, già Vice Senior President di Amazon, ora in aspettativa.

Non vi tedierò con i tecnicismi, trovate tutto sul decreto di nomina che elenca poteri e contropoteri del Commissario-non-commissario a-titolo-gratuito-Piacentini, che però avrà a disposizione un buon budget per iniziare il suo operato in favore dell’attuazione dell’Agenda digitale.

Si parla di 7 milioni di euro che potrà spendere solo per il 2016, cioè in tre mesi. Non male come budget.

Piacentini potrà avvalersi della collaborazione di due dirigenti, 5 funzionari e 20 esperti per cui sono già state avviate le pratiche di selezione. Mi permetterete quindi qualche consiglio al Diego Piacentini, che non conosco, ma che mi auguro faccia bene, per tutti noi.

Il mio consiglio è quello di avere finalmente un approccio sovversivo, di sorridere, ascoltare tutti i consulenti e dirigenti, ringraziare, e tenere tutto a mente.

Dopodiché, ringraziare per il budget a disposizione, e non farci assolutamente nulla.

L’unica cosa da fare è un prospetto di amministrazioni campione per tutti i livelli, ed iniziare a girare il bel Paese.

Caro Commissario-non-commissario si prenda questi tre mesi per ascoltare, toccare con mano la realtà cruda del digitale nel paese, parlare con tutti, dal responsabile del trattamento dei dati (se c’è), a quello del procedimento amministrativo, dall’amministrazione comunale più piccola (in Italia ci sono tanti esempi non si preoccupi, su un totale di quasi 8000 comuni, il 70% di questi è sotto i 5000 abitanti!) al Ministero dell’economia e delle finanze, dai paesi di provincia, alle inefficienti partecipate.

Dalle elefantiache Regioni (ne prenda una notoriamente virtuosa, ed una che non è in grado di utilizzare i fondi europei, bastano le statistiche che si trovano online), alle Comunità montane, dai consorzi di enti locali, alle istituzioni universitarie, dalle aziende del Servizio Sanitario (qua si può far molto ancora, anche per recuperare i cosiddetti sprechi) agli istituti scolastici.

Un tour al quale se vuole l’accompagno (a titolo gratuito, eh!).

Ma il mio consiglio è questo. Non ascolti consigli. Ma ascolti le persone. E non si scoraggi.

Migliorare si può e si deve, ma solo avendo ben in mente la fotografia del nostro paese. Una fotografia veritiera e cruda, che consenta di partire dalle cose più urgenti e magari meno patinate, ma certamente più efficaci per avere da qui a tre anni un risultato solido.

Un’ultima cosa, anzi due.

Tenga a mente (solo a mente) che un principio vige su tutti. E glielo dice un’informatica. Una cosa è il semplicismo informatico, altra cosa la semplificazione amministrativa attraverso lo strumento informatico. Una volta che la macchina amministrativa ha compreso questo passaggio, sarà già un successo non indifferente.

In ultimo, dopo aver visto e toccato con mano la realtà del digitale in Italia, la venga raccontare ai parlamentari. Questo serve non tanto a far loro scrivere leggi migliori (quello è implicito), ma a fermare il profluvio di norme ogni volta diverse che il Parlamento licenzia.

I principi vanno anche assimilati, non solo dettati.

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.” Primo Levi

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