Cloud e sovranità digitale

Multicloud: il nuovo approccio che cambia il mercato

Il governo USA vuole affidare ad Amazon la gestione delle infrastrutture cloud federali: una mossa stigmatizzata da Microsoft, che si è detta preoccupata della mancanza di strategia multicloud in ottica di sovranità digitale. I dettagli e cosa significa a livello geopolitico

Pubblicato il 13 Ott 2022

Giuseppe Arcidiacono

Responsabile Sistema Informativo at ARCEA

cloud repatriation

L’approccio multi-cloud alle forniture di servizi si fa strada come alternativa al mondo che abbiamo finora conosciuto.

Quello in cui Amazon è diventato fornitore unico e super dominante di cloud ad aziende, governi.

Un segnale è arrivato qualche settimana.

Multi-cloud al Governo USA

Microsoft ha, di fatto, chiesto a due giganti come Oracle e Google di collaborare per fermare l’ascesa irresistibile della multinazionale fondata da Jeff Bezos soprattutto in seno all’immenso apparato burocratico statunitense.

L’oggetto del contendere è rappresentato dalla scelta del Governo USA di affidare ad Amazon la gestione delle infrastrutture cloud sottese alla fornitura dei servizi pubblici da parte delle amministrazioni federali.

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Il multi-cloud è appunto la leva usata per scardinare il settore.

Un aspetto particolarmente interessante di questa mossa inaspettata è il fatto che l’azienda fondata da Bill Gates punti con decisione su un aspetto tecnologico per suffragare le proprie posizioni: in particolare, secondo Microsoft, il governo degli Stati Uniti dovrebbe stabilire una preferenza per il multi-cloud quando persegue gli appalti in ambito “Infrastructure as a Service” (Iaas) e “Platform as a Service” (PaaS).

L’azienda di Redmond, invero, si dice preoccupata per il fatto che, in assenza di una politica chiara, con supporto e guida inadeguati, i dipartimenti e le agenzie del governo degli Stati Uniti non abbiano effettivamente, anche se non intenzionalmente, non solo rispettato quando indicato dalla legge e dai regolamentari per gli appalti ma si siano anche discostati dalle best practice del settore.

Il vantaggio competitivo di Amazon

Nella corsa al cloud dei più grandi player mondiali verso quote sempre maggiori di mercato, Amazon ha fin dall’inizio giocato un ruolo a parte e può oggi contare su un vantaggio competitivo difficilmente colmabile nel breve periodo.

Tutte le grandi aziende che operano nell’IT sanno però cercando di recuperare il gap accumulato, lanciando sul mercato, in rapida successione, framework, strumenti e piattaforme software in grado di limare le distanze nei confronti della “prima della classe”.

Analizzando i risultati di un’accurata indagine condotta da Gartner emerge come il colosso con sede a Seattle non conosca praticamente concorrenza nel settore della “nuvola IT” tanto da porsi nell’ormai celebre “quadrante magico” non solo tra i “leader” “visionari” ma in una posizione di netta superiorità rispetto a tutti gli aspiranti (e prestigiosi) competitor.

Fonte: Gartner

Cloud e strategie nazionaliste

Il vero nodo che sta alla base della strategia di Microsoft è, invero, quello del posizionamento della tecnologia e dei grandi player americani rispetto a competitor sempre più attrezzati e forti ma anche in relazione a Governi che mirano a tutelare la sovranità digitale dei propri territori.

In un documento condiviso con gli altri giganti dell’hi-tech statunitense, infatti, si legge come “La base dell’innovazione statunitense è invidiata in tutto il mondo ed è indubbio che i principali investimenti strategici vengono erogati tramite tutte le principali piattaforme cloud. Il cloud è sempre più il mezzo attraverso il quale le agenzie governative degli Stati Uniti contraggono risorse informatiche fondamentali, inclusi elaborazione, archiviazione, networking e hosting di dati.

In altre parole, l’infrastruttura e i servizi della piattaforma attraverso i quali il governo accede e beneficia di tecnologie avanzate come Intelligenza Artificiale, Machine Learning, Internet delle cose, connettività spaziale, analisi predittiva, modellazione e simulazione e, infine, informatica quantistica che costituiscono il ‘tessuto digitale’ su cui si baserà in tutto il mondo la manutenzione delle applicazioni cloud”.

