AGENDA 2013

Musumeci: “Niente Agenda digitale senza banda larga”

Il neo presidente di Cdti accende i riflettori sulle numerose azioni da portare avanti affinché l’innovazione italiana possa definitivamente decollare. “L’e-gov non raggiunge la sufficienza. E serve un approccio cloud computing per consolidare i data center”. E per snellire burocrazia e procedure “c’è bisogno di un’efficace cabina di regia unitaria”

Pubblicato il 06 Mar 2013

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“Nel terzo millennio la parola d’ordine è sviluppare la banda larga, cioè realizzare infrastrutture di comunicazione sempre più potenti e veloci, per evitare che imprese, enti pubblici e cittadini soffrano il cosiddetto digital divide”: questa secondo Alessandro Musumeci, neo presidente del Cdti – il Club Dirigenti Tecnologie dell’Informazione – la priorità in cima alla lista delle cose da fare per mettere a segno l’Agenda digitale italiana. “La Ue non fa che ripetere quanto investimenti e sviluppo dell’Ict e della banda larga siano l’arma vincente per il rilancio della competitività del nostro continente e per questo ha lanciato la Digital Agenda. Secondo gli obiettivi della Commissione Ue e del commissario Neelie Kroes, l’Europa dovrà avere per il 2013 il 100% di copertura internet e per il 2020 il 100% di copertura a 30 Mbps e il 50% almeno di copertura a 100 Mbps”.

Acclarato che il digital divide va risolto, e rapidamente, quali sono dunque le azioni che il nuovo Governo dovrà portare avanti? “Inevitabilmente bisognerà fare i conti con l’aspetto economico, anche se è vero che i costi delle reti in banda larga, sia wired sia wireless, stanno decrescendo, e decresceranno ancora di più man mano che la tecnologia avanza – risponde Musumeci -. Per i territori cosiddetti a fallimento di mercato, anche quando le reti a banda larga diventano disponibili a costi ragionevoli, il numero di utenze rimane drammaticamente basso. Con il risultato che è praticamente impossibile raggiungere la sostenibilità economica degli interventi da parte dei privati. È un problema a cui si è tentato di dare due generi di risposta: la PA interviene infrastrutturando in proprio; la PA sostiene l’infrastrutturazione da parte dei privati con interventi di supporto economico fondati sulla normativa europea. La discussione è aperta, insomma”.

Inoltre anche la posa della fibra ottica nei territori “ricchi” costa. “Forse una collaborazione pubblico-privato, come perseguito da molti enti locali potrebbe agevolare lo sviluppo dei progetti in banda larga – sottolinea il presidente di Cdti -. Ma l’attuale pesante crisi economica non aiuta tale collaborazione”. Un aiuto potrebbe arrivare dal censimento di tutte le reti installate sul territorio “in modo di utilizzare al meglio le tecnologie di comunicazione, integrando tra loro reti wired e reti wireless, prevedendo almeno l’estensione delle tratte in fibra ottica sulle dorsali”.

Il capitolo reti è però solo una della lunga lista di azioni che il presidente di Cdti ritiene indispensabili da portare avanti nella prossima legislatura. A partire dalla spinta sull’adozione efficace dell’e-government. “Nonostante il tanto impegno e i tanti soldi spesi, la valutazione complessiva dei progetti non raggiunge la sufficienza. Il miglioramento di efficacia e efficienza della PA non è solo un problema di tecnologia, ma soprattutto di organizzazione, formazione, responsabilizzazione”. Indispensabile inoltre avviare un processo di consolidamento delle migliaia di data center: “Il passaggio ad un approccio cloud computing – sottolinea Musumeci – appare la naturale evoluzione tecnologica ed organizzativa”.

Grande focus sul tema dell’e-health: “Insieme al nuovo mercato dell’hardware, fatto di smartphone e tablet, è anche esploso il mercato delle soluzioni sotto forma di app. Ognuno di noi, e il personale sanitario non ne è una eccezione, può oggi scaricare da Internet migliaia di applicazioni, di tutti i generi, a costi modesti, pur non dovendo sottovalutare, in particolare in ambito sanitario, il rischio di utilizzo di applicazioni spesso non validate scientificamente, con molti pazienti che rischiano di auto curarsi male”. Ancora, il nuovo Codice della Amministrazione digitale (Dl n.235/2010): “Per la PA il tema è molto impegnativo in quanto si tratta molto spesso di rivisitare il processo per poter utilizzare efficacemente il documento informatico in sostituzione di quello cartaceo. Mancano spesso le risorse interne, eppure non mancano esempi significativi che confermano come la strada da percorrere sia tracciata”.

Last but not least la necessità di un unico referente, “un’efficace cabina di regia unitaria che – auspica il presidente di Cdti – metta intorno ad un tavolo tutte le realtà pubbliche e private che hanno negli anni sviluppato soluzioni di e-government e aiuti gli enti pubblici a coordinarsi”. La strada dunque da battere è ancora parecchia e da parte sua Cdti si propone di contribuire allo sviluppo sociale, economico ed industriale del Paese tramite la promozione di un corretto uso delle tecnologie dell’ Informazione. “Organizzando incontri pubblici, partecipando a gruppi di lavoro, collaborando con enti, aziende, università e altre associazioni, Cdti contribuisce a mettere a fuoco tematiche Ict di grande attualità. Per esempio nel 2013 – annuncia Musumeci – prevediamo di trattare l’Agenda Digitale, l’E-health, la Governance Ict, il ruolo dei Cio nell’attuale crisi, la Cabina di Regia per l’Ict nella PA”.

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