Prende corpo un allarme che già era nell’aria. A rischio, per mancanza di risorse, ora è l’intero impianto dell’Agenda digitale, soprattutto i temi più impegnativi come le nuove reti a banda ultra larga.
Nella bozza della programmazione dei Fondi strutturali 2014-2020, elaborata dal dipartimento sviluppo e coesione presso Ministro per la Coesione territoriale, non c’è traccia di assegnazione di fondi europei alle infrastrutture di banda ultra larga. Per queste si prevedono solo fondi nazionali, “sviluppo e coesione” (ex Fas). L’esperienza insegna che le risorse nazionali sono spesso solo sulla carta, per i temi del digitale (vedi gli 800 milioni della banda larga dell’ultimo Governo Berlusconi).
Di fatto, oggi si stanno facendo i bandi per le reti banda larga e banda ultra larga grazie quasi soltanto ai fondi della precedente programmazione europea. Giusto la scorsa settimana, il ministero dello Sviluppo economico ha avviato la gara per la banda ultra larga in Calabria (65 milioni, prima tranche di 123 milioni disponibili per quella regione) e a gennaio sarà la volta della Puglia (58 milioni). Ha assegnato le gare analoghe in Campania (a Telecom Italia) e Molise (Fastweb), mentre continua con il piano di bandi per eliminare il digital divide entro il 2014.
Servono altre risorse per fare le gare della banda ultra larga al Centro Nord, altrimenti non potremo raggiungere gli obiettivi di dare i 30 Megabit a tutti e i 100 Megabit al 50% della popolazione entro il 2020.
In più, i grandi piani dell’Agenda digitale (nuovi datacenter, piattaforme cloud come l’Anagrafe centralizzata) richiedono risorse, che non possono che essere quelle europee. I fondi Cef Telecom non bastano, “servono anche quelli Horizon 2020”, ha detto Roberto Sambuco del Mise, che appunto sta ora giocando un braccio di ferro con Coesione Territoriale per destinarli anche alle infrastrutture digitali nella programmazione 2014-2020. Parte insomma una battaglia istituzionale perché quella bozza cambi. Premessa, probabilmente necessaria, per realizzare l’Agenda digitale.
Per altri temi dell’Agenda, il testo dà abbastanza risorse all’Agenda digitale, rispetto ai 10 miliardi di euro richiesti- sui fondi europei- dall’Agenzia per l’Italia digitale. Ad oggi ci sono 3,6 miliardi di euro per “accesso alle tecnologie digitali” (si legge nella bozza della programmazione, a metà forniti dall’Europa e a metà dallo Stato), cioè sostanzialmente eGov. Circa 500 milioni per l’Ict come fattore di competizione delle imprese e altri 500 milioni per l’inclusione digitale. Come spiega Rossella Lehnus, responsabile piano banda larga allo Sviluppo economico, “più in generale, la programmazione assegna fondi senza un piano organico, ma con cose slegate tra loro e dal resto dello sviluppo economico. Quindi, la programmazione sembra investire sul digitale senza aver bene capito che cosa è davvero quello su cui investe: una “riforma dello Stato”, trasversale, come aveva detto il premier Letta”..