Secondo i tecnici di Redmond, inoltre, “la competenza tecnologica degli avversari degli USA si fonda sulle basi di innovazione nazionali. Senza una raccolta di dati sistematica ed in assenza di leggi sulla proprietà intellettuale che tutelino le aziende americane, i player stranieri avrebbero a disposizione una quantità praticamente infinita di dati con cui addestrare i propri sofisticati modelli di intelligenza artificiale. Di conseguenza, la loro tecnologia informatica potrebbe superare quella degli Stati Uniti, minacciando il primato tecnologico, che rappresenta il cuore della sicurezza nazionale degli USA”.

Lo scenario ipotizzato da Microsoft potrebbe essere definito quasi come apocalittico per gli Stati Uniti: in assenza di una politica difensiva, finalizzata a tutelare le aziende nazionali, gli USA sono destinati a perdere il ruolo di Nazione guida nel campo dell’IT con conseguenti potenzialmente devastanti non solo sotto il profilo economico-finanziario ma anche e soprattutto nell’ambito della sicurezza nazionale.

Spesa pubblica e tech: la visione di Microsoft

Microsoft, inoltre, punta in maniera decisa su una tematica che, in effetti, sta diventando di grande attualità in tutto il mondo e rientra nell’agenda di quasi tutti i governi: la spesa pubblica, se ben indirizzata e focalizzata, può contribuire a raggiungere un duplice fondamentale obiettivo: da un lato permette alla macchina statale di fornire servizi sempre più efficienti a cittadini, famiglie ed imprese ma dall’altro incentiva le aziende a investire sempre più in innovazione ed a specializzarsi in settori utili al raggiungimento degli obiettivi perseguiti dall’intero Sistema Paese.

Secondo il colosso statunitense, però, il governo, non valorizzando adeguatamente gli sforzi e le competenze delle proprie aziende, rischierebbe di avviare un circolo vizioso nel quale i grandi player non rientrerebbero dai propri investimenti e lo Stato si ritroverebbe a dover fare a meno di tecnologie nuovo o emergenti.

Tornando in ambito Cloud, secondo Microsoft, il governo degli Stati Uniti (ma il discorso è facilmente estensibile a tutte le Nazioni) dovrebbe implementare adottare, applicare una strategia multi-cloud che metta a fattor comune i punti di forza di tutti i grandi player, pervenendo in tal modo ad un’architettura più efficace, efficiente, economica e sicura.

Il multi-cloud dovrebbe essere lo standard de facto per gli appalti, con particolare riferimento ai paradigmi di “Infrastructure as a Service” (IaaS) e “Platform as a Service” (PaaS).

Il multicloud come strategia governativa

Il passaggio ad una politica multi-cloud, secondo la visione di Microsoft, non solo è necessario ma è addirittura urgente per un Governo come quello degli Stati Uniti che aspira a divenire sempre più un’organizzazione guidata dai dati (o data-driven, utilizzando una tipica espressione americana).

In tale contesto, in effetti, anche il vicesegretario alla Difesa Kathleen Hicks ha dichiarato in una nota del maggio 2021 che trasformare il Dipartimento della Difesa in un’organizzazione “incentrata sui dati” rappresenta un obiettivo fondamentale per migliorare le prestazioni e creare un vantaggio decisionale a tutti i livelli, partendo dalla cosiddetta ‘guerra dello spazio’ (che vede coinvolte altre super-potenze come la Cina o la Russia) fino ad arrivare alle politiche di ‘intelligence’, garantendo un vantaggio competitivo degli Stati Uniti”

È indubbio, inoltre, come il corretto utilizzo dei dati rappresenti una sfida imprescindibile in tutti i settori della vita pubblica: si pensi, ad esempio alla sicurezza nazionale, al benessere sociale, alla regolamentazione del mercato, alla previsione di eventi naturali, all’individuazione di frodi, al monitoraggio dei consumi. Per ottenere risultati concreti, tangibili e soprattutto utili alla collettività è fondamentale riuscire a raccogliere, elaborare e riutilizzare dati aggiornati, veritieri ed affidabili.

È del tutto evidente come per raggiungere tale ambizioso obiettivo sia necessario dotare la macchina statale di una solida infrastruttura digitale che consenta l’implementazione di un flusso di informazioni rapido, sicuro e senza interruzioni dal centro verso la periferia ed a tutti i livelli dell’apparato burocratico.

Per questo motivo, Microsoft invita i dipartimenti e le agenzie del governo degli Stati Uniti, con particolare riferimento al Pentagono ed alle agenzie di intelligence, a dotarsi di ambienti di cloud computing più innovativi, resilienti, convenienti e sicuri, portando come esempi gli scenari già presenti nel settore privato.

Particolarmente interessante, in tale contesto, è il rapporto sullo stato del cloud del 2021 pubblicato da Flexera, secondo il quale l’89% degli intervistati dichiara di avere una strategia multi-cloud.

Fonte: Flexera

Un ulteriore sondaggio commissionato da IBM del 2021 (che ha coinvolto 7.200 dirigenti in 28 settori in 47 paesi, ha rilevato che solo il tre percento dei responsabili delle decisioni utilizza un unico fornitore per il cloud.

Fonte: IBM

Anche secondo IDC oltre il 70% delle aziende sfrutterà, entro il 2023, le potenzialità del multi-cloud con l’obiettivo di garantire servizi e prodotti di qualità ed affidabilità sempre maggiori.

Il precedente di Google vs Microsoft

L’attacco di Microsoft nei confronti di Amazon, invero, non costituisce una novità assoluta nel panorama informatico americano: nel 2021, infatti, uno studio finanziato da Google aveva puntato l’indice sull’eccessivo utilizzo nel Governo statunitense di software prodotto da Microsoft.

Secondo la rilevazione, sponsorizzata anche dalla “Computer & Communications Industry Association” (CCIA), all’interno dell’apparato amministrativo americano la diffusione dei prodotti dell’azienda fondata da Bill Gates arriverebbe addirittura all’85%.

Anche le conclusioni cui era giunta Google erano praticamente sovrapponibili a quelle oggi difese da Microsoft tanto che nel report si può leggere come “la continua presenza di una “monocultura” degli appalti all’interno delle agenzie governative nei software di comunicazione e collaborazione, limita la concorrenza e l’innovazione complessive nel settore pubblico”.

La soluzione, pertanto, ancora volta risiederebbe nella diversificazione dei fornitori che garantirebbe al Governo strumenti migliori e permetterebbe alle aziende di essere coinvolte nelle strategie nazionali, stimolando la ricerca, l’innovazione ed il trasferimento tecnologico.

Conclusioni

Il mercato informatico è in piena ebollizione, anche perché la spinta propulsiva iniziata ormai qualche decennio fa inizia a mostrare segni di rallentamento, dovuti anche alla nascita di un numero decisamente elevato di competitor posizionati in tutte le nazioni del mondo.

Se fino a pochi anni fa il centro nevralgico dell’innovazione digitale era posizionato negli Stati Uniti, le tendenze degli ultimi tempi lasciano intravedere una repentina quanto clamorosa rimonta di altre potenze planetarie (come la Cina), di organizzazioni sovra-statali come come l’Unione Europea o di nazioni emergenti come l’India ed il Brasile.

Una tecnologia che può riscrivere ancora una volta il destino dell’IT è sicuramente quella Cloud che, grazie alla sua natura inclusiva, potrebbe far convivere i prodotti ed i servizi forniti da differenti player.

Partendo da tali motivazioni, Microsoft ha avviato una campagna di sensibilizzazione nei confronti del Governo USA ma anche di Google e Oracle, affinché l’amministrazione statunitense abbandoni l’attuale paradigma monofornitore (una situazione a tutto vantaggio di Amazon) per abbracciare l’architettura multi-cloud, nella quale entrano in gioco contemporaneamente differenti player.

Si tratta in qualche modo di un attacco frontale che sottolinea la posizione di debolezza dell’azienda fondata da Bill Gates, arrivata in ritardo in una settore che si preannuncia strategico se non proprio vitale per l’economia digitale americana.

La situazione, però, contribuisce anche a rilevare con maggiore chiarezza la fragilità della leadership statunitense, che potrebbe scricchiolare sempre più nei prossimi anni sotto i colpi di una concorrenza lanciatissima e davvero spietata.

Se, infatti, le aziende d’oltreoceano hanno necessità di entrare nei tessuti dell’apparato statale il motivo è ricercare nella progressiva perdita di fette di mercato e nel ritardo che inizia ad accumularsi rispetto alle innovazioni che arrivano da altre parti del mondo.

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